Gli Auxilia Milites delle Nazioni Unite

Frammenti Africani

Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Ago 30

Gli Auxilia Milites delle Nazioni Unite

I nuovi casi di abusi sessuali compiuti su minori dai Caschi Blu dell’Onu nella Repubblica Centrafricana riaccende il dibattito sulla moralità e sull’efficacia delle missioni di pace delle Nazioni Unite in Africa, accusate di prolungare e non di risolvere i conflitti. Secondo alcuni analisti africani la radice di tutti i mali sarebbe la replica della strategia del tardo impero romano di utilizzare “truppe ausiliare” provenienti da paesi del Terzo Mondo con gravi deficenze sul rispetto dei diritti umani e caratterizzati da una totale assenza di democrazia

di Fulvio Beltrami

repubblica centrafricana

Il 18 agosto presso il Segretariato delle Nazioni Unite giunge la notifica di nuovi casi di abusi sessuali compiuti dai Caschi Blu nella Repubblica Centrafricana. Trattasi di tre soldati messi a disposizione dalla Repubblica Democratica del Congo che hanno abusato di varie ragazze dall’età tra i 18 e 19 anni e successivamente pagato circa 152 euro alle rispettive famiglie per far passare le violenze sessuali come atti consensuali. Gli episodi sono avvenuti a Bambari, nord est di Bangui. Immediata la reazione del governo di Kinshasa.

Il generale Joseph Ponde e il ministro della giustizia Alexis Thambwe Mwamba hanno promesso una seria inchiesta specificando che i soldati coinvolti saranno immediatamente rimpatriati e condotti dinnanzi al tribunale militare. Una delegazione politica militare inviata da Kinshasa sta arrivando a Bangui per prendere in custodia i criminali e aprire un'inchiesta. Il governo congolese sembra a parole determinato ad infliggere severe pene ai criminali per dare un esempio e, soprattutto, per ripulire la sua immagine presso l’opinione pubblica internazionale. Una necessità divenuta obbligatoria dopo che la notizia è sfuggita di mano ed è stata pubblicata su Jeune Afrique, uno tra le riviste francofone più lette nel Continente.

Che il governo di Kinshasa intenda processare i soldati rei di stupro in Centrafrica mi suona come una notizia molto ridicola visto che nella Repubblica Democratica del Congo si consumano centinaia di stupri e i colpevoli sono sempre a piede libero” afferma Marco Pugliese redattore del portale bilingue di informazione African Voices considerato a livello internazionale una tra le autorevoli fonti di informazione italiana sulle tematiche africane molto seguita nel continente africano, Europa e Stati Uniti assieme a Nigrizia e Sankara Blog.

I dubbi espressi dal direttore di African Voices sembrano confermati dal porta parole delle Forze Armate congolesi (FARDC), il generale Lèon Kasonga. In un comunicato pubblico ha messo in dubbio le accuse rivolte ai soldati congolesi dal comando centrale della missione di pace in Centrafrica (MINUSCA). “È una pubblicità negativa tesa a infangare la reputazione dei nostri soldati e quella della missione di pace delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana”.

L’esercito congolese è noto da oltre quarant'anni per la sua indisciplina. Mal pagato e mal armato non riesce ad assolvere il compito di difesa territoriale soprattutto all’est dove 40 gruppi armati imperversano. Al contrario le FARDC sono dedite a qualsiasi traffico illegale (dal coltan alla droga) e taglieggiano i civili creando veri e propri racket mafiosi. Gli stupri commessi dai soldati congolesi contro la propria popolazione si contano a centinaia, tutti sistematicamente impuniti. Se dei casi eclatanti giungono all’opinione pubblica o si addossa la colpa ad una delle milizie irregolari presa a caso o si fanno sparire per un po’ i colpevoli che dopo qualche mese ricompaiono sugli stessi luoghi dove è stata consumata la violenza senza aver subito detenzione e processo.

I nuovi casi di violenza sessuale in Centrafrica si aggiungono alla nutrita documentazione sulle numerose violazioni dei diritti umani nel paese africano compiuti sia dall'ex potenza coloniale Francese che dal contingente di pace Onu. Sostegno a ribellioni e pulizie etniche, mancata difesa dei civili, stupri, favoreggiamento alla prostituzione, traffico di sostanze stupefacenti, oro e diamanti... La lista dei capi di imputazione è lunga ma non ha mai trovato l’attenzione di nessuna magistratura.

