Etiopia. Piano di emergenza per i senzatetto per salvarli dal Coronavirus

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Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Apr 14

Etiopia. Piano di emergenza per i senzatetto per salvarli dal Coronavirus

Dall’Etiopia, Paese africano con meno risorse a disposizione, arriva un esempio da imitare senza esitazione

di Fulvio Beltrami

etiopia, coronavirus, pandemia, politiche sociali, senzatetto, assistenza

Fulvio Beltrami 14/04/2020

L’ultimo rapporto del OMs sulla diffusione del contagio nel paese parla di 65 casi positivi. Il governo di Addis Ababa ha imposto misure di contenimento e preventive che vengono diligentemente rispettate dai cittadini di uno dei paesi africani tra i più popolati nel Continente. I senzatetto rappresentano il 1% della popolazione. 108.000 etiopi su 109,2 milioni di cittadini, vivono per strada senza lavoro, in precarie condizioni e alla mercé della carità umana. La piaga sociale è traversale sia per età, sesso e statuto sociale. Uomini che hanno perso il lavoro, ex combattenti della guerra di liberazione contro il regime stalinista del DERG, donne vedove, giovani madri ripudiate dalle famiglie per aver concepito senza essere sposate, bambini di strada, anziani. Nella sola capitale Addis Ababa si contano 32.000 senzatetto.

Questo esercito di disperati sono ora esposti al rischio di contagio e, loro malgrado, rappresentano una bomba batteriologica che può mettere a rischio la salute dell’intera nazione. Consapevole di questo rischio e del dovere morale e cristiano di solidarietà verso i deboli, il governo etiope ha varato un piano di emergenza per i senzatetto mettendo a disposizione le risorse finanziarie necessarie.

Mercoledì 8 aprile il Ministro del Lavoro e degli Affari Sociali ha firmato un accordo di partnership con quattro organizzazioni caritatevoli etiopi che operano su scala nazionale per avviare un costoso ma necessario piano di salvataggio e riabilitazione dei senzatetto.

Il piano consiste nell’offrire a tutti i clochard presenti nel paese la possibilità di essere ospitati in centri di accoglienza appositamente allestiti dove potranno usufruire di test diagnostici a tappeto. Le persone infettate godranno dell’assistenza sanitaria gratuita. Per gli individui “sani” è previsto un programma di riabilitazione socio economico con l’obiettivo di reinserirli nel tessuto produttivo del paese o di divenire beneficiari permanenti dell’assistenza sociale indirizzandoli in attività di volontariato socialmente utili.

Il programma è stato varato ad Addis Ababa e altre 10 città etiopi tra cui Makalle, Gambella, Gondar. “Le precarie condizioni di vita dei senzatetto impediscono di rispettare la distanza sociale e le misure di prevenzione. Impediscono inoltre il confinamento in quanto questi nostri fratelli non possiedono dimore fisse. Abbiamo deciso di intervenire sia per impedire il contagio del virus e difendere la salute pubblica sia per tentare di risolvere in modo permanente questa piaga sociale. Il programma di riabilitazione dei senzatetto non verrà interrotto a fine emergenza sanitaria ma continuerà fino al totale loro reinserimento sociale” ha affermato il Ministro del Lavoro e Politiche Sociali.

Con il classico zelo sovietico che ancora caratterizza il governo etiope dalle dichiarazioni si è immediatamente passati ai fatti. Ad Addis Ababa 4.200 senzatetto sono già ospitati nei centri di riabilitazione. Rimane da risolvere il problema legato alle statistiche ufficiali. Il governo riconosce solo 86.000 sui 108.000 senzatetto presenti nel paese, per ovvie ragioni di immagine nazionale visto che il governo è estremamente attento ad offrire al mondo esterno l’immagine di una Grande Nazione in continuo sviluppo. Nel dicembre 2019 l’Etiopia ha lanciato il suo primo satellite in orbita con l’aiuto della Cina. Secondo le organizzazioni caritatevoli occorre aprire un delicato dibattito con le autorità federali al fine di poter rivedere i dati ufficiali e inglobare tutti i senzatetto nel programma nazionale di salvataggio.

L’iniziativa intrapresa dal governo etiope è un messaggio di solidarietà associata alla necessità di rafforzare un inclusivo progresso socio economico nazionale. Un messaggio che non deve essere ignorato ma emulato nella sua totalità. Un messaggio proveniente da un paese del cosiddetto “terzo mondo” che ci insegna che esiste ancora il dovere morale di aiutare i fratelli in difficoltà soprattutto durante questa terribile prova per l’umanità. Dall’Etiopia ci giunge un messaggio di speranza e di resistenza a questo nemico invisibile. Una volontà di rimediare agli errori di un recente passato basato sull’egoismo della crescita economia a tutti i costi.

Una necessità di (Ri)costruzione di un’anima collettiva umana capace di sconfiggere lo spirito dell’avidità affinché nessuno corra il rischio di rimanere indietro una volta superata questa emergenza sanitaria planetaria.

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