Burundi. La virata razziale del folle regime di Gitega. Occidentali, minoranza tutsi e Rwanda nel mirino

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Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Ago 10

Burundi. La virata razziale del folle regime di Gitega. Occidentali, minoranza tutsi e Rwanda nel mirino

Il nuovo presidente burundese, Evariste Ndayishimiye, dopo la morte del dittatore Nkurunziza, doveva rappresentare una svolta politica nel Paese grazie a riforme democratiche, rafforzamento del rispetto dei diritti umani e la pace con il Ruanda. Condizioni necessarie per porre fine alle sanzioni occidentali che hanno messo in ginocchio il Paese. Al contrario le riforme di Ndayishimiye si stanno rivelando un trucco a cui nessuno più crede, le milizie Imbonerakure imperversano e si inasprisce la guerra fredda con Kigali. Il regime senza più soldi, si ruba 10 milioni di dollari ricevuti dalla comunità internazionale per combattere la pandemia di Covid19

di Fulvio Beltrami

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Fulvio Beltrami. 10 agosto 2020

Con l’improvvisa e sospetta morte del dittatore Pierre Nkurunziza, Evariste Ndayishimiye, eletto alla Presidenza grazie ad una palese frode elettorale ai danni del candidato dell’opposizione Agathon Rwasa, ha avuto il campo libero. L’onnipotente ed ingrombante figura della “Guida Suprema del Patriottismo” con potere di veto sulle decisioni dell’Assemblea Nazionale e del Presidente è scomparsa assieme a Nkurunziza.

Con l’economia al collasso il regime, per mantenersi al potere è consapevole che le frodi elettorali non sono sufficiente garanzia. Si necessita di riconquistare la fiducia dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, uniche potenze in grado di riattivare l’economia nazionale visto che la Cina si dimostra estremamente avara nel sostenere finanziariamente il regime. La Russia è concentrata solo nella rapina delle materie prime in cambio di armamenti antiquati venduti non a unità ma a peso e i tanti attesi aiuti economici dell’Arabia Saudita non si vedono all’orizzonte.

Gli eccessi della dittatura, la sua brutalità e l’instabilità politica interna al regime fanno del Burundi un paese di certo non appetibile per importanti finanziamenti internazionali. Anche il finanziamento del nuovo cento congressi con costo di realizzazione stimato a 33 milioni di dollari, stenta ad essere attivato.

Gli esperti francesi e della nota congregazione cattolica europea, avevano consigliato il regime di offrire l’impressione di un rinnovamento e di aperture democratiche. Mentre l’Amministrazione Trump non da segni di apertura (il messaggio di congratulazioni inviato a Evariste per la nomina alla Presidenza, una pura quanto insignificante formalità diplomatica), l’Unione Europea aveva aperto un canale di dialogo non ufficiale (secondo alcune fonti diplomatiche) con il regime dichiarandosi disponibile a togliere le sanzioni economiche. Le condizioni poste per la ripresa dei finanziamenti erano: concrete aperture democratiche, ritorno dei rifugiati burundesi e loro reintegro nel Paese, riattivazioni di buoni rapporti con il Ruanda, eliminazione della milizia HutuPower Imbonerakure, fine della collaborazione politica militare con il gruppo terroristico ruandese FDLR, riapertura dei media indipendenti e ritorno in Burundi dell’opposizione politica e della Società Civile.

Nelle prime settimane della Presidenza, Evariste Ndayishimiye sembrava seriamente intenzionato a seguire i consigli dei padrini occidentali. Una intenzione bruscamente interrotta dopo il misterioso ricovero ospedaliero del Primo Ministro: il Maresciallo Generale Alain-Guillaume Bunyoni. Nostre fonti burundesi informano che dopo la morte del Leader Nkurunziza all’interno del CNDD-FDD si sono create due correnti politiche contrapposte. Quella capitanata dal Evariste (General Neva) e quella capitanata da Bunyoni. Le frizioni tra le due correnti non sono politiche. Entrambe sono profondamente ancorate sulla egemonia razziale Hutupower, l’odio per la minoranza tutsi. Entrambe difendono il sistema mafioso creato da Nkurunziza che gli permette di far man bassa sulle scarne risorse finanziarie del paese a scapito della popolazione. Entrambe concepiscono solo un atteggiamento dispotico del potere e una amministrazione del Burundi tesa solo a creare profitti personali per la classe dirigente.

