Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Dic 18
di Fulvio Beltrami
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La vita di intrighi, doppi giochi, sotterfugi e tradimenti di Willy Nyamitwe detto il Bakame, analizzata nel precedente articolo, ha raggiunto il suo apice con il tentativo di mantenersi al potere a tutti i costi del suo padrone: il pastore protestante Pierre Nkurunziza. Il piccolo hutu dallo sguardo idiota e l’animo complessato ma intelligentissimo ed astuto psicopatico manipolatore della verità, riceve il compito di gestire la propaganda del regime CNDD-FDD. Un compito svolto con entusiasmo. La sua opera si evolve seguendo l’escalation della violenza di regime. Tra il gennaio e il marzo 2015 quando lo scontro era ancora confinato sul piano politico e il regime non si aspettava una seria opposizione da parte della popolazione, Willy Nyamitwe si limita a parlare con i media stranieri all’epoca presenti nel paese abbandonandosi a lunghi dibattiti per dimostrare che nessuna violazione della Costituzione è stata compiuta.
Approfittando dell’ambiguità degli accordi di Arusha e della subdola clausola di prima presidenza senza indire elezioni al fine di stabilizzare il paese, Willy tenta di convincere che il primo mandato è stato quello esercitato da Nkurunziza dal 2010 al 2015, sorvolando che la vittoria alle elezioni del 2010 fu ottenuta grazie a frodi elettorali inaudite in una situazione di quasi candidato unico visto che la maggioranza dei partiti di opposizione decise di non partecipare. L’opposizione sostiene il contrario affermando che il primo mandato parte dal 2005 giorno di investitura di Pierre Nkurunziza alla presidenza. Il primo periodo di scontro politico in Burundi, vede un Willy Nyamitwe ricoprire il ruolo di un politico civile, educato, aperto al dialogo seppur fermo nella posizione da lui difesa. La scelta di mantenere lo scontro politico sul piano di scontro civile tra diverse opinioni gli permette di farsi intervistare da vari media internazionali tra cui Radio France Internazional e il The Times.
Atteggiamento e tattica cambiano radicalmente dinnanzi alle manifestazioni popolari dell’aprile 2015 quando la cruda realtà emerge davanti gli occhi del regime. A nulla è servita la dolce e pacata propaganda per convincere la popolazione che le elezioni previste per maggio 2015 riguardano il secondo e non il terzo mandato di Nkurunziza. Il presidente non è amato dalla popolazione che manifesta il suo malcontento nelle piazze. Willy il Bakame si trova ad affrontare e a mitigare la violentissima reazione della polizia che non esita a sparare a tiro zero sui manifestanti e a procedere ad arresti di massa arbitrari e anti costituzionali.
Per giustificare la violenta e spropositata reazione del governo, Willy crea una serie di notizie artificiali tendenti a dimostrare che i manifestanti siano armati ed animati da propositi di violenza. Gli “holligans”, come definisce i manifestanti Willy, sarebbero dei giovani disoccupati, buoni a nulla, dediti alla piccola criminalità e al bullismo. L’opposizione se ne servirebbe per promuovere la sua agenda politica ma la maggioranza della popolazione sosterebbe la scelta del presidente a candidarsi alle elezioni. Questa tesi viene ripresa da alcuni intellettuali revisionisti occidentali tra cui anche degli italiani.
La situazione nel paese precipita in quanto la repressione iniziale della polizia non è stata in grado di sgonfiare la protesta come normalmente avviene in Uganda. Al contrario la popolazione urbana solidarizza con l’opposizione e la protesta si allarga ad altre città del paese. Il regime decide di rispondere aumentando la violenza. Iniziano le prime esecuzioni extra giudiziarie. Le milizie estremiste hutu: Imbonerakure, ricevono le armi ed iniziano ad intervenire picchiando selvaggiamente i manifestanti e passando presso le loro case per intimorirli e minacciarli. Parte dell’esercito, compresa da deriva genocidaria del regime, tenta un colpo di Stato nel maggio 2015. Tutto sembra perduto.
