Boko Haram. La testimonianza di una suora italiana

Frammenti Africani

Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Lug 3

Boko Haram. La testimonianza di una suora italiana

Cosa è veramente Boko Haram? Chi la finanzia? Quali sono gli interessi internazionali in gioco? A queste domande risponde Suor Enza Guccione, da 18 anni in Nigeria impegnata nella difesa ad oltranza dei deboli e poveri dimenticati dal miracolo economico nigeriano

di Fulvio Beltrami & Ludovica Iaccino.

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È stata veramente una fortuna poter intervistare Enza Guccione, una suora italiana che vive nel sud della Nigeria da 18 anni. Suor Enza si trasferì in Nigeria nel 1996 e attualmente è responsabile della comunità di Igbedor, un'isolata cittadina collocata su un'isola fluviale tra lo Stato di Kogi e quello di Amambra. Nel 2009, Suor Enza contribuì alla creazione della prima scuola materna ed elementare nella cittadina: la Emmanuel Childrenlanda Nursery/Primary School of Igbedor, dove circa 400 bambini frequentano oggi regolarmente le lezioni. Nello stesso anno Suor Enza fonda con l’aiuto del vescovo di Onitsha l’associazione Emmanuel Family Foundation che si occupa di assitenza umanitaria alla popolazione di Igbedor.  

Forte delle esperienze acquisite in 18 anni di permanenza in Nigeria, Suor Enza ha accettato di rilasciarci questa intervista in esclusiva che verte sull’emergenza terroristica di Boko Haram. Una finta emergenza creata dall'instabilità politica interna, dall’incapacità di garantire uno armonioso sviluppo economico e da interferenze internazionali, in primis Stati Uniti e Unione Europea.

Suor Enza, da quanti anni è in Nigeria e cosa sta facendo?

Sono in Nigeria da 18 anni. Mi dedico come meglio e più posso alla popolazione di Igbedor, un'isola fluviale nel Niger tra lo Stato del Kogi e dell'Anambra. Un'isola dimenticata dal governo locale, dagli istituti religiosi (noi siamo le prime ed uniche suore che vivono nell'isola). La missione che dirigo si occupa di alleviare le sofferenze tramite concreti aiuti nei settori scolastico e idrico. La popolazione è costituita da circa 5000 bambini da 0 a 12 anni secondo i dati di un censimento fatto nel 2005, senza scuole funzionanti, ospedali, elettricità acqua potabile. La città più vicina è a circa 4/5 ore di imbarcazione.

Come vive personalmente la guerra civile al nord scatenata da Boko Haram?

Gli attacchi dei Boko Haram personalmente li vivo con molta amarezza soprattutto per le vittime innocenti che causano, per i disordini di destabilizzazione politica che portano in un paese così grandemente e ricco di risorse naturali da poter porsi ad un livello economico pari agli Stati Occidentali.

La guerra civile innescata da Boko Haram ha come obiettivo scatenare una guerra religiosa come si sta assistendo nella Repubblica Centroafricana. Ci stanno riuscendo? Qual è la posizione della Chiesa Cattolica e delle altre chiese cristiane?

Non credo che stiano tentando o stiano riuscendo a scatenare una guerra religiosa. Non si vedono e sentono musulmani armarsi contro cristiani e viceversa. La maggioranza dei cristiani vive insieme ad una minoranza di musulmani nel sud-ovest della Nigeria e tutto qui procede serenamente. Cristiani e musulmani vivono nelle stesse città, frequentano gli stessi mercati, i bambini frequentano le stesse scuole. La Chiesa stessa non vive nessuno stato di allarme o pericolo rivolto ai cristiani. Vive il dolore per una situazione di terrorismo che continua a seminare vittime innocenti, destabilizzazione causata da “forze maggiori” che tentano solo di prenderne il controllo e il dominio. Se fosse una guerra di religione, certamente Boko Haram avrebbe dovuto spostarsi verso il Sud Ovest non restare vicino alle frontiere con il Ciad, Niger e Camerun a prevalenza di religione islamica.

Boko Haram riceve un supporto attivo della popolazione musulmana?

In Igbedor vivono gruppi musulmani. Dai loro discorsi e reazioni, non approvano affatto gli attentati dei Boko Haram. Li definiscono degli “assassini” pagati, senza alcun ideale politico o religioso, come degli “assunti” per un business qualunque. E questa è anche la convinzione dei tanti cristiani che abitano da queste parti, negli stati dell'Anambra e Kogi.

Come spiega che le principali vittime di Boko Haram siano la popolazione civile musulmana del nord?

A mio parere è solo un caso che Boko Haram si sia scagliato verso la popolazione musulmana del nord. Penso che se al nord avessero abitato popolazioni cristiane, sarebbe stato lo stesso. Credo invece che si siano scagliati contro la popolazione di quel posto, indistintamente, semplicemente perché è un punto strategico per le loro comparse e fughe. Infatti dopo i loro attacchi si ritirano nelle frontiere con il Ciad, Niger e Camerun dove difficilmente riescono ad essere rintracciati. Ed è sorprendente notare come le loro zone sono abbastanza circoscritte. Anni fa tentarono di raggiungere Bayelsa nel sud ma i miliziani del Delta li bloccarono. Da allora, le loro zone sono rimaste quelle del Nord Ovest.

