Dagli anni Novanta i media italiani hanno subito un'involuzione sulla qualità delle notizie estere a causa delle esigenze finanziarie di tagliare i costi per i corrispondenti ed inviati nel principali Paesi e nei principali teatri di guerra.
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Questo sistema riduce i costi ma priva il lettore di un'informazione pluralista e di analisi approfondite sui principali temi di politica ed economia mondiale.
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Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Mag 19
di Fulvio Beltrami
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“Prima di prendere la decisione di utilizzare i droni per raid aerei dobbiamo essere sicuri al 90% che nessun civile sia ucciso o ferito, assicurando la più alta precisione e standard possibili”, dichiarò il presidente Barack Obama nel maggio 2013 in risposta alle critiche dell’opinione pubblica americana contro l’utilizzo dei droni nei raid compiuti all’estero in special modo in Medio Oriente.
A distanza di quasi un anno da questa affermazione 149 civili sono stati uccisi da droni da combattimento americani in Yemen e 132 in Pakistan. Questi dati, forniti da associazioni in difesa dei diritti umani sono stati respinti da Pentagono e Casa Bianca affermando che il 90% delle vittime registrate erano comprovati terroristi di Al-Qaeda o talebani pakistani.
L’ultimo incidente è avvenuto il 19 aprile scorso nella Provincia di Al-Bayda nello Yemen. Dieci sospetti militanti di Al-Qaeda e tre civili sono stati uccisi durante un raid aereo compiuto dagli Stati Uniti secondo la versione riportata da Cnn, Pentagono e dall'agenzia stampa yemenita Saba. Il raid è stato compiuto all’interno di un'operazione contro la cellula Al-Qaeda presente in Yemen in stretta collaborazione con le forze armate yemenite, come rivela il Bureau of Investigative Journalisme (Ufficio di Investigazione giornalistica).
Le autorità yemenite hanno inizialmente invertito i dati forniti dal Pentagono. I terroristi uccisi sono tre e i civili dieci, passeggeri di un camion colpito dai droni durante l’operazione. Secca la smentita del governo americano. La presa di posizione di Washington ha spinto il governo yemenita a dichiarare alla Cnn che l’attacco ha provocato la morte di 30 terroristi affermando che nessun civile è stato coinvolto. Nella prima settimana di maggio l’esercito yemenita supportato da droni da combattimento e truppe scelte americane ha lanciato un'offensiva militare contro alcune roccaforti di Al-Qaeda all’interno del paese.
Visto che le statistiche delle vittime civili rimangano fluide in Yemen o sono oggetto di una feroce disputa mediatica tra Pakistan e Stati Uniti, la Corte di New York ha intimato il presidente Barack Obama di rendere pubblico il rapporto sulle operazione mondiali dei droni americani per conoscere il numero esatto delle vittime civili, limitate ai soli cittadini americani. La decisione della corte di New York si affianca a quella del giudice Colleen McMahon che nel gennaio 2013 richiese il rilascio dello stesso documento descrivendo lo staff dell’amministrazione Obama come personaggi della famosa favola Alice nel paese delle meraviglie.
Il giudice McMahon all’epoca espresse seri dubbi sulla legalità delle esecuzioni extra-giudiziarie attuate dal governo americano tramite l’utilizzo dei droni che violerebbero i principi costituzionali. La richiesta del giudice, ignorata dalla Casa Bianca, precedette l’omicidio di Anwar al-Awlaki, noto leader di Al-Qaeda e del suo secondo Samir Khan avvenuto in Yemen nel settembre 2011 e l’omicidio del figlio minorenne di al-Awlaki: Abdul Rahman avvenuto sempre in Yemen nell’ottobre 2011. Entrambe le vittime erano cittadini americani.
La decisione della corte di New York, votata all'unanimità, ha riscontrato la dura opposizione del giudice Supremo Eric Holder e del capo della Cia John Brennan. Il giudice Holder nel febbraio 2013 rilasciò una dichiarazione pubblica affermando che le esecuzioni extra-giudiziarie commesse dagli Stati Uniti in varie parti del mondo erano da considerarsi costituzionali in quanto assicuravano al popolo americano la difesa nazionale. Tesi immediatamente sposata dall'amministrazione Obama.
“Nonostante che molti aspetti non siano ancora chiari, la corte rifiuta di accettare la scusa apportata dal governo riguardo la sicurezza nazionale. La corte intende consultare indipendentemente i dossier al fine di riaffermare un principio democratico di base. La gente non deve accettare ciecamente le rassicurazioni del governo che i raid dei droni sono attuati nel rispetto della legge” afferma il giudice David McCraw al quotidiano Net York Times.
La presa di posizione della corte di New York rafforza le denunce di varie associazioni americane in difesa dei diritti umani che da tempo definiscono i raid dei droni come clandestini e al di là dei confini legali. Per queste associazioni e i media l’accesso ai rapporti segreti rappresenterebbe un'importante vittoria.
L'amministrazione Obama tenta ancora di difendere l’utilizzo dei droni assicurando che è adeguatamente regolamentato. Il programma di raid aerei starebbe colpendo i principali leader di Al-Qaeda impedendo loro di attaccare il territorio americano, secondo la versione fornita dalla Casa Bianca.
Sotto terribili pressioni, il presidente Obama ha promesso di apportare modifiche al programma di utilizzo dei droni e di rendere pubblici alcuni documenti in merito.
Purtroppo l’importante campagna legale e mediatica in atto negli Stati Uniti riguarda solo le esecuzioni extra-giudiziarie di cittadini americani passati al nemico, non le migliaia di vittime di altri paesi.
Gli Stati Uniti hanno sospeso gli attacchi dei droni in Pakistan senza dichiararlo ufficialmente. La mossa è tesa a facilitare le negoziazioni in corso tra il governo e i talebani pachistani. Come i loro omologhi in Afghanistan stanno diventando una realtà politico-militare con cui, volenti o nolenti, gli Stati Uniti dovranno confrontarsi dopo il ritiro delle truppe dall'Afghanistan previsto alla fine del 2014. Ritiro che sancisce la sconfitta militare americana nel paese asiatico dopo 13 anni di conflitto.
Al contrario nello Yemen la guerra segreta americana continua causando centinaia di vittime tra i civili accuratamente non registrate dalle autorità militari americane.
Nell'ottobre 2013 l’associazione Human Rights Watch rese pubblico un rapporto sulle attività dei droni americani nello Yemen dove si denuncia che il 70% delle vittime dei raid aerei sono civili. Nel dicembre 2013 i droni americani uccisero 15 inviati ad un matrimonio confondendo il convoglio di veicoli civili per uno militare. L’incidente è avvenuto presso il villaggio di Qaifa.
Il Bureau of Investigative Journalisme ha analizzato i vari raid compiuti dai droni confermando il rapporto di Human Rights Watch. Secondo l’ufficio di indagine giornalistica 451 civili yemeniti sono caduti vittime degli attacchi aerei americani dal 2011 ad oggi. L’indagine giornalistica sottolinea che oltre alle inaccettabili casualità tra i civili i raid sono una chiara violazione delle leggi internazionali. Secondo l’associazione giornalistica l'amministrazione Obama si è arrogata il diritto di trasformare l’esercito in una giuria errante che condanna ed esegue le sentenze.
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