Siamo una oasi di pace stabilità e democrazia. Il discorso del Presidente della Somaliland

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Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Mag 25

Siamo una oasi di pace stabilità e democrazia. Il discorso del Presidente della Somaliland

A distanza di 23 anni dalla auto proclamata dipendenza dalla Somalia la Somaliland non riesce a farsi riconoscere dalla Comunità Internazionale. Il presidente Ahmed Mohammed Mohamoud Silanyo ha lanciato una campagna di sensibilizzazione internazionale sul tema. Riportiamo la traduzione del suo discorso pubblicato sui maggior quotidiani africani

di Fulvio Beltrami

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Il 18 maggio scorso la Somaliland ha celebrato il ventitreesimo anniversario dell’indipendenza decisa nel maggio 1991 per evitare di essere travolti dalla guerra civile senza fine della Somalia. Il Somaliland, collocato nel nord della Somalia tra Etiopia, Djibouti, la regione somala semi autonoma del Puntland e il Golfo di Aden, detiene gli stessi confini del Protettorato Britannico della Somaliland creato nel 1888 grazie ai trattati tra la corona britannica e Mohamoud Ali Shire  a capo del Sultanato del Warsangali. Dopo il breve periodo di occupazione italiana (1940 – 1941) la Somaliland ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna il 26 giugno 1960. Quando il 01 luglio 1960 i territori italiani della Somalia ottennero a loro volta l’indipendenza le due entità decisero di formare la Repubblica della Somalia.

L’indipendenza attuata nel 1991 non è mai stata riconosciuta a livello internazionale nonostante che i governi di Hargeisa hanno dimostrato la loro capacità, serietà e impegno a porre le basi democratiche per la pace e la stabilità regionali e ricostruito l’economia dopo la breve ma devastante partecipazione alla guerra civile somala. La necessità del riconoscimento del loro stato è diventata una ossessione per la maggioranza dei cittadini della Somaliland eguale a quella dei Palestinesi. Uno dei principali ostacoli al riconoscimento internazionale del paese proviene dall’Unione Africana, restia a riconoscere la nuova nazione per timore che questo possa aprire il vaso di Pandora creando una serie a catena di secessioni nel Corno d’Africa e nel continente in generale.

Pubblichiamo di seguito la traduzione del discorso pronunciato dal presidente Ahmed Mohammed Mohamoud Silanyo durante le celebrazioni del ventitreesimo anniversario dell’indipendenza. Un discorso principalmente rivolto all’Unione Africana.

L’Unione Africana rappresenta una tremenda forza per il nostro Continente. Anno dopo anno la sua autorità e influenza aumentano, provvedendo l’indispensabile piattaforma per lo sviluppo in Africa. Se osserviamo il nostro continente comprendiamo la necessità di un intervento dell’Unione Africana per risolvere le terribili emergenze e accelerare il processo di pace ed integrazione. Per questo motivo sono veramente dispiaciuto di porre sul tavolo un altro problema. Credo che l’Unione Africana non possa piú permettersi di rinviare la decisione di riconoscere la Somaliland come uno stato indipendente e membro. Non è la prima volta che sottomettiamo tale richiesta. Il mio predecessore, Dahir Rayale Kahin la sottomise per la prima volta nel 2005. Il risultato fu che l’Unione Africana inviò una missione in Somaliland per verificare se esistono le condizioni per dichiararla una nazione. La missione ha riscontrato che il nostro progresso era unico nella storia politica africana e aveva raccomandato all’Unione Africana di trovare una soluzione speciale per risolvere questo caso.

Otto anni dopo la Somaliland sta ancora aspettando. Come noi oggi celebriamo il ventitreesimo anniversario di indipendenza, ci viene ancora negato il riconoscimento dal nostro proprio continente. Questo è un problema che riguarda la Somaliland e l’Africa. Il nostro paese ha motivo di celebrare oggi. Dalle rovine di una terribile guerra civile noi abbiamo creato una nazione che è divenuta oasi di pace, stabilità e democrazia in una tormentata regione. Il potere è trasferito pacificamente attraverso elezioni democratiche. Le istituzioni, incluso polizia ed esercito, sono funzionanti. I terroristi nel nostro territorio non possono trovare un rifugio. Nemmeno i pirati che operano al di fuori delle nostre acque territoriali. A causa degli anni di guerra civile in Somalia noi rimaniamo un paese povero, ma che è riuscito a garantire l’educazione gratuita e ricostruire l’economia senza aiuti esterni.

Purtroppo il mancato riconoscimento internazionale rimane un serio ostacolo per il progresso e la nostra speranza di migliorare la vita dei nostri cittadini, poiché rende difficile accedere all’aiuto internazionale e ai prestiti per rafforzare il nostro sviluppo economico. Ci vediamo negati un posto a tavola quando il resto della Somalia è divenuto la principale preoccupazione dell’Unione Africana. Comprendo le ragioni di questa cautela ma dopo 23 anni che stiamo funzionando come uno Stato indipendente è giunto il momento di ottenere il riconoscimento della realtà sul terreno. I nostri cittadini non hanno espresso dubbi su quali futuro desideravano al momento di votare durante il referendum nazionale nel 2001. È importante ricordare che la missione inviata dall’Unione Africana che riconoscere lo statuto della Somaliland non significherebbe aprire il famoso “vaso di Pandora” con il rischio di secessioni a catena in altri paesi.

Uno dei principi di base dell’Unione Africana è l'inviolabilità delle frontiere stabilite durante il periodo coloniale. La richiesta di riconoscimento della Repubblica della Somaliland non contraddice questo principio essendo una ex colonia inglese ben delimitata dal resto della Somalia. Il desiderio di riconoscimento come nazione è piú forte ora che nel 2006. Questi anni hanno evidenziato la nostra capacità di ricostruire il paese fu basi democratiche. Anche le relazioni con la vicina Somalia, di cui abbiamo subito la disastrosa unione per trent’anni, stanno migliorando. È sorta una agenda comune di cooperazione per lottare contro il terrorismo, gli estremismi religiosi e politici, la pirateria, la pesca illegale, le discariche tossiche e radioattive e su altri crimini internazionali. Questa cooperazione è importante non solo per i nostri due paesi ma per il mondo intero. Il Corno d’Africa rimane una fonte di tensioni e conflitti, eppure la Somaliland non potrà continuare giocare il suo ruolo aiutando a costruire la pace e la stabilità se non verrà riconosciuta e accolta dalla Comunità Internazionale.

L’Unione Africana è nata dalle speranze di nuovi paesi che credevano nell’unione continentale per assicurare sviluppo economico e prosperità. Dopo 23 anni la Somaliland ha dimostrato cosa si può ottenere con il duro lavoro e il coraggio di scelte ardue. Ora chiediamo ad alta voce che ci venga concessa la possibilità di entrare come Stato membro dell’Unione Africana in modo che possiamo rafforzare le nostre basi nazionali e contribuire al progresso del Continente. 

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