Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Nov 23
di Fulvio Beltrami
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Fulvio Beltrami 22/11/2019
Il Regno monoetnico Urundi (antico nome del Burundi) benedetto da Dio e sotto la guida del Prete Re della Chiesa di Rochet, Pierre Nkurunziza e della sua Sacerdotessa Denise Bucumi Nkurunziza, rischia di non avverarsi. L’infame avventura del Signore della Guerra iniziata nel 1993 sembra avviarsi ad una tragica fine, lasciando come bilancio: povertà assoluta, degrado sociale, collasso economico e una interminabile scia di morti di cui le prime vittime (a migliaia) sono precedenti alla crisi politica dell’aprile 2015.
Molte persone che hanno goduto i frutti di questo insano e folle regime rischiano di essere trascinati in fondo dalla coppia reale, compresi noti attori europei residenti e non nel Paese che, inspiegabilmente, hanno abbracciato l’ideologia razzial-nazista in salsa africana.
Prima del 22 ottobre (battaglia di Bubanza) esistevano tutti i segnali della involuzione del regime: economia azzerata, conflittualità crescente tra le varie fazioni HutuPower all’interno del CNDD-FDD, alternativa politica offerta dal CNL di Agathon Rwasa, guerra fredda con il Rwanda e ora con il Congo, sanzioni economiche, indagine giudiziaria della CPI, isolamento diplomatico. La lotta di liberazione lanciata dall’Esercito Repubblicano del Burundi ha accellerato una fine già delineatasi da mesi.
Dopo la disfatta militare di Murara, le contraddizioni interne al regime stanno affiorando in tutta la loro drammacità. Sotto il mirino del Signore della Guerra ora vi sono il Luogotenente Generale Prime Niyongabo, Capo dello Stato Maggiore e il Generale Alain-Guillaume Bunyoni, Capo della polizia nazionale, ormai prossimi ad essere dimessi dalle loro finzioni. Niyongabo è un militare incompetente e corrotto, autore del tradimento all’ultimo minuto attuato contro il Generale Godefroid Niyombare (attualmente al comando del FOREBU) durante il tentativo di golpe del maggio 2015. Bunyoni un astuto opportunista che ha approffittato dell’assassinio politico del Generale Adolphe Nshimirimana per diventare il numero due del regime.
Entrambi sono supportati dai terroristi FDLR. Bunyoni in qualità di socio, Niyongabo come mera pedina facilmente manipolabile.
I due Generali sono ormai ai ferri corti con Nkurunziza. Erano destinati ad essere sostituiti un mese fa. Solo l’inaspettata offensiva del ERB ha impedito al Signore della Guerra di rimpiazzarli per paura di un golpe all’interno del CNDD-FDD. Il dissidio tra i tre compagni della Bush War verte sulla successione di Nkurunziza. Niyongabo e Bunyoni si sono opposti con determinazione alla candidatura di Denise Nkurunziza alla Presidenza, così come al tenativo di formare un governo di unità nazionale con la corrotta e opportunistica piattaforma politica d’opposizione CNARED.
I due Generali antagonisti pensano che Nkurunziza si debba mettere da parte lasciando l’eredità solo a chi ha combattuto nella foresta dal 1993 al 2004 contro il governo dell’ex Presidente Pierre Buyoya. Se non vi fosse stata l’offensiva dei ribelli RED Tabara e FOREBU i due Generali sotto il mirino di Nkurunziza avrebbero certamente tentato un golpe. Piano ora difficile da realizzare in quanto un violento cambiamento interno al regime non fermerebbe comunque la liberazione del Paese portata avanti dal ERB con l’appoggio di potenze regionali (Angola, Congo, Rwanda) e internazionali (Belgio, Gran Bretagna, Stati Uniti).
Nkurunziza, Niyongabo e Bunyoni hanno abbandonato le loro residenze, cambiando continuamente domicilio per paura di attentati ed esecuzioni extra giudiziarie. Sono perennemente in guardia, consapevoli che il maggior rischio non proviene dal Rwanda ma dall’interno del regime. La guerra per la successione al potere sta sensibilmente diminuendo la capacità di resistenza militare all’offensiva dell’Esercito Repubblicano del Burundi.
Si calcola che circa il 60% delle forze armate (esercito e polizia) non abbiano alcuna intenzione di difendere la Patria dagli ‘aggressori’ venuti dal Congo e dal Rwanda. Potrebbe essere solo questione di tempo prima che questa resistenza passiva al regime non si tramuti in manifesta ostilità militare a favore dell’opposizione armata. Al Prete Re rimangono le milizie Imbonerakure e i terroristi FDLR. Le prime formate da disperati sottoproletari burundesi che si sono illusi di poter accedere al benessere grazie alla possibilità di impossessarsi dei beni delle loro vittime tutsi e hutu; i secondi per la maggior parte giovani disoccupati congolesi che hanno abbracciato una ideologia di morte aliena alla loro cultura solo per poter mangiare e sopravvivere.
