Congo Rwanda. La difficile convivenza di due Paesi antagonisti

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Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Nov 30

Congo Rwanda. La difficile convivenza di due Paesi antagonisti

La pacifica convivenza tra Congo e Rwanda ruota attorno alla distruzione del gruppo terroristico ruandese FDLR preambolo obbligatorio per ogni sviluppo di integrazione socio economica regionale capace di relegare al passato le difficili, antagoniste e pericolose relazioni tra i due Paesi della Regione dei Grandi Laghi. Il fulcro centrale del problema risiede in una domanda di estrema importanza: il presidente Kabila ha la reale volontà politica di eliminare le FDLR in cambio di appoggi politici regionali per assicurarsi il potere in eterno?

di Fulvio Beltrami

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Congo e Rwanda hanno una lunga e controversa storia di relazioni diplomatiche incentrate sulle problematiche etniche tra le popolazioni Bantu e quelle “nilotiche”. All’epoca dei dittatori Mobutu Sese Seko e Juvenal Habyarimana, i rapporti tra i due Paesi erano basati sul vassallaggio del regime HutuPower ruandese verso il Grande Zaire, una incontestabile potenza regionale negli Anni Settanta e Ottanta. Il dittatore congolese Mobutu nella fase più critica della evoluzione socio politica ruandese non esitò a concedere assistenza militare al regime HutuPower minacciato dalla guerra di liberazione condotta dal Fronte Patriottico Rwandes - FPR guidato da Paul Kagame.

L’invio di truppe d'élite e reparti della Guardia Presidenziale fu determinante per fermare la prima offensiva ribelle partita dall’Uganda nel 1991. I reparti scelti zairese, affiancati dall’esercito francese furono le uniche forze militari in grado di fermare l’avanzata del FPR e costringerlo a ritirarsi oltre frontiera. Gli aiuti militari concessi al Rwanda non avevano motivazioni economiche. Il piccolo Paese centrafricano non suscitava alcun interesse per l’apparato economico zairese. Gli aiuti furono concessi solo su basi etniche. Il dittatore Mobutu considerava i tutsi un pericolo mortale per la sopravvivenza del suo regime.

Una considerazione che risultò veritiera nel 1996 quando la coalizione Hima – Tutsi (Burundi, Rwanda e Uganda) invasero lo Zaire per distruggere le forze genocidarie ruandesi rifugiatesi nelle province est del Sud e Nord Kivu. L’invasione (a cui partecipò anche l’Angola) fu mascherata con il supporto alla ribellione congolese guidata dal ex leader marxista Joseph Dèsirè Kabila. Le relazioni tra i due Paesi ritornarono al punto di rottura e conflittualità aperta a seguito della decisione di Dèsirè Kabila di sbarazzarsi dello scomodo alleato ruandese una volta giunto al potere. In meno di un anno (1997) l’apparato politico militare ed economico del Rwanda stava controllando le sorti della Repubblica Democratica del Congo con l’obiettivo di trasformarla in un protettorato e facile serbatoio di materie prime.

Kabila rafforzò alleanze tattiche con Cina, Francia, Angola, Congo Brazzaville, Zimbabwe prima di sferrare l’attacco militare contro le truppe ruandesi presenti nel suo Paese (1998). La decisione provocò lo scoppio della Seconda Guerra Pan Africana, principalmente combattuta all’est del Congo tra eserciti di diversi Paesi africani sorretti da potenze occidentali in aperto antagonismo per il controllo delle risorse naturali congolesi. Un schema assai semplificato aiuta a comprendere la difficile situazione politico militare di questo conflitto che durò 7 anni provocando due milioni di morti tra i civili congolesi e impedendo lo sviluppo economico e sociale del Congo. L’asse francofono e i suoi alleati regionali (Francia, Ciad, Congo Brazzaville, Angola, Zimbabwe) si scontrò con l’asse anglofono e i suoi alleati regionali (Stati Uniti, Gran Bretagna, Burundi, Rwanda, Uganda) per il controllo delle materie prime.

