Rwanda. Les Faits sont têtus. I Fatti sono Testardi

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Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Mag 14

Rwanda. Les Faits sont têtus. I Fatti sono Testardi

Continue sono le opere di revisionismo storico sul genocidio ruandese, supportate anche da alcuni gruppi cattolici italiani. Il Professore Deo Koya Ntarugera ci propone una riflessione sull’argomento denunciando senza mezzi termini tutte le energie spese per mantenere vivi i fantasmi del passato genocidio, nella speranza che questo passato ritorni

di Fulvio Beltrami

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Les Fait sont têtus (i fatti sono testardi). Questa la frase pronunciata dal presidente ruandese Paul Kagame durante l’inaugurazione delle celebrazioni del ventesimo anniversario dell’Olocausto Africano avvenuto nel 1994.

Una frase pronunciata con cognizione di causa poiché a distanza di 20 dal genocidio di un milione di persone tutsi e hutu moderati le forze genocidarie affiliate alla ideologia razziale nazista HutuPower, responsabili della Soah Africana, ricevono ancora il supporto anche tra storici che si prestano a spregevoli opere di revisionismo storico sulla lunghezza d’onda del revisionismo del Olocausto Ebreo.

Il 02 aprile 2014 è stato il turno di uno studioso della regione dei Grandi Laghi, Serge Dupuis che ha pubblicato sul sito della Fondazione francese Jean Jaures, l’articolo: “De la planification du génocide des Rwandais tutsis” (La pianificazione del genocidio dei tutsi ruandesi). Nel articolo Dupuis addossa la colpa del genocidio non al governo razziale nazista del presidente Juvenal Habyrimana ma al Fronte Patriottico Ruandese (FPR), il movimento guerrigliero dell’attuale presidente Paul Kagame che, con l’aiuto di Uganda, Stati Uniti e Gran Bretagna, liberò il paese proprio durante il genocidio, ponendo termine ai 100 orribili giorni di massacro.

Secondo l’insolita tesi di questo storico, in Rwanda non si può riscontrare nessuna premeditazione del genocidio che sarebbe stato spontaneo e provocato dalla lotta di liberazione del FPR. L’attacco ad un regime che aveva trasformato la supremazia razziale hutu in una religione di stato grazie all’aiuto del clero cattolico nazionale ed espatriato, avrebbe risvegliato l’ideologia razzista come difesa, sostiene lo storico. Dupuis si spinge oltre affermando che il FPR avrebbe perseguito una strategia di violenza per spingere il regime ad attaccare i tutsi e quindi legittimare l’offensiva messa in atto.

La teoria revisionista tende a trasformare le vittime in complici dei carnefici. In realtà Dupuis non propone nessuna tesi originale. Ripropone fedelmente la teoria fatta circolare dal governo genocidario in esilio nello Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo) nel 1994 a giustificazione del genocidio premeditatamente compiuto. Le liste delle vittime (tutsi e hutu) circolavano tra le milizie otto mesi prima del genocidio.

Queste teorie revisioniste sono estremamente pericolose in quanto, dopo venti anni dal genocidio, una parte dell’opinione pubblica internazionale (per fortuna totalmente minoritaria) tenta di riproporre la difesa della dottrina razziale genocidaria del HutuPower, ideata da esponenti del clero cattolico nel 1957 tramite il famoso “Manifesto Bahutu”, il Mein Kampf in salsa etnica africana promosso dal Vaticano a distanza di soli 12 anni dalla Seconda Guerra Mondiale e dal Olocausto Ebreo.

Questo in contemporanea alla Operazione Umudendezo organizzata dal gruppo terroristico ruandese Forze Democratiche per la Liberazione del Rwanda (FDLR) in collaborazione con alcuni collaboratori interni quale il famoso cantante tutsi Kizito Mihigo, proveniente dal mondo cattolico ruandese e del giornalista del emittente radiofonica cattolica Amazing Grace Radio: Cassien Ntamuhanga. Mihito e Ntamuhanga furono arrestati il 11 aprile 2014 dalla polizia ruandese per aver progettato l'assassinio del presidente Paul Kagame. Il giornalista Ntamuhanga tentò di fuggire all’arresto non rendendosi reperibile dal 07 aprile 2014. La radio per cui lavorava, che trasmette in Rwanda, Tanzania, Congo e Uganda, per coprire la sua fuga diffuse la notizia di un falso rapimento attuato da ignoti avvenuto proprio il 07 aprile 2014, giorno della fuga del giornalista per sottrarsi all’arresto. Una notizia “spam” a cui purtroppo abboccò l’associazione francese in difesa di giornalisti: Reporters Sans Frontieres come testimonia un articolo pubblicato su All Africa: “Rwanda. Radio Station Manager missing since genocide anniversary event” (Rwanda. Il manager di una emittente radiofonica disperso durante l’anniversario del genocidio).

L’Operazione Umudendezo, parzialmente sventata dalle forze di difesa ruandesi, prevede l’infiltrazione di cellule terroristiche in Rwanda che dovrebbero incoraggiare la popolazione hutu a ribellarsi e ad essere la prima forza d’urto dell’invasione del FDLR dal Congo e Tanzania (circa 12.000 uomini). Questa forza di invasione agisce dal est del Congo in stretta collaborazione con il Governo di Kinshasa e l’inesplicabile atteggiamento di tolleranza della missione di pace ONU in Congo: MONUSCO.

