Uganda. Martyrs Day 2017. Il simbolo dell’alleanza tra Anglicani e Cattolici in Africa

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Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Giu 4

Uganda. Martyrs Day 2017. Il simbolo dell’alleanza tra Anglicani e Cattolici in Africa

Il Giorno dei Martiri, festa nazionale per commemorare il massacro degli ugandesi di fede cristiana ordinato nel 1885 dal Re dei Buganda: Kabaka Mwanga II, rappresenta quest’anno il segno più mediatico del nuovo corso intrapreso dalle chiese Anglicana e Cattolica alleatesi per promuovere una unità di intenti e politiche cristiane capaci di garantire la pace e lo sviluppo in Africa nel pieno rispetto della dignità umana. Una politica che rompe con l’oscuro passato delle due Chiese durante il periodo della Guerra Fredda che portarono anglicani e cattolici ad appoggiare feroci dittature africane filo occidentali

di Fulvio Beltrami

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Sabato 3 giugno l’Uganda ha celebrato il Martyrs Day, festa nazionale di pari importanza al Independence Day istituita per commemorare il massacro dei Buganda convertiti al Cristianesimo ordinato dal loro Re: Kabaka Mwanga II nel 1885. Le celebrazioni sono state affidate alla Diocesi di Hoima che sta assumendo una importanza strategica all’interno della Chiesa Cattolica ugandese in quanto diocesi del distretto dove sorgerà la raffineria per trattare il greggio ugandese, sudanese e parte del greggio dell’est del Congo. Il Dr. Kiiza Aliba, Segretario Esecutivo del Dipartimento Pace e Giustizia della Conferenza Episcopale dell’Uganda è stato eletto per l’occasione a Direttore del comitato organizzativo del Martyrs Day. Verso la seconda metà di maggio sono stati resi disponibili i fondi necessari per l’organizzazione della festa religiosa nazionale per un totale di 597 milioni di scellini ugandesi corrispondenti a: 166.064 dollari americani.

Il Martyrs Day è stato istituito come festività nazionale alla fine degli anni Novanta grazie ad una comunione di intenti tra il governo ugandese e il Vaticano. Come tutte le precedenti edizioni il Giorno dei Martiri 2017 ha attirato centinaia di migliaia di fedeli ugandesi e divenuto meta di pellegrinaggio per fedeli provenienti dai vari Paesi africani, Australia, Canada, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Messico, Singapore, e Stati Uniti. La nutrita affluenza di fedeli (stimati sui 22000) ha contribuito alla locale industria del turismo che ruota attorno alla Basilica dei Martiri Ugandesi collocata sul posto dell’eccidio a Namugongo, periferia della capitale Kampala.

Il Martyrs Day è stato preceduto dalla seconda edizione di “Walk of Faith pigrimage” che si è svolta sabato 27 maggio. Trattasi di un pellegrinaggio preparatorio al Giorno dei Martiri che inizia dalla Basilica dei Martiri e termina presso la Parrocchia di San Matia Mulumba situata nella Old Kampala e luogo del martire Matia Mulumba canonizzato a Santo.

Il Giorno dei Martiri rappresenta l’unione simbolica e pratica di intenti del potere temporale e la Chiesa Cattolica in Uganda. Di esclusivo appannaggio dei cattolici, la festa è stata estesa anche alle vittime anglicane del tormentato periodo pre protettorato inglese. L’onorare la memoria dei martiri di fede anglicana segnò nel primo decennio del Duemila l’inizio di un timido ravvicinamento delle due Chiese preambolo per l’attuale alleanza di intenti in Africa.

Nel 1875 il re del regno Buganda, Muteesa I invitò le Chiese Cattolica e Anglicana ad inviare missionari nel suo regno. All’appello risposero la Società Anglicana della Chiesa Missionaria e la congregazione cattolica francese Padri Bianchi, giunta in Uganda due anni dopo gli anglicani. Le missioni di evangelizzazione decise dalle due chiese cristiane avevano come obiettivo limitare l’influenza che l’Islam aveva sul Re Muteesa I ed era appoggiata da molti dignitari della corte Buganda non intenzionati a subire un processo di islamizzazione. L’opera di evangelizzazione era strettamente collegata alla conquista coloniale inglese nella regione.