Come si svolge la vita quotidiana, in particolare al nord, con la paura di attacchi da parte di Boko Haram?

Vivendo al Sud posso solo immaginare come si vive al Nord con il pensiero di un'esplosione in qualsiasi minuto del giorno o della notte, in qualsiasi luogo, specie nelle scuole, nei mercati, per strada e persino nei luoghi di culto. Questa situazione crea panico, diffidenza, tensione costanti, ribellioni e reazioni aggressive tra la popolazione che necessariamente tenterà di proteggersi iniziando a non fidarsi di nessuno.

Quali sono i pericoli dell’associare Boko Haram all’Islam?

Credo che associare i Boko Haram agli islamici crei una sorta di forza ai fondamentalisti, concentrando l'attenzione su di loro incoraggiandoli ad emergere ancora di più rendendoli una sorta di potenza da temere.

Mi conferma che vi è una forte presenza di jihadisti stranieri all’interno di Boko Haram?

Si, sono convinta che i Boko Haram sono jihadisti stranieri reclutati e ben pagati insieme a pochi nigeriani usati come informatori.

Secondo Glen Ford, giornalista americano, Boko Haram non sarebbe altro che una sigla, un marchio, utilizzato da quasi 100 gruppi terroristici islamici e sostenuto da Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, e dalle monarchie arabe per interferire nella vita politica ed economica della Nigeria. Lei concorda con questa analisi?

Boko Haram è stato sconfitto molti anni addietro. Adesso è solo una sigla dietro la quale si nasconde il terrorismo (islamico o meno) che cerca di destabilizzare il paese, supportato dalle grandi potenze mondiali le quali forniscono armi che diversamente i terroristi non potrebbero permettersi. Sono più che convinta che dietro tutte le guerre in Africa come in altri paesi dell'America Latina, ci siano le super potenze con i loro grandi interessi verso le risorse naturali di questi continenti. È sempre più comodo che gli africani si facciano guerra tra loro mentre mentre l'Occidente continua a rubar loro petrolio, diamanti, cobalto...

Cosa ne pensa del fatto che Jonathan abbia accettato l’aiuto degli Stati Uniti per cercare le oltre 200 ragazze scomparse e che, a distanza di tre mesi, esse non siano state ancora ritrovate e Boko Haram ha attuato un altro rapimento di massa tra giovedì 19 e domenica 21 aprile 2014 in alcuni villaggi del Borno, nord-est del paese? Si parla di 91 persone rapite tra cui molti bambini.

Non so cosa abbia spinto Il presidente ad accettare l'aiuto degli Stati Uniti per il ritrovamento delle 200 ragazze. Certo è che nella situazione di caos in cui si trova al momento la Nigeria, è difficile capire cosa sia meglio fare, soprattutto trovandosi solo. Ciò di cui sono convinta è che gli Stati Uniti nel corso della storia abbiano cercato di dominare il mondo intero. Se le loro capacità strategiche, le energie... fossero stati messe al servizio del bene e dello sviluppo del mondo, sarebbe stato un grandissimo onore per gli Stati Uniti abbattendo le frontiere e le discriminazioni e contribuendo ad un mondo più eguale. Purtroppo tutte le super potenze mostrano quell'aspetto infantile dei bambini che amano mettersi in mostra dominando i coetanei più deboli. Credo per quel poco di esperienza che ho, che solo i nigeriani uniti potranno liberare la loro nazione da questa situazione in cui si trova il paese, e uscire da queste nuove forme di schiavitù. I nuovi attentati e sequestri a mio parere avranno fine solo nel momento in cui Jonathan non sarà rieletto e al suo posto ci sarà un presidente che continui a fare gli interessi dell’Occidente, dimenticando gli interessi dei suoi connazionali. Questo lo definisco corruzione e chi continuerà a pagarne il prezzo saranno sempre e solo gli innocenti.

Sempre secondo Glen Ford il movimento popolare Bring Backs Our Girls, creato dai genitori delle ragazze rapite, sarebbe stato condannato a restare un fenomeno di protesta locale se non fosse stata attuata un’opera di ampliamento di questa giusta causa dai servizi segreti francesi e americani tramite un sapiente utilizzo dei social network. Lei concorda con questa analisi?

Il movimento popolare Bring Backs Our Girls è stato il fenomeno che ha spinto l'attenzione dei media su un caso che come migliaia di altri sarebbe rimasto soffocato. Anche se credo, di controparte sia stata la scusa ben motivata per far arrivare Francia, UN in Nigeria ad attuare il loro piano strategico, non a favore delle giovani rapite o della Nigeria, ma per salvaguardare la produzione petrolifera che sembra ormai grandemente orientata verso Cina e India.

I piani occidentali nella lotta contro il terrorismo in Nigeria stanno trovando una seria opposizione del presidente Jonathan Goodluck che, pur dimostrando la volontà di collaborare, ha precisato che tale cooperazione può terminare qualora mettesse a repentaglio gli interessi e la sovranità nazionale. Come giudica la presa di posizione del presidente nigeriano?

