Quanto è trasparente Unhcr?

Frammenti Africani

Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Giu 25

Quanto è trasparente Unhcr?

Nonostante ricerche, rapporti, audit finanziari esterni e denunce giornalistiche Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, continua ad essere poco trasparente a livello finanziario mettendo in dubbio l’efficacia del suo operato

di Fulvio Beltrami

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L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) fu fondato il 14 dicembre 1950 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con l’obiettivo di assistere i rifugiati nel mondo. L’Agenzia ha iniziato ad essere operativa il 1° gennaio 1951 assistendo fino ad ora 50 milioni di persone e vincendo due premi Nobel per la pace, rispettivamente nel 1954 e nel 1981. Con un budget annuale di 300.000 dollari nel 1950, Unhcr è divenuta una vera e propria holding umanitaria con 4,3 miliardi di dollari nel 2012. I fondi provengono per il 86% dai governi, 6% da alter organizzazioni intergovernative, 6% da donazioni private (fondazioni, ditte e donazioni individuali), 2% dal budget delle nazioni che copre i costi amministrativi. I principali finanziatori sono: Commissione Europea, Giappone, Olanda, Stati Uniti e Svezia. Il successo di Unhcr sembra continuare contrariamente ad altre Agenzie Onu come quella incaricata per le missioni di pace che devono affrontare pesanti tagli finanziari. Nel giugno 2013 il budget a disposizione ammontava a 5,3 miliardi di dollari dei quali 1,3 miliardi messi come riserva per crisi impreviste.

Grazie a mirate e costose campagne pubblicitarie affidate ad agenzie internazionali leader nel settore “marketing umanitario” Unhcr si è costruita nel tempo la fama di essere un’agenzia efficace e rispettabile, dove il mandato di assistere profughi e sfollati viene attuato in pieno e i fondi vengono efficacemente spesi. Una fama che sembra non corrispondere alla realtà. Negli ultimi vent'anni l’operato di Unhcr si è sempre più politicizzato e corrisponde alle esigenze dei principali donatori che spesso trasformano l’assistenza umanitaria come un complemento di interventi militari o addirittura la loro giustificazione. Grazie ad una sottile manipolazione delle terminologie, l’aggressione ad uno Stato Sovrano viene trasformata in un intervento umanitario contro un regime abilmente trasformato in brutale e dittatoriale. L’invasione viene trasformata in missione di mantenimento della pace, e così via. L’assistenza umanitaria è diventata ormai vitale per camuffare i conflitti che rispondono ad esigenze di dominio geostrategiche e Unhcr trova maggior facilità di finanziamenti se accetta di ricoprire il ruolo di “copertura” delle varie guerre sparse nel mondo.

Spesso, i campi profughi gestiti da Unhcr sono in realtà delle basi sicure per le guerriglie “amiche” e luoghi di reclutamento, come fu il caso dei campi profughi all’est dello Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo) e gli attuali campi profughi in Giordania, principali basi per i gruppi terroristici o guerriglieri che combattono il governo di Assad. Il connubio tra interventi militari e assistenza umanitaria, associata alla gestione di una holding economica quale è Unhcr, appesantita da un'anacronistica burocrazia, pone seri dubbi sulla trasparenza della corretta utilizzazione dei fondi ricevuti da governi e donazioni private. L’opinione pubblica generalmente è ignara che Unhcr raramente interviene direttamente per assistere i rifugiati. Si avvale di Ong internazionali stipulando subcontratti in cui il 40% del budget necessario per l’assistenza ai profughi viene affidato alla Ong esecutrice, mentre il 60% viene speso da Unhcr per operazioni di controllo e per le famose spese amministrative e logistiche.

Queste spese vengono duplicate all’infinito poiché Unhcr necessita di basi nei paesi di emergenza umanitaria essendosi di fatto trasformatosi in un ente donatore ma rimanendo teoricamente un'agenzia operativa sul terreno. La logica del subappalto inevitabilmente fa duplicare i costi dell’operazione e mette le Ong subcontrattanti in una precaria posizione finanziaria che incide sulla qualità dell’assistenza a rifugiati e profughi. Da un budget iniziale di 100 euro destinato all’assistenza di un profugo solo 20 euro arrivano veramente al beneficiario, nelle migliori delle ipotesi. Gli altri si perdono tra costi del personale e costi amministrativi sia di Unhcr che della Ong che ha ricevuto il subcontratto. Le campagne raccolta fondi di Unhcr e delle altre Agenzie umanitarie Onu contengono una forte dose di inganno. Prendiamo in esame la campagna nazionale di raccolta fondi di Unhcr “Routine is Fantastic” (la Routine è fantastica), lanciata lo scorso anno.