Improvvisamente i reparti dell’esercito impegnati nel colpo di Stato si dileguano e dopo qualche combattimento contro i terroristi ruandesi FDLR (passati dal Congo in Burundi nel giugno del 2014) il colpo di Stato fallisce. Si scoprirà in seguito che Willy Nyamitwe, sfruttando le conoscenze con il Congo Brazzaville e canali diplomatici francesi, è riuscito (assieme a Nkurunziza) a convincere il presidente Dennis Nguesso a versare una forte somma di denaro che servirà al regime per corrompere gli ufficiali golpisti che dovevano lanciare l’attacco alla Radio Televisione nazionale e alla Presidenza. In cambio il Burundi invierà 400 miliziani Imbonerakure a Brazzaville che si occuperanno di esecuzioni extra giudiziarie della opposizione congolese al terzo mandato di Nguesso.
Dopo il fallito di colpo di Stato la situazione in Burundi precipita e il regime, nonostante le elezioni farsa del 21 luglio 2015, si trova costretto ad affidare la difesa del potere acquisito illegalmente al gruppo terrorista ruandese FDLR e alle milizie genocidarie Imbonerakure. Dal giugno 2015 Willy il Bakame intraprende una meticolosa opera di denuncia di tutti i militanti e i quadri del CNDD-FDD da lui sospettati di essere titubanti o di non approvare il piani genocidari del regime, condannandoli a morte o costringendoli a fuggire all’estero. Diventa ossessionato nel coprire i crimini contro la popolazione.
Per raggiungere questo obiettivo sopprimerà tutti i media indipendenti burundesi creando un monopolio informativo in mano al regime genocidario. La prima azione repressiva è rivolta contro Radio Pubblica Africana che viene chiusa. La sede saccheggiata e data alle fiamme. Il suo direttore Bob Rugirika arrestato in quanto reo di aver rivelato le prove dell’omicidio di Stato delle tre suore italiane avvenuto nel settembre 2015. Durante la detenzione il regime cerca di assassinare Rugirika che evita la morte solo grazie alle pressioni della Comunità Internazionale. Rugirika è riuscito ad abbandonare il paese ed è ora uno dei principali testimoni in Europa del genocidio che si sta svolgendo in Burundi. Willy proporrà delle liste di giornalisti occidentali non graditi in Burundi dove compaiono i nomi di tutti i giornalisti che hanno scritto articoli di denuncia delle violenze del regime. Limiterà i movimenti e attuerà una subdola opera di spionaggio dei giornalisti occidentali che il regime non è riuscito ad espellere dal paese. Inviterà giornalisti stranieri compiacenti con il regime.
Willy Bakame si incarica personalmente di sopprimere i media indipendenti coordinando le squadre della morte e dando ordini di uccidere giornalisti, redattori, blogger. Un ordine all’inizio non eseguito in quanto Willy è consapevole che il regime non può permettersi un massacro dei media indipendenti senza attirare l’attenzione internazionale. Il Goebbels burundese fa in modo che gli ordini di assassinio impartiti giungano a conoscenza delle vittime costringendole alla fuga in paesi vicini o in Europa. Una volta costretti al esilio il Bakame fabbrica contro ogni giornalista, blogger o attivista della società civile false accuse di corruzione, di essere spie dei ruandesi, di aver pronunciato proposti di sterminio contro gli hutu. Tutto serve per trasformare le vittime del regime in criminali, in terroristi, in nemici dello Stato e della democrazia. Willy stresserà il governo e le forze di repressione sulla necesittà di intercettare ed abbattere tutti i giornalisti e blogger burundesi che ancora osano operare in Burundi in condizioni di clandestinità.
Memore delle sue esperienze in campo di marketing e social network crea un network di attivisti CNDD-FDD appartenenti alla diaspora in Europa dando loro precise istruzioni e formazione in guerriglia contro informativa. L’obiettivo è di creare il caos informativo rendendo le denunce della opposizione dubbie e non credibili. Questo network di internauti del genocidio hanno agito e stanno agendo seguendo varie tecniche. Lanciandosi contro ogni giornalista particolarmente attivo nella denuncia del regime burundese. Fingendosi oppositori del regime pubblicando sui social network orribili minacce e messaggi di odio contro gli hutu. Diffondendo false fotografie di massacri e genocidi facendole passare come testimonianze dei crimini commessi in Burundi per poi sconfessarle quando esse vengono pubblicate da giornalisti e bloggers ignari del tranello.
