Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Nov 3
di Fulvio Beltrami
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Il Burundi dopo tredici anni di guerra civile etnica e una dieci anni di regime razzial-nazista basato sulle ideologie di supremazia razziale hutu, è stanco. La popolazione (hutu e tutsi) lo scorso aprile si è ribellata al tentativo dell’allora presidente Pierre Nkurunziza di ottenere un terzo mandato. Nel maggio 2015 vi è stato un tentativo di colpo di stato per restaurare la democrazia. A tentativo fallito Nkurunziza ha imposto elezioni farsa autoproclamandosi presidente, non riconosciuto dalla Comunità Internazionale. Da sette mese la popolazione combatte il regime. Come risposta il regime ha assoldato dei mercenari stranieri: i terroristi ruandesi delle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR) autori del genocidio del 1994 in Rwanda. L’ingaggio è stato forzato in quanto l’esercito non risponde più ai voleri del presidente ora illegittimo. Solo la polizia composta da ex guerriglieri del partito al potere CNDD-FDD e le milizie paramilitari Imbonerakure (quelli che vedono lontano) sono rimasti in difesa di Nkurunziza.
Da sette mesi in Burundi è in atto un lento ma efficace massacro. La popolazione reagisce con rabbia e determinazione. La guerra civile, anzi, la guerra di liberazione, è una realtà da mesi anche se nessun media internazionale osa descrivere l’oscena realtà di morte. Da quasi un mese l’ex presidente Nkurunziza è scappato dalla capitale, Bujumbura. I mercenari ruandesi assoldati hanno preso le redini del potere e sognano di uccidere tutti i tutsi come fecero in Rwanda. Un milione di morti nel 1994... Mentre la Comunità Internazionale appoggia la decisione della Unione africana di intervenire militarmente contro il regime qualora i colloqui di pace dovessero fallire, il regime o quello che rimane (molti sono già scappati) si prepara al genocidio, la soluzione finale di un gruppo assetato di sangue e potere.
In realtà la pulizia etnica è già iniziata e si sta intensificando. Fino ad ora il regime, ormai pilotato dai veri detentori del potere in Burundi: le FDLR, ha tentato di nascondere i propositi di genocidio. La svolta, forse dettata dalla paura dell'imminente reazione internazionale si è verificata ora. La Radio Televisione nazionale del Burundi trasmette messaggi di odio etnico contro la minoranza tutsi. I terroristi ruandesi, polizia e Imbonerakure hanno accelerato i massacri. Ma è il presidente del Senato Reverien Ndikuriyo che ha assolto il compito di preparare il genocidio. Sotto la parola d’ordine “On vas tous à travailler” (andiamo tutti a lavorare) ha dato istruzioni ai capi quartiere e ai capi zona di preparare il genocidio.
Eccovi riprodotto il testo del suo discorso pronunciato il 30 ottobre scorso. La versione integrale in francese è visionabile sul sito di informazione burundese Agencebujuanews (https://agencebujanews.wordpress.com/2015/11/01/le-genocide-annonce-on-va-travailler-reverien-ndikuriyo/)
“Non esistono più isole felici in Burundi. Non ci si può più nascondere dietro la finestra e gettare le granate dicendo che si è per la democrazia. Queste persone non pensano che non abbiamo preso loro delle foto? Pensano che non li consociamo? Che non siano già registrati?
Vi dico, capi di quartiere, date il messaggio a tutta la popolazione di stare in allerta, pronta. Date l’ordine ai vostri collaboratori raccogliete le armi, i fucili e le granate per quando arriverà il giorno. Concentratevi sulla difesa della democrazia e del legittimo governo. Quando userete violenza sarà per una causa giusta. Nessuno vi condannerà. Attendete il segnale con pazienza e senza farvi prendere dalle emozioni e dalla pietà. Siate pronti a morire. Vi ordino di prepararvi. Fate pervenire questo messaggio in tutte le città e nelle campagne.
Ricordatevi che vi è la possibilità di acquisire le terre e le case dei traditori. Questa è un'ottima opportunità. Loro non meritano di avere delle proprietà. Voi si. Se volete i terreni e le case è sufficiente che andiate a lavorare quando vi daremo l’ordine. Allora per i traditori non vi sarà più posto per potersi nascondere.
La gente vi ha eletto ha fiducia in voi quindi vi seguirà basta che lanciate messaggi chiari e semplici da capire. Vi diremo noi quale quartieri colpire. Cibitoke, Mutabura, Nyagabiga e altri ancora. Non vi nascondete quando giungerà il momento. Occorre lavorare tutti insieme. Il lavoro è stato minuziosamente preparato e sarà perfettamente realizzato. Io sono un Rappresentante del Popolo e ho l’autorizzazione di dare l’ordine di agire. Mi attendo che voi obbediate. Il messaggio giungerà presto. Vedrete. Per il momento limitatevi a semplici ronde di sorveglianza. Arriverà il momento di lavorare seriamente. La polizia, i nostri giovani patrioti e i nostri alleati vi aiuteranno.
Quando riceverete l’ordine passate all’azione senza esitare perché la nazione conta su di voi. Passerete da un posto all’altro per ripulire le città e campagne Avete una missione da compiere e mi aspetto massima dedizione al lavoro.”
Chiari sono i propositi di ripetere la metodologia del genocidio attuato in Rwanda nel 1994. Il regime è aiutato dagli autori di quel olocausto che ora governano il Burundi. Due giorni fa un corteo funebre di ritorno dal funerale di un giovane ragazzo assassinato dalla polizia, è stato attaccato dai terroristi ruandesi che hanno compiuto una carneficina. Sedici persone sono state uccise sul colpo. Altre portate nei campi e decapitate. Il governo parla di un morto e incolpa l’opposizione. I media regionali parlano di 16 vittime. Testimonianze oculari di quaranta vittime. L’orrendo massacro è stato compiuto presso la località di Buringa comune di Gihanga vicino al aeroporto internazionale e alla capitale Bujumbura. Secondo fonti interne l’ordine del massacro è stato dato dal colonnello Desire Nduwamahoro, comandante delle unità anti sommossa della polizia.
Le mediazioni tentate da Unione africana e Unione Europea, sotto mediazione del presidente ugandese Yoweri Museveni sembrano destinate a fallire. Febbrili i preparativi di intervento militare della forza africana con mandato di “full combat”. Si assiste ad una corsa contro il tempo per impedire il genocidio. Secondo alcuni osservatori regionali i criminali propositi non riusciranno ad essere attuati. La popolazione (hutu e tutsi) è stanca di guerra etnica che ha portato il paese alla rovina e alla miseria più assoluta. Desidera pace e benessere. È consapevole che non realizzeranno queste normali aspirazioni tramite un genocidio ma tramite una guerra di liberazione contro il criminale di guerra Pierre Nkurunziza (condannato a morte per crimini contro l’umanità e successivamente graziato grazie alle pressioni internazionali e della Chiesa cattolica), dei genocidari del partito al potere CNDD-FDD e dai mercenari assoldati ora padroni assoluti del Burundi. Le pagine eroiche della lotta burundese sono ancora da scrivere. Purtroppo la libertà rischia di passare attraverso un immane bagno di sangue. Ma i giovani sono pronti al sacrificio per il sogno di libertà che ogni essere umano considera come un diritto che deve essere garantito dalla nascita. Mentre il governo tenta di convincere la popolazione a compiere il genocidio contro i tutsi, i giovani hutu e tutsi gridano al unisono: LIBERTÀ O MORTE.
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