Burundi: Nkurunziza sempre più in difficoltà

Frammenti Africani

Frammenti Africani è un resoconto giornalistico di tematiche complesse del Continente Africano, futuro epicentro economico mondiale, dove coesistono potenze economiche e militari, crescita economica a due cifre, guerre, colpi di stato, masse di giovani disoccupati e una borghesia in piena crescita.
Un mosaico di situazioni contraddittorie documentate da testimonianze di prima mano e accuratamente analizzate per offrire un'informazione approfondita sulla politica, economia e scoperte scientifiche di un mondo in evoluzione pieno di paradossi.

Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

TAGS

BLOGROLL

Newsletter
Frammenti Africani

Ott 29

Burundi: Nkurunziza sempre più in difficoltà

L'offensiva ribelle RED Tabara e FOREBU sembra accellerare la crisi tutta interna al regime. IL CNDD-FDD sta rischiando di colassare su se stesso

di Fulvio Beltrami

burundi, cndd-fdd, imbonerakure, fdlr, hutupower, fnl, forebu, red tabara, pierre nkurunziza, agathon rwasa

Fulvio Beltrami 29 Ottobre 2019 "La verita' e' rivoluzionaria"

La battaglia di Bubanza tra unità di ribelli RED Tababara e la successiva entrata in scena dei ribelli del FORBU, entrambi ora stanziati nella foresta della Kibira, al confine con il Rwanda, ha fatto emergere tutta la debolezza del regime, non solo militare, anche politicaL’attacco arriva in periodo molto delicato: le elezioni del 2020 che rappresentano per il CNDD-FDD un’opportunità per sopravvivere e per Pierre Nkurunziza l’opportunità di continuare il suo folle e sanguinario regno.

Dopo la battaglia di Bubanza i combattimenti si sono spostati nella foresta della Kibiraper allargarsi, il 24 ottobre, alle colline di Masare nel comune di Musigati, sempre provincia di Bubanza. Le forze congiunte RED Tabara e FOREBU avrebbero lanciato un’offensiva nel comune di Matongo, provincia di Kayanza. 

Dal 26 ottobre giungono notizie contrastanti di offensive e controffensive. Al momento le notizie che ci sono giunte sono troppo contraddittorie per comprendere se i combattimenti tra ribelli, FLDR, Polizia e Imbonerakure presso la foresta della Kibirae e nelle province di Bunanza e Kayanza, stiano continuando o se sia stata proclamata una tregua per riorganizzare le forze e studiare nuovi piani di attacco e difesa.

La strana convocazione di Nkurunziza a Mosca fatta dalle autorità russe apre dubbi. Ufficialmente il Presidente russo Vladimir Putin aveva invitato Pierre Nkurunziza a partecipare al meeting Russia – Africa, tenutosi a Sotchi dal 22 al 24 ottobre. È la tempistica dell’invito che fa sorgere leciti dubbi

Per quale motivo il Cremlino avrebbe convocato Nkurunziza subito dopo una importante sconfitta militare e con la presenza di forti unità ribelli nel Paese? Viene da pensare che Mosca fosse intenzionata incoraggiare un cambiamento di regime, attirando fuori dal Paese il dittatore con l’esca del summit. 

Oppure è una semplice strategia per rafforzare l’autorità presidenziale del dittatore burundese? Non sapremo mai quali sono state le vere intenzioni di Mosca, visto che Pierre Nkurunziza ha immediatamente declinato l’invito, preferendo restare in Burundi.

Lo scarso impegno dell’Esercito conferma i rumors secondo i quali al suo interno vi sarebbe malcontento e un sentimento generale di rivalsa contro Nkurunziza. 

Con le sue decimazioni il dittatore ha umiliato un Esercito che si è sempre posto come garante e protettore della popolazione anche durante le pagine più oscure, quando alcuni reparti hanno attuato massacri etnici come risposta ai tentativi di genocidio da parte delle forze HutuPower, sostenute dal regime di Habyarimana in Rwanda, nel 1972 e nel 1993.

Le ex FAB (Forze Armate Burundesi, il vecchio esercito composto da molti tutsi) sono state marginalizzate e decimate dopo il tentativo di golpe fallito nel magio 2015. Scampato il pericolo, Nkurunziza non ha esitato a distruggere questi corpi d’élite, sacrificando la difesa nazionale a favore di quella personale. 

