Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Set 16
di Fulvio Beltrami
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Il Gabon è sprofondato in una pericolosa crisi politica post elettorale che vede contrapposti il presidente Ali Bongo e il suo rivale Jean Ping. Il primo fa parte a pieno diritto della Famiglia Bongo, dal 1967 sostenuta dalla Francia. Il secondo è il nuovo uomo di Parigi dopo che si è consumato il divorzio con i Bongo nel 2014. Nelle riduttive croniche offerte dai media occidentali Bongo viene rappresentato come un despota assoluto e Ping la democratica salvezza per il popolo gabonese. Eppure entrambi sono sospettati di aver attuato frodi durante le elezioni presidenziali del 27 agosto e di aver scatenato le violenze avvenute nella capitale e nelle principali città la prima settimana di settembre. Entrambi i contendenti avrebbero armato i loro simpatizzanti incitandoli a commettere inaudite violenze contro il campo avverso.
Le cronache sul Gabon nascondono una realtà ben conosciuta dai gabonesi e da tutti gli occidentali (francesi compresi) che vivono e lavorano nel Paese africano. Ali Bongo e Jean Ping sono le due facce della stessa medaglia collegati tra loro da legami di famiglia e affari comuni con varie multinazionali occidentali e asiatiche. Entrambi hanno o stanno fedelmente difendendo anche gli interessi francesi nella colonia d’oltremare. A rivelarlo è un media francese indipendente: Mediapart in una accurata indagine condotta dal giornalista Fabrice Arfi e pubblicata il 23 giugno 2016.
L’indagine si basa su dei documenti della polizia anti corruzione e magistratura parigina fino ad ora tenuti segreti e giunti alla redazione di Mediapart probabilmente grazie a fughe di notizie dall’interno del sistema di controllo del sistema imperiale francese in Africa: la FranceAfrique. I documenti dimostrano che Bongo e Ping hanno utili legami di famiglia e hanno ricevuto entrambi milioni di dollari provenienti da commissioni occulte versate in Cina per favorire diversi mercati statali in Gabon.
Ali Bongo, presidente del Gabon dal 2009, è il primogenito del despota Omar Bongo che per quattro decenni ha governato il Paese favorendo gli interessi francesi anche grazie alla prezioso contributo di Jean Ping che per vent’anni ricoprì ruoli chiave in vari ministeri sotto il governo di Omar Bongo prima di iniziare la sua carriera politica presso l’Unione Africana. La figlia del despota e sorella dell’attuale presidente: Pascaline Bongo è la protettrice politica del primogenito di Jean Ping: Frank. Ufficialmente Pascaline ha rotto i legami di famiglia causa profonde divergenze sorte nel 2010 con suo fratello Ali Bongo. In realtà funge da tramite e piazzista degli affari sporchi di entrambi i leader politici.
La magistratura francese ha le prove di una complessa rete di corruzione creata tra i due leader gabonesi e importanti imprese cinesi, costrette a versare il pizzo a Bongo e Ping per acquisire mercati e appalti nel Paese. Gli affari ruotano attorno ad una multinazionale edile cinese, la Sinohydro di cui amministratore delegato è un francese: Michel Toni, amico intimo di Bongo e Ping.
In dodici anni la Sinohydro ha realizzato importanti infrastrutture in Gabon e Camerun. Gli affari vengono gestiti da una società finanziaria di comodo: la Sift Hong Kong Limited, intestata a Pascaline e registrata a Hong Kong. Il capitale societario appartiene a Bongo e Ping, evidentemente soci in affari. Le prove sono state scoperte nella documentazione custodita presso lo studio legale parigino dell’avvocato della Famiglia Bongo; Francois Meyer.
