Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Apr 1
di Fulvio Beltrami
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Abbiamo una buona notizia.
RTLM si attivò immediatamente subito dopo la morte del Presidente Habyariamana nella notte tra il 5 e il 6 aprile, divenendo lo strumento più importante per coordinare il genocidio. Subito iniziarono incitamenti a massacrare tutti i tutsi ripetuti 24 ore su 24.
“Tagliate i piedi ai bambini tutsi cosi’ cammineranno sui loro ginocchi per tutta la vita”; “Uccidete le ragazze tutsi così non ci saranno future generazioni di scarafaggi”. Questi sono alcuni esempi dei messaggi trasmessi da RTLM durante l’olocausto con il compito di galvanizzare i genocidari.
Fin dai primi giorni fu evidente che RTLM aveva abbandonato lo stadio della propaganda all’odio etnico per concentrarsi sulla gestione dell’olocausto.
Le milizie genocidarie e i soldati incaricati del genocidio erano organizzati in gruppi d’azione composti dai 10 ai 20 uomini. All’interno di ogni gruppo d’azione venivano individuati i membri più fanatici e leali alla causa che ricevevano delle radioline FM acquistate in Cina assieme ad uno stock di dieci paia di pile. Ricevevano anche un kit di trasmissione militare composto da ricetrasmittenti.
Avevano il compito di essere permanentemente sintonizzati sulla radio RTLM per seguire le istruzioni e galvanizzare i compagni sull’ascolto delle trasmissioni che incitavano e giustificavano il genocidio.
Grazie alle ricetrasmittenti avevano anche il compito di informare il centro operativo del CDR di ogni situazione riscontrata sul campo: quanti tutsi e hutu moderati erano stati uccisi, se qualcuno era scappato e in quale direzione, notizie di hutu che nascondevano dei tutsi nelle loro case, atti di ammutinamento da parte di civili hutu che si rifiutavano di uccidere i tutsi, i movimenti della UNAMIR e la presenza di eventuali giornalisti stranieri.
RTLM si trasformò in un’immensa ed efficace centrale di direzione del genocidio che riusciva a coprire la maggioranza del paese. Nelle zone rurali dove il segnale della RTLM era debole, il compito fu affidato alle due radio etniche gemelle: Radio Rutomorangino e Radio Democrazia.
Il centro operativo del CDR raccoglieva in tempo reale tutte le notizie provenienti dal terreno e le trasferiva alla redazione RTLM affinché fossero diffuse per radio.
I messaggi trasmessi da RTLM venivano considerati degli ordini ed eseguiti immediatamente.
RTLM trasmetteva anche le liste della morte aggiornandole costantemente. Inutile specificare che gli aggiornamenti riguardavano le vittime già uccise.
Ecco alcuni brani di trasmissioni andate in onda nel mese di aprile 1994 e conservati presso l’archivio del Tribunale Internazionale contro i Crimini in Ruanda.
“Abbiamo un bella notizia! I seguenti traditori hutu sono da uccidere: il signor Sebucinganda, la signora Laurencia Kura, moglie di Gakenyeri. Vivono nel settore nord di Butete. Anche il Consigliere del quartiere di Butete é un complice dei tutsi. Cercatelo e uccidetelo. Non perdete tempo a cercare Gakenyeri. E’ stato già ucciso dai valorosi camerati che lo hanno sorpreso nelle vicinanze del mercato centrale mentre cercava di fuggire. ”
“Dove portare machete, lance, frecce, zappe, badili, bastoni chiodati, ferro elettrico, fil di ferro, pietre e, con ordine, calma e amore, cari ascoltatori, dovete uccidere tutti I tutsi ruandesi. Cari ascoltatori, signore e signori: aprite bene i vostri occhi. Quelli tra voi che vivono lungo le strade di periferia, devono vigilare perché ci sono dei spilungoni, quelli che vi volevano dominare, che stanno cercando di scappare per rifugiarsi nella foresta. Intercettateli e uccideteli. ”
“Il traditore August Bizima si é rifiutato di uccidere dei tusti nel mercato centrale ed é fuggito. Cercatelo e abbattetelo. Ma prima di tutto andate ad uccidere sua moglie e i suoi bambini. Abitano a Butete vicino alla alimentazione Etoile. Non potete sbagliare.”
