Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
TAGS
BLOGROLL
Nov 15
di Fulvio Beltrami
Tweet | Condividi... |
Fulvio Beltrami 15 novembre 2019 "La verita' e' sempre rivoluzionaria"
Burundi. Pierre Nkurunziza, professore di educazione fisica ed estremista politico, è passato da ‘Signore della Guerra’, condannato a morte per crimini contro l’umanità e tentato genocidio, a rispettabile Presidente della Repubblica. L’alta carica dello Stato non la conquistò con una ‘bush war’ (guerriglia) vittoriosa contro un regime dittatoriale, come fu per Yoweri Kaguta Museveni in Uganda o Paul Kagame in Rwanda. A capo delle milizie HutuPower FDD, per dieci anni Nkurunziza ha seminato il terrore e massacrato civili (la stragrande maggioranza di essi hutu) ma non è mai riuscito a sconfiggere l’Esercito repubblicano.
Gli accordi di pace di Arusha, promossi dalla Comunità Internazionale gli permisero di accedere al potere senza aver vinto la guerra civile, e senza essersi confrontato con la volontà popolare nelle urne. Fu eletto Presidente dai membri del Parlamento, che avevano assunto funzioni di collegio elettorale il 19 Agosto 2005, assumendo le funzioni di Capo di Stato il 26 agosto. I primi cinque anni del suo mandato senza elezioni gli permisero di strutturare un sistema oligarchico e razziale che progressivamente prese il controllo del Paese. Il suo partito, il National Council for the Defense of Democracy (CNDD) divenne un partito popolare di massa con capillare presenza sul terreno non per consenso popolare, ma per paura e timore di rappresaglie.
Mentre i promotori della pace di Arusha erano convinti di poterlo controllare e manipolare (convinzione condivisa anche dai Presidenti Museveni e Kagame), Nkurunziza si rafforzava riuscendo a giungere alle prime elezioni post–conflitto (2010) con un controllo tale sulla popolazione fondato sul terrore da trasformare elezioni libere e trasparenti in una farsa di regime a cui l’opposizione non partecipò. Passarono gli altri cinque anni del secondo mandato presidenziale dove il controllo del CNDD-FDD sul Paese divenne definitivo.
Gli avvenimenti dell’aprile maggio 2015 che segnano l’inizio della crisi burundese con gravi ripercussioni regionali e internazionali, furono la diretta conseguenza del suo operato politico. Timido con i potenti della terra e spietato con la sua popolazione, Nkurunziza non ha rispettato gli accordi di pace di Arusha, bloccando l’alternanza etnica al potere e ignorando le quote etniche all’interno delle forze armate, del governo e della Amministrazione Pubblica. Durante i primi dieci anni aveva infiltrato in Esercito, Polizia e Amministrazione Pubblica i suoi seguaci, per la maggioranza degli estremisti HutuPower, reprimendo progressivamente gli spazi democratici, la libera espressione e i Media nazionali.
Questo gli aveva permesso di creare un impero economico per la sua famiglia e i suoi gerarchi a scapito del progresso nazionale. Il Burundi del 2014 era un Paese già asservito ad una oligarchia hutu affamata di soldi, che non si concentrò sul rafforzamento dell’economia e su piani di sviluppo, ma sulla sistematica rapina delle scarse risorse nazionali a scapito di una popolazione, già all’epoca, ridotta alla fame.
L’annuncio di voler accedere al terzo mandato presidenziale, ignorando gli accordi di Arusha del 2000 e la Costituzione, fu una scelta obbligata per il Signore della Guerra Nkurunziza. Doveva proteggere i molteplici interessi finanziari acquisiti tramite il controllo forzato di diverse società statali e private, e i terreni acquisiti con l’inganno, la violenza e la coercizione. Nel 2015 la popolarità di Nkurunziza era ai minimi storici e la sconfitta in elezioni libere e trasparenti, certa.
Questo impero economico razziale e mafioso rischiava di venir smantellato da un governo democraticamente eletto. L’impopolarità del regime venne evidenziata dalle proteste di massa e multietniche che seguirono la sua decisione di accedere ad un terzo mandato. Proteste represse in un bagno di sangue.
