Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Set 7
di Fulvio Beltrami
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Venerdì 4 settembre Marine Le Pen, leader del Fronte nazionale, ha rilasciato un'intervista alla RTL sul dramma dell'immigrazione. Un'intervista fatta sull’onda emotiva della morte del piccolo Aylan di cui immagine ha fatto il giro del mondo e provocato un’ondata di indignazione. La dirigente del partito della estrema destra francese afferma che il flusso migratorio senza precedenti che ha investito l’Europa è la causa diretta delle scelte fatte dalla classe politica francese ed europea. “Fuggono la morte che i nostri dirigenti hanno loro portato. L’ondata di migrazione africana è la diretta conseguenza della destabilizzazione della Libia. Nicolas Sarkozy, Bernard-Henry Lèvy, con il sostegno di Francois Hollande, hanno consegnato la Libia ai fondamentalisti islamici, al caos, al disordine, alla morte e alla barbarie” afferma Le Pen.
Soffermandosi sul intervento francese in Libia del 2011 per abbattere il dittatore Gheddafi, Le Pen spiega che occorreva scegliere tra il migliore dei mali, continuando a sostenere il regime per non fare cadere il paese nelle mani dei fondamentalisti islamici. Le parole di condanna pronunciate dal leader del Fronte nazionale sarebbero condivisibili e rappresenterebbero un coraggioso constato delle responsabilità imperiali della Francia in Africa se queste non fossero impregnate di demagogia, della più bieca oserei dire. Marine Le Pen evita di parlare delle altre avventure in terra africana: dal Mali alla Repubblica Centrafricana, dove la Francia ha prima giocato il ruolo di destabilizzazione dei due paesi e successivamente il ruolo di salvatore, aumentando i soldati già presenti per combattere le rispettive ribellioni e riportare la pace nelle due colonie africane.
Una versione ufficiale che non regge dinnanzi alla decine di inchieste condotte da vari giornalisti (anche francesi) che dimostrano come i ribelli indipendentistici Tuareg del Mali e i ribelli musulmani Sèlèka del Centrafrica sono stati finanziati e armati da Parigi per rovesciare regimi “scomodi” alla Francia. A queste si aggiungono le inchieste delle Nazioni Unite e di associazione per i diritti umani che documentano gravi violazioni commesse dai soldati francesi sulle popolazioni africane quali violenze sessuali e pedofilia. Infine si stanno rafforzando i sospetti che la Francia non abbia impedito anzi abbia incoraggiato la pulizia etnica dei musulmani nella Repubblica Centrafricana proprio come fecero in Rwanda nel 1994. Quei pochi mulmani che ancora restono nel paese sono ora costretti ad abiurare la loro fede e a convertirsi al cristianesimo se vogliono salve le loro vite. Le accuse di crimini contro l’umanità hanno provocato una risposta isterica del governo Hollande che ha imbavagliato (o ha tentato di farlo) la stampa francese arrivando a costringere prestigiose testate come Mondeafrique a censurare articoli di rispettabili reporter sulle armi che i servizi segreti francesi hanno venduto ai terroristi islamici nigeriani Boko Haram al fine di destabilizzare altri tre paesi africani: Nigeria, Ciad e Camerun.
Marine Le Pen, accusando giustamente di madornali errori commessi dal governo Hollande, evidenzia tutta la portata propagandistica elettorale di questa sua denuncia. Non rivela al pubblico che la maggioranza dei soldati impiegati sui “fronti africani” sono di estrema destra, molti simpatizzanti del Fronte nazionale. Evita di rispondere cosa farebbe in paesi come il Niger (uno dei più poveri in Africa controllato dalla multinazionale francese del nucleare Areva), nella Repubblica Democratica del Congo (controllata da un presidente cleptomane che svende a chiunque le risorse naturali costringendo ad una disumana degradazione sociale ed economica la sua popolazione) o in Burundi (dove un presidente ha ottenuto illegalmente il terzo mandato presidenziale e per mantenerlo è pronto a scatenare un genocidio per sedare le rivolte popolari). Tutti questi paesi sono direttamente o indirettamente finanziati dalla Francia. Marine Le Pen, giunta al potere, continuerebbe la stessa politica estera di Hollande in quanto le strategie della Cellula Africana dell’Eliseo (detta anche France-Afrique) sono decise dagli interessi predatori delle multinazionali francesi.
Si sfiora la satira vedere la rappresentante di un partito che ha fatto del razzismo la sua principale arma di propaganda, assumere il ruolo di “rivoluzionaria” denunciando deleterie politiche estere che provocano esodi di massa. La demagogia da quattro soldi di Le Pen si infrange immediatamente dinnanzi alla gestione dei flussi migratori. Il Fronte nazionale si oppone a qualsiasi politica di gestione dell’immigrazione che non sia quella di respingere le orde barbariche. “È un pietoso dramma ma evitabile se avessimo chiaramente spiegato a questi profughi la nostra impossibilità di accoglierli. Se li avessimo deportati in tutta sicurezza ai porti di partenza sarebbero stati scoraggiati a ritentare l’avventura e noi ci saremo risparmiati questi drammi umani” spiega Le Pen durante la stessa intervista a RTL. Cosa significhi deportare in tutta sicurezza i profughi ai porti di partenza rimane un mistero fascista. I porti di partenza sono in Libia e i migranti vi giungono attraverso il corridoio sudanese, più precisamente dagli Stati di Gedaref e di Kassala, in Sudan. La Libia, per stessa ammissione di Le Pen, non è al momento un approdo sicuro...
