Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Feb 22
di Fulvio Beltrami
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20 febbraio 2014. Rabat. Migliaia di studenti hanno indetto un'imponente manifestazione nella capitale del Regno del Marocco per protestare contro il Re Mohammed VI.
Il movimento studentesco: Movimento 20 Febbraio, che ha preso il nome dalla data di inizio delle proteste, informa che la manifestazione di ieri è tutt’altro che uno sfogo della loro frustrazione, ma un movimento determinato a porre radicali cambiamenti all’interno della Monarchia.
Disoccupati, attivisti dei diritti umani e vari giornalisti indipendenti hanno raggiunto il Movimento 20 Febbraio.
La manifestazione a Rabat è stata sorvegliata da uno spropositato numero di unità anti sommossa e forze paramilitari. Non si sono registrate violenze.
Le principali rivendicazioni sono il rispetto delle riforme costituzionali promesse fin dal 2011 con l’obiettivo di ridurre il potere assoluto del Re Mohammed VI e l’indipendenza del sistema giudiziario.
“Non abbiamo visto alcun cambiamento. La corruzione è aumentata. Il governo non è capace di rispondere ai bisogni della popolazione”, afferma Khadija Ryadi attivista storica per i diritti umani.
La protesta degli studenti segue quella dei giudici che il 10 febbraio scorso hanno tentato di indire un sit-in per rivendicare l’indipendenza del potere giudiziario. La protesta è stata bloccata sul nascere con il dispiegamento al centro di Rabat di numerosi agenti in assetto antisommossa e la chiusura delle strade di accesso al ministero della Giustizia.
Il Re Mohammed VI salì al trono nel 1999 a seguito della morte di suo padre: il Re Hassan II, dandosi una figura di moderno monarca disponibile ad attuare riforme economiche e sociali con l’obiettivo di rendere la Monarchia più umana.
Come primo importante gesto politico visitò nel 2002 i territori occupati del Sahara Occidentale proponendo una semi autonomia che il Fronte del Polisario rifiutò nel 2007, riconfermando la sua storica rivendicazione di totale indipendenza dal Marocco. Nel 2010 ordinò all’esercito di attaccare vari campi profughi nel tentativo, fallito, di sopprimere la resistenza del Polisario nella capitale del Sahara Occidentale: El Aaiún.
Durante il suo primo decennio al potere (1999 – 2009) il Re Mohammed VI attuò varie liberalizzazioni dell’economia ma nessuna riforma sociale e politica, mantenendo il pieno controllo su Governo e Parlamento.
Le riforme economiche soprattutto concentrate nella privatizzazione delle aziende statali, beneficiarono gli imprenditori occidentali ma soprattutto il Re stesso che si è creato un impero economico ai danni della popolazione.
Nel 2009 il mensile economico Forbes stimava la fortuna personale del re a 2,5 miliardi di dollari, posizionandolo tra i più ricchi uomini del pianeta.
Re Mohammed VI e la Famiglia Reale controllano varie società statali privatizzate ad hoc per aumentare i loro profitti, come la Omnium Nord Africain (ONA Group), ex Società Nazionale di Investimento. Percepisce una percentuale su tutte le transizioni finanziarie effettuate alla Borsa di Casablanca. Tramite la ONA Group il Re Mohammed VI controlla vari istituti finanziari e industrie: Attijariwafa Bank, Managem (settore minerario), SOMED (Turismo, immobili e distributore ufficiale della Maserati), Wafa Assurance, Marjane (catena di supermercati), Wana-Inwi (telecomunicazioni), SONASID (Siderurgia), Lafarge Maroc (il più importante cementificio del Paese), Sopriam (Distributore esclusivo di Peugeot-Citroën in Marocco), Renault Maroc , Nareva (settore energetico) e la Brasseries du Maroc, il più importante produttore di prodotti alcolici e distributore di marche alcoliche occidentali quali la Heineken.
