Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
TAGS
BLOGROLL
Mar 28
di Fulvio Beltrami
Tweet | Condividi... |
“Oggi domenica 19 giugno 1994. Sono le 16.22 nel bunker della RTLM. Avviso a tutti gli scarafaggi in ascolto! Il Rwanda appartiene a coloro che lo difendono realmente. E voi , scarafaggi, voi non siete ruandesi. Tutti ora si sono sollevati per combattere questi scarafaggi. I nostri militari, i giovani, i vecchi, perfino le donne. Gli scarafaggi non avranno scampo. La nostra fortuna e’ che I tutsi non sono numerosi. Avevamo stimato che fossero il 10% della popolazione. Ormai sono solo l’8%. Rallegriamoci, amici miei! Gli scarafaggi sono stati sterminati! Rallegriamoci, amici miei. Dio non e’ mai ingiusto. Se sterminiamo definitivamente gli scarafaggi nessuno al mondo ci verrà’ a giudicare”.
Estratto di una registrazione di Radio Televisione Libera Mille Colline il 19 giugno 1994.
Radio Televisione Libera Mille Colline (RTLM) fu fondata nel giugno 1993 dalla Coalizione per la Difesa della Repubblica (CDR), la corrente estremista Hutu Power all’interno del Governo creata dalla First Lady Agathe Habyariamana. Ufficialmente l’obiettivo di questa nuova radio (la prima radio indipendente nel paese) era quello di creare uno sviluppo armonioso della società ruandese. Il vero obiettivo era diffondere la propaganda dell’odio etnico seguendo le linee guida del manifesto “i dieci comandamenti hutu” contribuendo alla preparazione della soluzione finale.
I fondatori della RTLM erano tutti membri di primo piano del CDR e stretti familiari del Presidente Habyariamana a cominciare da sua moglie: Agathe Habyariamana. Gli altri fondatori erano: Félicien Kabuga, (sua figlia aveva sposato uno dei figli del Presidente: Jean-Pierre Habyariamana), Ferdinand Nahimana e Jean-Bosco Barayagwiza (cugini della moglie del Presidente, ideatori del documento I dieci comandamenti hutu e con importanti contatti al Vaticano). A quest’ultimi due fu affidato la direzione della RTLM.
Il popolare cantante ruandese Simon Bikindi collaborò gratuitamente con RTLM, scrivendo e cantando canzoni anti tutsi che invitavano la popolazione a compiere il genocidio.
Kantano Habimana fu il più famoso, perverso ed ascoltato DJ della radio.
Per le trasmissioni in francese fu scelto un belga di origini italiane: Georges Ruggiu, che si distinse per un ossessivo incitamento alla violenza e all’odio contro i tutsi, gli hutu moderati, i belgi e il comandante della forza di pace ONU in Ruanda (UNAMIR): il generale dell’esercito canadese Romeo Dellaire.
Gli estremisti del Hutu Power crearono la RTLM con l’obiettivo di dotarsi di uno strumento di propaganda che sfuggisse ai controlli e alle restrizioni degli accordi di pace di Arusha (Tanzania) per una spartizione del potere tra il regime di Habyariamana, i partiti di opposizione e il Fronte Patriottico Ruandese (FPR).
A seguito di questi accordi la Radio Televisione Nazionale Ruandese era stata dotata di una amministrazione mista che comprendeva elementi dell’opposizione e del FPR ed era monitorata da esperti delle Nazioni Unite che avevano il compito di assicurarsi che nessun messaggio di odio etnico fosse veicolato.
La tattica mediatica della RTLM era di spargere benzina sulle tensioni sociali esistenti in Ruanda, goccia dopo goccia, per contaminare la mente della popolazione ed incendiare l’intero paese al momento opportuno.
RTLM collaborò strettamente con il giornale anti tutsi Kangura tutsi fondato da Hassan Ngeze. La punta di diamante della propaganda di odio razziale del giornale era il documento “I dieci comandamenti hutu” che fu l’evoluzione del Manifesto Bahutu verso la soluzione finale.
