Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Gen 13
di Fulvio Beltrami
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Quando si parla di Somalia si descrive uno stato fallito, ostaggio del terrorismo e della pirateria. Nell’immaginario collettivo ogni somalo viene individuato come un potenziale estremista islamico o peggio ancora come un terrorista. La realtà sembra diversa. Dopo 23 anni di guerre civili, iniziate dalla caduta del regime di Siad Barre nel 1991, la popolazione e la diaspora somala prende le distanze dalle forme più radicali della religione islamica rappresentate dal gruppo Al-Shabaab.
Harakat al-Shabaab al-Mujahideen, conosciuta col Al-Shabaab, nacque dall’ala più estremista dell’Unione delle Corti Islamiche dopo la loro sconfitta a seguito dell’invazione etiope della Somalia nel 2007.
Il gruppo islamico controllò gran parte della Somalia fino al 2010 quando subì devastanti sconfitte dal AMISOM (African Union Mission to Somalia), la missione di pace dell’Unione Africana sotto la guida dell’Uganda.
Al-Shabaab è stata considerata un’organizzazione terroristica da diversi governi e servizi segreti Occidentali. Nel giugno 2012 il Dipartimento di Stato americano la inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche internazionali.
Al-Shabaab è anche accusata di essere responsabile della morte di migliaia di elefanti nella Repubblica Centroafricana per recuperare l’avorio necessario per finanziare le sue operazioni terroristiche. Oltre ad essere affiliata ad Al-Qaeda, ha stretti contatti con il gruppo islamico nigeriano Boko Haram, responsabile dal 2012 della guerra civile nel nord della Nigeria.
Il gruppo terrorista dal 2011 è stato indebolito dall’esercito ugandese, a capo della coalizione di eserciti africani: Amisom e dalla conquista della città portuale di Kisimayo attuata nel 2012 dall’esercito Keniota. Kisimayo era la principale fonte di finanziamento del movimento islamico estremista. Attualmente Al-Shabaab riesce a soppravivere grazie ad una fragile alleanza tra alcuni clan nazionalisti e combattenti islamici internazionali di Al-Qaeda.
Stig Jarle Hansen, politologo Norvegese autore del saggio: “Al-Shabaab in Somalia.”, durante il recente forum sulla Pace Internazionale organizzato dall'associazione Garnegie Endowment for International Peace, rivela che all’interno del movimento terroristico somalo si è creata una situazione complessa dovuta dal progressivo conflitto tra i terroristi “nazionali” e quelli “internazionali” che potrebbe essere sfruttata dalle forze africane per distruggere definitivamente Al-Shabaab.
Dopo l’attacco terroristico al West Gate il gruppo terroristico non è più popolare tra la popolazione, stanca di anni di guerra civile. La nuova tattica adottata da Al-Shabaab di attentati terroristici a Mogadiscio e in altre città del paese hanno spinto molti somali a supportare il governo.
La conseguenza diretta dell’attentato al West Gate è stata un’ondata di repressione cieca e controproducente, attuata dalla polizia keniota contro la diaspora somala nel paese che sta creando forti tensioni soprattutto a Nairobi, Mombasa e Malindi. La comunità somala in Kenya sta sempre più chiarendo il suo distacco dal gruppo terroristico e la sua disapprovazione per i brutali metodi utilizzati per rivendicare la creazione di uno Stato Teocratico in Somalia. La stessa tendenza viene notata nella diaspora somala in Occidente tra cui le più importanti comunità risiedono in Canada, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti.
È proprio dall’America che arriva la più dura e inaspettata condanna rivolta ad Al-Shabaab. Una condanna che intacca le giustificazioni religiose utilizzate dal gruppo islamico per attuare gli attentati terroristici e le carneficine.
“Condanno senza appello le atrocità commesse a Nairobi. L’Islam vieta di uccidere degli innocenti. L’estremismo è un pericolo mortale per tutti noi, compreso i Mussulmani. Le nostre letture del Corano e i nostri sermoni devono essere rivolti principalmente ad estirpare questo cancro all’interno della nostra religione”.
A pronunciare queste parole infuocate è Hassan Ali Mohamud, leader degli Imam degli Stati Uniti che vive nel Minnesota, lo Stato americano a più alta concentrazione di cittadini originari della Somalia che negli anni passati Al-Shabaab aveva trasformato nel luogo preferito per il reclutamento di combattenti tra i giovani disoccupati.