L’obiettivo dichiarato era di raccogliere fondi per supportare progetti di assistenza a favore delle donne rifugiate sparse nel mondo. Il taglio minimo delle donazioni era di 2 euro (per garantire sapone per un anno a una donna rifugiata). Il taglio medio delle donazioni di 25 euro (per distribuire cibo a 15 bambine rifugiate). Se uno desiderava curare una madre sieropositiva e impedire il contagio del suo bambino, doveva versare 75 euro. Per i filantropi convinti 110 euro erano considerati sufficienti per contribuire a costruire un centro di accoglienza collettivo. Gli ideatori della campagna evitarono accuratamente di informare del rischio che l'80% del totale della singola donazione potesse essere utilizzato per spese di personale e amministrative. Inoltre, nel caso specifico di questa campagna vi erano presenti delle vere e proprie disinformazioni riguardanti per esempio la possibilità di garantire sapone per un anno a una donna rifugiata con soli 2 euro. Il costo medio di un saponetta fabbricata localmente in Africa è di 0,18 centesimi di euro.

Anche se fossero utilizzati i due euro esclusivamente per lo scopo dichiarato, il beneficiario avrebbe a disposizione una sola saponetta al mese in condizioni igieniche nei campi profughi assai precarie, come dimostra la recente epidemia di colera scoppiata all’interno dei campi profughi a Juba, capitale del Sud Sudan. L’enorme spreco dovuto alla duplicazione dei costi dell’operazione umanitaria e le raccolte fondi creano la necessità da parte di Unhcr di proteggere le informazioni amministrative “sensibili”: personale, costi amministrativi, logistici e pubblicitari come hanno potuto constatare William Easterly, Co-Direttore dell'Istituto Ricerche sullo Sviluppo di New York e il suo studente universitario Tobias Pfutze, autori di una ricerca sulla trasparenza delle agenzie bilaterali e multilaterali nella gestione dei fondi pubblici e privati per conto della Brookings Global Economic and Development con sede a Washington D.C., Stati Uniti. Gli esiti della ricerca sono stati pubblicati nel 2008 in un rapporto “Where does the money go. Best and worst practices in foreign aid” (Dove vanno i soldi. Le migliori e le peggiori pratiche dell’aiuto umanitario).

L’obiettivo della ricerca era quello di constatare la disponibilità delle varie agenzie a fornire precisi dati finanziari sui budget gestiti e in quale percentuale i costi amministrativi incidono sull’intervento umanitario. Per costi amministrativi si intende il costo del personale espatriato, locale, consulenti, consultanti, gestione sedi centrali e periferiche, costi logistici, bancari, e visibilità (eufemismo utilizzato nel mondo dell’umanitario indicante la pubblicità). I dati sono stati estrapolati nei singoli website delle varie agenzie, con richieste ufficiali delle informazioni finanziarie desiderate e le Statistiche dello Sviluppo Internazionale della OECD periodo 1973-2004. In molti casi le agenzie bilaterali e multilaterali, Unhcr compresa, hanno fatto in modo di non collaborare con la ricerca, inviando risposte automatiche, informando che i dati finanziari non erano disponibili al pubblico o semplicemente informando che la richiesta era stata inoltrata ad una persona incaricata, informazione seguita da un esplicativo silenzio.

I risultati della ricerca evidenziano che le agenzie umanitarie più trasparenti sulle 40 esaminate sono: IDA (Agenzia Internazionale per lo Sviluppo): 100%, Cooperazione Norvegese: 97%, Banca Asiatica per lo Sviluppo: 95%, Cooperazione inglese: 95%. Banca Africana per lo Sviluppo: 90% e Cooperazione Svedese: 90%. Le agenzie multilaterali delle Nazioni Unite si collocano agli ultimi posti della graduatoria, ad eccezione dell'UNDP (Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite) che registra un’ottima percentuale di trasparenza: 75%. Unhcr si colloca, assieme a Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per l’Assistenza ai Rifugiati Palestinesi) al trentaseiesimo posto con una percentuale pari al 13%. Chiudono la classifica: Cooperazione del Lussemburgo: 10%, IFAD UN (Fondo Internazionale delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Agricolo): 5%, Fondo Nordico per lo Sviluppo: 5%, Fondo delle Popolazioni delle Nazioni Unite (UNFPA): 3%.

La ricerca di William Easterly e Tobias Pfutze, anche se non resa nota al grande pubblico, creò una vero e proprio terremoto all’interno delle agenzie multilaterali che avevano ricevuto un apprezzamento negativo. Unhcr decise di applicare una nuova strategia amministrativa basata sulla trasparenza finanziaria, in modo di tranquillizzare i donatori ed incoraggiarli a donare maggiori fondi. L’Agenzia prese la decisione di rendere pubblico sul suo sito i rapporti finanziari annuali, suddivisi nei vari paesi di intervento. Questi rapporti, supportati da descrizioni degli interventi e obiettivi raggiunti, sono denominati: “Global Report”, consultabili sul sito di Unhcr. Lo sforzo di trasparenza amministrativa è risultato uno specchietto per le allodole. Una classica operazione da Gattopardo per non cambiare assolutamente il perverso ed insostenibile sistema amministrativo e gestione fondi interno di questa mastodontica struttura che crea inevitabilmente serie distorsioni e sprechi.  

