Le attività nocive della ENI in Congo Brazzaville

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Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Apr 8

Le attività nocive della ENI in Congo Brazzaville

La Repubblica del Congo è considerata dal governo italiano come un paese prioritario per la politica energetica nazionale causa la presenza della multinazionale ENI, accusata dall’opposizione e società civile congolesi di sostenere la dittatura del Presidente Denis Sassou N’Guesso e di gravi danni ambientali. Accusa che oltrepassa i confini del paese africano diventando internazionale. La ENI usa in Congo metodologie di estrazione petrolifera tra le più dannose per l’ambiente e la salute umana, mentre il governo sembra ignorare le varie denunce internazionali sottoposte

di Fulvio Beltrami

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La Repubblica del Congo lunedì 04 ottobre ha visto l’attacco della guerriglia Ninjas alla capitale Brazzaville in reazione del terzo mandato ottenuto lo scorso marzo dal presidente Denis Sassou N’Guesso grazie a delle frodi elettorali. Il paese africano è considerato dal governo italiano come prioritario per la politica energetica nazionale causa la presenza della multinazionale ENI, accusata dall’opposizione e società civile congolesi di sostenere la dittatura del Presidente Denis Sassou N’Guesso e di gravi danni ambientali. Accusa che oltrepassa i confini del paese africano diventando internazionale. Il Network di Fede e Giustizia Africa Europa (AEFJN) ha recentemente dichiarato che “Le attività del gigante petrolifero italiano ENI in Congo-Brazzaville sono un interessante esempio di comportamento dubbioso delle multinazionali europee che operano all’estero, in particolare nei Paesi in Via di Sviluppo” 

La AEFJN è una associazione cristiana di attivisti dei diritti umani e avvocati fondata nel 1988 con l’obiettivo di promuovere la giustizia nei rapporti commerciali e politici tra Unione Europea e Africa. Oltre a numerose antenne in Africa, AEFJN ha 13 uffici in Europa: Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Malta, Olanda, Spagna, Polonia, Portogallo, Svizzera e Gran Bretagna. La ENI usa in Congo metodologie di estrazione petrolifera tra le più dannose per l’ambiente e la salute umana rendendo ridicolo il codice etico da essa stessa adottato.

Riportiamo di seguito la fedele traduzione di un articolo pubblicato sul sito della Associazione cristiana di cui la maggioranza dell’opinione pubblica italiana è fino ad ora rimasta all’oscuro.

The activities of ENI in Congo-Brazzaville

Le attività della multinazionale italiana ENI in Congo Brazzaville Brazzaville sono un interessante esempio di comportamento dubbioso delle multinazionali europee che operano all’estero, in particolare nei Paesi in Via di Sviluppo.

Quadro generale della situazione.

Nel maggio 2008, ENI annuncia un nuovo accordo per il valore di 3 miliardi di dollari per lo sfruttamento di biodiesel e fornitura di elettricità in Congo Brazzaville. L’ENI è tra le più grandi compagnie operanti nel settore energetico con una forte presenza in Africa con un mercato di 1 milioni di barili di greggio al giorno e riserve per 5 miliardi di barili. In termini di profitto la ENI è la 26sima multinazionale al mondo. Il governo italiano detiene il 30% delle azioni. Il Congo Brazzaville è un Paese dove il 70% della popolazione vive al disotto della sogli minima di povertà (1,5 euro al giorno) nonostante che sia il quinto produttore africano di petrolio. Il Paese ha un fragile ecosistema con due terzi del suo territorio ricoperti da foreste tropicali che assicurano il sostenimento delle popolazioni locali e la protezione climatica del Congo.

Nessun particolare dell’accordo tra ENI e il Governo congolese è stato reso pubblico in quanto protetto dalle clausole di confidenzialità contenute all’interno del contratto contrarie al codice etico adottato all’intero della multinazionale italiana. “Le attività commerciali della ENI devono essere condotte in maniera trasparente e onesta. La ENI si impegna ad assicurare al pubblico informazioni accurate, tempestive e trasparenti”. Il segreto applicato sugli accordi petroliferi preoccupa maggiormente in quanto il Congo Brazzaville è uno dei Paesi più corrotto al mondo.

L’accordo è stato firmato senza consultare la società civile delle regioni coinvolte. Questo viola ancora una volta il codice etico della ENI che afferma di adottare metodologie di partecipazione e dialogo con le popolazioni locali, istituzioni e associazioni in tutti i Paesi in conformità alle responsabilità aziendali. I contadini congolesi che si sono visti distruggere i loro campi per offrire i terreni alla ENI affermano che non hanno ricevuto alcun indennizzo da parte della multinazionale italiana o del governo congolese.

L’estrazione del petrolio dalla sabbia.

L’accordo tra ENI e governo congolese prevede l’estrazione di petrolio dalla sabbia che coinvolgono una area di 1.790 chilometri quadrati. Estrarre petrolio dalla sabbia tar generalmente causa emissioni di gas nocivi superiori cinque volte alle emissioni delle normali estrazioni petrolifere e necessita di una grande qualità di acqua: per ogni barile di petrolio si necessita di 4 barili di acqua. In Canada, l’unico paese al mondo ad avere permesso questa attività, le estrazioni di petrolio dalla sabbia tar hanno contaminato le falde acquifere causando danni irreparabile all’ambiente e alla salute dei cittadini con sensibile aumento delle malattie tumorali. Nei territori dove è applicata questa metodologia di estrazione è impossibile una futura bonifica.