Alla morte del padre (1884) Kabaka Mwanga II prese le redini del Regno Buganda. Il nuovo re era molto scettico sul Cristianesimo da lui considerato come uno cavallo di Troia per rafforzare i domini coloniali britannici nell’Africa Orientale. Kabaka Mwanga II tentò di difendere i riti pagani anche con l’uso della forza e la decimazione della sua coorte reale. Nel 1885 tre tra i più influenti consiglieri del Re furono giustiziati per essersi convertiti al Cristianesimo: Yusufu Rugarama, Makko Kakumba e Nuwa/Noah Serwanga.

Il giovane re (all’epoca aveva 19 anni) nell’intento di conservare la sovranità territoriale, la religione e la cultura dei Buganda (la principale etnia ugandese) ordinò un periodo del terrore (1885 – 1886) dove furono uccisi vari missionari anglicani, cattolici e Imam mussulmani. Mwanga II considerava queste religioni monoteistiche strumenti del colonialismo occidentale o islamico in Africa. Durante il periodo del terrore fu giustiziato il fratello del re: Joseph Mukasa, il 15 novembre 1885.

Il primo martire cristiano fu Joseph Mukasa Balikuddembe ucciso nel novembre 1885 perché aveva osato consigliare il giovane Re di abbandonare l’omosessualità e sconsigliato l’assassinio politico del Vescovo James Hannington., missionario anglicano da pocogiunto nel Regno dei Buganda. La pagina più dolorosa per il popolo Buganda durante il periodo del terrore fu il massacro di 22 sudditi converti al Cristianesimo (13 cattolici e 9 anglicani), bruciati vivi nel 1885 presso la località di Namugongo, attualmente inglobata nel comune di Kampala.

I martiri di Namugongo segnarono la fine della indipendenza del Regno Buganda. Nel settembre 1888 Mwanga II pianificò di arrestare tutti i leader cristiani e mussulmani e condannarli a morire di fame e stenti su un isola infestata da coccodrilli sul lago Vittoria. Questo piano scatenò la rivolta congiunta dei Buganda convertiti al Cristianesimo e all’Islam che deposero Mwanga II e misero sul trono suo fratello Kiweewa. Un mese dopo la rivolta i mussulmani presero il potere cacciando Kiweewa e tutti i cristiani ponendo alla guida del Regno Buganda un altro fratello di Mwanga II: Kalema. Nel dicembre 1888 Mwanga II mosse guerra ai mussulmani con l’aiuto delle chiese Anglicana e Cattolica. Sconfitto nell’aprile 1889 riuscì a conquistare il regno nell’ottobre 1889 grazie all’esercito locale cristiano guidato dal pastore protestante ugandese Apollo Kaggwa.

 I Buganda convertiti all’Islam si rifugiarono nel vicino Regno Bunyoro. Riconquistarono il Regno Buganda nel novembre 1889 per essere definitivamente sconfitti da Mwanga e le forze cristiane nel febbraio 1890. Durante queste guerre religiose per il potere, la Gran Bretagna autorizzò la Compagnia Imperiale Britannica dell’Africa Orientale a gestire l’amministrazione territoriale dell’Uganda, coerentemente con la politica di privatizzazione della conquista coloniale inglese che affidava a delle Compagnie Commerciali (le multinazionali dell’epoca) l’amministrazione dei territori conquistati nel Nord America, Africa, Medio Oriente e Asia. La più famose di queste antiche multinazionali è la Compagnie Imperiale Britannica delle Indie.

