Stati Uniti. Tolleranza zero contro le proteste

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Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Mar 13

Stati Uniti. Tolleranza zero contro le proteste

L’amministrazione Obama si è schierata a favore dei manifestanti in Ucraina e Venezuela, difendendo il loro diritto di protestare contro i due governi. Questo diritto, difeso ad oltranza in questi lontani Paesi, sembra non essere tollerato negli Stati Uniti, soprattutto se le proteste sono dirette contro i poteri forti: le Corporation

di Fulvio Beltrami

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Il 2 marzo 2014 una protesta studentesca contro il progetto di oleodotto Keystone XL, 1.700 km per trasportare il greggio dal Canada agli Stati Uniti, è stata violentemente repressa dalla forze dell’ordine a Washigton DC.

Oltre 450 studenti universitari sono stati arrestati quando i manifestanti da Pennsylvania Avenue si sono diretti verso la Casa Bianca per chiedere al presidente Barack Obama di rifiutare il progetto considerato un disastro econologico planetario.

La polizia si era già inervosita quando gli studenti si erano fermati davanti alla residenza privata del Segretario di Stato John Kerry per ricordargli di bloccare il progetto minacciando di privare il Partito Democratico del voto dei giovani.

La polizia giustifica questi arresti di massa e la violenta repressione della manifestazione, affermando che è stata costretta ad intervenire energicamente quando i manifestanti hanno tentato di invadere la Casa Bianca. Accusa rifiutata dagli organizzatori della marcia di protesta, le Università: Georgetown University e Tunale University, quest’ultima nel New Orleans.

Il governo americano ha brutalmente soppresso la più grande manifestazione giovanile degli ultimi 10 anni”, afferma la influente associazione ambietalistica americana 350.org

Non è la prima volta che Washigton DC è testimone della brutalità della polizia intenta a sopprimere manifestazioni precedentemente autorizzate. Il 19 settembre 2011 circa 120 Nativi americani degli Stati Uniti e Canada furono arrestati durante una manifestazione davanti la Casa Bianca.

Come quella degli studenti anche quella degli Indiani riguardava l’oleodotto Keystone XL.

Il progetto Keystone XL, dal costo di 7 miliardi di dollari, ha come obiettivo trasportare il greggio estratto dal Sedimentary Basin, Keystone e Hardisty in Alberta, Ovest del Canada fino alle raffinerie di Steele City (Nebraska), Wood River e Patoka (Illinois), Cushing (Oklahoma) e le raffinerie della Gulf Coast (Texas). Si parla di un transito giornaliero di quasi 1.290.000 barili di petrolio.

L’oleodotto è stato frammentato in tre tragitti. I lavori di realizzazione sono inziati nel 2008.

Il primo tragitto (Hardisty – Canada, Steele City, Wood River e Patoka) è stato competato nel 2010. Capacità giornaliera 300.000 barili.

Il secondo tragitto (Hardisty – Cushing Oklahoma) è stato completato nel febbraio 2011. Capacità giornaliera 290.000 barili.

Il terzo tragitto (Hardisty Gulf Coast Texas) è stato completato nel gennaio 2014 con una capacità giornaliera di 700.000 barili.

Un quarto tragitto (Hardisty Steele City Nebraska – Gul Coast Texas) è nella fase di studio. L’obiettivo è di aumentare la capacità totale giornaliera da 1.290.000 a 1.800.000 barili.

Il progetto è stato originalmente sviluppato dal consorzio TransCanada e ConocoPhillips. Attualmente la TansCanada è il solo proprietario dell'oleodotto avendo comprato il 12 agosto 2009 la ConocoPhillips.

Fin dall'inzio il progetto Keyston ha incontrato critiche e opposizione delle associazioni ambientalistiche internazionali e di vari Membri del Congresso americano.

Il rischio maggiore è rappresentato dalle perdite di greggio lungo questo titatnico oledotto che attraversa il Nord America. Il greggio estratto dalla sabbia (denominato oil sands) è considerato dieci volte più inquinante del greggio normale come fanno notare gli esperti della associazione Natural Resources Defense Council.

I vari tragitti dell'oleodotto attravesano parchi nazionali, forteste e importanti riserve acquifere. Le perdite di greggio possono inquinare il suolo mettendo a rischio importanti bacini idrici e la fauna, comprese varie specie di uccelli migratori.

