Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Lug 24
di Fulvio Beltrami
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Roma 20 luglio 2014
In relazione ai recenti articoli pubblicati dal vostro giornale e apparsi su altri siti web, in relazione all’incontro organizzato dagli Inviati Speciali per i Grandi laghi a Roma, presso la sede della Comunità di Sant’Egidio, il 26 giugno scorso, la Comunità di Sant’Egidio comunica quanto segue:
La Comunità di Sant’Egidio, da oltre trent'anni è impegnata nella risoluzione pacifica dei conflitti e delle controversie in molte parti del mondo. Attualmente segue le drammatiche vicende che stanno travagliando il continente africano: Centrafrica, Mali, Sud Sudan e la regione della Casamance in Senegal. Da molti anni seguiamo la tragica situazione della regione del Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, che è stata una delle conseguenze degli eventi legati al terribile genocidio dei Tutsi in Ruanda perpetrato nel 1994. In particolare la Comunità di Sant’Egidio nel tentativo di facilitare un esito pacifico dell’instabilità nella regione ed alleviare le sofferenze della popolazione civile, ha stabilito contatti con i diversi gruppi armati presenti nella regione, in particolare l’ FDLR, del CNDP e dell’M23, senza mai identificarsi con nessuno dei belligeranti ma cercando sempre ed unicamente di lavorare per la pace ed evitare ulteriori spargimenti di sangue.
In quanto Comunità della Chiesa cattolica, la Comunità di Sant’Egidio crede fermamente che l’uso della violenza non fa che perpetuare altra violenza in un spirale senza uscita. Crediamo che la guerra è madre di tutte le povertà e un’avventura senza ritorno, per questo ci siamo impegnati a lavorare per la pace e per spingere coloro che usano le armi a deporle definitivamente.
In relazione alla crisi del Nord Kivu, la Comunità di Sant’Egidio ha registrato con favore una forte determinazione della Comunità internazionale e regionale nella volontà di smantellare i gruppi armati nella regione, e ci è sembrato che questo clima di determinazione avesse aperto la possibilità di trovare una soluzione a questa zona dell’Africa così segnata dalla violenza. In vista della prossima riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, fissato per il 6 agosto e dell’incontro interministeriale dei paesi della SADEC e della ICGRL che si è tenuto a Luanda, abbiamo risposto positivamente alla domanda degli Inviati Speciali e della Monusco ad organizzare da noi questo incontro.
Le finalità dell’incontro erano quelle di testare la credibilità del processo di “disarmo volontario” iniziato dall’FDLR in data 30 maggio. Secondo il parere di tutti gli Inviati Speciali, l’opzione militare rimane sempre valida e percorribile in ogni momento, ma era necessario verificare l’effettiva volontà del movimento a proseguire su questa strada in vista di raggiungere più rapidamente l’obiettivo della smobilitazione.
A questo incontro hanno partecipato: la rappresentante dell’Onu e la ex-inviata speciale per i Grandi Laghi, Mary Robinson, l’inviato speciale americano Russ Feingold, l’inviato speciale dell’UE, Koen Vervaeke, l’inviato speciale del Belgio Frank Deconinck, il Capo della Monusco Martin Kobler, nonché rappresentanti del governo della RDC, e sono stati invitati altresì alla riunione, ma assenti, l’inviato Speciale dell’UA Boubacar Diarra, nonché i rappresentanti del governo Ruandese, della SADEC e della ICGRL.
A Roma sono stati invitati alcuni rappresentanti del FDLR, proposti dal movimento stesso, la cui presenza era necessaria perché la verifica fosse efficace e il conseguente messaggio della Comunità Internazionale arrivasse in maniera diretta alla leadership del movimento in questione. La discrezione che doveva essere mantenuta su questo incontro mirava ad evitare qualsiasi strumentalizzazione da parte del gruppo armato di accreditarsi come interlocutore politico.
D’altronde la diffusione mediatica di tale incontro, che favorisce, a nostro avviso, in ogni caso in maniera inopportuna l’FDLR con un'immeritata “pubblicità”, non è stata affatto promossa da noi e si è fondata su numerose imprecisioni e falsità che intendiamo chiarire con il presente comunicato.
In particolare la Comunità di Sant’Egidio tiene ad informare che sono assolutamente false le voci riguardo alla presenza a Roma di Gaston Iyamuremye, leader militare del FDLR, che non ha mai lasciato il territorio della Repubblica Democratica del Congo e non ha preso parte all’incontro. L’Onu, infatti, aveva chiesto a riguardo l’accordo preventivo del governo ruandese e si è attenuto al rifiuto di sospendere il divieto di viaggio. Chiunque continui ad affermare il contrario non solo dice il falso ma scredita implicitamente l’ottima azione di contrasto portata avanti dalle Autorità del governo Ruandese nella persona del suo ambasciatore presso le Nazioni Unite, Hon. Edouard Gasana, che ha evitato con il suo intervento pronto e tempestivo che questo individuo potesse illegalmente lasciare il paese.
L’incontro non ha avuto alcuna caratteristica di “negoziato” o di “colloquio di pace”. Esso ha visto convergere tutti i partecipanti su alcuni principi non negoziabili per la verifica della credibilità del loro disarmo:
1. consegna dei leader del movimento FDLR ricercati dalla giustizia internazionale per i crimini di guerra e contro la popolazione civile.
2. smobilitazione totale e consegna di tutti gli armamenti entro, e non oltre, la scadenza di tre mesi, (a partire dal 30 maggio, data di inizio del disarmo volontario!) dalla quale l’opzione militare diventerà l’unica praticabile. E a questo riguardo notiamo con sorpresa che tutti i paesi della regione hanno concordato a Luanda di accordare una scadenza ben più larga: sei mesi a partire dalla data del 2 luglio! !! Non vogliamo entrare in merito alle decisioni politiche prese in questa sede, ma ci sia permesso di chiederci chi stia effettivamente aiutando oggi questo movimento. Tale decisione di prolungare l’ultimatum infatti crea non poche difficoltà agli Inviati Speciali e mina la credibilità di tutto il processo di disarmo.
3. nessun sostegno che non sia per il rimpatrio o eventuale trasferimento in altri paesi su richiesta degli ex combattenti.
4. rifiuto assoluto e inequivocabile di condizionare il disarmo ad una qualsiasi richiesta di dialogo politico con il governo Ruandese.
Solo dopo aver concordato in maniera univoca su questi punti, cosa che è avvenuta senza disaccordi, i rappresentanti dell’FDLR sono stati invitati ad entrare nella sala perché ricevessero tale messaggio, in merito al quale, hanno detto, avrebbero riferito ai loro superiori. Alla fine della riunione le delegazioni hanno lasciato la sala e sono partite per rientrare nei rispettivi luoghi di provenienza, senza aver modo di incontrare terzi o intavolare alcun tipo di trattativa. Ed è altresì falsa e priva di fondamento la notizia riguardante presunti viaggi all’estero e lungi soggiorni a Roma della delegazione in questione. È stato deciso di non fare alcuna conferenza stampa e di non dare pubblicità all’incontro proprio per evitare un qualsiasi tipo di recupero politico da parte del FDLR di questa riunione.
La Comunità di Sant’Egidio considera che qualsiasi sforzo teso a risolvere il conflitto regionale non può essere efficace senza il coinvolgimento della Repubblica del Ruanda e del suo governo che è il principale interessato alla preservazione della pace e della sicurezza del proprio paese.
don Francesco Tedeschi
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