Il 1° luglio 1890 la Compagnia Imperiale ricevette il consenso anche della Germania a seguito di un trattato che tracciava le zone di influenza inglesi e tedesche nell’Africa Orientale. Il Regno dei Buganda fu sottoposto all’amministrazione delle Corona Inglese mentre il Tanganyka (attuale Federazione della Tanzania) sotto l’impero tedesco. Re Mwanga II accettò un contratto di collaborazione di due anni con la Compagnia Britannica dell’Africa Orientale. Nel gennaio 1892 scoppiarono delle violenze promosse dalle chiese Anglicana per assicurarsi l’influenza sul Regno dei Buganda, un atto obbligatorio per il controllo dell’intero territorio (attuale Uganda).

La Chiesa Anglicana dopo aver constatato la conversione di Mwanga al cattolicesimo mosse guerra forzando il re e tutti i cattolici Buganda all’esilio. Mwanga si convertì alla fede Protestante e nel marzo 1892 gli anglicani gli permisero di ritornare al potere. Il regno fu diviso in tre aree: quella Protestante che comprendeva la maggioranza del territorio e quelle Cattolica e Mussulmana confinate in limitate e periferiche aree geografiche del regno. Gli Anglicani consigliarono il Re Mwanga II di prendere contatti con la Germania al fine di creare una alleanza in difesa delle mire territoriali inglesi sul regno Buganda e contro cattolici e mussulmani. Il 1° aprile 1893 le truppe coloniali inglesi invasero il Regno Buganda. Il 6 luglio 1897 le truppe di invasione inglesi costrinsero re Mwanga ad accettare il protettorato britannico decretando così la fine della indipendenza ugandese che sarà riconquistata 63 anni più tardi.

Subito dopo il massacro di Namugongo del 1885 il Vaticano decise di dare una connotazione mistica dell’eccidio dichiarando le vittime cattoliche dei Martiri della Chiesa Romana Cattolica. Nel 1897 l’Arcivescovo Henry Streicher fondò l’associazione Uganda Martyrs Guild utilizzandola come strumento di evangelizzazione in Uganda. I Martiri di Namugongo furono trasformati dal Vaticano nel classico esempio della perseveranza della fede anche dinnanzi al rischio di morte. Un esempio che fu utilizzato da tutte le missioni cattoliche in Africa per la loro opera di proselitismo verso la fine del Diciannovesimo Secolo.

Il 18 ottobre 1964 Papa Paolo VI canonizzò i martiri cattolici di Namugongo elevandoli allo statuto di santi. Nell’ottobre 2002 Papa Giovanni Paolo II beatificò altri due martiri cattolici uccisi in Uganda nel 1918: Blessed Daudi Okello e Blessed Jildo Irwa. Dal 1980 i vescovi cattolici trasformarono la Basilica in una meta di pellegrinaggio regionale e nel 1993 la Conferenza Episcopale Ugandese fondò la Uganda Martyrs University. Nel 2000 la Chiesa Cattolica decide di inglobare nel martirio di Namugongo altri 23 cristiani Buganda uccisi tra il gennaio 1885 e il gennaio 1887 trasformando il numero originale dei martiri da 22 a 45. Un gesto politico di distensione verso la Chiesa Anglicana attuato attraverso la commemorazione anche dei martiri anglicani uccisi in Uganda.

Nel 2014 fu celebrato il 50° anniversario del Martirio e nel novembre 2015 Papa Francesco ha celebrato messa presso la Basilica di Martiri Ugandesi durante la sua visita ufficiale nel Paese. Il luogo di culto e pellegrinaggio di Namugongo e i Martiri Ugandesi sono stati soggetti a opportunismi politici da parte dei vari governi ugandesi compreso quello attuale del Presidente Yoweri Kaguta Museveni nel tentativo di conquistare le simpatie del Vaticano visto che quasi la metà della popolazione ugandese professa il rito Cattolico.

I Martiri Ugandesi sono parte integrante dell’alleanza tra chiesa Cattolica e Anglicana voluta da Papa Francesco. Una alleanza che si basa sul compito storico delle due chiese di promuovere una unità di intenti e politiche cristiane marcatamente progressiste che possano sostenere i governi africani intenzionati all’integrazione, pace e sviluppo armonioso del Continente e per proporre soluzioni pacifiche agli ultimi conflitti africani totalmente dissociate dagli interessi geo strategici ed economici delle potenze mondiali.