Il Direttore della ENI: Paolo Scaroni, ha smentito pubblicamente che la multinazionale adotti questa tecnica in Congo. Questo contraddice le analisi fatte dalla Fondazione Heinrich Böll relative a documenti interni della ENI dove si avvince che oltre il 50% delle aree congolesi destinate alle attività petrolifere sono soggette alla astrazione della sabbia tar con gravi danni alle foreste e alle aree coltivabili. La deficienza legislativa registrata in Congo non abilita le multinazionali come la ENI ad esentarsi dai loro doveri di protezione ambientale.

La pratica del gas flaring.

La ENI continua ad attuare in Congo la tecnica estrattiva del gas flaring. Una tecnica che fa emergere il gas naturale assieme al greggio invece di catturare i gas e iniettarli nuovamente nel sottosuolo. La pratica è assai controversa perché causa gravi danni ambientali. In occidente il 99% del gas petrolifero è nuovamente inettato nel sottosuolo mentre in Africa il gas flaring è normalmente utilizzato. Nel 2009 è stato stimato che nel giacimento ENI di M’Boundi dal 2007 oltre un miliardo di metri cubici di gas sono stati emessi nell’ambiente a causa di questa tecnica estrattiva. La ENI formalmente afferma di non praticare il gal flaring in nessuna parte del mondo. Affermazione non vera per quanto riguarda il Congo dove la legge permette questa tecnica su richiesta di un speciale permesso. Essendo gli accordi siglati tra ENI e governo coperti da segreto non è possibile verificare se la ENI ha richiesto e ottenuto tale permesso. Come non è possibile comprendere in quali condizioni e come è stato eventualmente concesso il permesso.

I residenti dei villaggi vicini al giacimento M’Boundi sono le dirette vittime dal gas flaring. La ENI nega che le attività abbiano causato gravi problemi di salute alle popolazioni che vivono nelle aree di attività petrolifera, affermando che le malattie constatate rientrano nella normale casistica delle malattie tropicali. Le vittime soffrono di bronchiti, problemi respiratori, emicranie, infezioni cutanee e di altre serie malattie tutte collegate alla attività del gas flaring, secondo la grande casistica sanitaria disponibile.

Anche la pratica del gas flaring contraddice anche il codice etico ENI che vieta di applicare pratiche estrattive che possano risultare dannose all'ambiente e alla salute dei lavoratori e delle popolazioni in pieno rispetto alle normi e leggi previste a livello internazionale.

La produzione di Biofieul

ENI e il governo congolese hanno firmato un accordo per una piantagione di olio di palma dalle dimensioni di 70.000 ettari. Questo dovrebbe permettere alla multinazionale italiana di produrre circa 340.000 tonnellate annue di olio di palma per produrre biodiesel. I terreni per la piantagione sono stati ottenuti grazie alla distruzione di una grande aerea d foresta tropicale e al dislocamento forzato delle popolazioni. Nel 2009, durante un meeting tra ENI e la Fondazione Culturale Responsabilità Etica, la multinazionale italiana ha affermato che il progetto verrà svolto

Da un consorzio a cui è associato il Ministero congolese della Agricoltura e varie organizzazioni internazionali tra le quali la Unione Europea. Eppure la delegazione europea dichiara di non essere a conoscenza di questo progetto e della creazione del consorzio.

Attività della Associazione AEFIN verso la ENI.

Nel marzo 2010 l’antenna italiana di AEFJN ha inviato una lettera alla direzione della ENI esprimendo le sue preoccupazioni riguardo all’impatto ambientale e sociale delle attività petrolifere in Congo. Un lettera simile d stata inviata al Ministero italiano della Ambiente e al governo italiano (allora sotto il Primo Ministro Silvio Berlusconi – NdT), che è il primo azionario ENI. Nella sua lettera di risposta la multinazionale italiana afferma genericamente che: “la presenza in Congo è fondata sul desiderio di contribuire allo sviluppo sostenibile in accordo con gli azionari locali”. Il governo italiano non ha risposto.

L’antenna AEFJN in Italia ha inoltre partecipato ad un dibattito sulle attività estere della ENI organizzato nel Maggio 2010 dalla associazione di Firenze: Terra Futura. La Segreteria Internazionale di AEFJN a Bruxelles ha sensibilizzato diversi Parlamentari Italiani chiedendogli di esprimere il loro dissenso sulle attività ENI.

L’articolo è firmato dal giornalista e attivista AEFJN Thomas Lazzeri.

Per approfondimenti:

Energy Future? Eni’s new investment in tar sands and agro-fuels in the Congo Basin Heinrich Böll Stiftung 2009

https://www.boell.de/en/content/enis-investment-tar-sands-and-palm-oil-congo-basin

The activities of ENI in Congo-Brazzaville Network di Fede e Giustizia Africa Europa (AEFJN)

http://www.aefjn.org/index.php/370/articles/the-activities-of-eni-in-congo-brazzaville.html

L’ENI e le sorti di Denis Sassou Nguesso. L’Indro marzo 2015

http://www.lindro.it/leni-e-le-sorti-di-denis-sassou-nguesso/

Congo Brazzaville. Ritornanano i Ninjas. ENI preoccupata. L’Indro aprile 2016

http://www.lindro.it/congo-brazzaville-ritornano-i-ninjas-eni-preoccupata/

Il Codie Etico della ENI Sito ufficiale ENI 

http://www.eni.com/it_IT/governance/sistema-e-regole/codice-etico/codice-etico.shtml

© Riproduzione riservata

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