La Seconda Guerra Pan Africana in Congo terminò con l’esaurimento economico e militare delle forze contrapposte, costringendole ad una compromesso regionale di cui garante fu posto il giovane Joseph Kabila, succeduto alla Presidenza per diritto ereditario dopo l’assassinio del padre (Dèsirè Kabila) avvenuto nel gennaio 2001. Il compromesso prevedeva un equo sfruttamento delle risorse naturali all’est del Congo necessario per lo sviluppo economico del Rwanda e Uganda e al rafforzamento del regime di Kabila a Kinshasa. Alla base di questo compromesso vi era l’impegno da parte del governo congolese di distruggere le forze genocidarie ruandesi responsabili dell’Olocausto del 1994 riorganizzate nel 2000 dalla Francia che le raggruppò nel movimento terroristico Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda – FDLR con l’intento di riconquistare la colonia perduta e annullare la minaccia Hima – Tutsi attraverso un secondo e finale genocidio.

L’impegno di eliminare i terroristi delle FDLR non fu rispettato da Kabila, sia per pressione subite da Parigi sia per convenienze personali. Dal 2006 (prima vittoria elettorale di Kabila) al 2008 il presidente congolese creò un complicato e ben strutturato network criminale internazionale per lo sfruttamento illegale delle risorse minerarie presenti all’est del Congo. Questo network criminale, gestito dalla Famiglia Kabila si basava sulla alleanza strategica con il movimento terroristico ruandese FDLR a cui fu affidato il controllo di immensi territori nel Nord e Sud Kivu dove si registrava particolari concentrazioni di oro, diamanti, coltan e altri minerali preziosi. Le FDLR assunsero lo statuto di soci in affari e il ruolo di difesa armata dell’est del Congo per contenere le mire imperiali di Rwanda e Uganda. A farne le spese fu la popolazione delle province est, ridotte alla miseria e costrette a lavori di semi schiavitù nelle miniere artigianali controllate dai terroristi FDLR. Le minoranze etniche congolesi di origine tutsi furono continuamente vittime di repressioni e periodiche pulizie etniche.

L’alleanza economica e militare tra Kinshasa e FLDR rafforzò il pericolo rappresentato da questa forza terroristica genocidaria verso il Nuovo Rwanda. Tra il 2006 e il 2009 si registrarono sei tentativi falliti di invasione militare delle FDLR in Rwanda. La reazione di Kigali fu quella di creare e finanziare ribellioni etniche tutsi (Banyarwanda) nelle province del Kivu. 2009 sorse la ribellione tutsi guidata dal Generale Laurent Nkunda. Nel 2012 nacque la ribellione tutsi guidata dal Movimento 23 Marzo, noto sotto la sigla M23. Entrambe le ribellioni avevano un alto potenziale militare capace di distruggere in pochi mesi il regime di Kinshasa. Furono fermate a livello internazionale da Stati Uniti e Francia che all’epoca avevano raggiunto accordi segreti per il comune sfruttamento delle risorse naturali a scapito ovviamente delle popolazioni congolesi.

Dal 2013 il gruppo terrorista FDLR conosce la sua massima espansione politica, economica e militare. Il giro d’affari che ruota attorno allo sfruttamento illegale dei minerali congolesi ha fruttato alle FDLR 0,8 milioni di dollari mensili trasformando il gruppo terroristico in una potente holding economica. Le milizie FDLR ottennero lo statuto di alleati (segreti) della Missione di Pace ONU in Congo: MONUSCO controllata dall’apparato militare e politico francese. Le FDLR saranno trasformate in prima forza militare contro la ribellione tutsi M23 e godranno del supporto areo del contingente MONUSCO. Sfatando il mito proposto dalle Nazioni Unite, furono i terroristi FDLR e non la Brigata Africana di Intervento, a lanciare l’offensiva contro i ribelli tutsi.