Dieci milioni e mezzo di dollari sono il frutto di queste triangolazioni, spartiti tra Ali, Pascaline, Jean e suo figlio Frank. Il primo colpo grosso avviene nel 2008 quando la Sinohydro si aggiudica la gara per la costruzione di una autostrada al est del paese che fruttò 2,5 milioni di commissioni occulte. Il secondo colpo grosso avviene nel 2010 con l’acquisizione da parte della Sinohydro della realizzazione di una diga presso la località Grand Poubara. Un progetto di 200 milioni di dollari che frutta ai “soci in affari” 8 milioni di commissioni occulte. Queste commissioni vengono versate sul conto corrente della Sift Hong Kong Limited
Secondo le analisi della polizia anti corruzione francese presso il conto della società fantasma aperto alla banca inglese HSBC (Hong Kong & Shanghai Banking Corporation) la parte del bottino spettante a Jean Ping viene intascata dal suo primogenito Frank sotto forma di regali da parte di Pascaline Bongo. Il sistema di corruzione sugli appalti pubblici ideato da Ali Bongo e da Jean Ping ai danni della popolazione continua fino ai giorni nostri. Si parla di un bottino pari a 28 milioni di dollari di cui 17 sarebbero finti in conti offshore della Famiglia Ping.
Il network mafioso delle Famiglie Bongo e Ping non si limiterebbe alla multinazionali cinesi. Secondo quanto dichiarato dall’avvocato Meyer, le due famiglie avrebbero istituito un efficace sistema di pizzo imponendolo a tutte le ditte nazionali e straniere operanti in Gabon. “Qualsiasi ditta, sia essa francese, italiana, turca o cinese deve versare sostanziali pizzi alle due famiglie per far avanzare i loro affari in Gabon. Chi non è amico di Pascaline Bongo e di Frank Ping viene sistematicamente escluso dal mercato gabonese” confessa l’avvocato Meyer.
Secondo le indagini il primogenito di Jean Ping sarebbe famoso per minacciare in prima persona le ditte che si dimostrano reclutanti a pagare il pizzo sempre più oneroso. Le minacce iniziali vengono compensate da una leggerezza assoluta nel accettare rialzi del costo totale delle infrastrutture presentati in corso d’opera. Rialzi che vanno a compensare il pizzo inizialmente pagato a condizione che la ditta preveda in automatico il 5% di commissioni alle due famiglie. Sia il pizzo iniziale che le commissioni successive devono essere depositate nel conto offshore prima della firma dei contratti come segno di buona fede del partner commerciale.
Le indagini francesi sembrano proteggere le identità delle ditte occidentali coinvolte nel traffico di commissioni e sistema di corruzione internazionale ideato da Bongo e Ping. Le ditte italiane di una certa importanza che operano nel Paese sono: ECCC (edilizia), Doce Vita, Roma, Foyer du Marin, Gavazza (ristorazione), MAB (arredamento) SMIG (consulting) e Casa Italia (abbigliamento). Al momento attuale non si conosce se anch’esse siano vittime del network mafioso Bongo-Ping che, secondo l’avvocato Meyer, sarebbe la precondizione per fare affari in Gabon. Il network mafioso Bongo – Ping evidenzia quanto sia artificiale l’attuale crisi politica che rischia di portare il Gabon alla guerra civile. Non si tratta di democrazia, giustizia e ricostruzione di un Paese considerato negli anni Ottanta tra i più ricchi nella regione e ora ridotto alla fame e alla miseria più assoluta. Si tratta di.... business as usually.
La situazione rimane tesa in Gabon, sempre a rischio di guerra civile. In attesa che la Corte Costituzionali risolva il contenzioso elettorale, assistiamo ad un braccio di ferro tra il governo Bongo e l’opposizione. I due campi si accusano mutualmente di voler instaurare un clima di intimidazioni e terrore. Il governo ha imposto un copri fuoco anche sull’accesso ad internet per avere un fantaggio in più sulla opposizione.
Per approfondimenti
Gabon. Bongo tradito dalla Francia - L’Indro
http://www.lindro.it/gabon-bongo-tradito-dalla-francia/
Gabon, Jean Ping chiede l’intervento della Francia - L’Indro
http://www.lindro.it/gabon-jean-ping-chiede-lintervento-della-francia/
Presidentielle au Gabon. Deux candidats un magot – Mediapart.fr
Corruption: Pascaline Bongo et Franck Ping au cœur du scandale Synohydro – Gabon Review
http://gabonreview.com/blog/corruption-pascaline-bongo-franck-ping-coeur-scandale-synohydro/
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