Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Lug 16
di Fulvio Beltrami
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La particolare posizione geografica che occupa il nostro paese porta l’Italia ad essere in prima linea nella lotta contro la minaccia terroristica. Con la legge 438/2001 sono state adottate misure urgenti per la prevenzione ed il contrasto dei reati commessi per finalità di terrorismo internazionale. Un nuovo reato è stato introdotto nel nostro Codice penale: il reato per finalità di terrorismo internazionale (art. 270 bis del Codice penale). La legge n. 431/2001 decreta la nascita del Comitato di Sicurezza Finanziario, presso il ministero dell’Economia e delle Finanze. Ente presieduto dal direttore generale del Tesoro e composto da rappresentanti dei ministeri Interno, Economia, Finanza, Giustizia e Affari esteri, oltre alla Banca d’Italia, la Commissione nazionale per le Società e la Borsa (Consob), Associazione Bancaria Italiana, forze di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Direzione nazionale Antimafia. Il Comitato è incaricato di prevenire l’utilizzo del sistema finanziario italiano da parte di organizzazioni terroristiche.
L’Italia si è impegnata a partecipare attivamente alla risposta della comunità internazionale al terrorismo con il rafforzamento legislativo sugli aspetti di prevenzione del terrorismo e diffusione della propaganda estremista e del reclutamento di terroristi, partecipando all’approccio integrato ideato dall’Unione europea (indagini investigative, attività di Intelligence, dialogo interculturale e interreligioso, lotta al finanziamento, strategie di contrasto a reclutamento e radicalizzazione delle idee terroristiche). Nonostante tutte le energie e fondi spesi per questo delicato compito, il 26 giugno 2014 il governo italiano è venuto meno alle sue obbligazioni di difesa dei cittadini e del territorio nazionale, e alla cooperazione internazionale contro il terrorismo, permettendo che si svolgesse a Roma una riunione segreta sull'attuale situazione nell’est della Repubblica Democratica del Congo dove hanno partecipato noti terroristi ruandesi su cui gravano mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale.
La riunione, svoltasi a Roma Trastevere, è stata organizzata con discrezione dalla Comunità di Sant’Egidio un movimento laico di ispirazione cristiana cattolica dedito alla preghiera e alla comunicazione del Vangelo nato nel 1968 e riconosciuto come “Associazione Internazionale di fedeli” dal Consiglio Pontificio per i laici. Dal 2000 questo movimento si è addentrato nell’universo della diplomazia internazionale facendosi promotore di varie iniziative di pace come quello della guerra civile in Mozambico. Alla riunione hanno partecipato l’inviato speciale dell’Unione europea Koen Vervachke, l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la regione dei Grandi Laghi Mary Robinson e il capo della missione Onu di pace in Congo (Monusco) Martin Kobler, e alti esponenti del gruppo terroristico, tra cui il vicepresidente: il disarmo del gruppo armato ruandese, generale Gaston Iyamuremye. Questo gruppo armato ha caratteristiche e storia che lo contraddistinguono dalla miriade di gruppi armati africani presenti nell’est della Repubblica Democratica del Congo, spesso creati da politici locali o regionali per gestire l’immenso traffico illegale dei minerali congolesi.
Le FDLR sono formate dall'ex Esercito Ruandese del regime del generale Juvénal Habyarimana e dalle due milizie di protezione popolare: Interahamwe e Movimento Rivoluzionario nazionale per lo Sviluppo (MRND): i principali autori dell’Olocausto Africano avvenuto in Rwanda nel 1994, un milioni morti tra tutsi e hutu moderati in tre mesi con una media di 10.000 vittime al giorno. Le FDLR sono l’unico movimento guerrigliero presente nell’est del Congo che ha un chiaro programma politico basato su una sinistra ideologia politica: lo sterminio totale delle popolazioni di origine tutsi in Burundi, Rwanda, Est del Congo al fine di imporre la supremazia razziale Hutu nella regione. Fondate il 30 settembre 2000 sotto iniziativa del generale Sylvestre Mudacumura, le FDLR controllano il 36% dei territori dell’est del Congo dove sono ubicati i principali giacimenti di oro, coltan e casserite del paese. In questi 14 anni le FDLR hanno attuato otto tentativi di invasione del Rwanda l’ultimo dei quali sventato grazie alla collaborazione di Cia e della Intelligence ugandese nel settembre 2013.