Gli stessi membri del CDR che fondarono la RTLM attivarono altre due radio con l’obiettivo di diffondere il più possibile l’odio razziale sull’intero territorio nazionale: la Radio Rutomorangino e la Radio Democrazia, operanti soprattutto all’interno del paese.
Nel 1994 la maggioranza della popolazione ruandese era analfabeta e la radio era il mezzo d’informazione più popolare. Tutto quello che veniva diffuso tramite la radio veniva considerato come verità assoluta. Spesso per rafforzare le proprie convinzioni, idee e versioni dei fatti, la gente orgogliosamente affermava: “lo hanno detto anche alla radio”.
Oggi in Ruanda nessuno pronuncia più questa frase a causa del ruolo nefasto che giocarono le radio “libere” durante l’olocausto.
In questa situazione RTLM ebbe rapidamente un violento impatto sulla società ruandese già vittima di una propaganda di supremazia razziale da quasi quarant’anni.
Ottobre 1993 l’escalation della Radio Machete.
La RTLM conquistò gli ascoltatori e aumentò prestigio e credibilità grazie alla morte del Presidente Burundese hutu Melanchoir Ndadaye, assassinato il 21 ottobre 1993 durante un colpo di stato organizzato dall’esercito a maggioranza tutsi.
RTLM approfittò dell’inattesa notizia per lanciare una violenta campagna anti tutsi in Ruanda, basata sul complotto regionale tutsi. Secondo la RTLM l’assassinio di Ndadaye rientrava nel piano tutsi sulla regione dei Grandi Laghi.
Il piano regionale, secondo la propaganda Hutu Power, consisteva nella progressiva conquista della Regione dei Grandi Laghi. Dopo aver conquistato il potere in Uganda grazie a Museveni e alla sua tribù: i Banyangole di origine tutsi, secondo la teoria, doveva seguire la presa del potere in Ruanda per porre le basi della supremazia tutsi nella regione dei Grandi Laghi.
L’obiettivo finale era la conquista dello Zaire e la supremazia politica della Comunità dell’Africa dell’Est grazie alla alleanza con il Presidente Keniota Arap Moi e della sua tribù i Kalengine, anche essa di origini tutsi.
Il colpo di stato in Burundi e l’assassinio del Presidente Ndadaye era stato necessario per rafforzare nella regione la supremazia razziale dei tutsi contro gli hutu e le popolazioni bantu in generale.
Nei giorni che seguirono l’assassinio di Ndadaye estremisti hutu ruandesi attaccarono i tutsi in varie parti del Rwanda uccidendone quaranta a Gyangugu, venti a Butare e Rehengeri, diciassette a Gisenyi e tredici a Kigali. L’ondata di violenza forzò centinaia di tutsi ad abbandonare queste città per rifugiarsi nelle campagne.
Durante questi massacri Alphonse-Marie Nkubito giudice e attivista dei diritti umani di origini hutu fu accusato da RTLM di difendere i tutsi e di essere un loro complice. A causa di questa propaganda Nkubito fu assassinato a Kigali da una folla di estremisti hutu.
Questo episodio fu il primo segnale della capacità di mobilitazione delle masse che la radio RTLM possedeva.
Radio Machete, consapevole dell’influenza che aveva sull’opinione pubblica, si concentrò a rafforzare l’odio etnico e a porre le basi per il genocidio.
Nel novembre 1993 accusò il Primo Ministro, Agathe Uwilingiyimana e il Primo Ministro designato Faustin Twagiramungu (due hutu moderati) di essere complici del Fronte Patriottico Ruandese (FPR), invitando la popolazione ad ucciderli. Entrambi furono uccisi dalla guardia presidenziale durante i primi giorni del genocidio.
Nel Dicembre 1993 la RTLM mise in onda una nuova trasmissione: ‘amakuru ashyushye‘ (Abbiamo notizie calde).
Nonostante che poche registrazioni dei programmi della RTLM sono state ritrovate questa trasmissione era basata sull’incitamento diretto al genocidio abbandonando i messaggi in codice discretamente utilizzati durante le trasmissioni prima dell’assassinio del Presidente Burundese.
