Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Nov 19
di Fulvio Beltrami
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Le notizie che ci arrivano dalle nostre fonti in Burundi sono due e di vera importanza strategica per l’evolversi della situazione. La prima è quella dell’acuirsi degli scontri militari, la secondo è che RED Tabara e FOREBU (i gruppi armati ribelli che –lo scorso 22 ottobre i Red Tabara da soli, e poi il 24 ottobre con FOREBU– hanno lanciato l’attacco al regime di Bujumbura) e di fatto sono gruppi armati che non esistono più, in quanto si sono fusi nel nuovo e unico Esercito Repubblicano del Burundi (ERB).
Partiamo dagli scontri. «Un gruppo di uomini armati di fucili provenienti dal Rwanda ha lanciato un attacco alle postazioni dell’Esercito burundese sul monte Twinyoni e presso la località di Marura, Comune di Mabayi, provincia di Cibitoke. L’attacco è avvenuto alle due del mattino del 17 novembre. L’Esercito è riuscito a respingere gli assalitori, infliggendo loro pesanti perdite. Il gruppo armato si è ritirato oltre i confini con il Ruanda». Questo il breve comunicato del Maggiore Emmanuel Gahongano del Ministero della Difesa, pubblicato sulla radiotelevisione nazionale RTNB. È la prima volta che il Governo diffonde la notizia di combattimenti con le forze ribelli burundesi. I precedenti scontri, compresa la battaglia di Bubanza avevano subito una meticolosa censura.
Da una serie di verifiche incrociate effettuate dai corrispondenti italiani e africani del quotidiano ‘L’Indro’ nella Regione dei Grandi Laghi, emerge un quadro totalmente diverso da quello offerto dal regime burundese.
L’attacco alle postazioni militari di Twinyoni e Marara è avvenuto alle prime ore del 17 novembre sorprendendo le unità del 46simo battaglione della fanteria burundese di stanza nella zona. Le forze ribelli non hanno subito perdite considerevoli, come afferma il Maggiore Gahongano, né si sono ritirate in Rwanda. Al contrario, hanno distrutto le due postazioni militari. Si parla di 40 morti tra i soldati burundesi. Un bilancio provvisorio che potrebbe ancora aggravarsi.
Dalla mattinata del 17 novembre lo Stato Maggiore ha perso ogni contatto radio, telefonico e satellitare con i 112 soldati della guarnigione di Marara. Il Maggiore Revelian Ngomirakiza, comandante del 46simo battaglione, è stato ucciso durante la battaglia. Almeno due dozzine di soldati feriti provenienti dalla postazione sul monte Twinyoni sono stati ricoverati di urgenza presso l’ospedale distrettuale di Mabayi. Al contrario, nessun ferito è pervenuto dal distaccamento della base militare di Marara. Questo fa supporre che i 112 soldati di stanza siano stati annientati. Altamente improbabile che alcuni di essi siano stati fatti prigionieri o siano passati dalla parte dei ribell, in quanto le unità attaccate erano composte da lealisti di Nkurunziza e da vari mercenari ruandesi delle FDLR che indossano divise regolari.
L’attacco alle postazioni militari del Comune di Mabayi rappresentano una grave sconfitta militare per il regime del Signore della Guerra Pierre Nkurunziza, di maggior gravità e importanza della battaglia di Bubanza e dei successivi scontri nella provincia di Kayanza e foresta della Kibira.
Analizzando gli ultimi avvenimenti militari, si sta delineando una complicata tattica militare di liberazione del Paese. I primi a entrare in Burundi sono stati i reparti del RED Tabara. Intercettati dalle forze di difesa del regime, il 22 ottobre sono stati costretti a ingaggiare feroci scontri nelle prossimità di Bubanza, riportando una schiacciante vittoria. Una vittoria resa possibile dal mancato intervento dell’Esercito regolare burundese. Un Colonello hutu, di cui tutt’ora non si conosce l’identità, è stato assassinato dalle Imbonerakure per aver rifiutato di lanciare il suo reparto all’attacco contro i RED Tabara in sostegno della Polizia e delle unità mercenarie FDLR che per prime hanno sostenuto lo scontro contro i ribelli. L’Esercito, insomma, si è subito visto che stata abbandonando il regime. E Pierre Nkurunziza è entrato in seria difficoltà.
Le unità RED Tabara provenivano dal vicino Congo. Dopo la battaglia si sono attestate all’interno della foresta della Kibira, riprendendo le tattiche usate dai miliziani FDD di Nkurunziza durante la precedente guerra civile (1993 – 2004). La foresta di Kibira, collocata tra i confini di Congo e Ruanda è un punto strategico di vitale importanza. Il suo controllo permette di lanciare offensive su tutto il Paese e sulle principali città: Ngozi, Gitega, Bujumbura. Dobbiamo tenere presente che la superficie territoriale del Burundi è leggermente superiore di quella della regione Emilia Romagna. Il Burundi è un minuscolo Paese, dotato, però, di una ottima rete stradale che permette rapidi spostamenti militari.
