Dagli anni Novanta i media italiani hanno subito un'involuzione sulla qualità delle notizie estere a causa delle esigenze finanziarie di tagliare i costi per i corrispondenti ed inviati nel principali Paesi e nei principali teatri di guerra.
La mancanza delle grandi firme dei Reporter Italiani ha costretto i media italiani ad affidarsi a notizie delle principali agenzie stampa internazionali che monopolizzano l'informazione standardizzandola.
Questo sistema riduce i costi ma priva il lettore di un'informazione pluralista e di analisi approfondite sui principali temi di politica ed economia mondiale.
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Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.
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Apr 4
di Fulvio Beltrami
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Fulvio Beltrami 04 Aprile 2020
Fulvio Beltrami
La Banca Mondiale, si appresta a lanciare un nuovo piano d’azione quinquennale per lottare contro il riscaldamento del pianeta in armonia con l’Accordo di Parigi, adottato nel 2015. Quasi 200 paesi, si sono impegnati a impedire che le temperature medie globali aumentino di oltre 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali e mira a limitare il riscaldamento a 1,5 gradi. Gli scienziati affermano che il raggiungimento dell'obiettivo di 1,5 gradi, che impedirebbe gli impatti climatici più catastrofici, richiederebbe che le emissioni nette di gas serra del mondo scendessero a zero entro il 2050.
Al momento i termini dell’azione quinquennale della Banca Mondiale sono stati presi in sommaria visione solo dalla Reuters. Il piano climatico è stato sottoposto all’esame del Consiglio di Amministrazione della banca che deve verificare se le azioni previste sono state allineate agli obiettivi dell’accordo di Parigi che si dovrebbero raggiungere entro il 2023. Il piano non è definitivo e il Consiglio d’Amministrazione si rifiuta al momento di rendere pubblico l’intero testo.
Le organizzazioni sorelle della banca, la International Finance Corporation e l'Agenzia multilaterale di garanzia per gli investimenti, allineeranno l'85% del loro finanziamento diretto all'accordo di Parigi entro luglio 2023 e il 100% entro luglio 2025, afferma la presentazione.
Il nuovo piano climatico intende rafforzare l'impegno assunto lo scorso dicembre dalla Banca Mondiale affinché una media del 35% dei suoi finanziamenti sia legata al clima nei prossimi cinque anni fiscali. Ciò si confronta con il 26% di un importo significativamente inferiore di prestiti negli ultimi cinque. La banca e le sue organizzazioni sorelle hanno superato l'obiettivo negli ultimi tre anni di aumentare i finanziamenti per il clima al 28% entro il 2020, spendendo 21,4 miliardi di dollari in finanziamenti per il clima lo scorso anno, afferma la presentazione.
“La Banca Mondiale si sta movendo nella giusta direzione. Il nuovo piano climatico è abbastanza ambizioso e costoso. Raggiungere gli obiettivi del patto di Parigi richiederà trilioni di dollari di investimenti per allontanarsi rapidamente dalla combustione di combustibili fossili per produrre energia ed espandere l'elettricità rinnovabile insieme a trasporti e tecnologie di produzione a basse emissioni di carbonio. Il nuovo piano climatico segna un cambiamento significativo rispetto alle precedenti politiche ambientali della B.M.Un passo importante nella lotta contro il surriscaldamento del pianeta”. Afferma Nicholas Stern, ex capo economista della B.M.e ora professore alla Economic London School.
Dal 2013 la Banca Mondiale si è posta l’obiettivo di aiutare i vari paesi a superare la necessità dell’utilizzo dei combustibili fossili, sostituendoli con fonti di energia rinnovabili e pulite. Un impegno mantenuto tramite la riduzione degli investimenti sul carbone (2013) e del petrolio e gas (2019). I finanziamenti sono ora legati solo in “circostanze estremamente rare”.
Non mancano le critiche da parte degli attivisti ambientali che accusano la Banca Mondiale di aver sottoposto un estratto del piano climatico troppo sintetico e deludendo, che non permette di comprendere se l’allineamento con l’Accordo di Parigi eviti il rischio di produrre nella pratica pochi cambiamenti sostanziali.
Kate Geray, co-direttore del Watchdog delle finanze pubbliche: Re-Course, boccia categoricamente il piano quinquennale, nella sua attuale presentazione sintetica. “Questo piano non è abbastanza completo e deve essere rivisto. Per esempio ci sono pochissimi obiettivi di superamento delle fonti energetiche tradizionali per i quali la Banca Mondiale si ritiene responsabile” accusa Geray. Di medesimo parere Gaia Larsen, Ricercatrice Senior presso il Sustainable Finance Center del World Resources Institute: “Non c’è davvero chiarezza su cosa significhi esattamente Allineamento all’Accordo di Parigi. Occorre essere più specifici”.
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