La condanna di Hassan Ali Mohamud ha sorpreso l’opinione pubblica americana e lo stesso Fbi, essendo l’Imam da anni sotto sorveglianza anche se nessun'accusa è stata rivolta contro di lui.
“Voglio precisare che sono libero di muovermi, curare i miei business e di propagare la mia fede negli Stati Uniti. Non mi risulta che il Fbi stia indagando sulle mie attività. Al contrario l’agenzia, come vari dipartimenti del governo americano, mi invita regolarmente a vari seminari sul tema del terrorismo e dell'Islam”, risponde ai suoi detrattori Hassan Ali Mohamud in un’intervista rilasciata in esclusiva sul settimanale The East African, di proprietà del magnate Aga Khan (edizione del 28 dicembre 2013 – 3 gennaio 2014).
“Il problema della radicalizzazione islamica tra i giovani americani di fede musulmana è reale. – spiega Hassan Ali Mohamud – Due anni fa una giovane somala: Shirwa fu coinvolta in un attacco suicida in Somalia dove perse la vita assieme a nove vittime. Il caso creò un vero e proprio shock tra la comunità. Shirwa era una studentessa universitaria modello e una fedele esemplare dal carattere mite, socievole e gentile. Fu reclutata da una cellula clandestina di Al-Shabaab che opera negli ambienti universitari del Minnesota.
Il governo americano dal Undici Settembre ha concentrato la sua attenzione sulle moschee credendo che fossero naturali luoghi di reclutamento per il terrorismo internazionale, spendendo energie e risorse finanziare senza ottenere risultati. Le cellule clandestine di Al-Shabaab e di Al Qaeda non reclutano presso le mosche ma presso gli ambienti universitari, i posti di lavoro e di ricreazione sociale.”
Hassan Ali Mohamud spiega le cause che spingono i giovani musulmani americani ad arruolarsi nei ranghi del terrore internazionale. “Una grande influenza negativa e il miglior pretesto sono state le varie guerre imperialiste effettuate dagli Stati Uniti in Medio Oriente e in Asia contro paesi considerati pericolosi come l’Afghanistan. In Iraq hanno addirittura distrutto un regime dittatoriale ma laico che rappresentava una barriera allo sviluppo dell’estremismo islamico nella regione. Anche la Libia di Gaddafi, nonostante la sua retorica islamica, rappresentava un freno per l’espansione dell’estremismo nel Magreb.
Le vere ragioni di questi interventi militari, diretti o indiretti, sono il futuro gasdotto in Afghanistan e il controllo dei giacimenti petroliferi iraniani e libici. I risultati sono disastrosi. Le sconfitte militari subite hanno lasciato spazio al proliferarsi di una miriade di gruppi terroristici collegati ad Al-Qaeda.
Guardate il Magreb. Dopo la caduta del regime di Gaddafi sono sorti gruppi terroristici in Mali e in Nigeria che hanno portato i due paesi africani a spaventose guerre civili. La cellula Al-Qaeda Magreb si è talmente rafforzata da divenire indipendente dal gruppo originario fondato da Osman Bin Laden, quindi incontrollabile. Le sue spore sono state disseminate in vari paesi tra i quali Algeria, Egitto, Marocco, Niger.
Lo stesso errore è stato ripetuto in Siria. Penso sia preferibile il regime monarchico di Assad rispetto al caos causato da una miriade di fazioni ribelle, tra cui molte di tendenza islamica fondamentalista, che inevitabilmente si instaurerebbe nel paese dopo la caduta del regime.”
Nello specifico dei giovani somali, Hassan Ali Mohamud individua come motivazione principale l’aggressione dell’Etiopia nel 2007 che ha distrutto il potere delle Corti Islamiche. La fazione più radicale al loro interno ha creato Al-Shabaab riprendendo il controllo del paese ed applicando una forma estrema e disumana della Sharia. È stato necessario un intervento di diversi eserciti africani guidati dall’Uganda sotto l’elgida dell’Unione Africana e finanziati dalle Nazioni Unite, America ed Europa per liberare gran parte della Somalia da Al-Shabaab. La forza di invazione Amisom è ancora in piena attività bellica poiché il gruppo non è stato definitivamente debellato e controlla gran parte dell’interno del paese, riuscendo ancora ad imporre la Sharia e il proprio sistema fiscale per finanziare l’acquisto di armi e munizioni.