A rivelarlo fu il giornalista americano George Russell in un'inchiesta pubblicata su Fox News nel marzo 2012 che svela inquietanti anomalie amministrative compiute da Unhcr. George Russell rivelò all’opinione pubblica l’esito catastrofico della prima grande valutazione finanziaria esterna effettuata dal Collegio dei Conti delle Nazioni Unite. Il rapporto imputa a Unhcr una fragile contabilità, una scarsa vigilanza finanziaria, disordine gestionale e la totale mancanza di strumenti di valutazione del raggiungimento del suo mandato: aiutare decine di milioni di sfollati e rifugiati nel mondo. Durante l’audit finanziario gli esperti del Collegio dei Conti scoprirono addirittura una riserva di 437 milioni di dollari in contanti non spesi che l’amministrazione Unhcr aveva praticamente dimenticato in un conto bancario ad interessi zero dal 2006. La maggior parte di questi milioni dimenticati era dovuta a mancate riconciliazioni bancarie di 99 conti bancari, un controllo finanziario chiave ed obbligatorio scrupolosamente applicato da ogni piccola impresa occidentale.

Il rapporto rivela che il 22% del budget annuale del 2010 è stato utilizzato per bilanciare il sovraccarico amministrativo e i benefici ai dipendenti che si aggiunge alle normali spese amministrative, quelle per salari dei dipendenti, compensi per collaboratori esterni, supporto logistico. Anche il budget messo a disposizione dei “partner di attuazione”, cioè le Organizzazioni non governative che svolgono assistenza ai profughi e sfollati in subcontratto per conto di Unhcr, rivela numerose anomalie procedurali secondo gli ispettori. Il processo di selezione dei partner “manca di rigore e trasparenza, aumentando il rischio di frode, corruzione e innefficacia che colpiscono direttamente l’assistenza ai beneficiari”. Gli ispettori non sono stati in grado di avere un quadro chiaro del funzionamento e del reale impatto sul terreno della maggioranza delle Ong in subcontratto. Il Collegio dei Conti notò anche il clamoroso fiasco dell’installazione di un nuovo software finanziario multimilionario che doveva integrare le informazione sulle risorse finanziarie e umane al fine di spingere Unhcr verso una migliore gestione basata sui risultati.

Gli ispettori risparmiarono Unhcr dal giudizio sulla capacità dell’Agenzia Onu di attuare direttamente gli interventi a favore dei beneficiari. “La performance di Unhcr nei vari paesi non consente di effettuare precise valutazioni sul rapporto costo-efficacia dei progetti e attività direttamente gestite dall’Agenzia”, si legge nel rapporto. Che evidenziò il pessimismo degli ispettori sul fatto che la situazione finanziaria interna a Unhcr potesse cambiare nel breve termine, nonostante che le Nazioni Unite abbiano imposto radicali cambiamenti per invertire quella che è stata definita “una gestione inquietante”.

Un pessimismo che a distanza di un anno sembra giustificato. Unhcr sembra non essere intenzionata a migliorare le procedure finanziarie e le uniche informazioni disponibili si basano sui rapporti interni “Global Report” contenenti dati finanziari e bilanci estremamente generici e basati su dichiarazioni e audit interni dell'Agenzia Umanitaria. Il donatore privato non ha alcuna possibilità di verificare quanto e come della sua modesta contribuzione sia stato speso a favore del beneficiario. Si deve semplicemente accontentare di un'autocertificazione di Unhcr, fatta passare come un atto di trasparenza finanziaria. Il problema va oltre al singolo donatore privato, colpendo anche i governi che finanziano Unhcr, anch’essi costretti a basarsi sul Global Report, redatto dall'Agenzia. I risultati dei rari audit finanziari esterni vengono trattati in via strettamente confidenziale all’interno delle Nazioni Unite e dei governi finanziatori, negando oltre alla trasparenza finanziaria anche il diritto di informazione, a meno che giornalisti specializzati come George Russell riescano ad ottenere delle fughe di notizie, abbiano il coraggio di esporsi contro questo potere forte e siano sostenuti da Redazioni decise a pubblicare scomode inchieste. Quella di Russell, pubblicata su Fox News, sembra essere stata promossa dal governo americano per colpire direttamente Unhcr ed aumentare il controllo politico su questa Agenzia Umanitaria delle Nazioni Unite.

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