I massacri di civili, lo sterminio degli oppositori politici, militanti dei diritti umani e della società civile, giornalisti e intellettuali critici al regime, la trasformazione dell’ala giovanile del CNDD, le Imbonerakure, in una milizia paramilitare HutuPower, l’alleanza di ferro con il gruppo terroristico ruandese FDLR, furono strumenti obbligatori per conservare il potere. Forte di una opposizione decimata e indebolita, di forze armate decimate e asservite ai suoi interessi, Nkurunziza convinse i vecchi alleati politici (Sud Africa, Tanzania, Francia, Comunità di Sant’Egidio) a sostenerlo, nonostante l’inasprimento della dittatura e delle violenze, e riuscì acquisire nuovi alleati, ovvero Cina, Egitto, Russia, Turchia.
La stessa vitale necessità di preservare il potere per proteggere i suoi molteplici interessi finanziari sta spingendo il dittatore burundese a studiare la strategia migliore per accedere direttamente o indirettamente ad un quarto mandato.
La situazione attuale è completamente diversa da quella esistente nel 2015. Il Paese è tecnicamente in bancarotta causa le sanzioni imposte dall’Unione Europea. Le masse hutu (sua base politica) lo stanno abbandonando, rivolgendosi ad un altro leader hutu, Agathon Rwasa. L’isolamento internazionale e la denuncia delle atrocità del regime sono aumentati. Un inchiesta per crimini contro l’umanità è stata aperta presso la Corte Penale Internazionale. Sul piano militare Nkurunziza si trova ad affrontare forze ribelli già istallatesi in Burundi, senza un Esercito contando solo sulla forza delle FDRL e Imbonerakure.
Nkurunziza si trova ad affrontare contemporaneamente una guerra non dichiarata contro il Rwanda, che viene combattuta nel vicino Congo. Una guerra necessaria per impegnare il grosso delle forze ribelli e dell’esercito ruandese al difuori dei confini nazionali ma che sta consumando le ultime risorse economiche a disposizione. All’interno del suo partito sono nate diverse correnti. Tutte vogliono accedere al potere, e a fatica il dittatore riesce ad evitare (per il momento) una guerra civile tra estremisti hutu.
“Questa crisi oppone i compagni di ieri di Nkurunziza rivoltatosi contro di lui. Si è creato un dilemma estremamente delicato per lui. Ha giurato di non presentarsi alle elezioni del 2020, ma come riuscirà per conservare i suoi molteplici interessi finanziari? in diverse società del Paese dove possiede azioni nella industria mineraria e in altre aziende del Paese, o come terrà i terreni che ha acquisito in maniera più che dubbia?”, ci dice il giornalista burundese Innocent Muhozi, direttore di ‘Radio-Télé Renaissance’ e azionista di ‘Radio Popolare Africana’ di ‘Bob Rugurika’ e delle radio ‘Bonesha’ e ‘Isangarino’. Tutti questi Media operano in esilio. Le loro sedi sono state distrutte nel 2015 e molti dei loro giornalisti assassinati dal regime.
“Attualmente si pone un grosso problema per Nkurunziza: come proteggere nel futuro i suoi interessi economici se non è più il Presidente della Repubblica. Da qui la tendenza di voler imporre come candidata del CNDD-FDD alla Presidenza sua moglie Denise Nkurunziza. Un piano ostacolato dai suoi stessi compagni politici e dai suoi Generali. Il dittatore tenta di superare questa opposizione sostituendo gli oppositori interni. Tutte le persone chiavi del suo regime che si oppongono ai suoi piani rischiano di essere cacciate via dalle loro posizioni”. A chi si appoggia ora Nkurunziza, visto che ha perso l’appoggio della maggioranza dei suo camerati? “Sulle Imbonerakure e dei suoi alleati stranieri: le FDLR. Se osservate le persone che hanno sostituito i gerarchi ribelli sono elementi noti per la loro incondizionata fedeltà alle FDLR.”
Per mantenere il potere Nkurunziza è stato costretto a violare il patto segreto fatto con i suoi compagni d’armi durante la guerra civile: Un patto che obbliga tutti a non scegliere candidati alla Presidenza che non hanno partecipato alla guerriglia FDD. Solo chi ha combattuto nella foresta dal 1992 al 2004 ha il diritto di potersi candidare ai posti più alti della Repubblica del Burundi. Un patto già violato nel 2010, quando ha posto Pascal Nyabenda alla dirigenza del CNDD-FDD.