I giacimenti sabbiosi del Sedimentary Basin mettono a rischio il più importante ecosistema del Nord America: quello delle foreste boreale di Alberta, Canada. Queste foreste non solo rappresentano il più imporante polmone verde del Continente vitale per la riduzione di carbonio ma un habitat protetto per migliaia specie di animali e fonte economica per circa 850.000 cittadini canadesi.

L’oledotto attraversa il Ogalla Aquifer, uno dei più grandi bacini idrici degli Stati Uniti che provvede acqua potabile per due milioni di cittadini americani. Alcuni ambietalisti avvertono che le perdite di greggio potrebbero devastare l’economia de Mid West degli Stati Uniti.

Nel giungo 2010 cinquanta membri del Congresso appartenenti al Partito Democratico scrissero una lettera al Segretario di Stato Hillary Clinton avvertendo: “La costruzione di questo oleodotto rischia di mettere a repentaglio le politiche di energia pulita che gli Stati Uniti si sono impegnati a rispettare per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.

Nel 2013 i scienziati della NASA intervennero per contrastare la propaganda governativa che tendeva a diminuire i rischi ecologici del progetto. “Il greggio estratto dalla sabbia è la più sporca e inquinante fonte di energia conosciuta al mondo. Il governo americano non riesce a comprendere la situazione e sta indirizzando il Paese in una direzione sbagliata e pericolosa”.

L’estrazione del greggio dai giacimenti di sabbia necessita di una quantità incredibile di acqua e prodotti chimpici per separare il bitume dalla sabbia. L’acqua usata presso il Sedimentary Basin in Canada proviene da fiumi e falde acquifere sotterranee. Occorrono 600 litri di acqua per ogni 200 litri di greggio.

L’acqua utilizzata per rispettare la produzione di 1,2 milioni di barili equivale a 720 milioni di litri altamente contaminati dagli agenti chimici utilizzati come la ammonia. Un vero e proprio incubo per le operazioni di stoccaggio di queste mastodontico volume d’acqua che, se lasciata vaporare, causerebbe danni permanenti alla salute delle popolazioni della zona.

La costruzione dei tre traggiti dell'oleodotto è stata resa possibile a danno di gravi violazioni dei diritti umani e libertà civili.

I giacimenti di Keyston (Canada) sorgono sulla terra di 150 comunità di Nativi americani che rischiano di divenire le prime vittime del prevedibile quanto sicuro disastro ecologico.

I tre tragitti attraverso territori Indiani sia in Canada che negli Stati Uniti, causa principale della determinata opposizione dei Nativi americani al progetto.

Varie comunità indiane Canadesi e americane affermano di essere state soggette a intimidazioni e costrette a vendere i terreni a prezzi irrisori. Identiche denunce sono state presentate da agricoltori del Sud Dakota e del Texas.

Per contrastare le prove presentate e il parere contrario di molti esperti il Dipartimento di Stato americano nel gennaio 2014 ha rilasciato un rapporto di impatto ambientale estremamente positivo redatto da scienziati accusati di essere stati pagati per ignorare volutamente le serie conseguenze ambientali dell'oleodotto.

Il presidente Obama, che nel gennaio 2012 aveva rifiutato il progetto, è stato costretto a soccombere alle pressioni delle Corporation petrolifere, approvando il progetto nel febbraio 2013.

L’approvazione del presidente era necessaria per una copertura legale del progetto poiché i primi due tragitti erano stati completati tra il 2010 e il 2011 e il terzo tragitto inziato nel 2009 senza alcun'autorizzazione ufficiale del governo americano.

Ora il presidente Obama si appresta ad approvare la realizzazione del quarto tragitto. Il oleodotto è stato considerato di importanza strategica per l’economia degli Stati Uniti.

La battaglia degli studenti universitari americani è concentrata sul quarto tragitto considerando che i primi tre sono stati già costruiti ed attivi.

La dura reazione della polizia evidenzia che il governo americano è determinato a non tollerare ogni manifestazione di dissenso se questa è orientata contro gli interessi delle Corporation, in ultima analisi, i veri detentori del potere negli Stati Uniti.

Questa determinazione è portata avanti nonostante il rischio che gli appelli al rispetto dei principi democratici continuamente lanciati dall'amministrazione Obama a tutti i Paesi del mondo, risultino non credibili ed ignorati.

© Riproduzione riservata

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