Oltre a questo network di disinformazione Willy Bakame ha stretto contatti diretti o indiretti per influenzare alcuni intellettuali occidentali e convincerli a scrivere articoli negazionisti con l’obiettivo di nascondere il genocidio e di mettere le vittime (l’opposizione democratica) sullo stesso piano dei genocidari del regime. Alcuni di questi intellettuali consapevolmente oppure mentalmente plagiati sono arrivati ad affermare in questi mesi che l’opposizione è composta da giovani violenti manipolati da una società civile con obiettivi politici occulti. Sono arrivati ad affermare che il genocidio è una invenzione della società civile per rendere obbligatorio un intervento armato e prendere il potere in Burundi. Questi intellettuali negazionisti occidentali non hanno comunque trovato molto seguito e risalto tra i grandi media che non vogliono offrire armi e argomenti a favore del regime razial nazista.
I loro articoli sono stati pubblicati da testate di informazione minori che non conoscono direttamente la realtà del Burundi. Molte di esse non hanno pubblicato gli articoli negazionistici per convinzione ideologica ma per l’assurdo rispetto alla “pluralità delle idee e opinioni” senza comprendere che in questo modo si offre gratuitamente spazio all’odioso fenomeno del negazionismo e alla propaganda del regime genocidario burundese. Tra le testate internazionali il Washington Post ha pubblicato lo scorso novembre un articolo negazionista, chiarendo però la sua posizione in un editoriale: “La Comunità Internazionale deve intervenire per evitare il ripetersi del Rwanda del 1994”.
Fanatico ammiratore di Joseph Goebbels, Willy Bakame tenta durante la crisi burundese di mettere in pratica gli insegnamenti del maestro nazista. “La propaganda deve essere sempre diffusa in modo popolare e adattata al livello intellettuale delle masse trovando le forme psicologiche più idonee per risvegliare paure e mostri collettivi” insegnava Goebbels. Willy Bakame ha istruito e inviato nei più sperduti angoli del paese emissari propagandisti del CNDD-FDD per convincere le masse contadine hutu ad attuare il genocidio contro i tutsi e gli oppositori hutu. Ha parlato un linguaggio semplice rivolto a contadini semi analfabeti risvegliando le loro paure e i mostri del passato.
Ai contadini è stato detto che la società civile è uno strumento dei ruandesi e dei belgi per trasformare il Burundi in una colonia belga amministrata dai tutsi ruandesi. Gli è stato detto che una volta caduto il governo democratico di Nkurunziza sarebbero stati trasformati in schiavi dei belgi e dei ruandesi. Che i loro campi non avrebbero più prodotto cibo ma caffè, te e cotone per i ricchi europei. Loro non sarebbero più stati padroni delle loro terre ma schiavi nelle piantagioni di cotone.
“La propaganda non deve investigare sulla verità obiettiva ma trasformarla nella realtà più consona agli scopi del regime. Questa realtà manipolata deve essere ripetuta all'infinito affinché entri nel inconscio delle masse. Il messaggio propagandistico deve enfatizzare la stessa conclusione. Gli slogan devono essere molteplici e differenti ma convergere nello stesso assioma, creando una verità unica”, insegnava Goebbels. La verità e la realtà manipolate da Willy Nyamitwe convergono su un unico punto. Il presidente e il governo democratici sono sotto attacco di una opposizione manipolata dai tutsi. L’obiettivo ultimo della opposizione è quello di instaurare il TutsiPower e di sottomettere gli hutu.
Una volta sottomessi gli hutu saranno vittime di uno sterminio scientifico ed invisibile. Il Bakame sparge la voce che il nuovo regime post Nkurunziza (se vincerà e riuscirà a prendere il potere) sterilizzerà tutti i maschi hutu in modo che non potranno più procreare. I malati hutu riceveranno cure sbagliate finalizzate ad aumentare la mortalità tra gli hutu. I bambini hutu saranno vaccinati con virus che li uccideranno... Per spiegare una presenza significativa di hutu all’interno della opposizione la propaganda di Willy trasforma questi giovani democratici in traditori della causa che si sono venduti sotto la promessa dei tutsi che verranno risparmiati assieme alle loro famiglie dallo sterminio se aiuteranno ad annientare gli altri hutu.