Le controffensive dei giorni successivi alla battaglia di Bubanza sono state attuate da unità delle milizie Imbonerakure e dei terroristi ruandesi FDLR con scarso appoggio dell’Esercito regolare. A sostegno delle ribelli RED Tabara, che tutt’ora mantengono il controllo della foresta della Kibira, sono giunte unità del FOREBU, il secondo gruppo armato burundese comandato dal generale Godefroid Niyombare, autore del fallito golpe contro Nkurunziza del maggio 2015. Anche le unità del FOREBU provengono dal Congo.
RED Tabara e FOREBU non solo mantengono il pieno controllo della strategica foresta, ma la scorsa settimana hanno rafforzato il controllo delle province di Bubanza e Kayenza, estendendolo in varie zone dei distretti di Bubanza e Kayanza. Da 10 giorni i ribelli sarebbero presenti anche nelle colline di Citukura, Kibande, Gasebeyi, Rihororo, Gafumbegeti e Rutorero, nella provincia di Cibitoke. I ribelli sono riforniti di cibo, armi e munizioni sia dal Congo che dal Rwanda.
La notte tra il 8 e il 9 novembre reparti lealisti del 212simo battaglione di fanteria burundese, con il sostegno delle FDLR e Imbonerakure, hanno sconfinato in Rwanda, attaccando le adiacenti basi militari dell’Esercito ruandese, che dovrebbero fungere da basi logistiche dei RED Tabara e FOREBU. L’offensiva è fallita, e il 212simo battaglione ha subito pesanti perdite.
Venerdì 15 novembre un numero impressionante di mercenari FDLR e miliziani Imbonerakure, con uniformi della Polizia nazionale, hanno compiuto degli arresti di massa presso il quartiere Nyakabiga 3 a Bujumbura con il supporto della CMIR, unità mobile di intervento rapido della polizia burundese. In poche ore sono stati arrestati 150 persone, tra cui molte giovani ragazze accusate di supportare l’opposizione armata. Come risposta due giorni dopo le forze ribelli hanno annientato le unità del 46simo battaglione della fanteria burundese di stanza a Twinyoni e Marara.
Gli avvenimenti bellici delle ultime settimane evidenziano che è in atto una guerra di liberazione del Burundi, già tentata nel 2017 e nel 2018. Le precedenti offensive si arenarono sul nascere a causa dell’avversa situazione regionale e internazionale. All’epoca la comunità internazionale tentava di risolvere la crisi burundese senza il ricorso alla forza, tramite pressioni diplomatiche, sanzioni economiche e isolamento internazionale del regime. Una tattica completamente soppiantata lo scorso maggio dall’iniziativa congiunta dei Presidenti Felix Tshisekedi e Paul Kagame. Le forze armate dei due Paesi hanno lanciato terrificanti attacchi contro le FDLR nelle province congolesi del Nord e Sud Kivu, rientranti nella Operazione Corridoio Est, appoggiata da Angola, Stati Uniti e Gran Bretagna.
Secondo le scarne notizie che trapelano (l’operazione è protetta da segreto di Stato), gli obiettivi di questa campagna militare sono la distruzione del gruppo terroristico FDLR nell’est del Congo e la successiva e finale neutralizzazione in territorio burundese, associata all’annientamento della milizia Imbonerakure e la destituzione del regime CNDD-FDD.
La guerra di liberazione del Burundi sta dimostrando che l’Esercito burundese, decimato dal Signore della Guerra Nkurunziza, sta assumendo una posizione di ostilità latente contro il regime. Numerose sono le diserzioni a favore dell’opposizione armata. La maggioranza dei reparti rifiuta di difendere il territorio nazionale e, addirittura, alcuni di essi stanno garantendo ai ribelli l’approvvigionamento di cibo, armi e munizioni.
Il dittatore Pierre Nkurunziza, condannato a morte nel 1998 per crimini contro l’umanità dal tribunale di Bujumbura, (condanna abrogata dallo stesso Nkurunziza nel 2006), e protagonista di una meticolosa inchiesta presso la Corte Penale Internazionale, si sta progressivamente rendendo contro di essere ‘vittima’ di un piano regionale teso a stabilizzare la Regione dei Grandi Laghi, promosso da colossi come l’Angola e il Congo e da potenze economiche militari come il Rwanda, e che tutti gli appoggi esterni stanno venendo meno.