“Teoricamente Nyabebenda è stato scelto come suo successore. Una scelta temporaneamente necessaria per acquisire il tempo necessario per imporre il vero successore: Denise Bucumi Nkurunziza. Il gruppo di generali dell’Esercito e Polizia ex guerriglieri FDD costituisce una forza reale in quanto si considerano i guardiani del patto fatto durante gli anni della guerriglia dove si stabilì che solo chi aveva combattuto poteva ereditare le redini del partito e dello Stato. A 7 mesi dalle elezioni presidenziali è suonata per Nkurunziza l’ora di agire.
Per potere neutralizzare i gerarchi ribelli, Nkurunziza si appoggia a dei fedelissimi, cone Gervais Ndirakobuca, un alto ufficiale della polizia, le Imbonerakure e le FDLR. Ndirakobuca è stato piazzato alla testa dei servizi segreti che risponde al Presidente. Sta inoltre promuovendo un gruppo di giovani ufficiali affamati di soldi e potere e di conseguenza molto attivi nella repressione dell’opposizione. Tra essi Alfred Innocent Museremu, incaricato delle operazione repressive e Emmane Ndayikeza, originario di Kayanza e prossimo del Presidente incaricato della sorveglianza nazionale”.
Le loro nomine sono lontane dall’essere il frutto di scelte casuali. “Questi uomini di fiducia del Presidente costituiscono una vera e propria macchina repressiva da utilizzare contro la popolazione ma anche contro i vecchi compagni d’armi che si stanno ribellando contro il suo piano di mantenere il potere”, spiega il giornalista burundese Sé Patrick Mitabaro.
Se la Regina di Cuori, Denise, non fosse sufficiente per vincere la mano, Nkurunziza possiede il Jolly: Anicet Niyonkuru, Segretario Esecutivo della piattaforma di oppositori politici in esilio CNARED. Niyonkuru ha incontrato due volte alti esponenti del regime. La prima a Nairobi, in agosto, e la seconda a Bujumbura, in settembre. Gli incontri sono stati organizzati dalla fazione moderata del CNDD-FDD e vertevano sullo studio di fattibilità di un governo di unità nazionale CNDD – CNARED.
Il piano che ha in mente il Prete Re Nkurunziza sembra una variante del piano ideato dal ex presidente congolese Joseph Kabila, che gli permise di rinviare le elezioni dal 2016 al 2018. Approfittando della presenza dei guerriglieri RED Tabara e FOREBU nel territorio nazionale e solo dopo aver appurato che la candidatura della consorte non sia possibile, Nkurunziza potrebbe dichiarare lo stato di emergenza, rinviare le elezioni, fare delle ‘aperture’ di facciata e formare un governo di unità nazionale assieme al CNARED.
A livello internazionale da una simile mossa potrebbe trarre vantaggi.
Gli ideatori occidentali di questa seconda opzione, esperti di diplomazia internazionale, con il governo di unità nazionale puntano a ricostruire una immagine del regime su toni moderati, dando la falsa illusione di un dialogo inclusivo con l’opposizione e una volontà di distensione politica necessaria per avviarsi ad una progressiva democratizzazione del Paese. Oltre a salvare il loro ‘enfant terrible’, questi esperti della Pace sperano di spezzare l’isolamento politico ed economico del regime burundese, riducendo o annullando la morsa delle sanzioni imposte dall’Unione Europea, al fine di offrire il vitale respiro economico.
L’opzione del Governo CNDD – CNARED è in realtà piena di ostacoli e difficoltà. La piattaforma politica d’opposizione, in esilio nel Belgio, è stata indebolita da varie scissioni e dall’esodo di molti membri negli ultimi mesi inclusa l’ala più radicale che ha sempre preteso l’arresto di Nkurunziza e il suo processo per crimini contro l’umanità. Queste scissioni hanno trasformato il CANRED in un’organizzazione guidata da leader autorappresentativi. Tra la diaspora burundese in Europa il CNARED è visto come un amalgama di politici opportunisti e corrotti, disposti anche a prestare il fianco a chi li ha costretti all’esilio pur di conquistare qualche ministero.