Le divergenze vertono sulle strategie per mantenere il potere. Evariste Ndayishimiye, comprendendo la vitale necessità di ottenere i soldi degli occidentali (ora definiti “coloni”) considera necessarie aperture di “

La prima propensa ad aperture di “facciata” per ottenere i soldi degli occidentali, ora definiti “coloni”. La seconda fautrice della linea razziale estremista e della totale rottura con Stati Uniti e Unione Europea.

Durante le ultime settimane il Generale Neva (nome di battaglia di Evariste) ha proceduto ad attivare delle riforme o presunte tali. Ha riconosciuto l’esistenza della pandemia da Covid19 attuando una serie di misure sanitarie di contenimento, riprendendo il dialogo con il OMS dopo l’espulsione del suo rappresentate avvenuta prima delle elezioni e allestendo centri sanitari specializzati. Ha lanciato all’opposizione in esilio segnali di disponibilità al dialogo, ha fatto arrestare degli ufficiali di polizia sospettati di corruzione, ha posto dei limiti allo strapotere delle milizie Imbonerakure. Ha ventilato la possibilità di divorziare dai terroristi FDLR. Ha attivato colloqui diplomatici con il Ruanda per una riappacificazione dei due paesi gemelli.

Questi gesti politici hanno fatto intravvedere la possibilità dell’attesa riforma all’interno del regime in grado di “ammorbidirlo” rendendolo più” soft” ed “accettabile” per essere accettata dalla potenze occidentali poco propense ad una soluzione militare. La Comunità Internazionale, incoraggiata da questi primi segnali di apertura ha aperto uno spiraglio nei finanziamenti (vitali per la sopravvivenza del CNDD-FDD). Circa 14 milioni di dollari sono giunti per sostenere il Ministero della Sanità nella lotta contro il Coronavirus. Il FMI ha deciso di cancellare 7,6 milioni di dollari di debito contratto dal Burundi. La scorsa settimana, le speranze dei donatori occidentali sono svanite e i rubinetti richiusi, dopo aver compreso che nessuna delle aperture in atto era reale.

La lotta contro la pandemia da Covid19 è di fatto una messa in scena. I centri sanitari speciali non funzionano, le strutture ospedaliere non sono state attrezzate adeguatamente, si continua a indire riunioni politiche e religiose senza il rispetto della distanza sociale e l’uso della mascherina. Inoltre vi è il forte sospetto (come sottolineano fonti diplomatiche) che 10 milioni di dollari sui 14 ricevuti per far fronte alla crisi sanitaria siano scomparsi con il beneplacito del Presidente e del Primo Ministro, ricomparendo in conti bancari offshore di Generali e Colonnelli del FDD. Ufficialmente il regime dichiara 401 casi di contagio e 1 decesso. In realtà si trattano di palesi sottostime. Le compagnie aeree si sono rifiutate di riprendere i voli in quanto il regime ha fallito (a causa di problemi finanziari) di adeguare l’aeroporto internazionale alle norme di igiene Covid19.

Lo strapotere delle Imbonerakure non è stato ridimensionato. Omicidi e aggressioni non solo continuano ma registrano una imprevista escalation. La violenza esercitata dalle Imbonerakure sulla popolazione ha sconfinato gli obiettivi politici di intimidazione. Ora è utilizzata come metodo rapido e conveniente per risolvere dispute personali: litigi di terreni, case, recupero crediti. All’interno del paese i civili rischiano di essere uccisi anche nei bar da un Imbonerakure ubbriaco per futili ragioni. L’impunità dei crimini commessi viene assicurata dalla polizia e dal sistema giudiziario. L’unico consiglio ricevuto da Evariste sarebbe quello di commettere i crimini con “più discrezione”.