La morsa militare alle FDLR e al regime HutuPower è sostenuta da una intensa attività diplomatica del Presidente congolese Tshisekedi. La sua abilità nella diplomazia internazionale (Felix ha studiato in Europa e detiene una mentalità occidentale) è riuscita addirittura a convincere la Francia a sostenere l’Operazione Corridoio Est. Un sostegno al momento limitato al solo Congo. Il Presidente Emmanuel Macron non ha fatto alcun accenno a qualsiasi sostegno ai piani militari per la liberazione del Burundi.
Per molti osservatori il Burundi è entrato nella fase più cruciale e delicata della crisi, scoppiata nell’aprile 2015. Nkurunziza, i suoi gerarchi, il CNDD-FDD, le Imbonerakure e le FDLR si sentono stretti in una morsa mortale. Tutte queste forze HutuPower sono consapevoli che non vi è alcun spazio per la negoziazione e alcuna possibilità di resa. La tattica fino ad ora adottata dalle forze armate congolesi e ruandesi nell’est del Congo evidenzia che la lotta ingaggiata è senza quartiere. Le direttive emanate dagli Stati Maggiori dei rispettivi eserciti sono chiare. Nessun arresto dei comandanti delle FDLR. Per loro solo esecuzioni sommarie. Direttive non ufficiali, ma reali, come dimostrano le esecuzioni extra–giudiziarie di due conseguitivi Comandanti Supremi delle FDLR, il Generale Sylvestre Mudacumura (settembre 2019) e del suo successore, il Generale Juvenal Musabvimana (9 novembre 2019). Si presume che la stessa sorte sia riservata a Nkurunziza, al comandante della Polizia e ai capi militari della milizia Imbonerakure.
Il dittatore burundese è molto preoccupato. Sta rispolverando la retorica ‘rivoluzionaria’ dei tempi della guerriglia (1998 – 2002) inneggiando alla resistenza hutu dinnanzi alla tirannia tutsi ruandese.
«Queste forze del terrore, a cui si sono associati certi membri del CNDD-FDD, stanno in vano tentando di rovesciare il governo democratico del Burundi. I loro piani eversivi saranno sconfitti dalla onestà, coraggio, lealtà e dal patriottismo dei difensori della Democrazia come ai tempi della guerra di liberazione contro il tiranno tutsi Pierre Buyoya».
Questo discorso è stato pronunciato la vigilia della disfatta militare a Twinyoni e Marura, durante la cerimonia di chiusura della settimana dedicata ai ‘Combattenti per la Libertà’ FDD, organizzata dal partito CNDD-FDD nella vallata di Buhunda, comune di Mubimbi, provincia di Bujumbura. Oltre a promettere la sconfitta delle ‘forze del male’, Nkurunziza ha annunciato l’elaborazione di una nuova Costituzione (dettata direttamente da Dio come i dieci comandamenti di Mosè) e di un Piano Nazionale di Sviluppo senza aiuti stranieri.
Nkurunziza ha addirittura annunciato la realizzazione un Tempio dell’Alleanza con Dio, che dovrebbe sorgere a Bujumbura. Un’opera faraonica che, secondo alcune fonti, potrebbe essere la stessa del mega Palazzo dei Congressi regionale, progetto promosso in collaborazione con imprenditori italiani residenti nel Paese ed ex politici italiani su cui gravano sospetti sulla provenienza dei fondi necessari per la sua realizzazione.
Secondo fonti sicure, la liberazione del Burundi si regge su un complicato piano militare teso a impedire il genocidio nel Paese. «Non vi aspettate una classica campagna militare. Questa sarà molto anomala. Stiamo prendendo tutte le precauzioni per impedire alle Imbonerakure e alle FDLR di scatenare il genocidio. Gli avvenimenti dei prossimi mesi saranno decisivi per la rinascita del Burundi» , spiega un esponente politico dell’opposizione armata burundese che lancia un appello a tutti i sostenitori del CNDD-FDD.
«Cercate di comprendere che in questi 14 anni siete stati ingannati dal dittatore e dal suo partito di criminali. Hanno comprato il vostro sostegno con false promesse di progresso e prosperità che non si sono mai realizzate. Vi prego di non continuare a sostenere questo mostruoso regime. Il Nuovo Burundi ha bisogno di voi ora più che mai. Siamo tutti figli di un futuro diverso per il nostro Paese. Il vostro contributo per la rinascita burundese è di vitale importanza».
Le forze del RED Tabara e FOREBU non si stanno configurando come forze ribelli. Indossano uniformi dell’Esercito regolare burundese e sono sottoposte ad una ferrea disciplina militare che vieta in modo assoluto violenze sui civili, compresi tutti i sostenitori hutu del regime a condizione che non oppongano resistenza armata. Le nostre fonti informano che i RED Tabara e il FOREBU di fatto sono gruppi armati che non esistono più, in quanto si sono fusi nel nuovo e unico Esercito Repubblicano del Burundi (ERB).
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