Questa alleanza ha il vantaggio di porre fine alla guerra fratricida tra anglicani e cattolici per l’egemonia religiosa in Uganda che si trascina dal gennaio 1892 quando i Protestanti scacciarono i Cattolici dal Regno dei Buganda dividendo su basi religiose il principale gruppo etnico ugandese. Residui di questo conflitto religioso si possono ancora notare in alcune zone del Paese come nel distretto di Masindi, vicino ad Hoima. Anglicani e Cattolici hanno a turno appoggiato i vari presidenti dopo l’indipendenza.

L’attuale Capo di Stato ugandese (di fede protestante) dopo un lungo periodo di conflittualità contro il Vaticano a favore degli anglicani, dal 2012 ha inaugurato una politica di riavvicinamento alla Santa Sede pur mantenendo stretti i legami con la Chiesa Anglicana. La linea adottata dal Presidente Museveni ha favorito l’alleanza tra le chiese promossa da Papa Francesco. Una politica tesa ad assicurarsi il sostegno politico delle due potenti religioni cristiane presentandosi non solo come l’unico attore garante della pace e dello sviluppo ugandese ma assumendo il ruolo di garante della pace e dell’armonia tra anglicani e cattolici.

L’attuale alleanza tra Vaticano e Canterbury è fondata su basi diametralmente opposte a quelle che cementarono l’alleanza tra le due Chiese dagli anni Sessanta agli anni Novanta. La prima alleanza era basata sulle logiche della Guerra Fredda. Nell’intento di contrastare il dilagare del comunismo in Africa, le due chiese scelsero di appoggiare i dittatori considerati “amici” e “alleati” dell’Occidente democratico e capitalistico.

Nella regione dei Grandi Laghi l’appoggio agli alleati dell’occidente assunse un forte connotato ideologico. Partendo dalla elaborazione del manifesto di supremazia razziale del 1957: Manifesto Bahutu, le chiese Cattolica e Anglicana promossero l’ideologia HutuPower, sostennero il dittatore ruandese Juvenal Habyrimana e presero parte attiva nel genocidio del 1994. Dopo l’Olocausto Africano le due chiese continuarono a supportare le forze genocidarie regionali, in primis le Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FLDR) formate dagli ex genocidari del ’94 dimostrando una marcata ostilità verso il nuovo governo ruandese accusato di voler ristabilire il dominio della minoranza tutsi e la schiavitù della maggioranza hutu. Un’accusa smentita dall’attuale sviluppo socio economico ruandese di cui la maggioranza hutu è parte integrante delle politiche governative di Kigali.

Entrambe le due chiese a partire dal 2015 hanno imposto una radicale revisione delle loro politiche estere in Africa. Una revisione tesa ad abbandonare il sostegno a ideologie di morte per promuovere uno spirito di integrazione tra i popoli e governi fondati sulla democrazia e sul buon governo. In entrambe le chiese le forze conservatrici (se non reazionarie) sono state indebolite a vantaggio delle comunità religiose di base che promuovono una politica di unità tra i popoli africani.

Ricordiamo i nomi dei 22 ugandesi cristiani bruciati vivi a Namugongo dal Re Kabaka Mwanga II

1. Achilleus Kiwanuka

2. Adolphus Ludigo-Mukasa

3. Ambrosius Kibuuka

4. Anatoli Kiriggwajjo

5. Andrew Kaggwa

6. Antanansio Bazzekuketta

7. Bruno Sserunkuuma

8. Charles Lwanga

9. Denis Ssebuggwawo Wasswa

10. Gonzaga Gonza

11. Gyavira Musoke

12. James Buuzaabalyaawo

13. John Maria Muzeeyi

14. Joseph Mukasa

15. Kizito

16. Lukka Baanabakintu

17. Matiya Mulumba

18. Mbaga Tuzinde

19. Mugagga Lubowa

20. Mukasa Kiriwawanvu

21. Nowa Mawaggali

22. Ponsiano Ngondwe

© Riproduzione riservata

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