La popolazione burundese sembra aver abbandonato il motivato atteggiamento psicologico di diniego della realtà e accettazione passiva del regime, usata come forma di soppravivenza. Ora hanno due valide alternative: il CNL di Agathon Rwasa e l’Esercito Repubblicano. Occorre comunque non farsi illusioni. La fine del regime sembra vicina ma non imminente. La liberazione del Paese non puó essere attuata tramite una guerra lampo. Tattiche di accerchiamento e una campagna militare anomala solo le uniche armi dell’opposizione politica e militare burundese per evitare il rischio, sempre latente, di genocidio.
Tra le tattiche impiegate vi è l’occultamento del supporto delle potenze regionali. Non ultimo il diniego da parte dell’esercito ruandese di aver partecipato al recente attacco nel comune di Mabay, nord ovest del Burundi. Il Luogotenente Colonnello Innocent Munyengango, intervistato da Vox of America (sezione Kurundi e Kinyarwanda) ha negato che le unità dell’Esercito Repubblicano Burundese che hanno attaccato le basi militari di Twinyoni e Marura siano provenute dal Rwanda. Ha inoltre negato ogni coinvolgimento di soldati ruandesi nell’offensiva dell’opposizione armata burundese contro il regime di Nkurunziza.
Il Colonnello Munyengango liquida le accuse rivolte al suo governo come rumori infondati e deliri dei social network, informando che nessuna comunicazione ufficiale da parte del governo burundese è stata trasmessa per i canali diplomatici. “Siamo abiutati alle accuse infondate del Burundi. Non reagiamo in quanto tali accuse non hanno alcuna sostanza” dichiara il Ministro degli Esteri ruandese Olivier Nduhungirehe.
La partecipazione del Rwanda nei recenti avvenimenti bellici in Burundi è un argomento molto delicato. Di fatto nessuno (tanto meno il governo di Gitega) è riuscito a produrre prove inconfutabili della presenza di militari ruandesi in Burundi. Ben altro discorso è la presenza di almeno due battaglioni di fanteria e delle forze speciali del Rwanda nell’est del Congo che affiancano l’esercito congolese nelle offensive militari contro le FDLR.
Una collaborazione militare tenuta segreta dai rispettivi governi di Kinshasa e Kigali ma soggetta a inevitabili fughe di notizie che, stranamente, non sono state smentite dai due Paesi coinvolti che hanno adottato la politica del silenzio. «Militari ruandesi sarebbero già presenti nel territorio congolese assieme a due battaglioni delle forze speciali. Secondo fonti locali, i militari ruandesi indossano uniformi dell’esercito regolare congolese FARDC e sono operativi nella zona del Ruwenzori, Nord Kivu, prossima alla frontiera ugandese. I loro obiettivi sono i terroristi FDLR e il RNC (Rwanda National Council) guidato dall’oppositore ruandese, il generale Kayumba Nyamwasa. Questi oppositori al Presidente Kagame sono dei tutsi ma nell’est del Congo sono alleati agli hutu delle FDLR e beneficiano del sostegno dell’Uganda» spiega la giornalista Colette Braeckman esperta della Regione dei Grandi Laghi, sul blog dedicato all’Africa, ‘Le carnet de Colette Braeckman’ del quotidiano belga Le Soir.
A differenza della presunta partecipazione dei soldati ruandesi nella guerra di liberazione in Burundi, vi sono diverse prove della loro presenza all’est del Congo. Lo scorso agosto le milizie FDLR hanno prodotto testimonianze fotografiche della cattura del Luogotenente Colonnello Pierre Karasira della forze speciali ruandesi. In settembre un elicottero militare ruandese è atterrato presso l’ospedale militare di Kanombe dove sono stati ricoverati una dozzina di soldati feriti durante i combattimenti.
La presenza delle truppe ruandesi nell’est del Congo rientrerebbe in una vasta operazione militare denominata ‘Operazione Corridoio Est’ iniziata lo scorso maggio. L’operazione è frutto dell’alleanza politica economica tra Tshisekedi, Kagame e il Presidente angolano Joao Lourenco che ha creato un inedito asse Congo-Rwanda-Angola e ha come obiettivo ripulire le province est del Paese dalle varie bande armate, in primis dai terroristi delle FDLR.
La liberazione dell’est del Congo è considerata necessaria per stabilizzare la Regione dei Grandi Laghi e per l’emergere di una egemonia economica e politica regionale del Congo, Angola e Rwanda. Un secondo obiettivo sarebbe stato associato: l’annientamento delle FDLR anche in territorio burundese e l’abbattimento del regime di Pierre Nkurunziza. Questo secondo obiettivo non ha mai trovato conferme ufficiali anche se molti osservatori regionali lo ritengono altamente probabile.