Paradossalmente le trasmissioni della radio RTLM hanno salvato delle vittime.
Gli ordini con tanto di nomi, indirizzi e altri particolari utili erano trasmessi per radio poiché il CDR aveva l’obiettivo di sterminare in breve tempo tutti i tutsi presenti nel paese mentre le forze armate cercavano di fermare l’avanzata dei ribelli FPR, per lanciare una contro offensiva.
Il governo genocidario ormai in mano alla “amabile maestrina” Agathe Habyariamana e ai suoi parenti e amici, sperava di poter sconfiggere il FPR rispedendolo in Uganda e nello stesso tempo di eliminare tutti i tutsi nel paese, risolvendo una volta per tutte le noie di questi “scarafaggi”.
Come le milizie erano permanentemente all’ascolto di RTLM anche le vittime lo erano. In varie occasioni tutsi e hutu sono potuti scappare e nascondersi perché avevano ascoltato il loro nome e l’indirizzo della loro casa durante le trasmissioni.
Radio Machete ad oltranza.
Quando i ribelli del FPR riuscirono a bombardare e a distruggere parzialmente la stazione radio RTLM a Kigali nel 17 aprile 1994, i giornalisti genocidari si impossessarono dell’equipaggiamento della Radio Televisione Nazionale del Ruanda per continuare le loro trasmissioni dal bunker della sede RTLM
I giornalisti della RTLM misteriosamente ricevettero un equipaggiamento di radio trasmissione mobile ed un furgone, potendo cosi’ trasformare RTLM in una radio mobile e continuare le loro trasmissioni dopo la caduta di Kigali.
Un’inchiesta dell’attuale governo ruandese contiene indizi su chi fornì l'attrezzatura di radiodiffusione mobile e il furgone. Secondo questi indizi furono esperti militari francesi.
Radio Televisione Libera Mille Colline continuò le sue trasmissioni seguendo il governo genocidario, l’esercito e le milizie durante la loro ritirata, prima a Butare e successivamente a Gisenyi, la città frontaliera congolese di Goma, capoluogo della Provincia del Nord Kivu.
Inspiegabilmente RTLM circolava e trasmetteva indisturbata proprio nell’area della zona di sicurezza della operazione “umanitaria” dell’esercito francese: l’operazione Tourquoise.
RTLM continuò a lanciare appelli a favore del genocidio, concentrandosi contemporaneamente a convincere la popolazione hutu a rifugiarsi nel vicino Zaire, informandola di falsi massacri compiuti dai guerriglieri del FPR contro i civili hutu. La minoranza dei civili hutu che non diede ascolto alle notizie diffuse da RTLM e decise di non rifugiarsi nello Zaire, fu abbattuta dall’esercito e dalle milizie sotto accusa di essere dei traditori.
Queste notizie di falsi massacri diffuse da Radio Mille Colline rappresentano tutt’oggi le prove più “credibili” possedute dagli oppositori al Governo Ruandese fuggiti all’estero causa le loro azioni commesse durante i 100 giorni. Queste prove sostengono anche la propaganda del doppio genocidio diffusa in Europa da vari missionari e clero cattolico occidentale presenti in Rwanda all’epoca del genocidio.
Durante la liberazione del Rwanda si registrarono casi di massacri da parte di qualche unità del Fronte Patriottico Ruandese ma rimasero circoscritti e nella misura del possibile puniti. Si registrano vari casi in cui i Commissari Politici comandarono il plotone di esecuzione per abbattere i soldati rei di aver compiuto eccidi sulla popolazione civile non armata. Le consegne del Fronte Patriottico Ruandese erano rigide e non ammettevano interpretazioni. Nessuna violenza sui civili. Chi veniva sorpreso a rubare, stuprare, seviziare e uccidere i civili veniva abbattuto sul posto.