Il Segretario dell’Onu ha definito la sequenza di stupri commessi in Centrafrica (anche da truppe occidentali) “un cancro nel nostro sistema”. Il capo della missione MINUSCA è stato sostituito per essere stato incapace di fermare queste violenze. Almeno 57 stupri, 11 dei quali su minori, sono stati compiuti dalle forze di pace Onu e dai soldati francesi. Questa non è che la punta dell’iceberg in quanto molti casi non sono denunciati dalle vittime minacciate di morte o semplicemente ricompensate con quattro soldi. La reazione forse tardiva del Palazzo di Vetro tende a offrire all’opinione pubblica internazionale una parvenza di giustizia promuovendo l’idea che il sistema è sano ma intaccato da qualche mela marcia.

Purtroppo è il concetto stesso delle Missioni di Pace Onu che rappresenta il tumore maligno di cui le violenze sessuali sono solo un'esteriorizzazione forse la meno deleteria. Il concetto di interposizione di forze multinazionali per risolvere un conflitto storicamente ha creato l’effetto contrario. Conflitti e instabilità diventano perenni e ciclicamente le violenze riesplodono.

Il caso più lampante è la missione di pace Monusco presente in Congo dal 2001 al costo annuo di 1,4 miliardi di euro. La situazione dopo quattordici anni di permanenza dei Caschi Blu nel paese è peggiorata fino ad arrivare ad uno stato di caos “funzionale” in quanto permette alle multinazionali e al governo corrotto di Kinshasa di arricchirsi sfruttando senza regole e pietà le risorse naturali ai danni della popolazione e dello sviluppo del paese. A livello internazionale tutti sono consapevoli che l’unica arma per garantire la stabilità mondiale è la prevenzione dei conflitti. Una volta scoppiati devono giungere al termine come successe per le due guerre mondiali. I caschi blu, al contrario, congelano il conflitto senza risolvere le cause che con il tempo aumentano di gravità.

Il concetto di forza di interposizione è soprattutto applicato in Africa, con qualche rara missione in Medio Oriente e Asia. Spesso e volentieri i Caschi Blu sono un paravento per interventi militari occidentali in difesa dei loro interessi. Due i casi eclatanti. Nel Rwanda del 1994 i caschi blu vennero resi impotenti e diminuiti di effettivi fino all'85% proprio durante il genocidio per poi autorizzare un'intervento “umanitario” dell’esercito francese (Operazione Tourqoise) che in realtà era stata decisa da Parigi nel lontano paese africano per contrastare la guerra di liberazione condotta dal Fronte Patriottico Ruandese e sostenere il regime genocidario. Nel 2011 in Costa d’Avorio la missione di pace Onu fa da paravento alle truppe di occupazione francesi che creano una seconda guerra civile dopo la vittoria elettorale del presidente Laurent Gagbo e successivamente lo destituiscono manus militaris per mettere al potere un loro “uomo fidato”.

La neutralità delle missioni di pace Onu è una mitologia assai fragile che viene accettata solo dai giovani occidentali che tentano di far carriera all’interno del machiavellico quanto parassitario sistema umanitario delle Nazioni Unite. In Sud Sudan i caschi blu dal 2012 ai primi mesi del 2014 hanno sostenuto la ribellione di Rieck Machar fornendo anche armi e munizioni. Nel novembre 2012 i caschi blu della Monusco hanno permesso se non facilitato la presa di Goma (est del Congo) da parte del gruppo ribelle Banyaranda denominato M23 per poi successivamente combatterlo anche se in maniera molto soft. Le maggiori operazioni contro l'M23 non furono condotte dall’esercito congolese o dai caschi blu ma dai terroristi genocidari ruandesi FDLR tramite accordi sigliati con Kinshasa e la Monusco. La casistica di deleterie interferenze di parte attuate dalle missioni di pace è talmente vasta che molti paesi africani ora cercano di non appellarsi a questa forza di interposizione considerata deleteria e stanno tentando di crearne di proprie, come la Forza di Intervento Rapido dell’Africa Orientale composta dagli eserciti di: Kenya, Etiopia, Rwanda e Uganda.

