Congo. Il Governo tenta di imporre la moneta nazionale

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Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Mag 25

Congo. Il Governo tenta di imporre la moneta nazionale

La Banca Centrale del Congo tenta di imporre il franco congolese come unica moneta legale nel paese. Un provvedimento destinato al fallimento per la semplice ragione che la popolazione e gli imprenditori nazionali e stranieri ritengoono la valuta totalmente inaffidabile. Dalla fine degli anni novanta in Congo si basa su Dollaro Americano e Euro

di Fulvio Beltrami

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Il 22 maggio scorso il Governatore della Banca Centrale del Congo (BCC) Dégratiasa Mutombo ha presentato al pubblico la nuova regolamentazione monetaria che impone il franco congolese come unica moneta legale nel paese. La decisione è stata presa per riappropriarsi della sovranitá finanziaria, interrompere il flusso di euro e dollari sul mercato e per lottare contro il riciclaggio di denaro. Per rendere effettivo il decreto finanziario il governo obbligherá a pagare in moneta nazionale le spese mediche, elettricitá, acqua, affitto di casa. I stipendi di impiegati e funzionari statali saranno pagati in franchi congolesi. Tutti i pagamenti superiori a 10.000 dollari dovranno essere fatti attraverso gli istituti finanziari. Il decreto della Banca Centrale è stato accolto con diffidenza dalla popolazione ed imprenditori congolesi che giá esprimono un rifiuto netto a rispettarlo. L’introduzione del dollaro americano nel circuito commerciale interno è iniziata verso gli ultimi anni del regime di Mobutu Sese Seko (1994 – 1996). 

Il dollaro americano fu introdotto non dal governo ma dalla popolazione per difendersi dalla valuta congolese (il Zair) vittima di una svalutazione superiore al 2000% con almeno sei consistenti fluttuazioni di cambio giornaliere. Il sistema finanziario era giá inesistente e la perdita di fiducia sulla stabilitá della moneta decretarono la morte dello Zair. Il governo attuó un compromesso di facciata vietando l’utilizzo del dollaro ma tollerandolo ampiamente. L’emissioni di milioni di Zair falsi da parte del cartello mafioso libanese diede l’ultimo colpo di grazia. Dopo la presa del potere di Laurent Désiré Kabila (1997) la Repubblica Democratica del Congo ha attuato vari tentativi per imporre la valuta nazionale, tutti falliti. L’ultimo per ordine cronologico sembra essere il piú strutturato ma i problemi connessi allo Zair permangono anche con il Franco Congolese poiché il sistema finanziario nel paese è estremamente debole. La prima riforma valutaria attuata nel 1998 introdusse il cambio fisso totalmente artificiale di 1,3 franchi congolesi per 1 dollaro americano.

A distanza di 16 anni la moneta nazionale ha subito una svalutazione quasi impensabile in altri paesi che riporta il Congo al periodo di sfacelo economico dello Zaire. Oggi un dollaro è scambiato per 940 franchi congolesi. Una tale svalutazione ha portato la popolazione a ricorrere maggiormente al dollaro considerato una valuta sicura. In meno di 12 anni la moneta americana detiene il 95% del totale degli scambi commerciali effetuati nel paese. In Congo vi sono in circolazione piú dollari che negli Stati Uniti. Il paese non detiene alcuna sovranitá finanziaria. Anche la qualitá della moneta diventa elemento fondamentale per la sua accettazione. Una moneta nazionale deve garantire una lunga durata fisica e un degrado minimo delle bancanote. Attualmente i biglietti del franco congolese, pur essendo prodotti in Europa, non riescono a superare i due anni di utilizzo prima di stracciarsi o diventare quasi illegibili. Pardossalmente i franchi congolesi falsi fabbricati in Uganda ed immessi sul mercato congolese hanno una migliore qualitá e durata di quelli originali.