Non è un caso che i dirigenti del CNARED stanno rifiutando di confermare la possibilità di entrare in un governo di transizione. Non potendo negare gli avvenuti incontri con il regime il CNARED afferma di aver trattato solo argomenti riguardanti la partecipazione dei partiti di opposizione alle elezioni del 2020 resa possibile attraverso l’abrogazione dei mandati di arresto, la possibilità di ritornare in Burundi in tutta sicurezza e la disponibilità di liberi spazi politici per promuovere la campagna elettorale.
Anche i padrini europei tentano di tener segreto questo piano per mantenere al potere Nkurunziza da loro ideato e promosso. Gli stessi padrini avrebbero organizzato un incontro tra il generale Evariste Ndayshimiye, segretario generale del CNDD-FDD, e il Presidente della Commissione dell’Unione Africana, con l’obiettivo di convincerli della ‘sincera’ volontà del regime di superare la crisi nazionale con aperture democratiche all’opposizione.
Le fughe di notizie hanno complicato l’attuazione dell’ingannevole apertura democratica all’opposizione, mettendo in allerta sia l’opposizione armata, sia quella politica non compromessa con il CNDD-FDD. Un ipotetico governo transitorio di unità nazionale potrebbe far alleggerire la pressione internazionale, ma non riuscirebbe a risolvere la crisi interna.
L’eventuale governo non sarebbe accettato dai partiti di opposizione non collusi con il potere e dalla società civile. Si troverebbe ad affrontare una guerra civile con i gruppi ribelli già presenti nel Paese e dovrebbe gestire la difficile convivenza con le milizie genocidarie Imbonerakure e i terroristi ruandesi FDLR. Queste forze radicali hanno aumentato il loro controllo sul Paese, grazie ai recenti rimpasti di governo e forze armate ordinati due settimane fa da Nkurunziza.
Il governo CNDD – CNARED non farebbe altro che allontanare temporaneamente lo scontro finale, aggravando la situazione politica e militare.
Dopo il dubbioso invito fatto a Nkurunziza a partecipare alla conferenza Russia–Africa proprio durante i combattimenti con i RED Tabara e il FOREBU, la Russia ha riaffermato il suo sostegno alle autorità del Burundi. Martedì 5 novembre il leader delle Imbonerakure, Ezekiel Nibigira, divenuto Ministro degli Esteri, nonostante sia semi–analfabeta, si è recato visita dal suo omologo, Sergueï Lavrov, a Mosca, per discutere della collaborazione tra i due Paesi. I dettagli della riunione sono stati tenuti segreti.
Al contrario della Russia, la Cina ha scelto una prudente politica di silenzio, onde evitare di bruciarsi le possibilità di partenariato economico con nuovi governi, dopo la sconfitta militare del regime di Nkurunziza.
Anche per i promotori del finto governo di unità nazionale stanno sorgendo grosse difficoltà. Essendo componente attiva e prestigiosa all’interno della Chiesa Cattolica, questi padrini dell’‘inciuccio salva Nkurunziza’, necessitano un sostegno dei Vescovi e del Nunzio Apostolico in Burundi. Le gerarchie ecclesiastiche burundesi si sono schierate contro il regime e si stanno preparando ad assumere il ruolo di leader della contestazione, emulando i Vescovi cattolici del Congo che guidarono le proteste contro il Presidente Kabila. Questa scelta politica ha già attirato le ire del regime.
Questi esperti ‘costruttori’ della pace burundese stanno attirando l’interesse dei governi occidentali, intenti a comprendere i reali motivi di questa iniziativa diplomatica. Governi che potrebbero non concordare con la soluzione proposta da questi soggetti e organizzazioni. I padrini dell’enfant terrible agiscono a livello sotterraneo, dietro le quinte, con periodiche visite al dittatore burundese, senza informare Vescovi e Nunzio Apostolico.La loro diplomazia segreta li porta al costante timore che il loro appoggio ad un Signore della Guerra e criminale internazionale alleato ai terroristi FDLR, diventi di pubblico dominio, rischiando di compromettere la reputazione internazionale acquisita attraverso la promozione della pace in vari conflitti africani, dall’Angola al Mozambico.
Un primo segnale di allarme sulla possibilità che l’appoggio a Nkurunziza e FDLR diventi di pubblico dominio è stato lanciato dal quotidiano ‘La Repubblica’ attraverso un articolo sul supplemento settimanale ‘Il Venerdì della Repubblica’, dove si evidenziano dure critiche a questi costruttori di pace.© Riproduzione riservata
394 visualizzazioni