“Noi hutu dobbiamo dimostrare ai tutsi che siamo forti. Voi hutu dovete essere vigilanti e attaccare per primi se non volete seguire la stessa sorte dei vostri fratelli burundesi” , questo era uno dei messaggi più ricorrenti nella tristemente famosa trasmissione.
Durante tutte le trasmissioni della RTLM, comprese le hit parade musicali, cominciarono a essere diffuse liste di nomi prevalentemente tutsi e hutu moderati seguite dal sinistro invito di ricordarsi di questi nomi.
Membri dell’opposizione hutu e la missione di pace ONU in Rwanda: UNAMIR, diventarono i bersagli favoriti della RTLM che invitava la popolazione a eliminare questi traditori e i loro complici stranieri.
Secondo RTLM non vi era cosa peggiore che un hutu che “non ricorda la rivoluzione del 1959”. La radio intensificò gli appelli alla violenza contro gli hutu moderati, particolarmente a causa delle loro buone relazioni con i tutsi. Gli hutu moderati divennero così odiati che durante il genocidio dopo il loro massacro venivano distrutti i loro beni invece di rubarli.
Gli attacchi della RTLM contro la UNAMIR erano personalizzati e diretti contro il Generale Dallaire accusato di essere un collaboratore del FPR, amico di Paul Kagame e di privilegiare i rapporti sessuali con prostitute tusti al suo mandato di gestire in modo neutrale la UNAMIR per il rafforzamento della pace nel paese.
Tra il 17 e il 21 dicembre 1993 RTLM mise in onda una serie di trasmissioni per convincere che la minoranza tutsi deteneva le redini economiche del paese ed erano la causa diretta della povertà della maggioranza hutu. L’obiettivo di questa accusa era di rafforzare l'ostilità popolare contro i tutsi.
Nonostante la presenza di qualche business man importante di origine tutsi, la maggioranza di questo gruppo sociale viveva nelle campagne nelle stesse condizioni di povertà che gli hutu. La vera causa della crisi economica che stava distruggendo il paese era il controllo sull’economia esercitato dalla mafia dei militari e dei grandi uomini d’affare vicini alla famiglia del Presidente Habyariamana con il sostegno diretto della Francia, Banca Mondiale e FMI.
A seguito degli accordi pace di Arusha (Tanzania) un battaglione armato del Fronte Patriottico Ruandese fu stanziato a Kigali con il compito di proteggere i politici del FPR che dovevano fare parte del Governo di Coalizione assieme a Habyariamana.
Quando il battaglione del FPR arrivò a Kigali il 28 dicembre 1993, RTLM in un primo momento diffuse la falsa notizia che le truppe del FPR stavano attaccando la città. A notizia smentita, invitò la popolazione a prendere nota di tutti quelli che fossero in strada per acclamare il battaglione del FPR. Occorreva regolare i conti con questi traditori al momento opportuno.
Il battaglione, nonostante che non possedesse le capacità militari necessarie per lanciare un’offensiva contro l’esercito governativo e conquistate la capitale ponendo fine al genocidio, resistette ai ripetuti attacchi dell’esercito genocidario e della guardia presidenziale per due mesi fino alla presa della capitale da parte del FPR.
Durante la sanguinosa battaglia di Kigali il battaglione fu in grado di lanciare un’offensiva a sorpresa grazie all’indebolimento delle forze governative aprendo un secondo fronte ed assicurando la vittoria al movimento di liberazione di Paul Kagame.
Il 21 gennaio 1994 RTLM diffuse la notizia che due oppositori moderati hutu: Faustin Twagiramungu e Landould Ndasingwa stavano preparando un complotto per assassinare il Presidente Habyariamana. RTLM invitò la popolazione a massacrarli. La sentenza a morte fu prontamente eseguita.
Dal gennaio 1994 RTLM rafforzò la propaganda per far credere che tutti i tutsi erano dei guerriglieri del FPR comprese donne e bambini, invitando a massacrarli prima che fosse troppo tardi.
Contemporaneamente RTLM cominciò a sostenere che gli accordi di Arusha erano in realtà’ una trappola dei tutsi per neutralizzare la rivoluzione del Hutu del 1959, invitando la popolazione a fare pressioni sul Presidente Habyariamana affinché interrompesse i negoziati in corso.