Anche tra i ex miliziani del FDD, che hanno lottato 10 anni durante la guerra civile, regna il malcontento. La loro cieca fede nel HutuPower si è infranta nel costatare che i loro comandanti nell’Esercito e nella Polizia hanno raccolto i frutti dei lunghi anni di guerriglia, con posizioni di comando, soldi, case, auto, potere, bella vita.

Loro, i miliziani semplici, i fanti della rivoluzione del popolo hutu, sono rimasti nella miseria. Integrati nell’Esercito e nella Polizia, ma considerati come soldati di serie B, una vergogna che ricorda un oscuro passato. Anche i soldati impegnati nell’operazione di pace ONU – Unione Africana in Somalia, AMISOM, nutrono rancore a causa della corruzione, malversazione e speculazioni sui loro salari elargiti in valuta pregiata.

La paura di diserzioni e tradimenti è alta all’interno del regime, il che potrebbe spingere Nkurunziza e i suoi uomini a commettere errori fatali. Il Colonello arrestato il 23 ottobre e accusato di alto tradimento per non aver messo impegno a fronteggiare i ribelli, è stato ucciso nei sotterranei della prigione. Una palese esecuzione extra–giudiziaria destinata ad alimentare i rancori e l’odio che molti soldati e ufficiali, sia hutu che tutsi, ormai nutrono verso Nkurunziza, il CNDD-FDD e le FDLR.

La retorica HutuPower come baluardo contro la tirannia tutsi è decaduta da tempo, nonostante il regime si sforzi di proporre questa lettura ideologica dell’attuale situazione politica nel Paese. Basti pensare che la maggioranza dei partecipanti alle proteste popolari del 2015 era composta da hutu. Il fallito tentativo di golpe del maggio 2015 era stato ideato da Generale hutu Godefroid Niyombare, gli appelli al genocidio (Kora Kora – Novembre 2015), lanciati dal regime in evidente crisi, non sono stati accolti nè dalla popolazione hutu urbana nè da quella rurale, semianalfabeta e quindi più facile preda a manipolazioni ideologiche.

Il distacco tra le masse hutu e il regime di Nkurunziza ha raggiunto il punto di non ritorno durante questa crisi politica, nata nel 2015, che si è trasformata quasi immediatamente in crisi economica. Il regime, isolato a livello internazionale, nonostante alleanze con Russia, Cina, Egitto, Tanzania, Uganda, ha appena i fondi necessari per sopravvivere.

Ha letteralmente sacrificato quelle masse popolari che il CNDD-FDD affermava rappresentare, e per le quali aveva combattuto oltre 10 anni contro i regimi ‘dittatoriali’ tutsi al fine di garantire democrazia e progresso. Per le masse rurali hutu questi ultimi 4 anni sono stati un vero incubo. La gente nelle campagne si è ridotta a mangiare radici.

Il CNDD-FDD è scosso da correnti interne i cui rappresentanti si stanno studiando a vicenda prima di sferrare l’attacco decisivo per la conquista del potere. Il partito degli hutu è sprofondato in una crisi di identità e di credibilità ben più grave di quella che l’African National Congress sta affrontando in Sudafrica.

La maggioranza dei suoi elettori e sostenitori sono amareggiati dall’incapacità dimostrata dal CNDD, nei 24 anni di potere, nel percorso per instaurare una vera giustizia sociale, in un Paese dilaniato da gravi divisioni etiche e regionali. La base del CNDD-FDD è disgustata dai quadri di partito, spesso incompetenti e mediocri, sovente selezionati e imposti dai vertici, seguendo criteri meschini di cieca ubbidienza.

I simpatizzanti sono stufi di dover gestire il grave peso finanziario di decine di contribuzioni al partito che compromettono il già magro salario mensile.

La popolazione in generale non è più disposta a supportare responsabili amministrativi e politici violenti e determinati a restare al loro posto in eterno, emulando il loro leader. A tutto ciò si sono aggiunti i giovani del partito, gli Imbonerakure (‘quelli che vedono lontano’) trasformati in milizia paramilitare e contro–potere in mano ai terroristi ruandesi delle FDLR.

Questi giovani, riempiti di ideologia, hanno pieni poteri di vita e di morte sui cittadini, e nemmeno gli ufficiali di Esercito e Polizia, o i borgomastri fedeli al CNDD riescono a fermare i loro eccessi.