Personalmente ammiro molto il presidente Jonathan Goodluck che si trova dentro ad un vespaio, ostacolato e lasciato solo da politici corrotti interessati al proprio bene, non curanti della crescita dello sviluppo e del progresso dei nigeriani intesi come popolo unitario e non tribù o religioni. Sono in supporto delle decisioni e affermazioni del presidente. Se gli accordi circa gli aiuti da parte della Francia, UN... ed altri non fossero veramente rivolti al bene della nazione e compromettessero questa stessa, quei patti e accordi dovranno essere interrotti subito.

Secondo lei il governo federale è veramente incapace di proteggere i propri cittadini e sconfiggere Boko Haram?

Il Governo federale può benissimo sconfiggere I ribelli e i terroristi, come in tutti gli altri paesi del mondo, solo se l'interesse di tutti i governanti fosse rivolto verso la Nigeria. Purtroppo uno dei fenomeni causa di tutto questo è proprio la corruzione dei politici e che l'Occidente usa come buona opportunità per se stesso, approfittandone.

Come giudica le iniziative di gruppi di autodifesa popolare al nord tra i quali anche reparti femminili che collaborano con l’esercito? Sono gruppi formati da musulmani e cristiani?

Resto convinta che musulmani e cristiani non c'entrino niente. I gruppi di autodifesa sono formati da nigeriani che vogliono pace e serenità nelle loro famiglie, nei loro villaggi, nelle loro scuole, nella nazione. Che poi siano di credenza cristiana o musulmana, non fa alcuna differenza.

Si sta notando una strana coincidenza. Dall’annuncio di Goodluck relativo a privilegiare gli interessi nazionali alla cooperazione con le potenze occidentali per sconfiggere il terrorismo, sono drasticamente aumentati gli attacchi di Boko Haram ormai attuati su tutto il paese. Lei come se lo spiega?

Chi è dietro i Boko ha solo un intento: prendere il dominio. Se Jonathan mostra di andar fuori track, certamente gli attentati aumenteranno per impaurire, creare più confusione, fomentare focolai contro il bene e la serenità del paese. L’ex presidente Obasanjo durante il suo mandato mostrò di saper tenere a bada Boko Haram, perché i suoi rapporti con l'Occidente specie UN andavano a gonfie vele. Fu proprio in quel periodo che addirittura il leader di Boko Haram venne ucciso e il gruppo terrorista si disintegrò.

Quali sono le interazioni tra la guerra civile, Boko Haram, la politica nigeriana e la produzione petrolifera?

Secondo le mie impressioni, la politica nigeriana, famosa per la grande corruzione, non ha un interesse mirato verso la crescita del paese. Ha un solo interesse: arricchirsi, sfruttando quella grandissima risorsa naturale che è il petrolio e che si trova solo nel sud-ovest della nazione. Da qui la continua lotta per chi deve mettere le mani su questa grande fortuna naturale. Terrorismo e mondo occidentale fanno parte di questa continua lotta di potere.

Secondo lei una maggior collaborazione da parte di Goodluck Jonathan con Boko Haram (come per esempio il rilascio di alcuni membri imprigionati) aumenterebbe o diminuirebbe gli attacchi?

Secondo me no. La trattativa basata sul rilascio di altri terroristi non risolverebbe il caso, forse calmerebbe momentaneamente le acque e aiuterebbe a pianificare altri attacchi e ricatti. Sono dell'idea che per sconfiggere il terrorismo bisogna innanzitutto impegnarsi a costruire il futuro della nazione, puntando sull'istruzione per tutti, creando posti di lavoro specie per i giovani e impegnando le risorse per il bene dei nigeriani senza distinzione, puntando alla difesa dei diritti umani di tutti i cittadini. Il terrorismo generalmente esplode quando le disuguaglianze e gli sfruttamenti sono troppi e continui. I Boko Haram secondo me si fermeranno solo quando la corruzione dei politici e delle forze principali della nazione sarà smantellata.

Secondo lei quante possibilità avrà l’intervento militare occidentale contro Boko Haram? Ci sarà veramente? Non vi è il rischio di un allargamento del conflitto?

Dalle esperienze passate penso che anche qui in Nigeria, l'intervento militare occidentale porterà solo più caos, problemi e confusione senza risolvere niente. Sembra una farsa, il cane che insegue la coda, con le armi che chiamano armi, e la guerra in qualsiasi posto in qualsiasi tempo non ha mai portato bene, progresso e crescita.

Quali soluzione alternative lei propone?

La soluzione alternativa secondo me dovrebbe partire dalla base, dal creare coscienze diverse che si impegnino a sconfiggere la mentalità del tribalismo che crea divisioni e si cominci a sentirsi e vedersi tutti come un solo popolo di una sola nazione. Questo svilupperà il senso della solidarietà dell'interesse per il bene comune, per lo sviluppo comune dell'intera nazione. Solo così la corruzione politica potrà essere distrutta e la Nigeria e i nigeriani potranno avere e godere dell'onore, dignità e prestigio che sono loro di diritto.

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