Partendo dal dato di fatto che nessuna missione di pace Onu è mai riuscita a proteggere i civili e ad impedire i crimini contro l’umanità (gli esempi del Rwanda 1994, dell’est del Congo e della attuale guerra civile in Sud Sudan sono eclatanti), occorre comprendere quali siano i motivi di tale criminale inerzia. Se da una parte le varie influenze delle potenze mondiali (occidentali e asiatiche) impediscono il corretto utilizzo delle truppe di pace Onu, dall’altra la composizione di queste ultime di fatto impedisce che possano essere considerate come truppe professionali, dotate di elevati codici morali per assolvere il loro compito.

Considerando che i Caschi Blu sono prevalentemente impiegati nei vari teatri di guerra africani le potenze mondiali (esclusa la Cina) hanno semplicemente riprodotto il sistema militare coloniale dove un manipolo di soldati e ufficiali occidentali comandava le “truppe indigene” che componevano la maggioranza degli eserciti di occupazione dei territori coloniali. Il concetto ha origini ben più antiche e risale alla complessa macchina di guerra dell’Impero Romano che dopo l’Imperatore Augusto iniziò a utilizzare gli “Auxilia Milites”, le truppe ausiliare. Composte prevalentemente da barbari mercenari arruolati in tutta Europa e in Africa del Nord, le truppe ausiliari dovevano, sotto il comando romano, sostenere il peso delle battaglie e il compito di repressione delle popolazioni conquistate. Solo quando veramente vi era comprovata necessità intervenivano le legioni romane composte da soldati professionisti. Se analizziamo la storia contemporanea delle missioni di pace scopriamo che il meccanismo adottato nel tardo impero romano è stato fedelmente riprodotto. Solo quando i Caschi Blu non sono in grado di proteggere gli interessi vitali dell’Occidente intervengono le forze speciali francesi, inglesi o americane...

Il sistema di comando dell’impero romano permetteva agli Auxilia varie libertà che obbligatoriamente sconfinavano nella violazione dei diritti umani. Crimini tranquillamente attuati in quanto protetti dall'immunità a loro concessa dall’Impero. Un'immunità che viene constatata ai giorni nostri presso le forze di pace Onu, composte da eserciti del Terzo Mondo, chiamati ad assolvere compiti “ingrati” e a diminuire i caduti tra i soldati occidentali sui vari teatri di guerra. I maggiori paesi che offrono truppe alle missioni di pace Onu sono India, Pakistan, Nepal, Congo, Ciad, Nigeria, Guatemala, Honduras, Rwanda, Cina, Uganda e Burundi. Escludendo Nigeria, Cina, Uganda e Rwanda, gli altri paesi selezionano i propri soldati non su basi professionali ma su basi di clientelismo e di favori politici creando un fiorente mercato di pizzi e mazzette.

Spesso e volentieri i soldati offerti alle missioni di pace Onu provengono da eserciti con una lunga tradizione di abusi umani e crimini contro l’umanità. Il caso più emblematico è quello del Burundi che ha riempito le missioni di pace Onu in cui è coinvolto di ex guerriglieri del CNDD-FDD di cui la loro presenza nel paese potrebbe creare imbarazzi e tensioni in quanto noti criminali di guerra. La maggior parte dei soldati burundesi che compongono i contingenti di pace Onu hanno un passato di genocidari, stupratori, assassini e via dicendo. Il Palazzo di Vetro è cosciente di ciò ma tollera la situazione. I corsi sul rispetto dei diritti umani e le regole di condotta imposte dalle Nazioni Unite ai caschi blu sono in realtà specchietti per le allodole in quanto il Palazzo di Vetro non ha potere di comando ma solo di coordinazione dei vari contingenti militari nazionali. Il black ground di violenza e di ideologie di regimi totalitari o fascisti che questi soldati hanno, difficilmente viene superato o per lo meno mitigato da corsi teorici sui diritti umani.

I codici di condotta sarebbero vincolanti ma, quando vengono ignorati, le infrazioni sono tollerate e nascoste con discrezione fino a quando i crimini compiuti non giungono all’attenzione dei media destando “imbarazzo”. Anche in questi casi estremi il soldato non rischia molto in quanto coperto da un'immunità non scritta ma scrupolosamente applicata. Un casco blu che stupra una minorenne può al limite perdere il posto e rientrare nel suo paese di origine senza però subire processi o detenzioni. Questo avviene solo se il crimine viene scoperto da ambienti esterni alle Nazioni Unite. Fin quando l’atto criminale rimane a conoscenza esclusiva interna alle forze di pace Onu non si rischia pressoché nulla.

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