Il Re Mohammed VI possiede anche vasti latifondi denominati “Domini Reali” per un totale di oltre 16.000 ettari e una produzione di prodotti agricoli annua stimata a 157 milioni di dollari.
Nessun investitore straniero può entrare nel mercato marocchino senza offrire una quota azionaria al Re.
La popolazione, 33,3 milioni di abitanti, ha un reddito pro-capite di 3.260 dollari che la posizionerebbe tra le popolazioni più ricche nel Continente. In realtà questa cifra è totalmente falsificata in quanto la maggior parte del reddito nazionale (su cui si basa la divisione per singolo cittadino) appartiene al Re Mohammed VI.
Oltre 2 milioni di Marocchini vivono sotto la soglia di povertà (1,5 euro al giorno). Questa percentuale è destinata ad aumentare a causa della speculazione sui beni di primo consumo che sta creando aumenti di prezzi insostenibili. La disoccupazione è stimata al 56% con picchi del 72% tra i giovani. Il reale reddito pro-capite annuale non supererebbe i 260 dollari. L’emigrazione verso i Paesi Europei e Arabi è spesso considerata l’unica alternativa da migliaia di giovani. Solo i settori della sanità e dell’educazione hanno ottimi indicatori. Il Marocco è il Paese Africano con la più alta percentuale di laureati.
La corruzione è giunta a livelli incontrollabili. In un nota confidenziale del 2013 l’Ambasciata Americana a Rabat riporta alla Casa Bianca che la corruzione è divenuta endemica a tutti i livelli della società marocchina.
Nel 2011, sotto l’ondata delle Primavere Arabe in Tunisia, Egitto e Libia, il Paese ha conosciuto un imponente movimento popolare che ha messo a serio rischio la tenuta della Monarchia. Re Mohammed VI, evitando di attuare una dura repressione, nel luglio 2011 offrì la possibilità di un referendum sulla riforme costituzionali che placò la protesta. Oltre al referendum il Re promise massicce assunzioni nel settore pubblico e sussidi sui beni alimentari e sul carburante.
Le proteste ritornarono nel maggio 2012 quando fu evidente che le riforme costituzionali non erano state applicate. Nuovamente il Re Mohammed VI riuscì a placare la popolazione con promesse di riforme sociali, ovviamente non mantenute.
Le attuali proteste sembrano rimanere nel quadro costituzionale come quelle precedenti del 2011 e del 2012, senza chiedere la fine della Monarchia. Una caratteristica che rende la Primavera Araba del Marocco unica rispetto a quelle verificatesi negli altri Paesi del Nord Africa.
Il Movimento 20 Febbraio ha promesso un’altra ondata di proteste nelle maggiori città del paese.
Un fattore di differenza sembra però provenire dal Governo. Vari attivisti dei diritti umani fanno notare l’aumento della repressione. Centinaia di oppositori vengono regolarmente arrestati con accuse non legate alle loro attività politiche.
“Il rifiuto al dialogo e la repressione della Monarchia spingerà ad una radicalizzazione del movimento. I manifestanti iniziano a non avere più paura delle conseguenze e le attuali richieste di riforme sociali e politiche potrebbero presto trasformarsi nella volontà di creare una vera democrazia facendola finita con la Monarchia”, afferma un leader della protesta alla rete televisiva iraniana PressTV.
Il principale investitore occidentale nel paese è la Francia con un totale di investimenti di 1,86 miliardi di dollari, seguita dalla Spagna con 783 miliardi di dollari.
Il Ministro degli Interni Mohamed Hassad, si è precipitato in Francia per delle consultazioni con i Ministri degli Interni Francese, Spagnolo e Portoghese. “Questo meeting non ha nulla a che fare con le proteste studentesche. Era già stato programmato da mesi ed è consacrato alla lotta contro la criminalità organizzata, il terrorismo, il traffico di esseri umani, quello della droga e il riciclaggio di denaro”, afferma uno degli organi di stampa ufficiali del Governo: Le360.
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