Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Mar 26
di Fulvio Beltrami
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Sabato 25 marzo il Ministro dei diritti umani, Martin Nivyabanda, ha annunciato che il governo non collaborerà con la commissione delle Nazioni Unite incaricata di indagare sulle numerose denunce ricevute di gravi violazioni dei diritti umani commesse dal regime del ex presidente Pierre Nkurunziza illegalmente al potere dal luglio 2015. Il Palazzo di Vetro a New York il 10 marzo scorso aveva informato le autorità burundesi del invio di esperti in diritti umani per incontrare le vittime e raccogliere le testimonianze sulle violazioni dei diritti umani registrate in Burundi dall’inizio della crisi socio politica: aprile 2015.
Le Nazioni Unite avevano informato che l’inchiesta sarebbe stata condotta senza pregiudizi ed avrebbe coinvolto sia il governo che l’opposizione armata presente all’interno del Burundi o stazionata in Paesi limitrofi. I principali gruppi armati che si oppongono al regime di Nkurunziza sono: Fronte Nazionale di Liberazione - FNL (a maggioranza hutu), FOREBU (a maggioranza tutsi) e RED Tabara (movimento inter etnico).
“Abbiamo già dichiarato a più riprese che non sono necessarie altre inchieste in Burundi dopo quella attuata da esperti designati dal Consiglio dei diritti umani EINUB. Questi esperti hanno prodotto un rapporto politico ben lontano dalla realtà dei fatti con il solo scopo di incriminare le autorità burundesi e condurle dinnanzi alla Corte Penale Internazionale.”, dichiara il Ministro burundese dei diritti umani.
Il rapporto EINUB (Enquete Indipedente Nation Unies au Burundi) di cui fa riferimento il Ministro è stato compiuto nel settembre 2016 e presentato a Ginevra lo scorso 13 marzo. Le conclusioni degli esperti indipendenti assunti per questo difficile compito sono state confermate dal rapporto redatto nel novembre 2016 dalla Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH) e dalla associazione burundese Ligue Iteka: “Burundi: une rèpression aux dynamiques genocidaires”. Secondo questi due rapporti condotti in periodi e da istituzioni diverse, il governo starebbe compiendo gravi violazioni dei diritti umani contro la propria popolazione utilizzando tecniche di sterminio etnico adottate da milizie paramilitari denominate Imbonerakure (quelli che vedono lontano).
I due rapporti sulle violazioni dei diritti umani in Burundi hanno sollevato l’indignazione internazionale e aumentato l’isolamento del regime, ormai sostenuto solo da Russia e Cina. Per timore di gravi conseguenze giuridiche nell’ottobre 2016 il governo di Bujumbura decise di ritirarsi dalla Corte Penale Internazionale. Con tale deprecabile atto il Burundi è il primo paese africano firmatario del Statuto di Roma a ritirarsi dalla CPI.
Gli attivisti burundesi dei diritti umani e della società civile insistono sulla collaborazione tra Imbonerakure e i terroristi ruandesi stazionati nel est della Repubblica Democratica del Congo: Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda – FDLR. Secondo varie fonti provenienti da giornalisti burundesi, stranieri e dalla società civile il Presidente Pierre Nkurunziza avrebbe richiesto la collaborazione con questo gruppo terroristico nel 2014. Inizialmente le FLDR avrebbero addestrato nella provincia del Sud Kivu (Congo) circa 1250 miliziani Imbonerakure e nel settembre 2014 inviato un contingente di 8.000 uomini in Burundi per sostenere militarmente i piani di Nkurunziza per mantenere il potere a tutti i costi.
L’addestramento nel est del Congo delle Imbonerakure sarebbe la principale causa dell’omicidio di Stato di tre suore italiane avvenuto a Bujumbura nel settembre 2014. La strage di Kemenge sembra ora caduta nell’oblio. Le autorità italiane, sotto pressione dei media, nel ottobre 2014 avevano annunciato l’apertura di una inchiesta presso la Prefettura di Parma. A distanza di quasi tre anni non si conoscono gli sviluppi di questa inchiesta e la Santa Sede continua a richiedere al governo burundese giustizia per le tre Saveriane brutalmente trucidate.