Le truppe ruandesi sono entrate in Congo alle ore 01.30 del 30 maggio 2019 attraversando la frontiera congolese della località di Manda vicino a Kamanyola, Sud Kivu. Oltre alla zona del Ruwenzori, indicata dalla Braeckman come principale teatro delle operazioni belliche, i soldati ruandesi stanno combattendo le FDRL e il gruppo d’opposizione armata tutsi Rwanda National Council nella provincia del Sud Kivu.
Le operazioni sono direttamente coordinate dal Generale James Kabarebe. Una figura leggendaria, tra i migliori ufficiali che il Ruanda possiede. La sua carriera inizió durante la prima guerra pan africana in Congo (1996 – 1997) affiancando la ribellione della Alleanza delle Forze Democratiche per la Liberazione del Congo di Laurent Desire Kabila (padre di Joseph Kabila) che abbatterono il trentennale regime del sergente Mobutu Sese Seko con il sostegno degli eserciti di Angola, Burundi, Etiopia, Rwanda e Uganda.
Durante la seconda guerra pan-africana in Congo (1998 – 2004) James Kabarebe coordinò le truppe di occupazione ruandese all’est del Congo, combattendo contro Desire Kabila e successivamente contro suo figlio Joseph. Il Rwanda era appoggiato da Burundi e Uganda mentre la Famiglia Kabila da Angola e Zimbabwe. Kabarebe giocò un ruolo di supporto anche nelle ribellioni tutsi in Congo di Laurent Nkunda (2009) e del Movimento 23 Marzo – M23 nel 2012. Dopo aver ricoperto il ruolo di Ministro della Difesa, Kabarebe divenne il Consigliere della Presidenza per la sicurezza nazionale fino al 19 ottobre 2018. La coordinazione tra il contingente ruandese guidato dal Generale Kabarebe e le forze armate congolesi è stata affidata al Maggiore Generale Jonas Luize Padiri che, negli anni passati, fu sospettato di collaborare con il governo di Kigali cospirando contro l’ex Presidente Joseph Kabila.
L’evidenza che l’Operazione Corridoio Est è considerata di vitale importanza per il Rwanda è l’aver affidato le operazioni militari al miglior alto ufficiale ruandese, Kabarebe. Il Presidente Paul Kagame reputa necessario l’annientamento dei terroristi ruandesi FDLR e dei ribelli tutsi del RNC che rappresentano una costante minaccia per la sicurezza territoriale del Rwanda.
Da sette mesi nelle province est del Nord Kivu e Sud Kivu si sta consumando una guerra non dichiarata che coinvolge direttamente le FDLR, RNC, gruppi di autodifesa congolesi denominati Mayi Mayi, gli eserciti congolese e ruandese. Anche i reparti lealisti dell’eserito burundese, affiancati dalle FDLR e dai miliziani Imbonerakure erano coinvolti negli scontri fino allo scorso ottobre. Il coinvolgimento del Burundi era teso a mantenere lo scontro con il Ruanda al di là dei confini burundesi. Obiettivo fallito dalla invasione dei RED Tabara e FOREBU iniziata il 22 ottobre 2019 con la battaglia di Bubanza. Ora le truppe lealiste e i miliziani Imbonerakure operativi nel Sud Kivu sono stati richiamati in patria per difendere il regime.
I RED Tabara e il FOREBU, prima di entrare nel Burundi, sono stati impegnati in sanguinosi scontri contro le FDLR, forze lealiste burundesi e Imbonerakure dal giugno al settembre 2019. Le operazioni in Congo dei due gruppi ribelli burundesi (ora fusi nell’Esercito Repubblicano Burundese – ERB) sono state direttamente coordinate da Alexis Sinduhije, leader dell’opposizione burundese e amico intimo di Paul Kagame, Bill Clinton, Barak Obama e dal dal Generale Godefroid Niyombare autore del fallito golpe contro Nkurunziza del maggio 2015.
Ora Sinduhije e Niyombare coordinano la guerra di liberazione in Burundi. Dietro le quinte vi sono due pezzi da novanta della complicata e intrigata scena politica burundese: l’ex Presidente Pierre Buyoya che attualmente ricopre il ruolo di direttore politico dei varie missioni di pace in Cad, Repubblica Centrafricana, Mauritania presso l’Unione Africana e Agathon Rwasa, ex leader del Fonte Nazionale di Liberazione – FNL e attuale leader del secondo partito hutu burundese Consiglio Nazionale di Liberazione – CNL.