L’azione coordinata di Kampala e Kigali permetterà ai ribelli M23 di ritirarsi indenni in Uganda con un bottino di guerra di tutto rispetto: oro per un valore di quasi 10 milioni di dollari. L’ordine impartito al M23 dal presidente ugandese Museveni fu impartito dopo aver constatato la mancata volonta' della Amministrazione Obama di supportare la rivolta come avvenne nel 1996 e nel 1998. Da parte sua il Rwanda garantì l’arresto di una dei due leader ribelli: Jean Bosco che fu consegnato alla Corte Penale Internazionale. L’arresto del Generale Bosco non ha nulla di umanitario e non è legato a principi di giustizia. Fu un’abile mossa di Kigali per eliminare un leader ribelle sempre più incontrollabile e assicurare il controllo del M23 al secondo Comandante in Campo: il Colonnello Sultani, fedele servitore dei governi ugandese e ruandese. Tutt’ora le forze del M23 (circa 3000 uomini) sono presenti in Uganda e in parte in Rwanda. La maggioranza di essi integrata nei rispettivi eserciti nazionali.

Dal 2013 le forze genocidarie ruandesi ricevono da Kinshasa e Parigi il via libera per aumentare i loro effettivi (arruolando giovani disoccupati congolesi) e per lo sfruttamento delle miniere artigianali. Intere aree nel Nord e Sud Kivu cadono sotto l’assoluto controllo delle FDLR che esercitano diritto di vita e di morte sulla popolazione congolese abbandonata dal suo governo per evidenti convenienze economiche. Gli effettivi raggiungono i 12.000 uomini con un nucleo duro di 4.000 veterani. Queste cifre sugli effettivi FDLR sono state sempre negate dalla missione di Pace MONUSCO che parla di 1.200 miliziani e dal governo ruandese (che valuta le forze FDLR non oltre ai 4.500 uomini).

Le ragioni di questo ridimensionamento artificiale delle reali forze di questo gruppo terroristico regionale sono facili da intuire. La MONUSCO ha tutto l’interesse a non far comprendere all’opinione pubblica internazionale il grave rischio rappresentato da un forte esercito terrorista che controlla regioni all’est del Congo con identica estensione territoriale della Francia. Esercito terrorista alleato ai Caschi Blu... Il Rwanda ha tutto l’interesse di minimizzare le forze FDLR per non creare panico tra la popolazione ancora memore dell’Olocausto. L’operazione di propaganda interna del governo ruandese verso il numero effettivo delle FDLR contrasta con le manovre militari dell’esercito ruandese. Quattro divisioni su sei di fanteria sono attualmente schierate lungo la frontiera Congo – Rwanda.

Nel 2014 si apre una inaspettata opportunità per le FDLR. Nel vicino Burundi il governo HutuPower del CNDD-FDD sta preparando il terreno per far ottenere al suo leader: Pierre Nkurunziza il terzo mandato presidenziale. Il regime razial nazista è conscio che questa mossa politica è altamente impopolare e anticostituzionale. Le forze in campo nel piccolo ma strategico Paese centrafricano sono sfavorevoli al regime. Nell’esercito vi è ancora una forte componente di soldati tutsi mentre la maggioranza della popolazione hutu si dimostra scontenta e disillusa dei primi due mandati di Nkurunziza che non hanno migliorato le loro condizioni di vita. Senza appoggi esterni e precauzioni il tentativo di ottenere il terzo mandato sarebbe stato distrutto da un colpo di stato dei soldati tutsi appoggiato dalla maggioranza della popolazione hutu.

Tra il febbraio e il giugno 2014 circa 8000 giovani del partito al potere raggruppati nella Gioventù del CNDD-FDD (nota con il nome Imbonerakure) vengono inviati nella provincia congolese del Sud Kivu per ricevere addestramento militare da parte dei terroristi ruandesi FDLR. L’intento è di creare una milizia paramilitare genocidaria sul modello delle famose Interahamwe ruandesi del 1994, per contenere la rivolta popolare in Burundi. Saranno proprio i veterani Interahamwe del genocidio ruandese ad addestrare i giovani estremisti burundesi nelle tattiche di sterminio di massa. Nonostante le proteste ufficiali del governo ruandese sia la MONUSCO che il Governo di Kinshasa non intervengono nel debellare questi campi terroristici di addestramento divenendo a loro volta complici della futura instabilità in Burundi che in meno di due anni ha posto le basi per un secondo e terribile genocidio nella Regione dei Grandi Laghi.