Le FDLR sono sospettate di organizzare le pulizie etniche in atto nel Paese e di essersi integrate nei reparti di esercito e polizia nazionale. Dal 2016 le forze terroristiche ruandesi in Burundi sarebbero drasticamente diminuite in quanto il Quartiere Generale delle FDLR a Goma (capoluogo del Nord Kivu, Congo) avrebbe richiamato la maggioranza dei miliziani dal Burundi per avviare una campagna di sterminio contro la popolazione congolese di etnia Nande nelle zone di Beni, Butembo e Lubero, provincia del Nord Kivu. Attualmente si calcola che in Burundi siano presenti dai 3000 ai 4000 terroristi ruandesi, fonte di preoccupazione e minaccia per il vicino Rwanda.
La presenza delle FDLR in Burundi è sempre stata negata dalle autorità di Bujumbura. Le FDLR furono formate nel 2002 da esperti militari francesi raggruppando le forze superstiti del esercito e delle milizie ruandesi che avevano compiuto il genocidio in Rwanda nel 1994. Dal 2005 le FDLR sono state inserite nella lista dei gruppi terroristici internazionale redatta dagli Stati Uniti.
Il netto rifiuto del governo burundese a collaborare con la commissione di inchiesta delle Nazioni Unite di fatto crea l’impossibilità per gli inquirenti di recarsi nel paese africano per condurre le indagini sulle violazioni dei diritti umani. Una indagine voluta dal Segretario Generale delle Nazioni Unite António Manuel de Oliveira Guterres per confermare le precedenti inchieste condotte da EINUB e FIDH.
La reazione del presidente della Commissione di inchiesta ONU: Fatsah Ouguergouz, è stata di ferma condanna alla decisione presa dalle autorità (illegittime) burundesi. Fatsah ha assicurato che malgrado la mancata collaborazione del governo burundese e il suo ritiro dallo Statuto di Roma, la Commissione di inchiesta ONU non abdicherà al suo dovere per una eventuale incriminazione presso la Corte Penale Internazionale con accuse di crimini contro l’umanità. Il rapporto definitivo sulla situazione dei diritti umani in Burundi verrà presentato alla 35sima sessione del Consiglio di Diritti Umani che si terrà a Ginevra nel settembre 2017.
Mentre il governo rifiuta ogni collaborazione con le Nazioni Unite e assicura che la situazione nel paese è calma, SOS Media Burundi e Burundi Journalistes et Societè Civile continuano nella loro quotidiana denuncia dei crimini commessi dal regime HutuPower. La scorsa settimana sono stati uccise 24 persone a Bujumbura, Kazirabageni (comune di Nyanza Lac) Gatumba (Bujumbura Rural). Shoccante la testimonianza di una studentessa rapita dalle milizie Imbonerakure e violentata per tre giorni conseguitivi. SOS Media Burundi e Burundi Journalistes et Societè Civile conducono la loro costante opera di denuncia in clandestinità. Se gli attivisti di queste due associazioni venissero arrestati andrebbero incontro a orrende torture ed esecuzioni extra giudiziarie.
UNHCR informa che il numero di rifugiati burundesi nei paesi vicini è salito a 400.000 persone. Dall’inizio della crisi le Nazioni Unite stimano 800 vittime del regime, mentre la società civile e l’opposizione politica parla di diverse decine di migliaia di burundesi arrestati e trucidati. All’interno delle forze armate è stata attuata una epurazione etnica. Decine di centinaia di soldati e ufficiali tutsi sarebbero stati barbaramente uccisi e gettati in fosse comuni sparse nel paese.
Per approfondimenti
Rapport de l’enquête indépendante des Nations Unies sur le Burundi (EINUB) Settembre 2016
Burundi: une repression aux dynamiques genocidaires. 15.11.2016 FIDH Mouvement Mondial des Droits Humains
https://www.fidh.org/fr/regions/afrique/burundi/burundi-une-repression-aux-dynamiques-genocidaires
Burundi politicians back international criminal court withdrawal 12.10.2016 The Guardian
Burundi sull’orlo del baratro: si rischia un nuovo genocidio africano. Adrea Spinelli 06.11.2015 African Express
Andrea Spinelli, Beltrami Fulvio e i loro bidoni di spazzatura sul Burundi. 11.11.2015 Burundi Independent (organo di propaganda del partito razial nazista CNDD-FDD in Italia)
Fatalism greets warning that Burundi is gearing up for genocide. 07.02.2017 The Guardian
https://mg.co.za/article/2017-02-07-00-fatalism-greets-warning-that-burundi-is-gearing-up-for-genocide
Burundi Journalistes et Société Civile
https://www.facebook.com/dangerburundi/?fref=ts
SOS Media Burundi
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