In Italia l’ideologia HutuPower e il conseguente revisionismo storico vengono promesse da una parte (per fortuna minoritaria) del mondo cattolico, nonostante che il Vaticano tenda a non attirare troppo su di se l’attenzione degli avvenimenti del 1994 in Rwanda causa il ruolo del suo clero nazionale che partecipò attivamente nel genocidio. Il 46% delle vittime (460.000 persone) furono massacrate nelle chiese, conventi e scuole cattoliche. Attirati dal clero che offriva “protezione” le vittime venivano rinchiuse nelle chiese e le milizie genocidarie, chiamate dal clero, facevano irruzione per massacrare i fedeli rifugiati all’interno.

Ultimo esempio dell’attivismo cattolico italiano militante a favore della ideologia HutuPower ci è fornito dal blog Albe Rwandesi il 28 aprile scorso tramite un articolo pubblicitario delle tesi revisioniste dello storico Dupuis: “La lettura revisionista di un ricercatore francese sulla premeditazione del genocidio”.

Per contrastare queste letture revisioniste il Professore Deo Koya Ntarugera ci propone una riflessione sul tema: “Mwssierus-Dames: Disons la verité au sujet du Rwanda postgenocide” (Signori e Signore: Diciamo la verità a proposito del post genocidio in Rwanda). Il professore Ntarugera, originario della regione Masisi, est del Congo, è laureato in filosofia presso gli istituti universitari: Università Nazionale dello Zaire, Lumumbashi, Università Jos Paletau State, Nigeria e Università Lovanium (l'università gesuita di Leopodville (ora Kinshasa) durante il periodo coloniale). Il professore Ntarugera dopo aver lavorato per il governo belga dal 1992 al 1996 ora risiede a Kigali, capitale del Rwanda insegnando.

Ecco che venti anni sono passati da quanto il Fronte Patriottico Ruandese (FPR) uscì vittorioso da un universo de degenerazione umana e di bancarotta morale e politica.

Il FPR, con il giovane generale Paul Kagame al comando, salvò l’onore dell'umanità fermando il genocidio dei tutsi nel luglio 1994, al momento in cui la Comunità Internazionale osservava impotente il macabro teatro di morte in atto nel Rwanda.

Venti anni sono quasi lo spazio di una generazione. Una meticolosa opera di revisionismo storico è in atto da oltre un decennio per screditare il FPR. Attraverso tesi meticolosamente inventate l'assurdità viene trasformata in realtà per accusare il FPR di essere stato la causa del genocidio e responsabile dell’attuale crisi congolese.

Le tesi più svariate e offensive alla memoria delle vittime (un milione di persone) sono state diffuse. Dalla teoria del doppio genocidio che imputa al FPR il genocidio, mai commesso, di hutu di cui le vittime supererebbero quelle dei tutsi, alla teoria che la lotta di liberazione intrapresa da Paul Kagame ha scatenato l’ira razziale del regime di Juvenal Habyrimana provocando il genocidio. L’obiettivo è quello di rendere “partita nulla”, confondendo vittime e carnefici e facendo credere che il genocidio è stato polivalente toccando hutu e tutsi. Purtroppo la verità storica contraddice queste tesi.

Questa metodologia di travisare il genocidio rappresenta un crimine maggiore, Signori e Signore. Questa disonesta attività di manipolazione storica diminuisce la sofferenza di una nazione, ammorbidendola. Uno dei principali attori di questo revisionismo storico è la Francia, iper attiva, forse per far dimenticare le sue comprovate responsabilità durante il genocidio.

Gli sforzi dei negazionisti e dei suoi sostenitori è semplicemente tempo perso. La realtà storica non si può cancellare facilmente come la realtà del Rwanda di oggi: una società multietnica proiettata verso il futuro cancellando gli odi del passato, nonostante tutte le energie spese da queste correnti internazionali per mantenere vivi e glorificare i fantasmi del passato, forse nella speranza che questo passato ritorni”.

Il revisionismo storico promosso da alcuni ambienti del cattolicesimo italiano si inserisce sul mistero della Chiesa Cattolica in Africa che sembra vivere in una situazione di schizofrenia. In Rwanda è chiaramente schierata dalla parte del HutuPower, vedasi la dichiarazione del dicembre 2013 del Consiglio dei Vescovi Ruandesi. In Burundi, al contrario, si schiera contro il presidente Pierre Nkurunziza e i suoi preparativi di genocidio contro i tutsi. In Uganda, Papa Francesco si dichiara contro la legge anti gay varata lo scorso febbraio mentre i suoi vescovi ugandesi hanno organizzato messe di ringraziamento per la legge approvata e nelle loro omelie pasquali hanno incitato senza parafrasare allo sterminio di tutti gli omosessuali nel paese.

A questo si affiancano alcuni gruppi cattolici italiani che spesso collaborano con la diaspora hutu estremista in Europa che ha stretti collegamenti con il terrorismo FLDR. La loro opera revisionista è talmente radicata nel loro pensiero che non esitano un momento a scagliarsi contro ogni giornalista che non si presti alla propaganda HutuPower, descrivendo gli avvenimenti come sono realmente avvenuti.

Se il revisionismo storico sul Rwanda è tempo perso, come afferma il professore Ntarugera, occorre una seria opera di riflessione all’interno della Chiesa Cattolica e azioni concrete per richiamare all’ordine vescovi ribelli che inneggiano allo sterminio dei gay o associazioni cattoliche che subdolamente propongono un’ideologia di morte quale il HutuPower è. Ne va della credibilità del messaggio di riforma del Santo Padre.

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