Nel luglio 2014 il ruolo delle FDLR all’interno della delicata situazione regionale vede un salto di qualità. Il pericoloso gruppo terroristico autore del genocidio ruandese, è segretamente invitato a oltrepassare la frontiera per unirsi alle forse naziste HutuPower burundesi con il compito di proteggere il regime di Nkurunziza ricevendo lo statuto di alleati. Circa 8.000 terroristi FDLR oltrepasseranno la frontiera Uvira – Gatumba nel settembre 2014 senza che i caschi blu ONU e l’esercito congolesi intervengano. Le prove dell’addestramento in Congo dei giovani estremisti burundesi e i movimenti di truppe FDLR verso il Burundi verranno raccolte da tre suore italiane intenzionate a presentarle alle Nazioni Unite.

Assieme a queste prove le tre suore italiane dispongono anche di precise informazioni dei piani di genocidio ideati dal regime di Nkurunziza qualora la resistenza popolare al terzo mandato si fosse rivelata dura a sconfiggere. Le religiose italiane verranno trucidate presso le loro abitazioni nella parrocchia di Kamenge (quartiere della capitale Bujumbura) nel settembre 2014. Il governo burundese arresta un giovane mentalmente squilibrato addossandogli il triplice omicidio. Le indagini di giornalisti burundesi rivelano al contrario un omicidio di Stato ordinato dal presidente Nkurunziza.

Allo scoppio della crisi burundese (aprile 2015) i terroristi ruandesi FDLR rappresentano la maggioranza delle forze militari genocidarie in difesa del presidente Nkurunziza. Durante l’evolversi (assai sanguinario) della crisi, approfittando della debolezza del regime burundese, le FDLR verso il settembre – ottobre 2015 assumono di fatto il potere militare e politico in Burundi. L’obiettivo è quello di controllare un intero Paese, aumentare gli effettivi inglobando circa 30.000 giovani burundesi arruolati nella milizia genocidaria Imbonerakure e invadere il Rwanda dal Congo e dal Burundi.

Se le relazioni tra i due Paesi gemelli (Rwanda, Burundi) si deteriorano rapidamente a causa della presenza delle FDLR a Bujumbura, le relazioni Rwanda Congo conoscono fasi alterne di tensioni frontaliere e tentativi diplomatici di distensione. Il regime di Kinshasa avvia una serie di operazioni militari contro le FDLR all’est del Paese con l’ufficiale intento di eliminare il pericolo terroristico. Queste operazioni risultano immediatamente una gigantesca farsa costringendo i caschi blu della MONUSCO a prendere le distanze dalla finta offensiva militare dell’esercito congolese, comandata da un Generale di cui nominativo è inserito nelle indagini ONU sul traffico illegale di minerali congolesi in stretta collaborazione con i terroristi ruandesi FDLR.

Le complesse e conflittuali relazioni tra Congo e Rwanda giungono ad una svolta inaspettata verso il maggio 2016. Rumori di accordi segreti tra i presidenti Joseph Kabila e Paul Kagame si fanno sempre più consistenti seppur ufficialmente negati. Questi accordi prevedono il sostegno da parte del Rwanda alle ambizioni di Kabila di diventare Presidente a vita in cambio della eliminazione delle FDLR all’est del Congo e ad accordi commerciali strettamente convenienti al Rwanda tra cui i diritti di sfruttamento dell’immenso giacimento di gas naturale presente nel Lago Kivu, tra Bukavu (Congo) e Giangugu (Rwanda).