La pulizia etnica avvenuta venerdì 11 dicembre 2015 approfittando dell’attacco della opposizione armata a tre caserme della capitale, Bujumbura, è stata camuffata da Willy Bakame. Le vittime civili, donne comprese, sono stati trasformati in ribelli caduti durante i combattimenti. Il numero elevato di vittime (si calcola oltre le 200) ha costretto il Goebbels burundese a rivedere i primi dati forniti dallo Stato Maggiore (12 morti) alzando il numero a 87 morti. Essendo tutte le vittime scientificamente selezionate tra i tutsi, i loro corpi (fatti passare per guerriglieri caduti) sarebbero (secondo Willy) la dimostrazione inconfutabile che l’opposizione armata è composta unicamente di tutsi e che la loro guerra non è di liberazione da un regime dittatoriale ma una guerra etnica contro gli hutu. Willy nasconde che la maggioranza dei miliziani riuniti nella opposizione è hutu e tra essi vi sono molti soldati e poliziotti hutu stanchi di essere costretti a massacrare dei civili. Così come nasconde che a massacrare gli innocenti non sono soldati o poliziotti burundesi ma miliziani Imbonerakure, giovani fanatici HutuPower burundesi che hanno subito un lavaggio di cervello, e i mercenari ruandesi delle FDLR, gli autori del genocidio in Rwanda nel 1994.
Willy è anche l’ideatore dei finti colloqui di pace che si dovrebbero tenere a Kampala tra il regime e l’opposizione. La lista dei rappresentanti della opposizione burundese redatta dal governo ugandese rappresenta un serio ostacolo alla realizzazione dei colloqui di pace. La lista, composta da 23 delegati, vede la presenza di falsi rappresentanti della opposizione che in realtà sono tutti membri del regime razziale nazista burundese. Dallo scorso giugno il regime ha costretto con la violenza i leader della opposizione e della società civile a scegliere la via del esilio per salvarsi la vita. Gli oppositori che sono rimasti nel paese sono stati per la maggioranza abbattuti dalle squadre della morte. I sopravvissuti si nascondono o si sono uniti alla resistenza armata.
Il vuoto creato nel paese è stato riempito da finti rappresentanti dell’opposizione e della società civile tutti membri del partito al potere CNDD-FDD, delle milizie genocidarie Imbonerakure e alcuni leader politici ruandesi delle FDLR poco conosciuti alla comunità internazionale che hanno ricevuto per l’occasione la cittadinanza burundese. La finta opposizione creata dal regime razial nazista di Nkurunziza è stata il motivo principale delle prese di distanza della Chiesa Cattolica, inizialmente inserita nel processo di pace e di riconciliazione promosso dal regime sotto pressione internazionale. Nella lista della opposizione burundese proposta da Museveni ci sono solo due delegati riconosciuti come reali oppositori del regime: Jean Minani e Pierre Claver Mbonimpa, entrambi in esilio. I due leader non si sono ancora pronunciati sulla partecipazione dei colloqui. Anche sulla sincerità del primo oppositore si nutrono dubbi e spunta nuovamente il nome di Willy Nyamitwe che è un amico intimo di Jean Minani.
Eppure la propaganda infernale del Joseph Goebbles burundese non è così infallibile come si credere. La propaganda di regime è una struttura complessa dove il leader agisce in stretta collaborazione con equipe di esperti, di professionisti, che lo consigliano e con cui lui si confronta. Nel caso del Burundi, per necessità di improvvisazione, la propaganda è affidata ad un uomo intelligente, astuto, ma che agisce impartendo ordini, ideando strategie ed inganni solitari senza appoggio di esperti, di professionisti. Questo limite: la personalizzazione della propaganda in difesa del regime, aumenta le falle e gli errori.
Le strategie e le menzogne di Willy Bakame non sono riuscite a convincere le masse contadine hutu a partecipare al genocidio. I due appelli lanciati: il 5 novembre e il 11 dicembre sono stati ignorati dalla maggioranza dei contadini. La manipolazione della realtà architettata da Willy non è riuscita a produrre validi argomenti durante l'incontro con l’Unione Europea avvenuto a Bruxelles il 8 dicembre 2015. Un incontro durato solo sei ore e chiuso dalla UE con un duro comunicato di condanna contro il regime. Il massacro di oltre 200 civili etnicamente selezionati (tutti tutsi) compiuto il 11 dicembre 2015 ha peggiorato i sentimenti avversi della Comunità Internazionale che ora, attraverso i suoi media, parla di rischio di genocidio o di genocidio in corso. Al contrario ha rafforzato le denunce della opposizione e della società civile.
