Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Lug 28
di Fulvio Beltrami
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Sul quotidiano italiano La Repubblica del 19 luglio 2014 è comparso sulla pagina “diritti umani” un articolo sulla condizione dei bambini di strada in Uganda, basato su un rapporto della Ong americana in difesa dei diritti umani: Human Rights Watch. L’articolo (Uganda, l'inferno dei bambini di strada: picchiati e abusati da adulti e polizia) descrive uno scenario da film dell’orrore dove sadici e perversi poliziotti torturano i bambini di strada con la complicità delle autorità. Secondo il giornalista autore dell’articolo i bambini di strada sono spesso vittime di retate organizzate da polizia e funzionari governativi, tra cui quelli del Kampala Authority Capital City (KCCA). Prelevati dalla strada i minori verrebbero torturati, derubati e detenuti nelle celle dove subirebbero ulteriori pestaggi e verrebbero trattati come schiavi. I bambini di strada sarebbero anche vittime di violenze di massa e stupri perpetuati dai cittadini ugandesi con la complicità della polizia che non punisce i colpevoli delle violenze.
Il giornalista accenna agli sforzi del governo ugandese rivolti alla protezione dei minori e le convenzioni internazionali in tutela dei bambini firmate dall’Uganda sottolineando però che a livello locale e regionale gli enti designati alla loro protezione non sono ancora in grado di fermare gli abusi di polizia e governativi. Purtroppo lo scenario descritto dal giornalista italiano su La Repubblica non esiste in Uganda, paese dove abito e lavoro da almeno 15 anni. Esiste il fenomeno dei bambini di strada e le condizioni di questi minori non sono le più rosee. Per la maggior parte questi minori provengono dalla tribù Karamajon del Karamoja e in percentuale minore dagli Acholi del nord Uganda. Questi bambini, dall’età dai 2 ai 14 anni sono vittime prima di tutto dei loro genitori che li trasformano in vere e proprie fonti di reddito costringendoli a mendicare ai semafori e nelle principali strade di Kampala, dove il fenomeno è concentrato. Lo sfruttamento dei minori è anche gestito da mafie locali che comprano questi bambini.
Costretti a vivere per strada verso i 10, 12 anni, questi minori tentano di ottenere una loro indipendenza formando della gang giovanili dedite alle elemosina e piccoli furti e sfruttamento della prostituzione, reati che rientrano nella casistica criminale e quindi necessitano dell’intervento della polizia. Un intervento che è ben lontano da quello descritto dall’articolo. Contattate le autorità della polizia si ricevono assicurazioni che non esiste un trattamento disumano verso i bambini di strada. Si sono registrati dei casi di abusi commessi da agenti della polizia che sono stati puniti conformemente alla legge. Le informazioni ricevute sono state confermate dal Comune di Kampala (KCCA) e da avvocati indipendenti. Vari giornalisti ugandesi confermano che la sistematica violazione dei diritti umani attuata da poliziotti e governativi è un'informazione alterata, liquidando l’articolo comparso sul quotidiano italiano come: “Balckmail”, falsa notizia.
Anche se la situazione dei bambini di strada è lontana da questo scenario da inferno dantesco non è di sicuro rosea. Nonostante gli impegni assunti il governo sta dimostrando un'incapacità di risolvere il problema e le risorse finanziarie messe a disposizione sono spesso inadeguate. Il Kampiringisa National Rehabilitation Center, il carcere minorile versa in pessime condizioni, come documentato dal foto reporter italiano Damiano Rossi. L’atteggiamento dei cittadini verso i bambini di strada (ben lontano da violenze di massa e stupri) è comunque deleterio: questi minori vengono semplicemente ignorati. Questo approccio, totalmente inadeguato, è stato oggetto di indagini giornalistiche compiute dai principali media nazionali tra i quali New Vision, Daily Monitor e NTV-Uganda (una popolare rete televisiva privata di proprietà del magnate Aga Khan).
Queste indagini, hanno spinto il ministero del lavoro e dello sviluppo sociale a creare una collaborazione con la polizia per stroncare il fenomeno alla radice, agendo sullo sviluppo delle comunità del Karamoja e del nord Uganda e cercando di smantellare il network mafioso che gestisce i bambini di strada. Le indagini tra cui i sei reportage trasmessi nel giugno scorso da NTV-Uganda durante il telegiornale serale delle nove: “I bambini del Karamoja” illustrano in modo professionale e distaccato la rete di sfruttamento che parte dalle stesse famiglie ma non denuncia nessuna violenza o violazioni dei diritti umani commesse dalla forze dell’ordine, nonostante che il gruppo editoriale di Aga Khan (Daily Monitor e NTV-Uganda) siano spietati “watch dog” sulle inadempienze del governo, puntualmente denunciate e fungano da gran cassa di risonanza dell’opposizione.