A partire da febbraio 1994 RTLM creò una trasmissione riservata esclusivamente a Robert Kajuga, uno dei tre leader delle milizie genocidarie Interahamwe, offrendogli la possibilità di trasmettere appelli alla popolazione per arruolarsi nella milizia e ad intraprendere il genocidi.
Le nuove tecniche mediatiche applicate da RTLM
Fino alla comparsa di RTLM la radio televisione ruandese basava le sue trasmissioni sulla diffusione di comunicati governativi, bollettini di informazione e di musica africana ed europea.
RTLM rivoluzionò il concetto di radio. Si basava su tecniche allora innovative che comprendevano trasmissioni informali e non strutturate su vari soggetti condotte come se si trattassero di conversazioni popolari fatte nei bar.
Introdusse anche il concetto della partecipazione degli ascoltatori che potevano telefonare alla radio per esprimere le loro idee, salutare amici e parenti, dedicare delle canzoni. La partecipazione degli ascoltatori fu elevata.
All’inizio membri delle milizie genocidarie si camuffavano da semplici ascoltatori e diffondevano interventi pieni di odio etnico precedentemente concordati con la redazione della radio. Dopo qualche mese non ci fu più bisogno di questa messa in scena. La popolazione, incoraggiata, spesso interveniva alla radio in maniera spontanea per lanciare messaggi di odio razziale diretti ai loro vicini o violente critiche ai politici hutu moderati.
Le trasmissioni della RTLM erano crude e utilizzavano le espressioni comuni della strada, spesso le più volgari. Ad esclusione della trasmissione in francese condotta dall’italiano George Ruggiu tutte le trasmissioni della RTLM erano rigorosamente in Kinyaruanda.
Queste tecniche mediatiche davano l’impressione agli ascoltatori che RTLM fosse una radio vicina al popolo e che esprimesse il loro pensiero a volte terribile ma genuino.
I messaggi di odio etnico e l’incitamento alle violenze erano così frequenti su RTLM che la popolazione la rispettava e la temeva allo stesso tempo accettando di ascoltare costantemente la propaganda Hutu Power.
Questo permise di far entrare il veleno dell’odio razziale nelle menti di milioni di ruandesi.
Il target principale della RTLM erano i giovani, i disoccupati e i criminali comuni, che ben presto si trasformarono in avidi fans.
Conquistare il cuore dei giovani era vitale visto che componevano la maggioranza delle milizie genocidarie.
É incredibile constatare che queste tecniche innovative di comunicazione di massa erano attuate da una serie di giornalisti non professionali, alcolizzati e drogati.
Il giornalista Noël Hitimana fu licenziato dalla Radio Televisione Nazionale per problemi di alcolismo. Assunto da RTLM diventò la star dell’informazione della radio.
Un’altra star dell’informazione di RTLM, Ferndinand Nahimana, soffriva da diversi anni di alcolismo ed era drogato. Durante le trasmissioni informava gli ascoltatori che stava tirando cocaina.
Kantano Habimana, il più’ famoso DJ della RTLM, durante le sue trasmissioni di musica amava avere rapporti sessuali con delle prostitute. Durante la messa in onda, tra una canzone alla moda e un incitamento all’odio razziale, esigeva che fosse trasmesso l’audio dei suoi amplessi sessuali.
Le oscenità pronunciate dal DJ o dalle prostitute divenivano il cuore della trasmissione tra le più ascoltate tra i giovani.
Un’altra giornalista, Valérie Bemeriki, era un membro degli Interahamwe. Lavorò presso la RTLM fino al gennaio 1994 quando si licenziò per partecipare ad un corso di addestramento militare organizzato da istruttori militari francesi e divenne una coordinatrice “sul campo” del genocidio.
Anche l’italo belga Georges Ruggiu, star delle emissioni in francese, quando in[zió a lavorare per la RTLM nel gennaio 1994 non aveva nessuna esperienza di giornalismo.
RTLM assumeva la feccia della società trasformandola in giornalisti e DJ amati dagli ascoltatori. Il direttore di RTLM amava citare la frase di Hitler in Mein Kampf: “Tutte le propagande per essere popolari devono adattare il loro livello spirituale e culturale alla percezione della fascia meno intelligente degli ascoltatori che intendono indirizzarsi”.
