Fermare il terrorismo in Europa rivendendo la nostra politica estera

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Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Giu 5

Fermare il terrorismo in Europa rivendendo la nostra politica estera

Cosa causa il terrorismo? È forse legato alla politica estera occidentale? Perchè la maggioranza delle vittime del terrorismo sono mussulmane? Perchè i maggiori teatri di guerra del terrorismo sono in Medio Oriente e Africa? Come mai potenze economiche che adottano politiche estere di soft power come la Cina non sono vittime del terrorismo? Occorre dare risposte e proporre rimedi...

di Fulvio Beltrami

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Cosa causa il terrorismo? L’orrenda ondata di attentati in Gran Bretagna costringe ad aprire una seria riflessione sulle reali cause del terrorismo cosiddetto “islamico”. Sono dieci anni ormai che media e governi occidentali parlano di scontro tra civiltà, affiancando l’Islam al terrorismo. Dieci anni che stiamo subendo pesanti limitazioni delle nostre libertà e diritti civili in nome della lotta contro il terrorismo. Dieci anni che tentano di convincerci che questa perdita di libertà salvaguarderà le democrazie occidentali e le nostre famiglie. Una promessa ormai screditata ad ogni essere umano vittima degli attacchi terroristici in Europa.

Un lecito dubbio sorge. Che sia la politica estera occidentale ad alimentare l'estremismo islamico e il terrorismo? Prendiamo l’esempio della Gran Bretagna attualmente nel mirino di DAESH e Al Qaeda. I governi di Tony Blair, David Cameron e Theresa May hanno sempre escluso ogni legame tra politica estera e terrorismo. Il messaggio veicolato per anni è che la politica estera inglese sta attivamente combattendo il terrorismo. Eppure si ha l’impressione che proprio la politica estera inglese contribuisca a fornire motivazioni ai terroristi e favorisca indirettamente il reclutamento di estremisti.

Come ci ricordava il quotidiano The Intercept il Joint Intelligence Committee JIC, la punta di diamante dei servizi segreti inglesi, aveva avvertito nel 2003 il governo Blair che l’invasione dell’Iraq avrebbe aumentato significativamente la minaccia terroristica, incluso attacchi in Gran Bretagna attuati da Al-Qaeda, altri gruppi terroristici o singoli estremisti. Nel 2004 la Global Security pubblicò un rapporto intitolato: “Giovani Mussulmani ed Estremismo”. Il rapporto è stato riservato agli esperti del settore contro terrorismo per un anno prima di renderlo noto ai Media nel 2005 per una semplice ragione: il rapporto dimostrava senza ombre di dubbio uno stretto legame tra politica estera inglese e l’aumento dell’estremismo e degli attacchi terroristici creando frustrazioni e rabbia tra i cittadini inglesi di fede mussulmana.

La principale causa della frustrazione e della rabbia tra i giovani mussulmani è il constatare l’applicazione sistematica di un doppio standard nella politica estera occidentale (in particolare Gran Bretagna e Stati Uniti) e di alcuni governi arabi. Il doppio standard è visibile nel supporto a Tel Aviv inserito nel conflitto Israeliano palestinese. Dal 9/11 questo doppio standard nella politica estera occidentale è divenuto ancora più acuto. Tra i giovani inglesi mussulmani e nel mondo arabo in generale si è radicata la convinzione che la lotta occidentale contro il terrorismo compiuta in Paesi come Iraq e Afghanistan sia uno strumento di oppressione e controllo delle risorse naturali. L’assenza di proposte positive e di dialogo tra occidente e mondo arabo ha aumentato il senso di frustrazione dei giovani mussulmani inglesi che, privi di valori solidi, sono facili vittime della rabbia e dell’estremismo”. Spiega il rapporto.

Al posto di aprire un serio dibattito interno i vari governi inglesi hanno diffuso l’idea che ogni discussione sulle conseguenze della politica esterna non solo fosse controproducente ma potenzialmente pericolosa in quanto poteva offrire ulteriori argomenti ai terroristi. Nel 2005, qualche settimana prima dell’attentato del 7 luglio a Londra (dove 52 persone morirono) il Joint Terrorism Analysis Center lanciò un allarme al governo Blair. Il Centro antiterrorismo, composto dalla élite dei servizi segreti e della polizia inglese, affermò che eventuali attacchi terroristici sul suolo britannico dovevano essere visti come la diretta conseguenza della presenza di truppe di invasione inglesi in Iraq. https://www.theguardian.com/uk/2005/jul/19/july7.uksecurity4

Nel 2011 l’ex Direttrice Generale di servizi segreti M15, Eliza Manningham Buller in una lettura accademica intitolata Terror chiarì che esistevano chiari collegamenti tra la guerra in Iraq e gli attacchi terroristici sul territorio inglese. “L'invasione del Iraq ha aumentato la minaccia terroristica ed ha convinto miglia di mussulmani che l’allarme lanciato da Osama Bin Laden che l’Islam fosse sotto attacco da parte dell’Occidente non si trattasse di propaganda ma una realtà. L’impegno inglese in Iraq ha fornito ai jahaidisti un’arena per addestrarsi militarmente e per aumentare il loro supporto tra i cittadini britannici mussulmani. Molti di essi sono partiti per l’Iraq per offirire il loro contributo di sangue nella guerra contro l’Occidente commettendo inauditi crimini. Altri rimangono in Patria, pronti a colpire. La azioni del governo inglese all’estero hanno un chiaro impatto interno. Ogni guerra condotta contro un Paese mussulmano aumenta l’estremismo tra i giovani inglesi di fede mussulmana.” Spiegava la Mammingham.