Questa ferrea disciplina era stata appresa dal National Revolutionary Army ugandese guidato dal giovane Yoweri Museveni durante gli anni della guerriglia prima della conquista del potere avvenuta nel 1987. Molti miliziani ruandesi del FPR avevano partecipato alla guerra di liberazione in Uganda.
Yoweri Museveni impose questa disciplina con l’obiettivo di conquistare il cuore della popolazione. All’epoca di orientamento politico marxista, Museveni, aveva compreso che la vitale necessità di ottenere il supporto popolare alla sua guerriglia.
RTLM fu attiva in Ruanda fino alla completa ritirata dei genocidari nell’allora Zaire. Dopo di ché le sue trasmissioni (ormai sporadiche) furono messe in onda nella città congolese di Goma fino al settembre 1994 e dirette ai grandi campi profughi per i ruandesi installati nelle vicinanze della città.
Evidentemente per i militari francesi dell’operazione “umanitaria” Tourqoise, non era una priorità’ oscurare le trasmissioni di Radio Machete impedendole di contribuire alla morte di altri innocenti.
Il ruolo giocato da RTLM nel costringere la popolazione ruandese hutu a rifugiarsi nello Zaire sotto tutela del governo e dell’esercito genocidario, molto probabilmente rientrava nei piani dell’Eliseo.
The Media Trial (Il processo ai Media)
Nel 2003 il Tribunale Internazionale per i Crimini in Ruanda allestì un processo contro i mass media ruandesi accusati di aver contribuito all’olocausto.
Il processo, noto come Media Trial (Il processo ai Media), fu il primo processo contro i mezzi di informazione implicati in atti di genocidio dopo quello contro la propaganda nazista svoltosi a Norimberga.
Il Tribunale investigò e processò tutti i responsabili diretti e indiretti che spinsero la popolazione hutu a commettere il genocidio attraverso la manipolazione dell’informazione.
Nahimana e Barayangwiza (i direttori della RTLM) furono condannati assieme al fondatore del giornale Kangura, Hassan Ngeze all’ergastolo per avere direttamente incitato la popolazione a commettere il genocidio.
La giuria riconobbe che la morte del Presidente Habyariamana fu il detonatore del genocidio ma la propaganda della RTLM e del giornale Kangura furono il proiettile dell’arma genocidaria.
Diversa la sorte dell’italo belga Georges Raggiu. Fu arrestato il 23 luglio 1997 a Mombasa, in Kenya, e trasferito al Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda a Arusha.
Convertito all’Islam durante il suo soggiorno in Kenya si presenterà al tribunale sotto il nome di Georges Omar Ruggiu. Inizialmente si proclama non colpevole per poi accettare di collaborare con il Tribunale fornendo informazioni sulle attività della RTLM e sulla presenza di militari francesi camuffati da mercenari che gestirono le attività militari e genocidarie durante l’olocausto.
Grazie a questa collaborazione Ruggiu si evitò il processo “Media Trial”. Il primo giugno 2000 fu condannato in separata sede a 12 anni di reclusione.
Incarcerato in Tanzania dove sconterà i primi 8 anni della pena, fu estradato in Italia nel febbraio 2008 grazie ad un accordo sull’esecuzione della pena firmato tra il governo italiano e le Nazioni Unite.
Seguendo gli insani principi instaurati Regime italiano dell’epoca (noto per l’assenza totale dei valori civili), Berlusconi non rispettò gli accordi e Georges Raggiu fu liberato il 21 aprile 2009, due anni e dieci mesi prima del termine della condanna previsto per il giugno 2012.
L’intervento della giustizia italiana sul dossier Raggiu rimane ancora non del tutto chiaro. Il genocidario bianco era cittadino belga dalla nascita. Sarebbe stato più logico che la giustizia belga fosse intervenuta rispetto a quella italiana. Al contrario il governo belga non reagì.
Esperti regionali africani sostengono che il governo italiano avrebbe agito su procura del governo belga e francese per ottenere l’estradizione di Raggiu per poi liberarlo in Italia prima del termine naturale della sua pena.
Le registrazioni di RTLM conservate in un posto sicuro.