I terroristi FDLR non sono stati invitati a lasciare il Burundi. Si è provveduto ad integrarli nei corpi della polizia e dell’esercito (in cui erano presenti fin dal 2016) permettendo loro di mantenere intatta la catena di comando autonoma. 

La criminalità è diventata strutturale e non solo riguarda le Imbonerakure ma anche la polizia, poiche in essa dal 2015 si sono infiltrati i terroristi ruandesi FDLR. Grazie al sostegno e incoraggiamento del Maresciallo Generale Bunyoni le FDLR di fatto sono un potere incontrastabile all’interno della polizia nazionale. La scorsa settimana SOS Media Burundi ha registrato 23 assassinii perpetuati da Imbonerakure e poliziotti FDLR. La cifra è solo la punta del iceberg. Si ha il sospetto che il numero di vittime sia ben maggiore a causa della escalation della violenza istituzionale e dell’impunità totale garantita a questi criminali in divisa.

Il processo di ritorno dei rifugiati è stato tentato tramite rimpatri forzati di qualche centinaia di persone dalla Tanzania con la complicità delle autorità tanzaniane senza che UNHCR intervenisse. La maggioranza dei rifugiati in Ruanda, Tanzania, Congo si rifiuta di ritornare in Burundi in quanto mancano le condizioni minime di sicurezza a causa dei crimini commessi da Imbonerakure e FDLR con il beneplacito del regime.

La ripresa del dialogo con il Ruanda (già compromessa dall’attacco terroristico di fine giugno) si è ora completamente arenata. Come scusa è stata presa la petizione ai governi burundese, ruandese e a UNHCR di 330 rifugiati alloggiati presso il campo profughi di Mahama, Ruanda. Durante un comizio presso la cittadina di Kirundo il “presidente” Evariste ha accusato il Ruanda di essere un “paese ipocrita che tiene in ostaggio i rifugiati burundesi e complotta per distruggere il Burundi”, affermando che il governo di Gitega non intende avere relazioni con il suo vicino.

Vogliamo avere buoni rapporti con tutti i paesi vicini o lontani che accolgono i rifugiati burundesi. Ma non avremo buoni rapporti con un Paese che usa cattiveria, un Paese ipocrita, che afferma di voler rinnovare buoni rapporti con il Burundi mentre allo stesso tempo ci sta mettendo una grossa spina nel piede.”

Se questo non bastasse il regime ha promosso una virulenta campagna contro i “coloni”, gli occidentali, accusati di tutti i mali del Burundi. Una propaganda razziale contro i paesi occidentali che nemmeno Nkurunziza aveva osato promuovere. Più preoccupante e sinistra la ripresa della propaganda di odio razziale contro la minoranza tutsi del Burundi. Una propaganda promossa dal regime che riprende i clichè più estremisti e violenti dell’odio razziale HutuPower ruandese che portarono al genocidio nel 1994. La minoranza tutsi è deprivata dell’identità nazionale. Sono degli Etiopi e devono ritornare da dove sono giunti. Sono qualificati come dei cani che si “nutrono del sangue degli hutu”. Nessun tutsi può essere buono e non merita il privilegio di essere amico di un hutu. Deve essere solo abbattuto.

Questa propaganda è diffusa dal partito al potere, dalle Imbonerakure, dai media ufficiali, dalla Commissione Verità e Riconciliazione diretta da un super HutuPower Pierre Claver Ndayicariye, vicinissimo ai terroristi FDLR e da un giornalista estremista di nome Kenny Claude Nduwimana. La piattaforma di informazione indipendente Itara Burundi dopo aver criticato la campagna di odio etnico contro la minoranza tutsi promossa dal regime.

