Se non combattete avrete l'opportunità di impugnare la penna e scrivere

Frammenti Africani

Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Lug 5

Se non combattete avrete l'opportunità di impugnare la penna e scrivere

Il recente conflitto in Sud Sudan viene spesso dipinto come etnico, nonostante le chiare ragioni economiche dettate dai giacimenti petroliferi. Sembra che tutti i sud sudanesi siano coinvolti. Al contrario la maggioranza della popolazione non vuole la guerra, come testimonia il commento di questo studente universitario

di Fulvio Beltrami

sud sudan, africa, guerra civile

Miei cari compatrioti sudanesi, permettetemi di darvi un consiglio sulla guerra impostaci dal nostro presidente Kiir, quello che abbiamo votato nelle elezioni del 2010 e che doveva far nascere una grande e prospera nazione. La crisi è scoppiata senza che noi ci rendessimo conto e ora siamo costretti ad osservare impotenti la distruzione del nostro giovane paese. Ma questa guerra non è voluta né desiderata da noi giovani. A dimostrazione di quanto affermo, osservate l’alta percentuale di giovani che si sono rifugiati presso le basi Onu invece di combattere il “nemico” cioè i loro fratelli. Al posto di imbracciare il kalashnikov impugnate una penna e scrivete le vostre storie vissute a causa dei questa illogica guerra. Farete un servizio alla nazione e sarete considerati più patrioti dei vostri coetanei che combattono in una delle due fazioni in lotta. Purtroppo per noi, in questa guerra, non si può essere neutrali. Declinando il dovere di documentare le atrocità, ci si rende inevitabilmente responsabili.

Contribuite alla pace e stabilità scrivendo e facendo capire cosa significa la guerra anche ai più distratti interessati solo a vedere la finale dei mondiali in Brasile. Molti eroi sono stati sacrificati nel nostro paese e sono tutti civili, persone normali come me e voi che desideravano solo un lavoro, una modesta casa, la pace e la protezione dello stato. Abbiamo raggiunto l’indipendenza solo per annientarci a vicenda? Non supportate dittatori ed arruolatevi nell’esercito dei giovani non combattenti che desiderano pace, democrazia e federalismo. Salva Kiir e Riek Machar stanno distruggendo Dowla Jadid (la nuova nazione), il Sud Sudan. Fermiamoli affinché il Sud Sudan sia veramente Dowla Jadid.

Chidu Gatdedoop, studente universitario.

© Riproduzione riservata

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