Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Feb 19
di Fulvio Beltrami
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La cantante di musica pop burundese Khadja Nin, residente in Belgio ha deciso di esporsi ed esporre i suoi cari rimasti in Burundi dinnanzi alle atrocità attuate dal regime FDLR-CNDD. Lo ha fatto tramite una toccante lettera aperta rivolta ai giovani africani. Partendo dalla denuncia dell’inganno sui mandati presidenziali nascosto tra le righe degli accordi di pace di Arusha (2000) di cui anche noi italiano portiamo responsabilità a causa dell’operato della Comunità di Sant’Egidio, Khadja lancia un grido d’allarme per le violenze che si succedono quotidianamente sotto gli occhi indifferenti del mondo. Lancia però anche una speranza che risiede nella gioventù burundese, in prima linea nella lotta contro la tirannia e la gioventù africana in generale che rifiuta di tradire e odiare.
Riportiamo di seguito la traduzione dell’accorato e commovente appello di Khadja Nin
Miei cari fratelli, mie care sorelle,
Il mio nome è Khadja Nin. Sono un’artista, una madre e una orgogliosa figlia del Burundi. Il mio Burundi è un paese magnifico, collocato nel cuore dell’Africa. Dall’alto delle sue verdi colline il vostro sguardo si perde nelle acque argentate del secondo lago più profondo del mondo, sua maestà il Tanganyka. Purtroppo dal giorno della indipendenza nel 1962 la storia del mio paese è fatta di guerre civili a ripetizione che hanno lasciato migliaia di orfani dietro esse. Questo ciclo di violenze durarono fino a quando gli accordi pace e riconciliazione furono firmati ad Arusha in Tanzania nel agosto 2000.
Questi accordi portati da Papà Mandela e Zio Nyerere in persona, sono la nostra eredità comune. La firma di questi accordi è stata celebrata come una grande vittoria per il presidente Nelson Mandela. Gli accordi di pace di Arusha sono una delle nostre più grandi vittorie in quanto avevano alla loro base la pace durevole, quella aspirata da ogni popolo e che il popolo burundese si merita più di tutti. Il vecchio leader era sollevato e fiducioso. Conosceva l’attenzione e le cure particolari che aveva consacrato ad uno dei più contrastati e difficili punti dell’accordo: i mandati presidenziali.
Chi poteva immaginare che dopo gli accordi Nelson Mandela e Julius Nyerere sono venuti a meno nel vigilare e che hanno fatto prova di leggerezza sulla spinosa problematica dei mandati presidenziali in Africa? Chi poteva immaginare che i nostri padri sono stati totalmente negligenti da lasciare nel testo degli accordi la spinosa problematica che rischiava prima o poi di infettare e distruggere i frutti della pace? Nessuno poteva immaginare tutto ciò.
Il presidente Pierre Nkurunziza è giunto alla fine dei due mandati presidenziali conseguivi di cinque anni ogniuno, fissati dagli accordi di pace di Arusha e dalla Costituzione burundese. Nkurunziza è stato investito dal suo partito come candidato alle presidenziali del 2015 in violazione totale degli accordi che lo hanno portato al potere.
I giovani e le giovani del Burundi si sono ribellati. Sono scesi in piazza per dire: “No al terzo mandato”. Le manifestazioni sono state represse da pallottole vere tirate per due intere settimane, sotto lo sguardo perplesso degli spettatori di tutto il mondo. Desaparasidos, arresti arbitrari, torture, stupri, morte sono seguite. I media indipendenti sono stati ridotti in cenere. I giornalisti minacciati di morte e condannati all’esilio. Il bilancio è orrendo. Più di 300.000 persone rifugiate nei vicini paesi, migliaia di prigionieri, decine di donne violentate, centinaia di morti.
Le Nazioni Unite hanno moltiplicato i segnali d’allarme, l’Unione Europea e i paesi donatori hanno sanzionato economicamente il Burundi, la Comunità dell’Africa Orientale a tentato di creare un dialogo e l’Unione Africana ha proposto di inviare 5.000 soldati per proteggere la popolazione. Tutto è fallito! Nkurunziza resto sordo a tutte le voci contrarie.
Dopo il fallimento costatato alla fine di gennaio ad Addis Abeba durante un riunione tardiva e frettolosa sull’invio d’una forza di protezione in Burundi, il presidente ciadiano Idris Deby, nuovo presidente in carica presso l’Unione Africana, ha rifiutato di abbandonare il popolo burundese alla sua sorte. Una delegazione d’eccezione composta da quattro Capi di Stato e da un Primo Ministro è stata costituita. Il suo arrivo in Burundi è imminente per tentare di riportare Nkurunziza alla ragione.
Vi è una urgenza. Una generazione intera sta morendo sotto i nostri occhi, sacrificata per il potere di un solo uomo. Questa generazione non ha diritto ad un nuovo fallimento. Questa missione è l’ultima speranza per tutti i popoli africani, stanchi di non vedere emergere leader forti e responsabili, capaci di proteggere e di risolvere i mali dell’Africa.
Oggi il terrore regna sovrano nel paese. Il mio Burundi è stato ridotto a lacrime e sangue. Si caccia gli uomini. Si imprigionano tutti gli oppositori al potere e al terzo mandato di Pierre Nkurunziza. Uomini e donne di tutte le età ed etnie. I corpi delle nostre sorelle e dei nostri figli sono ritrovati su un nuovo campo di battaglia non voluto e la nostra gioventù è stata assassinata in qualche ora il 12 dicembre 2015 quando i loro corpi senza vita sono stati gettati nelle fosse comuni.
Nonostante ciò, sotto la condanna della clandestinità e la minaccia di morte da oltre dieci mesi, la gioventù burundese resiste unita e determinata. Nelle loro vene corre il sangue di Mandela, di Nyerere, del Re Rwagasore, di Lumumba, di Sankara. Nel loro petto batte il cuore assetato di uguaglianza, giustizia e libertà.
È in onore al coraggio di queste giovani donne e di questi giovani uomini che ho deciso di impegnarmi in questa lotta. Essi sono la mia forza e il mio orgoglio. Sono i volti della nuova generazione di africani che rifiuta di tradire e di odiare. Non vi nascondo che tremo un po di paura...
La vostra sorella Khadja Nin
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