L’incapacitá dei vari governi di proteggere la moneta nazionale e l’immediata reazione popolare per soppravvivere ha favorito gli imprenditori stranieri e le multinazionali che, utilizzando il dollaro evitano i rischi di perdite collegati al cambio valute. Dal 2004 il governo ha tollerato anche l’utilizzo del euro presso la capitale Kinshasa e in altre cittá all’ovest del paese. Attualmente in Congo circolano circa 8 miliardi di euro. Il franco congolese viene utilizzato per i piccoli acquisti. Altri importanti beneficiari della dollarizzazione dell’economica congolese sono la U.S.Federal Reserve e la mafia internazionale in special modo quelle libanese, cinese e italiana. La Federal Reserve in questo ultimo decennio ha guadagnato oltre 600 milioni di dollari all’anno nei diritti di utilizzazione della moneta che si applicano a livello internazionale. Questi diritti, che sono una normale prerogativa di ogni Stato, non possono essere riscossi dalla Banca Centrale del Congo in quanto vengono pagati al paese emittore della valuta utilizzata cioè gli Stati Uniti. 

Anche la Banca Centrale Europea gode di questo vantaggio ma fino ad ora ha accuratamente evitato di fornire ciffre precise su quanti milioni di euro incassa dal utilizzo della propria valuta in Congo. Dal 2008 il paese è divenuto uno dei principali punti internazionali per il riciclaggio di denaro delle mafie libanese, cinese e italiana che si sono infiltrate nel boom edile sopratutto all’ovest e a Kinshasa e nella compravendita di oro, diamante. Nel caso della mafia italiana ora inzia ad avere delle basi sicure in Uganda per le operazioni di riciclaggio denaro effettuate in Congo. Queste mafie possono agire in un paese lontano dai controlli internazionali con la complicitá di governo e autoritá locali. In queste condizioni tutti gli sforzi per imporre la valuta nazionale sono destinati a fallire in quanto contro producenti per l’elite al potere, le multinazionali, i cartelli mafiosi, Stati Uniti, Unione Europea e per la stessa popolazione che attraverso l’utilizzo del franco congolese subirebbe immediatamente i devastanti effetti della svalutazione e dell’inflazione.

Il primo ostatacolo riguarda la disponibilitá fisica del franco congolese sul mercato. Solo il 4.5% dei biglietti circolanti nel paese sono in valuta nazionale. Lo stesso governo limita la produzione della moneta (che avviene in Europa) per ragioni di speculazione personali. La Banca Centrale pur avendo varato il decreto a favore del franco congolese non ha alcuna capacitá finanziaria per attuare il gigantesco scambio valuta al fine di ritirare tutti i milioni di dillari in circolazione. Il secondo problema riguarda la configurazione del sistema bancario congolese composto da 80 banche di medie dimensioni, 23 piccole banche, 157 cooperative di risparmio, 19 istituzioni di micro finanza e qualche decina di Forex Bureau. La maggioranza del capitale di questi istituti non è autoctono ma proveniente da banche internazionali che sostengono le banche congolesi, trasformandole peró in semplici prestanome per le loro attivitá speculative nel paese e decretando la totale perdita del controllo dei capitali investiti da parte del Ministero delle Finanze. Ad aggravare la situazione gli istituti finanziari congolesi non godono di nessuna fiducia della popolazione causa i continui scandali di maleversazione e le rinomate ineficenze.

Il recente decreto della Banca Centrale è stato presentato come un innovativo strumento per far finalmente acquisire al paese l’indispensabile indipendenza finanziaria. In realtá tale indipendenza non è stata ancora acquisita per una precisa volontá del Governo e del Presidente Joseph Kabila. Dal maggio 2002 l’articolo 7 della legge costituzionale 005/2002 e gli articoli 170, 176 impediscono di utilizzare sul territorio nazionale altre valute che non siano il franco congolese. La Costituzione non è mai stata rispettata in quanto i ministri, i parlamentari e il Presidente Kabila sono i primi beneficiari dell’utilizzo di euro e dollaro e del riciclaggio di denaro in quanto associati di fatto allo sfruttamento illegale delle proprie risorse naturali affidato ad oltre 40 gruppi armati tra i quali anche organizzazioni terroristiche internazionali quali l’ugandese Lord Resistence Army e la rwandese Forze Democratiche per la Liberalizzazione del Rwnda, quelle che attuarono il genocidio del 1994.