La stessa Le Pen che il 4 settembre pronuncia verità scomode e rivoluzionarie il 21 agosto scorso alla Radio France International aveva dichiarato il suo impegno a fermare l’immigrazione anche quella legale, fissando la quota di migrazione permessa a 10.000 persone all’anno. Il programma del Fronte nazionale è chiaro sull’argomento. Gli immigrati clandestini non devono ricevere assistenza sanitaria e sociale. I sussidi ai richiedenti di asilo politico devono essere interrotti. Tutti gli stranieri legati ai movimenti islamisti radicali deportati. Le mosche “radicali” chiuse e i loro imam arrestati o deportati se stranieri.
Un programma simile a quello del governo Vichy, il governo collaborazionista durante l’occupazione nazista della Francia. All’epoca gli stranieri (ebrei) venivano deportati in Germania. Ai nostri tempi nei loro paesi d’origine. L’unica differenza sta nelle certezze di non ritorno, pienamente garantite negli anni Quaranta dalle solerti SS. Quali sono i criteri di individuazione degli stranieri legati ai movimenti islamici radicali e le moschee dove si effettua propaganda anti occidentale e terroristica? L’appartenenza religiosa? La delazione di onesti cittadini? Lo spionaggio che si spinge ad infrangere le libertà individuali e i diritti civili? Buffe queste proposte quando la Francia è uno dei paesi europei più avanzati nel “mixaggio” razziale, che si esteriorizza anche nella composizione della squadra nazionale di calcio. Dove sono i francesi “puri”? Probabilmente immortalati nelle fotografie dei libri di storia...
Il problema dei flussi migratori è complesso e merita analisi approfondite che non trovano spazio necessario in un articolo. Si può comunque accennare che una stretta minoranza della popolazione del continente africano emigra, spesso proveniente dai paesi in guerra come Somalia o dove vi sono regimi dittatoriali (Eritrea). Nella maggioranza dei paesi africani che si stanno sviluppando si sta assistendo al fenomeno inverso: il ritorno dei emigrati in occidente per poter accedere ad un miglior livello di vita nel loro paese, visto che almeno 22 paesi africani registrano una crescita economica annua dal 4 al 8% mentre le nostre sono misurabili in 0,1 e 0,3%. Anche in paesi sconvolti come il Burundi assistiamo non al fenomeno dei profughi ma alla volontà di rimanere nel proprio paese per combattere e ottenere libertà e democrazia, nonostante che le pallottole sparate dalla polizia non siano di gomma ma veri e propri mortali proiettili.
La maggioranza dei profughi che tentano di arrivare in Europa sono ora arabi, siriani. Anche qui vale il ragionamento della Libia stranamente dimenticato da Le Pen. La Francia è compromessa fino al collo nel conflitto siriano come Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania. Anche in Siria non si sta scegliendo il male minore (il regime di Assad) ma si sta consegnando il paese nelle mani dei fondamentalisti. Se la Siria non è ancora stata inglobata nello Stato Islamico, dobbiamo paradossalmente ringraziare Russia e Iran, le due potenze che dimostrano di combattere seriamente un pericolo islamico che sempre più sembra artificiale, di “comodo” creato a tavolino da qualcuno per servirsene... Non lo fanno per amore umanitario e della pace, si può obiettare. Certo! Lo fanno per i loro interessi, ma lo fanno...
Si può ricordare che la migrazione per motivi economici sta intaccando anche i paesi europei più deboli: Italia, Portogallo, Spagna, Grecia. In Inghilterra la nuova ondata di stranieri è dominata dagli italiani. In Angola i portoghesi emigrano a decine di migliaia per poter sopravvivere e trovare un lavoro. Infine nessuno pensa che all’interno dei flussi migratori ci sono libere scelte individuali che non sono dettate da guerre, povertà, miseria. Al contrario si basano sul principio universale che garantisce ad ogni essere umano di stabilirsi dove più gli aggrada. Una scelta fatta dal sottoscritto vent'anni fa senza che il paese ospitante mi considerasse un immigrato. Nessun poliziotto mi ha mai chiesto i documenti e quando mi dimenticavo di rinnovare il visto questo non ha mai rappresentato reato, se regolarizzato. Trattamento riservato a chiunque. Un paese, l’Uganda, che mi risulta essere in Africa, quel continente di disperati morti di fame che vogliono invadere la “ricca” Europa. Quanti miti da sfatare...
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