Il motivo di queste falle è la condotta personale della propaganda ora influenzata dallo stato psicologico di questo leader della morte che si sente all’apogeo del potere e vicino alla divinità se non divinità lui stesso. Willy Nyamitwe detto Bakame è prigioniero di una mentalità di odio razziale instillata nel passato agli hutu burundesi e ruandesi. Un odio che ha creato forti e ingiustificati complessi di inferiorità e sentimenti primordiali di violenta rivincita. Willy Nyamitwe è un criminale complessato, psicologicamente instabile, che ora si trova a gestire il potere e a decidere del destino di centinaia di esseri umani. Inevitabile che sia in preda al delirio di potere che lo porta a commettere errori.
La propaganda è un arte sottile, un lavoro di equipe, fatto da professionisti che conoscono i loro limiti e collaborano con il regime in un sodalizio di mutua convenienza. Escluso il genocidio ruandese, gli stermini nazisti, stalinisti, e dei Kmer Rossi sono stati fatti lontani da occhi discreti, nei campi di concentramento, nei gulag, nei campi di rieducazione. Una necessità, quella della segretezza, necessaria affinché la propaganda possa lavorare a pieno ritmo e negare l’esistenza di un genocidio occultato e non visibile. Quando questo genocidio diventa visibile come in Rwanda ed ora in Burundi, la macchina della propaganda si inceppa ed ogni tentativo di negare la realtà conferma al contrario.
Alcuni media genocidari di regime come Ikaze Iwaku si stanno accorgendo delle falle della propaganda di Willy Nyamitwe e cercano di rimediare al irrimediabile assumendo l’ultimo bastione di difesa possibile: affermare che la Comunità Internazionale è vittima di un complotto della opposizione e di media e potenze straniere che cercano di manipolare l’opinione pubblica per far credere che in Burundi vi sia in atto un genocidio. Lo stesso Willy Nyamitwe ora ha cambiato tono promettendo una serie indagine sul massacro del 11 dicembre e affermando che il governo è pronto per le trattative di pace. Coerentemente alla sua vita di inganni e doppi giochi anche in questo caso il Bakame nasconde insidie, tranelli.
L’indagine promessa sarà eseguita dal governo. In realtà un tentativo di evitare una indagine indipendente internazionale richiesta da molte associazioni in difesa dei diritti umani e da vari governi occidentali e africani. La disponibilità ai colloqui di pace nasconde due tranelli. Il primo (già spiegato) è la condotta di finti colloqui che si dovrebbero svolgere tra militanti del CNDD-FDD rappresentanti del governo e militanti del CNDD-FDD finti rappresentanti della opposizione. Il secondo tranello è il pre requisito richiesto dal governo per avviare i colloqui: il disarmo della opposizione. L’obiettivo di privare alla popolazione ogni possibilità di auto difesa rendendola inerme e alla mercé di ogni azione genocidaria è più che evidente.
Nelle prossime settimane assisteremo ad altre mille astuzie di Willy Bakame che si trasformeranno secondo l’evolversi degli eventi. Astuzie condannate a diminuire di efficacia. Il male è evidente, gli errori commessi. Willy, come Nkurunziza e il regime CNDD-FDD è in preda alla follia genocidaria e all’odio etnico che crea frustrazioni nel vedere che i piani di sterminio non sono seguiti dalla maggioranza della popolazione e nel constatare la crescente condanna internazionale nonostante l’opera di una minoranza di intellettuali negazionisti europei. Ora si parla di inviare un contingente militare africano in protezione dei civili.
La Unione Africana ha concesso al governo burundese 96 ore per pronunciarsi. Se il regime accetterà questa decisione Willy sarà impegnato a trasformare la presenza del contingente di pace africano in una legittimazione del regime che cercherà di mantenere il potere attraverso interminabili e finti colloqui di pace e una guerra sempre più indirizzata verso lo scontro etnico. I tentativi del Goebbels burundese potrebbero ora essere tardivi. Nella testa di Willy Nyamitwe detto Bakame forse sta affiorando la possibilità di una sconfitta e la paura che un giorno egli dovrà assumere la responsabilità delle sue azioni dinnanzi ad una corte di tribunale.
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