I minerali vengono svenduti a tutti i paesi e multinazionali che si offrono compratori compresi Uganda e Rwanda, continuamente accusate dal governo di Kinshasa di supportare varie ribellioni all’est del paese e di attentare alla unitá nazionale attraverso il progetto di balcanizzazione del Congo. Solo il Katanga, dove risiede l’unica multinazionale congolese del settore minerario: la Gegamine, riesce a controllare la maggioranze delle risorse naturali tramite una lunga serie di compromessi e bracci di ferro tra la Famiglia Kabila e il Governatore Moïse Katumbi Chapwe che da ormai 4 anni si è dotato di poteri quasi uguali al Presidente per gestire una tra le piú ricche regioni del paese. “La fine del controllo del dollaro sull’economia nazionale non si puó decretare dal giorno all’indomani tramite un colpo di bachetta magica della Banca Centrale.”, spiega Noel K. Tshiani un alto funzionario della Banca Mondale. Per primo necessita una forte volontá politica, attualmente inesistente all’interno dell’etablishement mafioso creato dalla Famiglia Kabila.

Partendo da questa condizione non ancora concretizzatasi nel paese occorre che Banca Centrale e governo diano un tempo ragionevole per la progressiva riduzione del dollaro sul mercato, valutata attorno i due anni. Questo periodo tansitorio deve essere utilizzato per rafforzare il sistema finanziario interno chiamato a gestire la ritrovata sovranitá monetaria. Per rendere irreversibile il processo occorono grandi sforzi per controllare l’inflazione e la svalutazione rendendoli fenomeni regolari e prevedibili. Ai primi accenni di una moneta debole la popolazione intensificherá il boicottaggio del franco congolese vanificando gli sforzi della Banca Centrale. La fiducia popolare è indispensabile poiché il Congo non detiene di un apparato coercitivo in grado di far rispettare le leggi sul territorio nazionale. La stabilitá sociale politica ed economica del paese deve essere assicurata per far accettare a livello internazionale la valuta locale per le transazioni interne al paese.

Attualmente nessuna multinazionale o investitore straniero puó accettare di utilizzare il franco congolese per le sue attivitá nel paese. Il rischio di elevate perdite derivanti dalla svalutazione è troppo alto. Per queste stabilitá occorrerá aspettare ancora un decennio nelle migliori delle ipotesi. Il Congo è difatto sotto tutela delle Nazioni Unite, Francia e Stati Uniti. Infine la transizione da dollaro euro a franco congolese deve essere preceduta e accompagnata da una lunga campagna di sensubilizzaione rivolta alla popolazione, non da una semplice pubblicazione del decreto redatto dalla Banca Centrale. Il franco congolese rimmará un eventualitá per ancora molto tempo in quanto non esistono i presupposti per imporlo alla popolazione e agli investitori stranieri. Il decreto del 22 maggio 2014 rischia di passare alla storia come l’ennesima fanfaronata di un governo che è totalmente incapace di gestire ogni aspetto della vita nazionale ad esclusione dell’arricchimento personale e della rapina economica ai danni della sua popolazione.

Un governo che sta divenendo una delle principali fonti di instabilitá regionale assieme al periocolo terroristico somalo di Al-Shabaab. La formazione militare offerta alle milizie genocidarie burundesi dette Imbonerakure, il supporto al gruppo terroristico ruandese FDLR per l’invasione del Rwanda, la crisi con il paese gemello: Congo – Brazzaville, le pessime relazioni con l’Angola e la persistente assenza istituzionale e della difesa non solo confermano l’assenza di Stato ma la artificialitá intrinseca della Repubblica Democratica del Congo grande quasi come l’Europa occidentale, paese inventato di sana pianta dal colonialismo belga. Le soluzioni visagiabili sono o un’unione federalistica o uno smembramento del paese tramite secessioni. La prima sarebbe basata su leggi costituzionali, la seconda da guerre civili.

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