Fin dalla sua nascita questo gruppo che pubblicamente aspira all’olocausto dei tutsi, ha potuto godere del supporto politico e finanziario della Francia, del Vaticano e del governo di Kinshasa. Durante tutti questi anni le FDLR non sono mai state soggette ad un serio tentativo di disarmo o eliminazione sia da parte del governo congolese che da parte delle Nazioni Unite. I motivi di questa impunità sono principalmente tre. Le FDLR hanno stretti rapporti d’affari con la famiglia presidenziale congolese, i Kabila, che gli fornisce armi, munizioni, e concede loro la gestione amministrativa di fatto nei territori occupati. La Monusco usa le FDLR come forza militare di contrapposizione alle varie ribellioni Banyarwanda (congolesi di origine tutsi) succedutesi nell’est del paese dal 2009. Le FDLR sono inoltre il pilastro della strategia di riconquista della perduta egemonia in Rwanda ideata dalla Francia. Una riconquista basata sulla conquista del potere con le armi e sulla soluzione finale della popolazione tutsi.
Il generale Iyamuremye, vicepresidente delle FDLR e responsabile per la propaganda politica, la diplomazia, le finanze e l'amministrazione del gruppo terroristico ruandese, gestisce l’immenso network mafioso inerente al traffico illecito di minerali dell’est del Congo in stretta collaborazione con il fratello del presidente congolese: Zoe Kabila. È inoltre il più attivo comandante FDLR nella regione Kivu a cui è stata affidata l’organizzazione militare dell’invasione del Rwanda, già tentata a due riprese dal settembre 2013. Il generale Jyamuremye è oggetto di un'inchiesta giudiziaria e un mandato di arresto ordinati dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità commessi durante il genocidio in Rwanda del 1994 e crimini di guerra commessi contro la popolazione civile congolese dal 2001 al 2012. Il suo ruolo durante il genocidio consisteva nella coordinazione degli squadroni della morte e dei rapporti con le truppe francesi della Operazione Tourquoise. Comandava anche personalmente uno dei più terribili squadroni della morte hutu di cui motto era: “Senza pietà”.
È inoltre inserito nella lista redatta nel 2005 dalle Nazioni Unite dei personaggi sottoposti a completo divieto di viaggi internazionali, nella lista di persone sotto embargo economico per violazioni del commercio di armi in Congo redatta dall’Unione Europea nell'ottobre 2001. Il suo nominativo è anche stato inserito nelle sanzioni economiche contro criminali di guerra della Repubblica Democratica del Congo, redatta dal governo britannico (aggiornamento del 28 febbraio 2013). Il generale Iyamuremye, sottoposto ad un attento scrutinio internazionale e oggetto di pesanti sanzioni tecnicamente non si potrebbe muovere dal suo quartiere generale nel Nord Kivu. Eppure ha effettuato un tranquillo soggiorno a Roma dal 22 al 30 giugno 2014. Le ricerche effettuate per comprendere come un noto criminale internazionale con mandato di cattura sia arrivato in Italia, rivelano un'intensa collaborazione tra la Comunità di Sant’Egidio, il governo francese e la missione di pace Monusco.
Nel gennaio 2014 Padre Matteo Zuppi e Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, attivarono la diplomazia internazionale per assicurare la presenza del vicepresidente delle FDLR in Italia, in stretta collaborazione con il ministro francese degli Affari esteri Laurent Fabius e il responsabile della Monusco, Martin Kobler. La riunione aveva il chiaro scopo di creare un'immagine di rispettabilità politica alle FDLR, inserite nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali del Dipartimento di Stato americano, e di porle sulle scena internazionale come legali interlocutori, costringendo così il governo ruandese ad aprire trattative di pace. "Chiedere al governo ruandese di dialogare con le forze genocidarie FDLR è come chiedere al governo israeliano di riconoscere i movimenti neo nazisti e dialogare con ex responsabili nazisti dell'Olocausto”, afferma il generale Carlos Alberto dos Santo Cruz, responsabile delle operazioni militari missioni di pace Onu in Congo, Monusco.
L’arrivo del generale Iyamuremye in Italia è avvolto nel mistero. Il 14 giugno 2014 il generale Iyamuremye viene trasportato su un elicottero militare della Monusco da Kanyabayonga a Goma nonostante le sanzioni internazionali emesse dalle Nazioni Unite. Il 16 giugno l’Assistente Segretario generale delle Nazioni Unite: Hervé Ladsous, di nazionalità francese, rimosse temporaneamente il divieto di volo e spostamenti internazionali che grava sul generale Iyamuremye per far in modo che esso potesse partecipare ad una “importante iniziativa di pace a Roma”. Ladsous agì senza informare il Segretario generale Ban Ki-Moon e il Consiglio di Sicurezza. Grazie all’intervento dei servizi segreti ruandesi, il Comitato Onu per le Sanzioni invalida la decisione di Ladsous e il divieto di volo viene ristabilito. Nonostante questa decisione il generale Iyamuremye si imbarcò il 20 giugno 2014 su un aereo della Etiophian Airline atterrando all'aeroporto di Fiumicino con regolare permesso turistico.
