Frammenti Africani

Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Nov 1

Il Burundi continua a costituire una minaccia internazionale per la pace e la sicurezza

Queste le dure parole di condanne rivolte al regime burundese da parte di David Clay, Coordinatore Politico per la Gran Bretagna presso le Nazioni Unite

di Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami 01 Novembre 2019 "La verita' e' rivoluzionaria"

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Mar 26

Burundi. Il governo non collaborerà con la commissione ONU sui diritti umani

Il Burundi, entrato in una grave crisi sociale e politica nell’aprile 2015, è accusato di gravi violazioni dei diritti umani e di preparare un genocidio contro la minoranza tutsi. Martin Nivyabandi, Ministro dei diritti umani ha informato il Palazzo di Vetro a New York che il governo non collaborerà con la commissione ONU di inchiesta sui diritti umani nel paese. Le Nazioni Unite deplorano la mancata collaborazione definendola una atto grave

di Fulvio Beltrami

Sabato 25 marzo il Ministro dei diritti umani, Martin Nivyabanda, ha annunciato che il governo non collaborerà con la commissione delle Nazioni Unite incaricata di indagare sulle numerose denunce ricevute di gravi violazioni dei diritti umani commesse dal regime del ex presidente Pierre Nkurunziza illegalmente al potere dal luglio 2015. Il Palazzo di Vetro a New York il 10 marzo scorso aveva informato le autorità burundesi del invio di esperti in diritti umani per incontrare le vittime e raccogliere le testimonianze sulle violazioni dei diritti umani registrate in Burundi dall’inizio della crisi socio politica: aprile 2015.

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Nov 4

Egitto. UNHCR rifiuta di assistere I rifugiati politici Oromo

Il suicidio di Getu Ayana, 26 anni, getta pesanti ombre sull’operato della Agenzia Umanitaria delle Nazioni Unite UNHCR in Egitto. Secondo la cominità etiope UNHCR rifiuterebbe di assistere i rifugiati politici Oromo, vittime di una terribile repressione nel loro Paese attuata dal governo etiope per rubare le loro terre a favore delle multinazionali

di Fulvio Beltrami

Il 21 luglio 2016, Getu Ayana, 26 anni, si suicida davanti alla sede del Cairo di UNHCR (Alto Commissariato ONU per i Rifugiati). Ayana, appartenente alla etnia Oromo, era fuggito dai primi massacri compiuti contro la sua etnia per ragioni economiche. Massacri che al momento attuale hanno provocato oltre 600 vittime tra i civili. Ayana si è dato fuoco per protestare sulla mancata assistenza di UNHCR ai rifugiati politici etiopi di origine Oromo. A seguito dell’incidente la sede UNHCR del Cairo è stata chiusa al pubblico per tre giorni.

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Lug 8

Guerre in Congo. Rinviare le soluzione porta all’aggravarsi del problema

La recente proposta delle Nazioni Unite di trasformare il gruppo terroristico ruandese FDLR, responsabile di un milione di morti nel 1994, in un partito politico riconosciuto dall’attuale governo, apre interrogativi sul diverso trattamento riservato ai due olocausti: quello ebreo e quello ruandese

di Fulvio Beltrami

La scorsa settimana si è svolto a Luanda, Angola, un summit sulla sicurezza in cui hanno partecipato gli stati membri della Comunità Economica dell’Africa del Sud (SADC) quelli della Conferenza Internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi (CIRGL) e alti rappresentanti delle Nazioni Unite. Da questo summit è scaturita la decisione di concedere un tempo di sei mesi al gruppo armato ruandese Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR) attive all’est del Congo, per disarmarsi ed arrendersi. Il porta parola del governo congolese, Lambert Mende Omalanga si è spinto a rivendicare la necessità di un dialogo inter ruandese tra l’attuale governo di Paul Kagame e le FDLR. Per rendere possibile questo dialogo si richiede a Kigali di riconoscere le FDLR come un partito politico a condizione di un disarmo e alla rinuncia della lotta armata. Una proposta apparentemente sensata che in altre parti del mondo è stata la chiave per la soluzione di decennali crisi e guerre.

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Gen 22

Sud Sudan. Il gioco d’azzardo di Museveni

La decisione presa dal Presidente ugandese Yoweri Museveni di intervenire nel conflitto del Sud Sudan era stata appoggiata da Nazioni Unite e Washington. Si pensava ad un breve conflitto per ristabilire l’autoritá del Governo di Juba minacciato dalla ribellione del ex Vice Presidente Riek Machar. La realtá sul terreno indica un conflitto a lunga durata. Dubbi all’interno della lobby interventista e problemi finanziari per sostenere la guerra. Il Presidente Museveni si sta giocando tutto nel Sud Sudan

di Fulvio Beltrami

Il 22 dicembre 2013 il Presidente ugandese Yoweri Museveni ordina l’invio della Guardia Presidenziale a Juba con l’obiettivo di assistere alle operazioni di evacuazione dei stranieri intrappolati nel Sud Sudan dalla guerra civile scoppiata il 15 dicembre 2013. L’ordine é stato preceduto da una richiesta ufficiale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con avvallo di Washington, contemporanea alla richiesta del Presidente sud sudanese Salva Kiir.

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