Le conflittualità interne al partito al potere, il calo di popolarità tra le masse hutu e il fallimento nell’imporre l’ideologia HutuPower come pensiero unico in Burundi, come avvenne nel Rwanda di Juvenal Habyarimana, riducono sensibilmente le possibilità di una vittoria credibile alle prossime elezioni amministrative e presidenziali previste tra il maggio e il luglio del 2020.

Il rafforzamento politico di Agathon Rwasa, attuale vice-Presidente dell’Assemblea Nazionale, ex leader del FNL e fondatore del nuovo partito hutu Congresso Nazionale di Liberazione – CNL, preoccupa il regimeRwasa è pericoloso in quanto il suo fiuto di scaltro politico gli ha permesso di presentarsi come alternativa etnica alle masse contadine hutu che sono stanche di Nkurunziza e del CNDD-FDD. Rwasa sta raccogliendo profitto anche dal profondo malessere della base del CNDD-FDD e dal collegato apparato amministrativo.

Molti militanti semplici, funzionari di partito, amministratori locali, governatori stanno ventilando la possibilità di passare al CNL, saltando sul carro del vincitore prima che sia troppo tardi. Nonostante le sistematiche esecuzioni extra–giudiziarie dei quadri del partito CNL, attuate dai terroristi FDLR e dalle milizie Imbonerakure, il regime non può liquidare fisicamente Rwasa. Il suo assassinio farebbe scoppiare la guerra civile tra hutu. Questo è il punto di forza dell’astuto Signore della Guerra che si sente già la vittoria in tasca nelle elezioni del 2020 e futuro leader del Paese.

Anche nel feudo elettorale di Nkurunziza, Ngozi (suo paese natio), il CNDD-FDD perde terreno a favore del CNL di Rwasa.
Per contrastare questa emorragia di voti e supporters il regime sta utilizzando le Imbonerakure per reprimere ogni dissenso, riportare la popolazione all’ubbidienza. Vari quadri del CNL sono stati arrestati e torturati, aumentando frustrazione e rabbia tra le masse hutu di Ngozi, che si vedono ora trattate da nemici proprio da colui che è nato nella loro città e sempre stato considerato un loro figlio protettore.

La potente Chiesa Cattolica si sta preparando ad uno scontro frontale con il CNDD-FDD e Nkurunziza. Si è recentemente scagliata contro il Presidente del CNDD, Evariste Ndayishimiye, e sta apertamente condannato il regime per le atrocità commesse. I Vescovi burundesi sono pronti a eguagliare quelli congolesi, entrando nella lotta elettorale con tutto il peso morale della Chiesa Cattolica, per rigere una barriera contro Nkurunziza e il CNDD-FDD, contribuendo così alla loro sconfitta alle urne.

Anche la Chiesa Avventista del Settimo Giorno sembra promuovere una agenda anti–Nkurunziza. Il regime sta tentando di arrestare questa ingerenza con l’arresto del Presidente dell’Unione Avventista burundese, Lamec Narishinga, avvenuto lo scorso giovedì, all’aeroporto, mentre si stava imbarcando per Nairobi per presenziare una riunione regionale di fine anno.

Il Presidente degli Avventisti a livello mondiale, Ted N.C.Wilson, ha indirizzato una lettera al governo burundese per denunciare l’arresto arbitrario del suo rappresentante in Burundi. Il Pastore Wilson ha anche scritto ai fedeli burundesi, per incoraggiarli a denunciare la brutalità del regime e a combatterla.

Le interferenze degli avventisti surriscaldano il clima elettorale, rendendo difficile l’espletamento di elezioni credibili. Ma non è detto che il calendario elettorale venga mantenuto. Girano rumors che Nkurunziza abbia constatato l’impossibilità di mantenersi al potere presentando come candidato alla Presidenza sua moglie, Denise Nkurunziza.

Questo pone il dittatore dinnanzi ad una difficile scelta per la successione. Il candidato più probabile, il Presidente del CNDD-FDD, Ndayishimiye, è sospettato di tramare con il generale Bunyoni, per spodestare il Leader Supremo. Proporsi per un quarto mandato equivale ad un suicidio, visto la reazione della Comunità Internazionale alla candidatura di Joseph Kabila in Congo nel 2016.