Nemmeno il principale partito di opposizione Forum for Democratic Change – FDC (Il Forum per il Cambiamento Democratico) ha mai denunciato violenze e abusi commessi dalla polizia, non per auto censura o paura di un ipotetico regime dittatoriale ma per la semplice ragione che la notizia non corrisponde con la realtà. Al contrario i media denunciano un preoccupante fenomeno in crescita: i sacrifici umani. L’opera di denuncia giornalistica è un pilastro dell’informazione e della democrazia a condizione che venga attuata seriamente e supportata da documentazione verificata. Nel caso dell’articolo pubblicato su La Repubblica è proprio la indispensabile verifica che manca. Il giornalista, evidentemente senza nessun contatto di fonti locali e conoscenza del paese, si limita a riportare quanto affermato dal rapporto della associazione americana. Associazione su cui gravano a livello internazionale sospetti di propaganda e rapporti non approfonditi assoggettati agli indirizzi dettati dalla Casa Bianca sulla politica estera.
Famosi i rapporti di HRW sul gruppo ribelle congolese M23 e contro il Rwanda, risultati per la maggior parte inesatti e politicamente orientati. La Ong americana afferma che il rapporto sui bambini di strada si basa su interviste effettuate in sette città del paese che hanno coinvolto 130 bambini di strada. Leggendo accuratamente il rapporto si nota la stessa metodologia utilizzata da HRW in altri rapporti: la totale mancanza di fonti certe. Gli intervistati sono sempre anonimi così come gli esperti o le associazioni citate per supportare la tesi. Una metodologia che gli esperti nel settore rigettano in quanto non è credibile lanciare pesanti accuse che dovrebbero aprire inchieste internazionali sul piano legale basandosi su testimoni anonimi e fonti non citate. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) nel pubblicare il rapporto sul sito web Refworld prende le distanze dalla pubblicazione a cura di Maria Burnett, ricercatrice senior di HWR per l’Africa, specificando che Unhcr non è responsabile della veridicità del contenuto e non necessariamente i punti di vista espressi nel rapporto riflettono quelle di Unhcr, Nazioni Unite e Stati Membri.
Questa specificazione è solitamente adottata dalle agenzie Onu su rapporti che affrontano delicate problematiche ma di cui non si è sicuri dell’imparzialità e della metodologia adottata per raccogliere dati e testimonianze. Il rapporto, pubblicato anche dalla Bbc e Cnn, non trova riscontri nei rapporti delle associazioni ugandesi per la protezione dell’infanzia, di varie altre Ong Internazionali quali: Child Fund, Child Hope UK, Deaf Child Worldwide, Horizont3000, Oak Foundation, Save the Children International e dai principali enti finanziatori internazionali, aumentando il dubbio sulla sua credibilità. ANPPCAN, un'importante associazione ugandese in difesa dei bambini di strada riporta che 10.000 bambini vivono nelle strade dei principali città del paese con particolare concentrazione a Kampala. Il loro numero è aumentato del 70% dal 2009. L’associazione, riconosciuta come seria e competente dai maggior partner umanitari e donor internazionali, elenca i seri problemi che affrontano i bambini di strada ma non accenna a presunte violenze e violazioni dei diritti umani effettuati da polizia e governativi.
Al contrario ANPPCAN collabora attivamente con la polizia, magistratura, servizi sociali e il governo. È inoltre co-aoutore del codice di comportamento verso i bambini di strada adottato nel 2010 dalla polizia ugandese ed esercita un meticoloso monitoraggio per verificare la corretta e quotidiana applicazione del codice comportamentale. ANPPCAN non riporta nemmeno violenze di massa commessi dalla popolazione ugandese. Al contrario esorta i cittadini a non dare denaro o cibo ai bambini per non incoraggiarli a rimanere nelle strade. Chiede ai cittadini di denunciare ogni situazione di abuso e di cooperare con le associazioni di volontariato, Ong Internazionali e governo per risolvere il problema attraverso il recupero dei bambini.
Il portavoce della polizia Fred Enanga afferma che il rapporto di HWR è impreciso e contiene precisi indirizzi politici tesi a screditare il governo ugandese. “La maggioranza dei minori che accusano la polizia di violenze sono in realtà noti criminali giovanili coinvolti in piccoli furti o aggressioni notturne. Quando vengono arrestati vengono gestiti secondo i protocolli governativi per i criminali minorenni che di certo non prevedono torture o abusi sessuali”, dichiara Fred Enanga al settimanale cattolico The Observer. La polizia ugandese ha varie lacune ed è famosa per aver la mano pesante soprattutto con l’opposizione ma non rientra nella lista delle polizie africane colpevoli di gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani. Ultimamente la polizia ha lanciato una serie di operazioni contro le mutilazioni genitali femminili nella regione del Karamoja arrestando 13 persone nei villaggi di Lonyilik e Tapac nel distretto di Moroto.