L’occupazione Etiope e successivamene quella di altri paesi africani hanno svolto da catalizzatore per le attività di reclutamento di Al-Shabaab negli Stati Uniti come in vari paesi europei. Solo la sapiente tattica imposta dall’esercito ugandese (UPDF) e la brutalità dimostrata da questo gruppo terroristico contro la propria popolazione, hanno potuto creare un clima di fiducia alle forze di occupazione e all’attuale governo tra la maggioranza della popolazione.
La tattica imposta dal presidente ugandese Yoweri Museveni è stata quella di attuare spietate ed incisive offensive militari contro Al-Shabaab limitando il più possibile il numero di vittime civili e, contemporaneamente, sostituirsi allo Stato assente nei settori di sociali quali sanità ed educazione di base.
Per conquistare Mogadiscio l’esercito ugandese ha impiegato quasi un anno, concentrandosi in estenuanti combattimenti urbani quando bastava radere al suolo i quartieri dove Al-Shabaab si concentrava. Questa scelta ha aumentato le perdite tra le file dell'UPDF ma ha evitato un bagno di sangue tra la popolazione, spesso usata come schudi umani dai terroristi.
“Gli Ulema (gli insegnati dell’Islam e della legge Coranica) non potevano contrastare con efficacia il reclutamento delle cellule di Al-Shabaab, essendo quest’ultime più organizzate e presenti a livello capillare tra la comunità somala in America”, spiega Hassan Ali Mohamud.
L’Imam del Minnesota non risparmia accuse al governo americano e ai mass media occidentali. “L’opinione pubblica è stata costantemente bombardata da immagini relative alla militanza islamica ma raramente si è dato risalto e voce alle numerose realtà del Vero Islam, quello che voi definite ‘moderato’. Esiste una potentissima corrente del Vero Islam che sta emergendo nel mondo musulmano che intende trasformare la società con metodi non violenti. Purtroppo questa corrente viene confusa con l’estremismo e impedita di agire. Ad ogni sconfitta del Vero Islam corrisponde il rafforzamento dell’estremismo e del terrorismo. Molti leader moderati, disillusi e frustrati, inziano a provare sentimenti di rancore e odio verso l’Occidente ignorante ed insensibile, abbracciando la lotta armata. Ogni volta che il Vero Islam fallisce il Terrorismo trionfa”.
Hassan Ali Mohamud spiega anche il concetto della Sharia che, secondo la sua visione religiosa, è un'insieme di leggi dettate dal Profeta Maometto per amministrare armoniosamente la società. La Sharia diventa pericolosa solo quando cade nelle errate interpretazioni delle correnti estremiste come Al-Shabaab che commettono un peccato mortale in quanto la Sharia come il Corano non possono essere interpretate ma applicate secondo gli insegnamenti del Profeta.
L’Imam Hassan Ali Mohamud, considerato un duro dell’Islam, ha una lunga storia di militanza che prova il contrario. Dopo l’Undici Settembre fu uno tra i primi Imam a condannare l’attentato terroristico. Opponendosi senza riserve all’invazione Etiope della Somalia nel dicembre 2006, lanciò una campagna popolare contro l’avventura militare etiope nel Corno d’Africa che non fu gradita dalla Casa Bianca, che lo iscrisse nella lista dei leader islamici da tenere sotto osservazione.
L’opposizione all’invazione etiope di Hassan Ali Mohamud non era certamente a favore di Al-Shabaab, come dimostra la condanna pronunciata sensa possibilità d’appello contro il gruppo estremista e la partecipazione al convegno degli Imam somali recentemente organizzata a Mogadiscio. Durante il convegno Hassan Ali Mohamud è stato uno dei principali promotori della Fatwa (editto religioso) contro Al-Shabaab e dell’alleanza di 160 Imam con il governo del presidente Hassan Sheikh Mahmoud per organizzare una controffensiva religiosa alla radicalizzazione islamica proposta da Al-Shabaab, che ha ricevuto l’adesione entusiastica delle principali Mazhab (sette) islamiche del paese.
“Non sono un pericolo per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, né per i miei concittadini americani. Sono un pericolo per ogni forma di estremismo che provenga dai gruppi fondamentalisti islamici o dall’ignoranza e dalla cupidigia per il petrolio di alcuni governi occidentali”, conclude Hassan Ali Mohamud.
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