Questi rumori, ben noti ai giornalisti indipendenti della regione, assumono progressivamente una loro consistenza di verità grazie agli avvenimenti verificatesi nel secondo semestre del 2016. Il regime di Kinshasa compie una serie di arresti di alti gerarchi delle FDLR per indebolire il gruppo terroristico. Il primo arresto è contemporaneo agli accordi segreti siglati nel maggio 2016 durante una riunione segreta tra i due Presidenti africani svoltasi a Giseni, città frontaliera al capoluogo della Provincia del Nord Kivu: Goma.

Il Generale Leopold Mujyambere, responsabile del comando delle divisioni FDLR nel estremo nord del Kivu viene arrestato e trasportato presso la prigione centrale di Kinshasa. Nell’agosto 2016 a Rutshuru, Nord Kivu, viene arrestato il Maggiore Sabimana Iraguha, alias Mugisha il Conquistatore, comandante delle forze speciali delle FDLR denominate Forces Combattantes Abacunguzi – FOCA addestrate dai consiglieri militari francesi di stanza a Goma. Il 27 ottobre viene arrestato il Generale Habyarimana Mucebo Sofuni, una delle più importanti gerarchi delle FDLR e autore principale del genocidio in Rwanda del 1994.

La serie di arresti eclatanti compiuta dal governo di Kinshasa è seguita dall’inaspettato appoggio politico del Rwanda e dell’Uganda al piano di Kabila di mantenere il potere in eterno annullando di fatto le elezioni previste per il novembre 2016. Un appoggio ufficialmente dichiarato durante il recente summit speciale sulla Repubblica Democratica del Congo svoltasi a Luanda, capitale dell’Angola. Ombre e dubbi si concentrano sul fedele rispetto degli accordi segreti stretti tra Kabila e Kagame. Seppur l’ondata di arresti ha creato forti difficoltà nella catena di comando delle FDLR il gruppo terrorista rimane intatto e continua a controllare estese zone all’est del Congo ricche di minerali.

L’alleanza tra Kinshasa e FDLR rimane ambigua. Il gruppo terrorista ruandese è ancora utilizzato dal governo di Kabila per le pulizie etniche contro la tribù Nande nei distretti di Beni, Butembo e Lubero nel Nord Kivu. Pulizie etniche rientranti nella strategia di Kabila di creare il caos totale all’est del Paese per giustificare la sua Presidenza a vita. Il quartiere generale delle FDLR è ancora a Goma, a meno di un chilometro dal quartiere generale della MONUSCO che ha all’interno del suo mandato distruggere le forze negative congolesi e straniere tra cui le FDLR. Spostamenti di truppe FDLR si sono registrate dal Burundi al Congo in ottobre e novembre 2016. Attualmente meno di 4.000 terroristi FDLR sarebbero impegnati sul fronte burundese in difesa del dittatore Nkurunziza.

L’appoggio politico al presidente Joseph Kabila offerto da Uganda e Rwanda contrasta con la volontà degli Stati Uniti e Unione Europea di sbarazzarsi di questo dittatore africano divenuto scomodo e nocivo per gli interessi delle multinazionali occidentali. Una situazione contraddittoria che rischia di creare frizioni all’interno della storica alleanza Washington – Kampala – Kigali e ripercussioni negative sulla risoluzione della crisi burundese. La crisi politica congolese, le attività terroristiche delle FDLR e la guerra civile in Burundi sono sempre più collegate tra esse con all'orizzonte il rischio di un genocidio. L’azzardo tentato dai governi di Kinshasa e Kigali potrebbe sfuggire di mano a favore delle forze reazionarie HutuPower e scatenare un conflitto dalle dimensioni regionali.

La pacifica convivenza tra Congo e Rwanda ruota attorno alla distruzione del gruppo terroristico ruandese FDLR preambolo obbligatorio per ogni sviluppo di integrazione socio economica regionale capace di relegare al passato le difficili, antagoniste e pericolose relazioni tra i due Paesi della Regione dei Grandi Laghi. Il fulcro centrale del problema risiede in una domanda di estrema importanza: il presidente Kabila ha la reale volontà politica di eliminare le FDLR in cambio di appoggi politici regionali per assicurarsi il potere in eterno?

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