Senegal. Avanti con i referendum costituzionali

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Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Mar 18

Senegal. Avanti con i referendum costituzionali

Il Senegal è sempre stato considerato uno tra i paesi africani più democratici assieme al Ghana e alla Tanzania. I referendum costituzionali su iniziativa popolare che si svolgeranno tra due giorni, confermano questa convinzione. Primo tra i referendum: ridurre il mandato presidenziale da sette a cinque anni

di Fulvio Beltrami

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Tra due giorni, domenica 20 marzo, i cittadini senegalesi sono chiamati ad esprimersi su 15 referendum di iniziativa popolare. Il più importante è quello riguardante la riduzione del mandato presidenziale da sette a cinque anni. Altri tre referendum riguardano la struttura democratica ed amministrativa del Paese. Il secondo referendum riguarda la modernizzazione del ruolo dei partiti politici per renderli più trasparenti all’interno del contesto democratico, il terzo referendum la partecipazione dei candidati indipendenti alle elezioni, attualmente monopolio esclusivo dei partiti tradizionali. Il quarto referendum riguarda la promozione dei governi locali e lo sviluppo territoriale grazie alla creazione del Alto Consiglio delle Comunità Locali, con l’obiettivo di trasferire maggior potere decisionale ed amministrativo al popolo senegalese.

Il rafforzamento dei poteri popolari è oggetto di altri tre quesiti referendari. Il primo teso a rafforzare i diritti dei cittadini, il secondo tutelare il diritto alla cittadinanza, il terzo porre l’operato del governo sotto il controllo della Assemblea Nazionale. Altri referendum puntano a introdurre nella legislazione del Paese il diritto ad un ambiente sano per combattere l’inquinamento prodotto dalle industrie nazionali e straniere; tutelare la proprietà delle terre per combattere gli espropri (spesso illegali) di terre a poveri contadini attuati da multinazionali agricole in complicità con le autorità locali. Un altro referendum punta alla protezione delle risorse naturali predate dalle multinazionali straniere.

I referendum sono stati proposti da una dozzina di movimenti popolari a cui si sono successivamente aggregati vari partiti politici. Nonostante che tutti i referendum hanno una portata rivoluzionaria nella vita democratica del Senegal, quello sulla durata del mandato presidenziale ha colto l’attenzione della opinione pubblica nazionale. La maggioranza dei cittadini sta esprimendo il suo malcontento verso il presidente Macky Sall che aveva promesso prima e dopo la campagna elettorale del 2012 di ridurre il mandato presidenziale da sette a cinque anni. Dinnanzi alla promessa disattesa il popolo senegalese vuole imporre questa misura tramite arma referendaria. Vi sono molte possibilità che i referendum proposti ottengano il consenso popolare.

Per tutelarsi, il presidente Sall ha annunciato lo scorso 16 marzo che il passaggio da sette a cinque anni di presidenza verrà applicato solo a partire dal 2019, quando finirà il suo mandato e si convocheranno nuove elezioni. Un dettaglio non di poco conto. Se il referendum dovesse ottenere la vittoria dei si e la riforma costituzionale fosse applicabile immediatamente, il paese dovrebbe organizzare le elezioni presidenziali alla fine di quest’anno o nei primi mesi del 2017.

Macky Sall è considerato nel Continente e a livello internazionale con un ottimo leader politico e raro esempio di presidente democratico in Africa. Giunto al potere nel 2012 dopo aver sconfitto al secondo turno l’ex presidente Abdoulaye Wade, Sall può vantare un positivo bilancio nella gestione del Paese nei primi cinque anni del suo mandato. Prematuro porre l’attenzione di una sua candidatura alle prossime elezioni per ottenere un secondo mandato.

L’altro Paese africano che è ricorso al referendum su iniziativa popolare per attuare riforme costituzionale è il Rwanda dove la maggioranza della popolazione ha votato per eliminare il limite presidenziale fissato a due mandati per permettere al leader rivoluzionario Paul Kagame di accedere ad un terzo mandato. Il simile referendum condotto nel Congo Brazzaville non può essere preso come esempio, trattandosi di un stratagemma ideato dal presidente congolese Denis Sassou Nguesso probabilmente su consiglio dei suoi padrini e protettori francesi.

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