L’azione repressiva contro questa pratica illegale in Uganda è affiancata da un lavoro di sensibilizzazione ed informazione rivolto alle comunità locali e svolto in stretta collaborazione con associazioni, Ong e Nazioni Unite. Ho interpellato giornalisti e attivisti in difesa dell’infanzia e tutti mi confermano la versione ufficiale della polizia. Dinnanzi a queste evidenze non rimane che pensare ad un gigantesco complotto che coinvolge governo, associazioni nazionali ed internazionali, Nazioni Unite e media per poter avvalorare le tesi e la tragica situazione dei bambini di strada in Uganda descritte dal rapporto di HWR, ma qui si entra nel farraginoso campo delle teorie del complotto che sono il contrario della corretta informazione. Altri e gravi problemi affliggono i bambini di strada secondo le testimonianze dirette di quest’ultimi raccolte personalmente a Kampala in questi giorni. I bambini di strada intervistati accusano la polizia di indifferenza ma non accennano a violenze ed arresti arbitrari. Informano che la maggior parte degli stupri collettivi subiti sono perpetuati dai capi delle gang giovanili e dal network mafioso che tenta di gestire il lucroso mercato di elemosine e furti commessi dai “street children”. A partire da 12 anni le ragazze vengono anche costrette a prostituirsi.
La loro principale paura riguarda l’occulto fenomeno dei sacrifici umani. “Siamo vittime di criminali che ci rapiscono per dei riti magici che prevedono il sacrificio umano”, mi spiega Lisa, 12 anni originaria del Karamoja. Il fenomeno dei sacrifici umani è emerso grazie ai rapporti della polizia ugandese redatti nel 2009 che parlavano di 232 sospetti casi soprattutto registrati a Kampala e nei vicini distretti. Il fenomeno è creato dai “witchdoctors” (stregoni) e riguarda clienti facoltosi. Sotto la promessa di immense ricchezze e fortuna lo stregone pretende dal suo cliente il sacrificio di un bambino. A sua volta il cliente ingaggia dei criminali per rapire i bambini e consegnarli allo stregone che procede con il macabro e criminale rituale. A volte i criminali che ricevono l’incarico e lo eseguono scrupolosamente sono proprio delle gang giovanili, quelle che probabilmente si sono trasformati in testimoni per il rapporto di HWR. I bambini di strada sono le vittime preferite in quanto vulnerabili e con meno rischi di apertura di indagini. Nessun famigliare o cittadino noterà e denuncerà la loro scomparsa...
Per arginare il fenomeno la polizia, in collaborazione con i media e le Ong locali come RACHO, ANPPCAN, Kyampisi Childcare ministries e Rose's Jorney, ha lanciato varie campagne di sensibilizzazione. Tra il 2010 e il 2014 la polizia ha arrestato oltre 135 sospetti di questo odioso crimine tra i quali stregoni, “rispettabili” e facoltosi imprenditori e criminali che hanno rapito i minori. Tra essi 82 sono stati processati e condannati per rapimento di persona e omicidio. L’attenzione dei media nazionali verso i sacrifici umani e le condizioni dei bambini di strada costringe governo e polizia ad aumentare gli sforzi per eradicare entrambi i fenomeni, il primo attraverso misure repressive e giudiziarie, il secondo attraverso il recupero e la lotta contro la povertà all’interno della comunità Karamojon e Acholi. L’articolo comparso su La Repubblica rende un pessimo servizio alla corretta informazione, lede l’immagine di un paese e compromette gli sforzi del governo Italiano per rafforzare la cooperazione economica con l’Uganda, uno delle principali potenze economiche della regione e futuro paese produttore di petrolio.
Questo classico caso di disinformazione poteva essere evitato adottando una strategia di indagine giornalista professionale che prevede la verifica del rapporto HWR contattando le autorità incolpate e, soprattutto, interpellando le associazioni ugandesi ed internazionali in difesa dell’infanzia e dei bambini di strada. Questo avrebbe permesso di comprendere in pieno il triste fenomeno dei street children e di offrire al pubblico italiano un'equilibrata informazione e non un articolo di disinformazione che rasenta la calunnia. Ma, come è noto nell’ambiente giornalistico, è più comodo e facile scrivere articoli copiando qualche frase presa da “autorevoli” fonti senza addentrarsi nell’argomento. Questa attività di copia ed incolla porta a scrivere articoli senza un'approfondita conoscenza e ricerca. Sarebbe stato più proficuo che il collega autore dell’articolo avesse passato qualche settimane in Uganda per comprendere la realtà. Avrebbe offerto a La Repubblica un ottimo, equilibrato e approfondito dossier sulla situazione dei bambini di strada ugandesi al posto di un articolo scandalistico.
Per una corretta informazione sull’argomento si consiglia il rapporto situazione bambini di strada in Uganda 2013 redatto dall'associazione ANPPCAN scaricabile in formato PDF al link: http://www.anppcanug.org/wp-content/uploads/annual_reports/ANP_annual_Rpt_2013.pdf
Le identità dei bambini di strada intervistati dal sottoscritto possono essere rivelate a testate giornalistiche o associazioni solo su richiesta scritta e su impegno ufficiale e firmato di non utilizzare tali identità per scopi non giornalistici e di informazione, conformemente all'obbligo della difesa della privacy dei minori.
La foto è stata gentilmente offerta dal fotoreporter Damiano Rossi e riguarda il reportage recentemente fatto presso il carcere minorile ugandese di Kampala.
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