Pesanti interrogativi vengono rivolti all’opera di vigilanza e prevenzione del terrorismo di cui il governo italiano si è impegnato dinnanzi alla comunità internazionale. Com'è possibile che un terrorista internazionale ricercato dalla Corte Penale Internazionale (di cui l’Italia è Stato fondatore), possa tranquillamente soggiornare per oltre una settimana in Italia e partecipare ad eventi pubblici senza venir arrestato? Come è possibile concedere un visto turistico ad un terrorista di cui identità e foto segnaletica dovrebbe essere presente nei database di polizia, carabinieri, uffici immigrazioni e dogane italiane? Il terrorismo non è monopolio dei gruppi terroristi islamici. Nell’Africa orientale è monopolio delle forze aderenti all'ideologia di supremazia razziale denominata Hutu Power che ha l’obiettivo di annientare le popolazioni della regione di origine tutsi: 8 milioni di persone. Una lotta portata avanti senza pietà in Congo, Rwanda, Burundi e con tentativi di allargarla a Kenya, Tanzania e Uganda. Noti sono i canali finanziari che passano attraverso associazioni cattoliche italiane diretti a questi gruppi terroristici.
Questi canali finanziari (camuffati in aiuti umanitari) servono a comprare armi, arruolare ed addestrare nuovi terroristi, finanziare attentati. Questo finanziamento occulto, il cui boom si è registrato tra il 1996 e il 2006, continua tuttora evidenziando le lacune e deficienze del Comitato di Sicurezza Finanziario creato dal governo contro le attività terroristiche. Anche l’intensa propaganda a favore delle ideologie genocidarie presenti nella regione dei Grandi Laghi è in netta violazione dell’approccio integrato ideato dall’Unione Europea in materia di prevenzione della diffusione della propaganda estremista. Non è la prima volta che un terrorista ruandese ricercato a livello internazionale soggiorna senza alcun problema in Italia. Il 31 maggio 2009 il presidente delle FDLR Ignace Murwanashyaka, anch'esso inserito nella lista dei terroristi internazionali e su cui grava un mandato di arresto della Cpi, è stato ospite presso la Comunità di Sant’Egidio e ha partecipato alla riunione internazionale organizzata sul tema.
Come nel recente caso del generale Iyamuremye anche Murwanashyaka è sfuggito al controllo di polizia e carabinieri, ricevendo regolare visto turistico emesso dai competenti uffici di immigrazione. Dinnanzi a questi ripetuti episodi si può supporre un atteggiamento permissivo adottato dalle autorità italiane verso attività di promozione del terrorismo internazionale? Dinnanzi a questo grave incidente che rischia di compromettere i rapporti diplomatici tra Italia e Rwanda e la credibilità del nostro paese nel continente africano, il governo italiano è chiamato a far fronte agli impegni presi contro il terrorismo internazionale. Per distruggere la fitta rete di supporter del terrorismo genocidario ruandese, creatasi in Italia, occorre attivare serie indagini sulle transazioni finanziarie fino ad ora compiute. Audit finanziari sui progetti umanitari sospettati di essere stati il paravento per finanziamenti al gruppo terroristico FDLR. Attenta opera di prevenzione dei messaggi genocidari e propaganda terroristica tranquillamente compiuti sulla rete web.
Arresto di tutti i ricercati ruandesi per crimini contro l’umanità presenti sul territorio italiano (sacerdoti inclusi) e piena collaborazione con polizia e magistratura ruandese nelle pratiche di estradizione. Chiedere ai vari esponenti cattolici italiani un coinvolgimento meno militante e partigiano per non rischiare di essere sospettati di favoritismo del terrorismo e cadere nei provvedimenti previsti dal articolo 270 bis del Codice penale. Il tutto ricercando la collaborazione della Chiesa Cattolica e del Santo Padre, figura di rinnovamento spirituale e temporale che sta dimostrando una reale volontà a risanare i mille volti oscuri del Vaticano che nel Rwanda del 1994 si concretizzarono nella partecipazione attiva del clero locale ed europeo nell’Olocausto. Se il governo italiano viene meno a questi doveri, una decisione simile rischia di compromettere la fiducia dell’opinione pubblica nazionale nella capacità delle istituzioni italiane di garantire la sicurezza, impedire atti eversivi e contribuire alla lotta contro il terrorismo internazionale.
Una richiesta di spiegazioni è stata inviata alla Comunità di Sant’Egidio, al ministero di Giustizia e al ministero degli Interni nella speranza di ricevere la loro versione sulla presunta violazione delle leggi internazionali finalizzata ad assicurare la presenza sul suolo italiano di un ricercato per crimini di genocidio. Al momento della pubblicazione di questo articolo non sono ancora giunte risposte.
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