Alla presidenza dell’Assemblea Nazionale è stato nominato un invasato estremista razziale che odia i tutsi, gli occidentali e il Ruanda: Gelase Ndabirabe. “Non è una scelta causale in quanto Ndabirabe in qualità di presidente dell’Assemblea Nazionale può essere un giorno eletto come Presidente Ad Interim. La scelta di Gelase Ndabirabe (noto per i suoi discorsi di odio razziale) come quella di Bunyoni a Primo Ministro, non presagisce nulla di buon nel regime del Generale Neva che, ricordiamoci, è anch’esso un ex ribelle delle FDD” spiega l’attivista Adrien Rugambarara. L’Assemblea Nazionale è priva di opposizione in quanto di fatto il partito CNL di Agathon Rwasa, dopo essere stato depredato della vittoria elettorale, è stato costretto ad entrare in semi clandestinità.

Quale è il motivo che ha spinto il regime a scegliere l’estremismo razziale che compromette il ripristino delle relazioni con il Ruanda e la fine delle sanzioni economiche delle potenze occidentali? Ce lo spiega un professore universitario burundese in esilio protetto da anonimato. “Il CNDD e il Generale Neva sono consci di aver mantenuto il potere contro la volontà popolare. Durante le elezioni i veri risultati dimostrano che le masse hutu hanno votato contro Evariste, preferendo Agathon. Il regime necessita disperatamente dei soldi dei cosiddetti coloni europei e americani ma la politica razziale contro gli occidentali non è dettata da una convinzione ideologica ma da un risentimento irrazionale. Di natura il burundese è molto suscettibile e permaloso.

 Il Generale Neva, Bunyoni e il CNDD in generale, dopo la morte di Nkurunziza, si aspettavano un pieno, facile e immediato riconoscimento da parte degli USA e della UE puntando sulla favola delle riforme e del volto umano del regime grazie ad Evariste. Il fatto che gran parte dei paesi europei tra cui Germania e Italia, non hanno inviato ad Evariste congratulazioni per essere divenuto Presidente ha profondamente scoccato e turbato la psiche già debole e contorta di questi gerarchi. Di fatto la Unione Europea ha fatto di peggio che accusare Evariste di aver rubato le elezioni o messo in discussione la leggimità democratica della carica che ricopre. Lo ha semplicemente ignorato.

Questo ha indotto il regime, risentito ed ammareggiato, a scagliarsi contro i coloni abbandonando tutti i consigli ricevuti da francesi e da religiosi europei della destra cattolica e i suggerimenti della stessa Unione Europea, senza nemmeno accertarsi che Russia e Cina siano intenzionate a compensare finanziariamente i mancati finanziamenti occidentali. Per quanto riguarda la virulenta campagna di odio razziale contro la minoranza burundese l’obiettivo è semplice quanto orribile: Neva e Bunyoni vogliono un Burundi unicamente hutu e stanno costringendo i tutsi ad abbandonare il paese. Chi, tra loro non lo abbandonerà, potrebbe avere delle sorprese di certo non piacevoli…

L’impunità fino ad ora indirettamente garantita al regime a causa delle indecisioni delle potenze occidentali ha innescato nella psiche di questi criminali che compongono il regime (la maggioranza di essi indagati presso la Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità) una convinzione di essere invincibili pur essendo militarmente deboli e avendo la popolazione contro. Una convinzione rafforzata dall’attuale (forse temporanea) speranza del popolo che davvero Evariste sia un riformatore meglio di Nkurunziza. Una speranza che di fatto è una pura illusione ma comprensibile vista l’assenza di opposizione politica e militare che possa offrire al popolo annichilito un’alternativa.

La più grande gloria del CNDD-FDD non è quella di non aver mai sbagliato ma quella di essersi risollevato ad ogni caduta” ha affermato Albert Shingiro, Ministro delle Relazioni Estere e della Cooperazione Internazionale. “Abbiamo commesso degli errori nel recente passato ma ora ci sforzeremo per un cambiamento che sarà visibile nei prossimi giorni. Tutti i cittadini burundesi constateranno la differenza e le sanzioni contro il Burundi saranno annullate nei prossimi mesi. È una volontà già espressa dai partner internazionali che abbiamo incontrato” Questa è la spavalda convinzione di Shingiro che solo i prossimi avvenimenti saranno in grado di confermare o meno.

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