Francia. Poliziotti indagati per aver pubblicato foto razziste su Facebook

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Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Giu 19

Francia. Poliziotti indagati per aver pubblicato foto razziste su Facebook

Cinque ufficiali della polizia francese sono oggetto di un'indagine della magistratura parigina per aver pubblicato su Facebook alcune foto di una festa privata dove si erano travestiti da africani. L'episodio ha ricevuto la condanna dell’opinione pubblica evidenziando il ruolo di Facebook ormai considerato un media opinion maker

di Fulvio Beltrami

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Periferia di Parigi. Una sera come tante altre tra amici che decidono di divertirsi un po’ organizzando un “Nigger Party”. Cinque cittadini francesi si travestono da Africani dipingendosi la faccia di nero con il lustro da scarpe. Fin qui nulla di male. Una bravata come tante per spezzare la monotonia. Il problema nasce quando le foto del party vengono pubblicate sulle loro pagine Facebook. Le foto, che sono una parodia dei luoghi comuni occidentali del “buon selvaggio africano”, ottengono un'ottima audience, i “Like” crescono a dismisura così come i commenti di amici e conoscenti. Le foto diventano rapidamente famose e attirano l’attenzione di Claudy Siar, un responsabile dell’uguaglianza delle razze e attivista antirazzista francese che le replica sulla sua pagina Facebook denunciando il lato razzista dell’iniziativa e rivela l'identità dei goliardici amici: un gruppo di ufficiali della polizia francese.

La denuncia di Siar raccoglie un coro di proteste e viene ripresa dal quotidiano Le Figaro, amplificando così l’indignazione dell’opinione pubblica e di associazioni in difesa degli immigrati. Proteste che giungono fino alla magistratura di Parigi che apre immediatamente un'inchiesta contro gli agenti di polizia accusati di propagare messaggi razzisti e denigratori. I cinque ufficiali di polizia si sono difesi affermando che le foto erano state scattate solo per un infantile divertimento tra amici. Una difesa che non convince la magistratura che procede alla richiesta di sospensione provvisoria dal corpo di polizia. “Le foto sono estremamente offensive e propongono un’immagine stereotipata degli Africani, facendo passare il messaggio che l’Africa è abitata da selvaggi trogloditi più simili alle scimmie che agli esseri umani. La diffusione su Facebook è un atto estremamente grave in quanto questi utenti appartengono alle forze dell’ordine quindi le loro pagine sono da considerarsi pubbliche”, spiega Siar.

Si parla di danni all’immagine del governo francese e delle sue forze dell’ordine. Un’accusa grave in quanto dal 2012 polizia e gendarmeria parigina sono sotto il mirino dell’opinione pubblica per numerosi atti di violenza e abusi commessi contro immigrati africani e cittadini francesi originari delle ex colonie nord africane. Anche le missioni di pace contro il terrorismo internazionale dell’esercito francese in Mali e Repubblica Centroafricana sono sotto accusa. Parte dell’opinione pubblica francese ed internazionale le identifica come gravi atti di destabilizzazione di paesi sovrani per la difesa degli interessi delle multinazionali francesi nelle sue ex colonie africane. Nella Repubblica Centroafricana la Francia è apertamente accusata di non aver impedito le violenze interreligiose e di aver favorito la nascita e la presa del potere delle milizie musulmane Séléka e successivamente la formazione delle milizie cattoliche Anti Balakas.

L’accusa mossa da alcuni reporter investigativi trova conferma nella drammatica testimonianza di un prete cattolico: Mirek Cucwa di nazionalità polacca relativa al massacro di musulmani compiuto nel gennaio scorso dalle milizie cristiane nella seconda città del paese: Bouar. Padre Cucwa accusa apertamente le truppe francesi di non essere intervenute per impedire la morte di centinaia di civili di fede musulmana. Pur non essendo supportate dalla Chiesa Cattolica, come fu il caso del Rwanda nel 1994, le milizie cristiane hanno rafforzato e perfezionato la coordinazione degli attacchi contro la comunità musulmana nazionale e straniera superando in violenza e numero degli attacchi precedentemente compiuti dai Séléka contro la comunità cristiana. La Francia sarebbe all’origine del caos nella Repubblica Centroafricana per salvaguardare gli interessi economici e le mire della multinazionale Areva sulle miniere di uranio nel paese.

Questa la teoria illustrata dal Generale Jean-Bernard Piantel, esperto di politica internazionale e responsabile del centro di studi geostrategici Geopolitique-Geostrategie, uno tra i siti di analisi politiche di riferimento dell’Unione Europea, Nazioni Unite e dell’amministrazione Obama. I cinque ufficiali della polizia francese rischiano grosso causa il clima interno ed estero creato dalle politiche del governo francese ora intento a rifarsi una verginità tramite una modifica delle strategie geostrategiche rivolte al continente africano come dimostra lo storico incontro tra il presidente ruandese Paul Kagame e il ministro francese degli Affari esteri, Laurent Fabius, avvenuto il 23 maggio scorso a Libreville, la capitale del Gabon.

Vi è il serio rischio che i cinque ufficiali subiscano pesanti sanzioni giudiziarie per l’atto goliardico compiuto divenendo un facile capro espiatorio del governo di Francois Hollande preoccupato di recuperare popolarità e immagine perdute dal 2013. L’episodio evidenzia anche le problematiche inerenti all’utilizzo improprio di Facebook considerato ormai non più come un semplice social network ma come un media “opinion maker”. La lezione da trarre? Fate molto attenzione a quello che pubblicate sulla vostre pagine Facebook. Ogni atto razzista o sospettato di veicolare messaggi di odio razziale, religioso e nazionalistico è, giustamente, monitorato e può portate a serie conseguenze.

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