Le registrazioni di RTLM sparirono nel nulla, privando la giustizia ruandese e a quella internazionale di importantissime prove per incriminare i colpevoli. Solo alcuni frammenti o registrazioni arrivarono nelle mani della Corte Internazionale dei Crimini in Rwanda. Nel mistero della loro sparizione compare ancora il ruolo della Francia.
Georges Ruggiu, l’italo belga incaricato delle trasmissioni in francese alla RTLM prima e durante il genocidio, fornì al Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda la sua versione dei fatti.
Secondo i verbali del processo, Ruggiu dichiarò di aver consegnato l'integralità degli archivi della RTLM a degli agenti militari francesi prima di fuggire da Kigali, ormai in mano ai ribelli.
Gli archivi erano composti da due casse piene di documentazione scritta e audio di quattro mesi di trasmissione della radio che coprivano i due mesi precedenti al genocidio e due mesi dell’olocausto: aprile e maggio 1994.
“Ho consegnato gli archivi della RTLM a questi militari francesi perché mi avevano informato che stavano rientrando nello Zaire, piú precisamente nel Palazzo del Presidente Mobutu a Gabolite. – dichiarò Georges Ruggiu davanti al giudice – A Gabolite si era rifugiato Papia Ngaboyamahina, un ruandese-belga che doveva prendere in consegna gli archivi per conservarli in un posto sicuro.”
Georges Ruggiu spiegò al Tribunale che da allora non aveva più avuto notizie dei famosi archivi, ignorando che fine fecero.
Anche se alcuni mass media occidentali all’epoca hanno messo in dubbio le dichiarazioni di Georges Ruggiu, resta il fatto che importanti prove contro RTLM e i suoi finanziatori sono sparite, aggiungendo un altro ostacolo alla sete di giustizia dei sopravvissuti all’olocausto, forse, con il sollievo di molti politici e militari occidentali che furono implicati nella Sohah Africana e che hanno tutto l’interesse che la verità non sia mai scoperta.
Radio Mille Colline fu il primo esempio dell’efficacia dei media nel deformare la realtà dei fatti per creare una realtà parallela modellata da specifiche esigenze politiche. Radio Machete può essere considerata la scuola dei giornalisti e dei fotoreporter moderni privi di scrupoli che diffondono falsificazioni e disinformazioni, come quelle avvenute nelle guerre in Iraq e Afganistan o l’attuale informazione-propaganda sulla guerra in Siria.
Radio Mille Colline ha creato anche una fobia sui mezzi di informazione che ancora oggi influenza le relazioni tra il Governo Ruandese e i media nazionali che hanno attuato un codice interno di autoregolamentazione . A volte il confine tra questo codice e l’auto censura é molto labile.
Il Governo Ruandese é stato varie volte accusato di reprimere i media nazionali e i giornalisti stranieri.
L’ultima settimana di marzo 2014 il Rwanda ha deportato un giornalista free-lance americano Steve Terrill accusato di attività eversiva contro il Paese. Una decisione che ha scatenato vive proteste di Reporters without Borders che accusa Kigali di “Mancanza di trasparenza e di inaccettabile repressione e intimidazione dei giornalisti che vogliono proporre una informazione indipendente sul Rwanda”.
Il Rwanda é al 162simo posto sui 180 Paesi presi in considerazione per la libertà di stampa.
Occorre comunque far notare che sul web vi sono molti siti di informazione della diaspora ruandese che incitano all’odio razziale e al genocidio. Molti di questi siti hanno il domino in Europa, sopratutto in Francia e Italia e non vengono chiusi nonostante che la Costituzione Europea vieta ogni forma di odio razziale e istigazione al genocidio.
Ci vorrà ancora un decennio o due affinché le autorità ruandesi superino lo shock della Informazione Genocidaria ed comprendano la necessita' di assumere un atteggiamento più rilassato rispetto agli odierni media ruandesi che hanno sufficientemente provato di non essere legati a queste perverse logiche naziste. Il processo della completa libertà di stampa in Rwanda é un processo lento come quello della cicatrizzazione delle ferite inflitte all’anima di un intero popolo.
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