I quattro leader politici e militari giocheranno un ruolo fondamentale dopo l’eventuale caduta del regime di Nkurunziza. Il Generale (hutu) Godefroid Niyombare sarebbe destinato a diventare il Presidente ad Interim del Governo di Transizione con il compito di stabilizzare il Burundi, riorganizzare le forze armate, riavviare l’economia e, soprattutto, creare le condizioni per elezioni democratiche e libere previste nel 2021 o nel 2022. Elezioni dove Agathon Rwasa ha alte probabilità di riportare una vittoria schiacciante come leader delle masse hutu diventando il prossimo Presidente della Repubblica. Per controbilanciare il suo potere un Vice Presidente tutsi sarà designato e l’Esercito Republicano Burundese ritornerà a svolgere il ruolo di garante politico per la stabilità del Paese. Alexis Sinduhjie e Pierre Buyoya i due Deux Machina del piano, rimanendo ad agire dietro le quinte.
In questa guerra segreta del Rwanda in Congo è stata coinvolta anche l’etnia tutsi congolese Banyamulenge dell’altopiano di Mulenge, Sud Kivu. Due gruppi armati Banyamulenge si sono schierati al fianco della guerriglia tutsi ruandese Rwanda National Council, le FDLR e le Imbonerakure a partire da metà di maggio. Le milizie di autodifesa sotto il comando del Generale Gumino, e le UFIDC (Unione delle Forze Innovative per la Democrazia Congolese) sotto il comando di Alexis Byicaza.
La partecipazione dei Banyamulenge nella guerra all’est del Congo è dovuta dai risentimenti di questa etnia nei confronti del Presidente Paul Kagame, accusato di averli strumentalizzati durante la prima e seconda guerra pan africana in Congo per poi abbandonarli alle ire e persecuzioni del regime di Joseph Kabila. I combattimenti più intensi si stanno verificando nelle località di Irumba, Kaseke e Minembwe, Sud Kivu. Tutti territori Banyamulenge.
Le milizie di Gumino e di Byicaza stanno subendo una serie di pesanti sconfitte militari inflitte dagli eserciti congolese e ruandese. Human Rights Watch riporta le prove di massacri di civili Banyamulenge compiuti dalle forze armate congo-ruandesi al fine di spezzare la resistenza di questo gruppo etnico.
L’ultimo segnale rivelatore della volontà della Comunità Internazionale di orientarsi ad un drastico cambiamento di regime in Burundi è la dichiarazione ufficiale del Presidente Donald Trump al Congresso datata 19 novembre. Secondo il Presidente americano la situazione in Burundi «è caratterizzata da assassinii e altre violenze, incitazione all’odio etnico, repressione politica. Tutti indicatori di una minaccia per la pace, la sicurezza e la stabilità regionale». Donald Trump ha autorizzato il rinnovo delle sanzioni economiche istaurate dal suo predecessore Barak Obama a tre mesi dalla loro scadenza. Si parla di istruttori militari americani in sostengo alla ribellione burundese.
La corda inizia a stringersi attorno al collo di Nkurunziza e dei suoi alleati FDLR ma sarebbe un errore decretare ora la sconfitta totale del regime. Le forze HutuPower sono intenzionate alla resistenza fino all’ultimo uomo e piani di sterminio, precedentemente studiati, stanno per essere messi in pratica. Fonti sicure informano di progrom rivolti a tutti i membri del partito hutu di Agathon Rwasa presso il comune di Mutimbuzi, provincia di Bujumbura.
Il piano è stato organizzato dal responsabile locale del partito al potere CNDD-FDD in collaborazione con le Imbonerakure e le FDLR e con il pieno avvallo del regime. Il progrom di Mutimbuzi rappresenterebbe la prova generale del genocidio rivolto ai tutsi burundesi e agli hutu moderati. Per evitare questo drammatico scenario l’Esercito Repubblicano Burundese sta adottando tattiche militari anomale tese a sconfiggere le forze HutuPower impedento l’Olocausto. La popolazione burundese è sotto shock. Tutti vivono nel terrore e nella paura, sopratutto gli abitanti di Bujumbura.
Nel disperato tentativo di impedire ai Media indipendenti di riportare quanto succede in Burundi, il 19 novembre il Segretario Permanente del Ministero degli Esteri, Isidore Ntirampeba, ha diramato direttive repressive contro i giornalisti burundesi e stranieri. «Il governo burundese non accetterà e non tollererà nessun media che intende abusare della libertà di espressione con l’obiettivo di attentare alla sicurezza pubblica» dichiara Ntirampeba. I Media burundesi sono stati distrutti nel 2015. Tra il 2018 e il 2019 sono stati chiusi gli uffici di Bujumbura della BBC e Voix of America. Queste misure repressive non riescono però ad evitare le informazioni sulla crisi burundese sia a livello regionale che internazionale.
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