L’idea offerta dal leader nazista e messa in pratica da RTLM fu successivamente riprodotta per la prima volta in Europa in Italia grazie a Mediaset. L’obiettivo di Mediaset non era certo la diffusione di propaganda genocidaria ma la promozione della “cultura” propagata dal suo padrone leader politico: Silvio Berlusconi.
L'opposizione alla RTLM.
Nonostante che la maggioranza del governo approvava ed appoggiava l’operato della RTLM, alcuni parlamentari e Ministri hutu si opposero a questa radio chiedendo che venisse oscurata.
I maggiori attivisti per la chiusura della radio, tutti hutu morati, furono: Jean Marie Vianney Higiro (direttore dell’Ufficio di Informazione del Ruanda); Faustin Rucogoza (Ministro dell’informazione); Alphonse Marie Nkubito e Francois Xavier Nzanzuwera procuratori a Kigali.
Il 25 ottobre 1993 il Ministro dell’Informazione pubblicò un documento dove si accusava RTLM di odio etnico e incitamento a massacri attraverso:
• L’assimilazione dei civili tutsi ruandesi con i guerriglieri del FPR provenienti dall’Uganda.
• La falsa idea che il FPR fosse responsabile di tutti i problemi economici del paese.
• Di ridurre i problemi politici del Rwanda in un scontro etnico tra hutu e tutsi.
• La diffusione dell’idea che tutto il male e le sofferenze dei ruandesi fossero causate dai tutsi.
Subito dopo la pubblicazione di questo documento d’accusa, il Ministro dell’Informazione intimò alla RTLM di smettere immediatamente questa propaganda di odio etnico se non voleva subire l’oscuramento della radio.
Il governo e lo stesso Presidente Habyariamana si opposero al Ministro dell’Informazione rendendo nulla la sua decisione.
Nel dicembre 1993 in gruppo di ufficiali dell’esercito governativo indirizzò una lettera al comandante della UMANIR, il Generale Dallaire, avvertendo del pericolo della RTLM, secondo loro, trasformata in un organo di propaganda per esecuzioni di avversari politici e massacri di massa.
Sempre nel dicembre 1993 anche il Primo Ministro Agathe Uwilingiyimana denunciò l'operato della RTLM teso a propagare l’odio etnico nel paese.
Nonostante che queste prese di posizione non furono sufficienti per fermare l’operato della RTLM, furono prove evidenti che lo scontro etnico tra hutu e tutsi era un’invenzione della propaganda del Hutu Power.
All’interno della maggioranza della popolazione hutu, una percentuale significativa rifiutava la logica dello scontro razziale privilegiando lo scontro politico, ben conscia che il nemico del Ruanda non erano i tutsi ma il regime di Habyariamana.
Questa opposizione all’estremismo hutu fu fatta propria da vari politici di origine hutu che, purtroppo, non ricevettero il necessario appoggio da parte della Comunità Internazionale. Nessuna pressione seria fu fatta sul governo affinché chiudesse Radio Machete, ne da parte della UNAMIR ne da parte delle varie ambasciate occidentali in Rwanda.
Durante l’olocausto le ridotte forze della UNAMIR non avevano nessuna capacità militare per attaccare la radio genocidaria. Il contingente militare franco belga che intervenne per evacuare gli espatriati occidentali ed esponenti del CDR non fece nessun tentativo per distruggere la radio che era il principale mezzo organizzativo del genocidio, affermando che operazioni militari dirette non facevano parte del mandato.
Membri hutu moderati del governo e dell’opposizione furono lasciati senza scorta ed abbandonati al loro destino.
Solo due di essi sono miracolosamente scampati al genocidio: Nsanzuwera e Nkubito. Durante l’olocausto si nascosero nel hotel Mille Colline a Kigali e successivamente a Kabuga dove ricevettero l’aiuto internazionale per abbandonare il paese. Furono gli unici oppositori che la radio RTLM non riuscì ad abbattere.
© Riproduzione riservata
9617 visualizzazioni