In questo momento il dittatore sta cercando di guadagnare tempo per riorganizzare e ricompattare le forze rimaste fedeli e sconfiggere i nemici interni ed esterni. Questa tattica del temporeggiamento era iniziata prima della battaglia di Bubanza, che ha cambiato radicalmente tutte le strategie studiate, spesso di corto respiro. 

Ora il regime si trova dinanzi ad un coordinamento dei gruppi ribelliprobabilmente appoggiati da potenze regionaliche sembra intenzionato iniziare un processo di liberazione del Paese, mettendo fuori gioco Nkurunziza, le Imbonerakure e i terroristi FDLR. La presenza dei ribelli in Burundi e i loro piani non ancora chiari, preoccupano il regime, anche se ufficialmente si offre una immagine di tranquillità per dare l’impressione che il regimeabbia ancora il controllo della situazione.

Nkurunziza avrebbe un’ultima carta da giocare: rinviare le elezioni e creare un governo di unità nazionale con membri dell’opposizione e partiti minori debitamente comprati. Gli incontri avvenuti tra il 30 agosto e il 01 settembre a Nairobi e il 12 ottobre a Bujumbura tra la fazione moderata del CNDD e la piattaforma politica di opposizione in esilio, CNARED, guidata da Anicent Niyounkuru, fanno supporre che Nkurunziza si stia già muovendo verso questa soluzione. 

Un governo di unità nazionale e di transizione formato ad hoc permetterebbe al regime di sopravvivereindebolirebbe l’opposizione tramite la partecipazione al governo del CNARED, e aprirebbe a una distensione con la Comunità Internazionale. Se ben studiato il governo di unità nazionale potrebbe essere interpretato dalla potenze occidentali non come uno stratagemma a breve termine, ma come una incoraggiante apertura verso il processo democratico.

Questo progetto alternativo è ora di difficile applicazione causa la presenza dei ribelli nel territorio nazionale. RED Tabara e FOREBU sono forze politiche incorruttibili, e restie a scendere a compromessi. Nella loro mentalità militare l’obiettivo è abbattere il CNDD-FDD, Nkurunziza, Imbonerakure e FDLR per evitare un genocidio, che prima o poi avverrà, essendo il regime imbottito di ideologia HutuPower.

Anche nell’eventualità di una campagna di liberazione, si vedrebbe il nascere di un governo di unità nazionale e transitorio anche se di natura ben diversa da quella pensata da Nkurunziza.

All’interno della complicata e fragile situazione politica del Burundi, le FDLR continuano a giocare un ruolo decisivo. Anche se costrette sulla difensiva nel est del Congo a causa delle offensive miliari congiunte tra Congo e Rwanda, le FDLR possiedono ancora una discreta forza militare, e sono ben armati grazie alle armi offerte al regime burundese da Francia e Russia. Sono consapevoli che la loro presenza diventa sempre più imbarazzante per Nkurunziza.

Nel caso di un governo di unità nazionale creato dal dittatore, le FDLR potrebbero rimanere escluse. Nel caso di una vittoria militare dei ribelli, potrebbero venire annientate. Le FDLR, il cui nome sembra terrorizzare chiunque, fino ad arrivare a non parlare di loro nelle analisi politiche sul Burundi, continueranno a giocare un ruolo decisivo nelle sorti del Paese, in quanto ora non sono difronte alla possibilità di subire sconfitte militari. Stanno fronteggiando il rischio di venir annientate e la lotta per la loro sopravvivenza sarà determinata, dura e violenta.

I quattro giornalisti del settimanale ‘Iwacu’ arrestati il 22 ottobre, durante le riprese dei combattimenti conto i RED Tabara, sono stati processati per direttissima con l’accusa di attentato alla sicurezza pubblica, reato da codice penale. I giornalisti sono custoditi presso la prigione di Bubanza, in attesa della sentenza. La condanna può variare da 5 a 10 anni di reclusione. Reporter Without Borders e Human Rights Watch hanno richiesto l’immediato rilascio dei quattro.

© Riproduzione riservata

337 visualizzazioni

Commenti
Lascia un commento

Nome:

Indirizzo email:

Sito web:

Il tuo indirizzo email è richiesto ma non verrà reso pubblico.

Commento: