Dagli anni Novanta i media italiani hanno subito un'involuzione sulla qualità delle notizie estere a causa delle esigenze finanziarie di tagliare i costi per i corrispondenti ed inviati nel principali Paesi e nei principali teatri di guerra.
La mancanza delle grandi firme dei Reporter Italiani ha costretto i media italiani ad affidarsi a notizie delle principali agenzie stampa internazionali che monopolizzano l'informazione standardizzandola.
Questo sistema riduce i costi ma priva il lettore di un'informazione pluralista e di analisi approfondite sui principali temi di politica ed economia mondiale.
Behind the News (dietro la notizia) intende ripristinare questo essenziale servizio destinato al lettore proponendo informazioni ed analisi inedite sui principali avvenimenti mondiali andando oltre la semplice notizia per capire le ragioni celate dietro il sipario.
Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Mar 7
di Fulvio Beltrami
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La proteste degli studenti della media alta borghesia venezuelana non sono state una reazione spontanea dovuta al malcontento popolare contro il governo di Nicolas Maduro
Al contrario sono state precedute da dieci mesi di sapiente boicottaggio, attacchi finanziari e menzogne mediatiche attuati dagli Stati Uniti e la borghesia locale. Ce lo rivela la sociologa Venezuelana Marìa Pàez Victor.
Nel maggio 2013 inizia un assalto alla valuta venezuelana attraverso la manipolazione del mercato nero del dollaro. Per respingere l’attacco il presidente Maduro ha attuato una regolamentazione dei prezzi e cambiato le regole di scambio monetario per proteggere il Bolivar. La nuova politica finanziaria ha avuto l’appoggio della maggioranza della popolazione che ha interpretato gli sforzi del governo come un tentativo di proteggere l’economia nazionale e il potere d’acquisto della popolazione, allontanando lo spettro di un'inflazione incontrollabile.
Sempre nel maggio 2013 è iniziata una campagna mediatica internazionale tesa a screditare l’economia venezuelana, prevedendo la sua totale morte in un giro di un semestre.
Purtroppo i dati economici offerti ed accettati dopo verifica da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale offrono il quadro contrario.
Le esportazioni del petrolio venezuelano nel 2013 ammontavano a 69 € miliardi di dollari, mentre le importazioni hanno raggiunto solo 59,3 milioni di dollari, un minimo storico.
Le riserve nazionali sono a 22 miliardi di dollari e l'economia ha un’eccedenza (e non un deficit) del 2,9 % di PIL.
Il paese non ha debiti interni o esteri particolarmente onerosi. Sono tutti questi degli ottimi indicatori che farebbero invidia a molti paesi dell’Europa, agli Stati Uniti e al Canada.
La banca multinazionale Wells Fargo ha recentemente dichiarato che il Venezuela è una delle economie emergenti maggiormente al sicuro da possibili crisi finanziarie e la Bank of America Merril Lynch ha raccomandato ai suoi investitori di acquistare titoli di Stato venezuelani.
Il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione è un chiaro risultato di 15 anni di Rivoluzione Bolivariana.
Il Comitato Economico delle Nazioni Unite per l'America Latina e i Caraibi ha dichiarato che il Venezuela è il paese con il più basso livello di disuguaglianza sociale dell’area (coefficiente GINI), scesa del 54%.
I livelli di povertà sono al 21 % e la povertà estrema è scesa dal 40% al 7,3%.
La mortalità infantile è stata ridotta da 25/1000 (1990) a 10/1000 .
Il governo Chàvez ha eliminato l'analfabetismo e fornito pubblica istruzione, alloggi e servizi sanitari gratuiti. In un solo decennio, il Venezuela è avanzato di 7 posizioni nell’indice dello Sviluppo Umano delle Nazioni Unite.
Tuttavia il calo dei prezzi del petrolio ha influenzato negativamente l’economia venezuelana, dimezzando la crescita economica dal 5 al 2,5%.
Il governo ha continuato a rifiutare le logiche speculative finanziarie privilegiando la riduzione della povertà nel paese, l’aumento dei salari, l'accessibilità a educazione e sanità, la formazione di migliaia di lavoratori. Queste spese hanno certamente contribuito ad una crescita ridotta ma pongono le basi di un solido futuro economico del Paese dove diminuisce il divario tra il ceto più ricco e quello più povero
Nello stesso periodo la crisi finanziaria che ha colpito il Nord America e l’Europa ha prodotto uno rafforzamento del controllo del potere finanziario, principale causa del collasso economico mondiale, la distruzione dei diritti dei lavoratori, il deperito della qualità ed accesso a educazione e sanità, il aumento della disoccupazione e il impoverito di larghe fette della popolazione inclusa la piccola borghesia composta da imprenditori e commercianti che hanno chiuso le attività produttive e di vendita.
Dal giugno 2013 la stampa internazionale ha fato circolare la falsa notizia che la società petrolifera statale PDVS stesse fallendo.
In realtà la PDVS stava investendo i suoi utili non sui mercati finanziari internazionali ma per sostenere programmi sociali.
A questa notizia fu aggiunta quella altrettanto falsa che i giacimenti petroliferi avevano raggiunto il picco ed erano ormai prosciugati. Alcuni esperti geologi latinoamericani affermano che le immense riserve petrolifere in Venezuela sono sufficienti per garantire una produzione per altri 80 anni.
Vari media internazionali avevano inoltre diffuso la notizia che il Venezuela stava importando benzina dagli Stati Uniti per dare un senso di completa bancarotta economica ed industriale.
La notizia era parzialmente vera. Purtroppo i media internazionali non specificarono che queste “importazioni” provenivano dalla GITGO, una tra le più grandi compagnie petrolifere americane controllata dalla multinazionale Venezuelana PDVSA.
Presso le raffinerie della GITGO viene prodotto oltre ai vari tipi di carburante anche un liquido speciale utilizzato per migliorare la qualità della benzina.
Secondo l’autorevole Petroleum Intelligence Weekly la PDVSA è ancora una delle prime 5 compagnie petrolifere più solide del mondo.
Dal luglio 2013 è raddoppiata la propaganda sulla criminalità in Venezuela, una propaganda attuata fin dal lontano 2001. Innegabile che il Venezuela soffre di un elevato tasso di criminalità, come la maggior parte dei paesi latinoamericani.
Tuttavia misure non repressive ma sociali sono state poste in atto dal governo Maduro attraverso il il Piano generale per la Pace. L’intervento della polizia non è stato orientato verso azioni repressive ma inserito all’interno degli sforzi attuati dalle amministrazioni comunali e dalle associazioni locali per combattere le cause e non solo le manifestazioni esterne della criminalità.
Le città sono stati suddivise in settori, evidenziando le zone “calde” e istituendo delle pattuglie speciali, creando comitati di cittadini per la gestione della sicurezza che hanno il compito di combattere i criminali ma soprattutto di distinguere tra mandanti ed esecutori, aiutando questi ultimi attraverso servizi e possibilità di impiego. È stata inoltre garantita l’assistenza psicologica, morale e finanziaria alle vittime dei crimini e coinvolto i mezzi di informazione nel tentativo di ridurre al minimo messaggi e programmi televisivi violenti.
Improvvisamente nel dicembre 2013, sotto le feste natalizie, si è creata una falsa carenza di beni di consumo, attuata tramite un aumento scandaloso del prezzo della merce e una carenza di beni alimentari.
Molti ricchi commercianti hanno accumulato beni di prima necessità come farina di mais, zucchero, sale, olio da cucina, carta igienica, ecc. nascondendoli in depositi o spedendoli in Colombia, attraverso un’operazione di contrabbando ben architettata.
L'esercito ha scoperto un ponte illegale costruito per le moto, sul quale transitavano le merci di contrabbando. Migliaia di sacchi di prodotti alimentari sono stati rinvenuti abbandonati e lasciati a marcire per le strade secondarie della Colombia: e questo non era contrabbando economico, ma un boicottaggio politico. Il governo Colombiano ha collaborato con quello Venezuelano per porre fine a questo traffico.
Come illustre la sociologa Marìa Pàez Victor, la crisi Venezuelana è stata metodicamente preparata e le manifestazioni studentesche iniziate a metà febbraio 2014 sono solo l’ultima e più banale quanto violenta manifestazione di un progetto eversivo delle “democrazie” occidentali che ora intendono attuare cambiamenti di regime su governi considerati “nemici”, siano essi democratici o meno, non attraverso libere elezioni ma a spallate di rivoluzioni marcatamente di destra estrema.
Contemporaneamente regime totalitari e fallimentari, dalla Colombia al Messico, dal Ciad alla Repubblica Democratica del Congo, vengono sorretti acriticamente in quanto i governi dittatoriali o corrotti assicurano che tutte le richieste delle multinazionali americane ed europee siano esaudite a scapito dello sviluppo nazionale e delle loro popolazioni.
Le attuali manifestazioni studentesche rientrano nella speranza di qualche stratega della Casa Bianca e del Pentagono di attuare la spallata definitiva per deporre il governo venezuelano democraticamente eletto per restituire agli Stati Uniti “il controllo del suo cortile di casa, il Sud America”, come fa notare Silvestro Montanari nella sua riflessione del 3 marzo scorso: “A proposito di invasioni ed invasori”.
Purtroppo l’operazione, se riuscirà, implicherà un alto costo di sangue, perché “i chavisti, che pure hanno i loro torti, non accetteranno a cuor leggero un golpe modello ucraino.” ci ricorda Montanari.
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