Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Lug 24
di Fulvio Beltrami
Roma 20 luglio 2014
Lug 17
di Fulvio Beltrami
Preso dall’attualità del Continente, ogni tanto getto l’occhio sulle notizie italiane, patria che mi diede i natali e quindi amata. Guardando in giro ho visto questo manifesto propagandistico di “Stopclandestini” dove si informava che un poliziotto aveva contratto la tubercolosi da un immigrato e si accusava il governo di non pagargli le cure. Sono in Africa dal 1993 e non mi è ancora capitato di venir accusato di essere portatore di malattie. Eppure sono anche io un immigrato. Il problema non risiede nel manifesto, evidentemente grottesco e demodé, ma in tutti i nostri connazionali che approveranno il messaggio, anzi lo condivideranno. Un mio amico ugandese ha commentato: “Sono ancora li a difendere la loro razza quando l’Europa sprofonda nei debiti e nel caos. Quando si sveglieranno e cercheranno di immigrare qui in Africa per cercar lavoro (come già in tanti fanno) saremo noi ad accusarli di averci trasmesso la tubercolosi e di riservagli identico trattamento ospitandoli in case d’accoglienza speciali”.
Lug 16
di Fulvio Beltrami
La particolare posizione geografica che occupa il nostro paese porta l’Italia ad essere in prima linea nella lotta contro la minaccia terroristica. Con la legge 438/2001 sono state adottate misure urgenti per la prevenzione ed il contrasto dei reati commessi per finalità di terrorismo internazionale. Un nuovo reato è stato introdotto nel nostro Codice penale: il reato per finalità di terrorismo internazionale (art. 270 bis del Codice penale). La legge n. 431/2001 decreta la nascita del Comitato di Sicurezza Finanziario, presso il ministero dell’Economia e delle Finanze. Ente presieduto dal direttore generale del Tesoro e composto da rappresentanti dei ministeri Interno, Economia, Finanza, Giustizia e Affari esteri, oltre alla Banca d’Italia, la Commissione nazionale per le Società e la Borsa (Consob), Associazione Bancaria Italiana, forze di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Direzione nazionale Antimafia. Il Comitato è incaricato di prevenire l’utilizzo del sistema finanziario italiano da parte di organizzazioni terroristiche.
Lug 11
di Fulvio Beltrami
Il Rwanda è il primo paese al mondo con la più alta percentuale di donne al governo (64%) e ai posti manageriali del settori privato e pubblico (42%) secondo la classifica redatta il 1 maggio 2014 da Inter-Parliamentary Union delle Nazioni Unite. Al secondo e terzo posto troviamo Andorra (50%) e Cuba (48,9%). Nella classifica dei primi dieci paesi con maggior partecipazione femminile al parlamento solo due paesi occidentali sono presenti: la Svezia al quarto posto (45%) e la Finlandia all’ottavo posto (42,5%). Gli altri posti sono occupati da paesi cosiddetti del “terzo mondo”: Sud Africa (quinta con 44,8%), Seychelles (sesta con 43,8%), Senegal (settimo posto con 43,3%), Nicaragua (nono con 42,4%) ed Ecuador (decimo con 42,6%).
Lug 8
di Fulvio Beltrami
La scorsa settimana si è svolto a Luanda, Angola, un summit sulla sicurezza in cui hanno partecipato gli stati membri della Comunità Economica dell’Africa del Sud (SADC) quelli della Conferenza Internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi (CIRGL) e alti rappresentanti delle Nazioni Unite. Da questo summit è scaturita la decisione di concedere un tempo di sei mesi al gruppo armato ruandese Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR) attive all’est del Congo, per disarmarsi ed arrendersi. Il porta parola del governo congolese, Lambert Mende Omalanga si è spinto a rivendicare la necessità di un dialogo inter ruandese tra l’attuale governo di Paul Kagame e le FDLR. Per rendere possibile questo dialogo si richiede a Kigali di riconoscere le FDLR come un partito politico a condizione di un disarmo e alla rinuncia della lotta armata. Una proposta apparentemente sensata che in altre parti del mondo è stata la chiave per la soluzione di decennali crisi e guerre.
Lug 5
di Fulvio Beltrami
Miei cari compatrioti sudanesi, permettetemi di darvi un consiglio sulla guerra impostaci dal nostro presidente Kiir, quello che abbiamo votato nelle elezioni del 2010 e che doveva far nascere una grande e prospera nazione. La crisi è scoppiata senza che noi ci rendessimo conto e ora siamo costretti ad osservare impotenti la distruzione del nostro giovane paese. Ma questa guerra non è voluta né desiderata da noi giovani. A dimostrazione di quanto affermo, osservate l’alta percentuale di giovani che si sono rifugiati presso le basi Onu invece di combattere il “nemico” cioè i loro fratelli. Al posto di imbracciare il kalashnikov impugnate una penna e scrivete le vostre storie vissute a causa dei questa illogica guerra. Farete un servizio alla nazione e sarete considerati più patrioti dei vostri coetanei che combattono in una delle due fazioni in lotta. Purtroppo per noi, in questa guerra, non si può essere neutrali. Declinando il dovere di documentare le atrocità, ci si rende inevitabilmente responsabili.
Lug 4
di Fulvio Beltrami
La Ong americana in difesa dei diritti umani Human Rights Watch (HRW) ha pubblicamente accusato la missione di pace Onu in Congo Monusco e l'esercito congolese FARDC di non essere intervenuti per fermare il massacro di civili avvenuto il 7 giugno scorso presso il villaggio di Mutarule distretto di Luberizi, territorio di Uvira, Sud Kivu. La località è abitata da etnie bantu e tusti: Bafuliru, Barundi e Banyamulenge. Il massacro dove trenta persone sono state assassinate, alcune fucilate, altre barbaramente uccise a colpi di machete e la maggioranza delle case bruciate, ha attirato l’attenzione della comunità internazionale. HRW in un comunicato pubblicato il 2 luglio, afferma che i caschi blu e l’esercito congolese non sono intervenuti nonostante che fossero preventivamente informati del massacro e che la loro base dista 9 chilometri dal villaggio. Una compagnia mista è giunta a Mutarule due giorni dopo la tragedia.
Lug 3
di Fulvio Beltrami & Ludovica Iaccino.
È stata veramente una fortuna poter intervistare Enza Guccione, una suora italiana che vive nel sud della Nigeria da 18 anni. Suor Enza si trasferì in Nigeria nel 1996 e attualmente è responsabile della comunità di Igbedor, un'isolata cittadina collocata su un'isola fluviale tra lo Stato di Kogi e quello di Amambra. Nel 2009, Suor Enza contribuì alla creazione della prima scuola materna ed elementare nella cittadina: la Emmanuel Childrenlanda Nursery/Primary School of Igbedor, dove circa 400 bambini frequentano oggi regolarmente le lezioni. Nello stesso anno Suor Enza fonda con l’aiuto del vescovo di Onitsha l’associazione Emmanuel Family Foundation che si occupa di assitenza umanitaria alla popolazione di Igbedor.
Giu 26
di Fulvio Beltrami
Simon Gimungunyi, un contadino del villaggio di Zeugula, sotto contea di Kapchorwa, è deceduto il 22 gennaio 2014. Il suo corpo semi carbonizzato fu ritrovato dalla polizia. Simon era coinvolto in una disputa relativa alla compravendita di un terreno. I venditori lo avevano accusato di non aver pagato il saldo del montante convenuto. L'identità del corpo ritrovato fu attribuita a Simon per via di alcuni oggetti personali ritrovati sul cadavere. Immediatamente dopo la scoperta del corpo e l’annuncio dell’assassinio di Simon, una folla inferocita aveva attaccato il responsabile del distretto di Kabeywa: Wilson Walenda, con l’intenzione di ucciderlo. Salvato in extremis dalla polizia, Walenda è stato arrestato assieme ad altre tre persone con l’accusa di omicidio. Walenda e soci erano i venditori della terra e parte in causa del litigio con Simon, quindi primi sospettati. La prima udienza del loro processo è stata fissata per il 4 luglio 2014.
Giu 25
di Fulvio Beltrami
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) fu fondato il 14 dicembre 1950 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’obiettivo di assistere i rifugiati nel mondo. L’Agenzia ha iniziato ad essere operativa il 1° gennaio 1951 assistendo fino ad ora 50 milioni di persone e vincendo due premi Nobel per la pace, rispettivamente nel 1954 e nel 1981. Con un budget annuale di 300.000 dollari nel 1950, Unhcr è divenuta una vera e propria holding umanitaria con 4,3 miliardi di dollari nel 2012. I fondi provengono per il 86% dai governi, 6% da alter organizzazioni intergovernative, 6% da donazioni private (fondazioni, ditte e donazioni individuali), 2% dal budget delle nazioni che copre i costi amministrativi. I principali finanziatori sono: Commissione Europea, Giappone, Olanda, Stati Uniti e Svezia. Il successo di Unhcr sembra continuare contrariamente ad altre Agenzie Onu come quella incaricata per le missioni di pace che devono affrontare pesanti tagli finanziari. Nel giugno 2013 il budget a disposizione ammontava a 5,3 miliardi di dollari dei quali 1,3 miliardi messi come riserva per crisi impreviste.
Giu 24
di Fulvio Beltrami
Grazie alla copertura offerta dalle Nazioni Unite nei campi profughi nello Zaire, il governo hutu in esilio, la FAR (Forze Armate Ruandesi) e le milizie genocidarie continuarono la loro opera terroristica avente due obiettivi: impedire il rientro volontario dei rifugiati e lanciare azioni terroristiche nel Ruanda per destabilizzare il paese e preparare il terreno per la sua riconquista militare. Tra il novembre 1994 e giugno 1996 la FAR e le milizie genocidarie attuarono numerose azioni terroristiche in territorio Ruandese. Queste operazioni avevano l’obiettivo di “creare la massima instabilità nelle province ruandesi confinanti con lo Zaire e indebolire il nuovo governo di Kigali”. Per quasi due anni unità di commando della FAR e delle milizie genocidarie penetrarono nel territorio ruandese dai loro santuari umanitari nel sicuro Zaire. La zona di operazione era circoscritta nelle prefetture di Giseny (la città ruandese frontaliera di Goma), Ruhengeri e Kibuye. I target erano politici del nuovo governo, uomini d’affari, insegnanti, dottori e testimoni sopravvissuti al genocidio.
Giu 24
di Fulvio Beltrami
Di fronte all’avanzata del Fronte Patriottico Ruandese (FPR), quello che rimaneva del governo genocidario, delle forze armate e delle milizie Interahamwe costrinse circa quattro milioni di civili hutu a rifugiarsi nei paesi confinanti: Tanzania, Burundi e Zaire sotto copertura della missione “umanitaria” internazionale coordinata dall'esercito francese: Operazione Turchese. L’esercito ruandese entrò nello Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo) virtualmente intatto. Il presidente zairese, Mobutu Sese Seko, storico alleato di Habyrimana assicurò un santuario sicuro per l’esercito sconfitto e i rappresentanti del governo hutu che avevano scatenato l’Olocausto. Accettando di accogliere le forze genocidarie, Mobutu cercò di riavvicinarsi alla Francia che, nonostante le prese di distanza dal dittatore zairese, aveva un disperato bisogno di riorganizzare le forze ancora disponibili per tentare un’offensiva contro il FPR per riprendersi il controllo del Ruanda e per fermare l’offensiva anglofona che avrebbe seriamente indebolito la sfera d’influenza francese sull’Africa e la possibilità di controllare le risorse naturali.
Giu 24
di Fulvio Beltrami
Mombasa è una tra le più importanti città costiere del Kenya essendo il principale porto regionale. Le merci arrivate presso il suo porto vengono smistate in tutta l’Africa Orientale e assicurando un vitale sbocco sul mare per paesi come Burundi, Rwanda, Uganda ed est del Congo. Divenuta tristemente famosa per ospitare dal 2012 cellule terroristiche collegate al gruppo islamico somala Al-Shabaab, colpevole dell’ondata di terrorismo che ha colpito il paese dal 21 settembre 2013 con l’attacco al centro commerciale Westgate a Nairobi, Mombasa rischia di essere la prima città africana sommersa dalle acque dell’oceano. A lanciare l’allarme è lo studio condotto dall'Istituto Governativo per il Cambiamento Climatico (IPCC), venti anni Mombasa sarà sommersa dall’oceano assieme ad altre città costiere del Kenya a causa del costante aumento del livello delle acque dovuto al cambiamento climatico provocato dai gas serra.
Giu 21
di Fulvio Beltrami
Giovedì 19 giugno la corte d’appello di Stoccolma ha riconfermato la condanna inflitta a Stanislas Mbanenande per la sua partecipazione al genocidio compiuto nel 1994 in Rwanda. Mbanenande, 55 anni, cittadino ruandese con attuale cittadinanza svedese, sconterà la pena all'ergastolo in una prigione di stato. La sentenza chiude il primo processo a dei criminali ruandesi nel paese. Mbanenande, all’epoca 35enne, organizzò tra l’aprile e il giugno 1994 omicidi di massa, stupri collettivi e rapimenti presso la prefettura di Kibuye nell'ovest del Rwanda. La difesa accusò la giuria di aver ricevuto prove inventate dal governo ruandese dichiarando che il suo cliente è in realtà una vittima del regime di Kigali essendo un noto oppositore politico. Gli argomenti della difesa non sono stati sufficienti per convincere la corte d’appello di Stoccolma a invalidare la condanna decisa dal tribunale il 5 novembre 2012.
Giu 21
di Fulvio Beltrami
Un numero allarmante di decessi tra i rifugiati è stato registrato nel campo Onu di Bentiu, Unity State. I decessi sarebbero causati da malattie facilmente prevenibili e dalla malnutrizione. A denunciarlo è la Ong francese Medici Senza Frontiere (Msf), che gestisce l’ospedale all’interno del campo. “Tre bambini al di sotto dei cinque anni muoiono ogni giorno. È una catastrofe. Delle malattie che potrebbero essere facilmente prevenute grazie ad una buona igiene del campo e casi di malnutrizione sono ormai diventati la regola e la principale causa dell’aumento di decessi stimato al 18%”, denuncia Nora Echaibi la direttrice dell’ospedale Msf.
Giu 19
di Fulvio Beltrami
Periferia di Parigi. Una sera come tante altre tra amici che decidono di divertirsi un po’ organizzando un “Nigger Party”. Cinque cittadini francesi si travestono da Africani dipingendosi la faccia di nero con il lustro da scarpe. Fin qui nulla di male. Una bravata come tante per spezzare la monotonia. Il problema nasce quando le foto del party vengono pubblicate sulle loro pagine Facebook. Le foto, che sono una parodia dei luoghi comuni occidentali del “buon selvaggio africano”, ottengono un'ottima audience, i “Like” crescono a dismisura così come i commenti di amici e conoscenti. Le foto diventano rapidamente famose e attirano l’attenzione di Claudy Siar, un responsabile dell’uguaglianza delle razze e attivista antirazzista francese che le replica sulla sua pagina Facebook denunciando il lato razzista dell’iniziativa e rivela l'identità dei goliardici amici: un gruppo di ufficiali della polizia francese.
Giu 18
di Fulvio Beltrami
Le recenti cronache dal Congo sono: il mini conflitto frontaliero con il Rwanda e il tentativo anti democratico di modifica costituzionale attuato dal presidente Joseph Kabila per assicurarsi un altro mandato nel 2016. Eppure il Congo è un paese interessantissimo con gente brillante e capace. Prova di questa affermazione è Thérèse Inza direttrice della Women Technology, un ditta IT di Kinshasa che ha brevettato e costruito il primo robot al mondo capace di regolare il traffico urbano. Alto 2,50 metri il robot è stato costruito in alluminio per supportare il clima tropicale. Funziona grazie a diverse telecamere e sensori collegate con il centro smistamento traffico con lo stesso principio dei semafori.
Giu 18
di Fulvio Beltrami
La Ong Americana in difesa dei diritti umani Human Rights Watch (HRW) due settimane fa ha rilasciato un rapporto accusando il Rwanda di attuare arresti arbitrari e sparizioni di propri cittadini sospettati di sostenere il gruppo terroristico Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR). Il rapporto è stato ripreso dal Dipartimento di Stato americano. Secondo vari osservatori regionali il rapporto non sarebbe neutrale e tenderebbe a trasformare il diritto di uno stato sovrano a difendere il proprio territorio e la propria popolazione in un atto di repressione.
Giu 10
di Fulvio Beltrami
“Il 9 dicembre 2016 il presidente Joseph Kabila arriverà alla fine del mandato costituzionale. Già notiamo le guerre interne al suo partito e al suo entourage per convincerlo ad una secessione consensuale o forzata. Le prese di posizione dell’opposizione, società civile e della maggioranza dell’opinione pubblica sono nettamente contrarie alle intenzioni di Kabila di modificare nuovamente la Costituzione per permettere l’ennesimo mandato: il terzo senza avere legittimità politica. Nonostante questi segni evidenti di enormi difficoltà, Joseph Kabila è convinto di regnare ad avitam aeternam, disponendo di tutto il tempo necessario per dirigere la Repubblica Democratica del Congo. Questo significa mal comprendere il meccanismo di autoregolamentazione dei regimi politici all’interno di un sistema internazionale in costante mutazione che esige periodicamente una rimessa in questione dei posizionamenti geopolitici in funzione degli interessi delle potenze mondiali”.
Giu 8
di Fulvio Beltrami
Il 26 maggio è passata una nuova legge sull’immigrazione proposta dal ministro degli Affari interni Malusi Gigaba che rischia di riportare il nuovo Sud Africa multiculturale ai tempi dell’apartheid. La seconda economia del Continente rischia di diventare un incubo per gli immigrati africani che spesso la scelgono in alternativa all’Europa o alle Americhe. La recente legge rivela una volontà di limitare l’immigrazione e restringere diritti e libertà degli immigrati. Si è reso più difficile ottenere un visto di soggiorno che ora deve essere richiesto presso le ambasciate sudafricane dei propri paesi di origine. Stessa regola per il visto di ricongiungimento familiare. Persino le pratiche per ottenere un visto di lavoro e il permesso di iniziare una attività produttiva sono state irrigidite. Diverse organizzazioni in difesa dei diritti degli stranieri e associazioni di avvocati hanno denunciato l'inadeguatezza di questa legge che rischia di aumentare il numero di immigrati clandestini e scoraggiare gli investitori stranieri.