Traffico di esseri umani. Le moderne navi negriere

Frammenti Africani

Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Gen 15

Traffico di esseri umani. Le moderne navi negriere

Esistono similitudini sconcertanti tra la tratta degli schiavi africani del XVI secolo e il traffico di esseri umani dei nostri giorni. I moderni mercanti di uomini usano le stesse tattiche di trecento anni fa e sono guidati dalla stessa mentalitá come se, per loro, si fosse fermato il tempo

di Fulvio Beltrami

africa, libia, immigrazione, clandestini, traffico di esseri umani, mafia

L'espressione tratta degli schiavi africani si riferisce al commercio di schiavi di origine africana attraverso l'Oceano Atlantico fra il XVI e il XIX secolo. La pratica di deportare schiavi africani verso le Americhe, talvolta con la collaborazione di mercanti locali, fu un elemento fondamentale della nascita e dello sviluppo delle colonie europee prima del Sud e Centroamerica e poi anche del Nordamerica. Lo schiavismo permise la rivoluzione industriale in Inghilterra e lo sviluppo della maggioranza dei paesi europei. Si stima che il 15% degli africani morivano in mare di malattia. Un altro 30% veniva ucciso. Con l’abolizione della schiavitù da parte della Corona Britannica un mercantile trasportante schiavi su 10 era costretto a gettare in mare tutto il suo carico se veniva intercettato dalle navi di guerra inglesi. Obiettivo eliminare le prove della tratta di schiavi ed evitare l’arresto. Gli schiavi venivano legati tra di loro con lunghe catene e gettati in mare.

A distanza di quattro cento anni una nuova tratta di schiavi florida. La meta non è più il Sud e Centroamerica ma l’Europa. I trafficanti sono gli stessi. Contrabbandieri e mafiosi europei, terroristi arabi. Per la seconda volta nella storia dell’umanitá l’Africa viene derubata dei propri figli. L’immigrazione clandestina ha però oltrepassato le frontiere continentali. Dalle coste africane derelitti e disperati di altre nazioni tentano la sorte pagando fortune a contrabbandieri senza pietá. Ora la tratta dalle coste Libiche serve ad aumentare le finanze del ISIL-DAESH da quando Francia e Gran Bretagna hanno avuto la malaugurata idea di abbattere il regime del Colonnello Muammar Gheddafi.

Nonostante la “mondializzazione” della tratta degli schiavi, avere la pelle nera è ancora sinonimo di discriminazioni a bordo delle moderne navi negriere. Nel 2015 sono morte 3.770 persone tentando di attraversare il Mediterraneo. Una ciffra orribile che equaglia le vittime della follia genocidaria del ex presidente burundese Pierre Nkuruniziza e dei terroristi ruandesi FDLR ora al potere in Burundi. La maggioranza di queste vittime è negra. Le testimonianze dei soppravissuti raccolte dalle Ong e dalle associazioni di volontariato sulle rive del sud dell’Italia dove arrivano gli schiavi provenienti dalla Libia, non lasciano spazio ad interpretazioni o dubbi.

I media occidentali cercano di nascondere, minimizzare il dramma e il suo contenuto razziale. Rare le eccezioni come il quotidiano inglese The Independant. Nell’aprile 2015 pubblica, in collaborazione con la Ong Save The Children, una inchiesta sul sistema di gerarchia razziale sulle navi negriere del Ventunesimo millennio. L’inchiesta, praticamente ignorata dai media italiani nonostante che il notro paese sia il primo punto d’approdo di questi disperati, ci rivela le situazioni disumane che i migranti africani sono vittime. Spesso sono rinchiusi sotto il ponte delle imbarcazioni, privati di acqua e della luce del sole. L’aria rarefatta dai measmi di troppo corpi umani ammassati in ristretti spazi e costretti a respirare i fumi tossici emessi dai motori. Gli altri clandestini: nord africani, arabi, pachistani, asiatici, sono alloggiati sul ponte, ricevono acqua potabile e qualche volta razioni di cibo. Euppre il prezzo per l’attraversata del Mediterranero dalla Libia è ugale per tutti: 1.500 euro a persona. Nessun sconto per i bambini.

Le moderne navi negriere hanno istaturato un vero e proprio sitema di gerarchia basato sul colore della pelle. “Le testimonianze raccolte da numerosi migranti che arrivano in Italia ci rivelano che quelli originari dei paesi africani sono trattati in maniera peggiore rispetto a quelli provenienti dall’Asia e dal Medio Oriente. Spesso sono costretti a restare sotto il ponte della imbarcazione dove la morte è certa in caso di affondamento del battello. Sono anche esposti ai vapori del petrolio essendo prossimi ai motori. Il caldo è infernale” spiega al The Independent un porta parola di Save The Children.

Con le stesse motivazioni dei comandanti delle navi negriere del Settecento i comandanti delle imbarcazioni clandestine non esitano a gettare in mare il loro carico di esseri umani se intercettate dalle guardie costiere italiane. La terribile differenza rispetto al passato è l’assenza di perdita finanziaria. Mentre i comandanti delle navi negriere del Settecento subivano una pesante perdita finanziaria se costretti a liberarsi del loro carico (essendo gli schiavi venduti nei porti di destinazione) i moderni trafficanti non perdono un solo euro. Il biglietto per la morte è pagato in anticipo.

L’antica tratta degli schiavi è stata costellata da ribellioni dei negri trasportati a bordo delle navi normalmente soppresse nel sangue. Ribellioni e massacri tristemente si ripetono nei nostri tempi. Nel luglio 2015 la polizia costiera italiana intervettò una imbarcazione proveniente dalla Libia arrestando i cinque uomini dell’equipaggio. Furono accusati di massacro avendo ucciso 100 africani che si erano ribellati a bordo per soppravivvere ai vapori tossici ed asfizianti che emettevano i motori. Questo episodio rappresenta solo la punta del’iceberg di un fenomeno ben più esteso che rasenta un crimine contro l’umanitá. Ricordiamoci di questo orrore prima di giudicare il “negro che viene a rubarci il lavoro” o prima di godere delle delizie della prostituta nigeriana. Spesso dimentichiamo che l’immondizia da noi considerata è composta da esseri umani.

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