Tutti questi avvertimenti sono rimasti inascoltati dai vari governi inglesi che hanno continuato a promuovere una politica di odio, divisione e finanziato costosi programmi di sorveglianza iniziando a considerare tutti i propri cittadini mussulmani come sospetti e potenziali terroristi. La comunità mussulmana inglese si sente minacciata, la sua privacy violata e la sicurezza personale messa in seria discussione. Nulla da meravigliarsi se i giovani mussulmani, spesso in una situazione economica precaria e sotto occupati, reagiscono assimilando i messaggi terroristici che, non a caso, insistono sulla minaccia occidentale contro l’Islam ed evidenziano l’aggressività delle politiche estere di Stati Uniti e Unione Europea.

La mancanza di volonta' politica di ascoltare gli esperti del contro terrorismo e cambiare approccio nelle politiche estera ed interna, ha spinto i governi inglesi a commettere altri imperdonabili errori. La partecipazione indiretta al conflitto siriano, il sostegno occulto ma reale a gruppi terroristici come il DAESH nei teatri di guerra medio orientali e africani, e le azioni di servizi segreti deviati tese a favorire il reclutamento di giovani inglesi mussulmani per la guerra contro Assad. Questi errori hanno aumentato i rischi di terrorismo in Gran Bretagna.

Ora questi giovani mussulmani sconfitti, stanno ritornato a casa, addestrati e rabbiosi per le sconfitte inflitte non dagli eserciti occidentali ma dalla coalizione internazionale contro il terrorismo composta da Russia, Siria, Iraq, Libano e Iran, le uniche Nazioni che hanno dimostrato una seria volontà di combattere il terrorismo salafista in Medio Oriente. Questi giovani hanno subito un pesante lavaggio del cervello e sono pronti ad immolarsi per la causa. Qualcuno a detto loro che la possibilità di godere dei servizi delle migliori vergini del paradiso dipende dal numero di infedeli uccisi durante il martirio...

Identica situazione è riscontrabile in Francia con l’aggravante che il governo Sarkozy si è fatto sorprendere con le mani nel sacco in Camerun a fornire armi e denaro al gruppo terroristico nigeriano Boko Haram. La violenta politica coloniale francese in Africa fatta di colpi di stato, complotti, servitù finanziaria attraverso l’imposizione della moneta Franco CFA ha subito una degenerazione che vede ora l’impegno dei servizi segreti nel supportare i vari gruppi terroristici africani di matrice salafista, tra i quali Al Qaeda Magreb, utilizzati da Parigi come fattori destabilizzanti contro Paesi africani recalcitranti ad accettare il dominio francese e la rapina delle risorse naturali.

Riflettiamo chi si nasconde dietro ai due tentativi di golpe in Burkina Faso dopo che l’uomo di Parigi e assassino del leader Thomas Sankara è stato destituito da una rivoluzione democratica e pacifica. Constatato il fallimento dei golpe, Parigi ha tentato di promuovere una stagione terrrostisca nel Paese degli Uomini Integri. E che dire della Libia? Il Colonnello Gheddafi è stato trasformato nel nemico mondiale numero uno ed abbattuto a forza di bombe sganciate dalla NATO. È forse migliorata la situazione in Libia? No. Ora il Paese guida del movimento Panafricano con una economia tra le migliori nel Continente (compreso l’assistenza sociale) è un save haven per svariati gruppi terroristici regionali ed internazionali. Un Paese con due governi e con decine di milizie che si scannano tra di loro per il controllo e la vendita del petrolio, comprato sotto banco e a prezzi stracciati dai Paesi europei...

La condivisione del dolore e la solidarietà alle vittime di questi ultimi attentati in Gran Bretagna non deve fare dimenticare verità scomode: la maggioranza delle vittime del terrorismo cosiddetto “islamico” non sono occidentali ma mussulmani che quotidianamente vengono sgozzati come bestie in Medio Oriente, Africa del Nord e Africa Occidentale. Donne, vecchi, bambini, handicappati, omosessuali, intellettuali, Imam. Centinaia di migliaia di vittime innocenti che non occupano nemmeno un trafiletto sui giornali o mezzo secondo su notiziari televisivi occidentali.

I maggiori teatri di guerra dei terroristi salafisti non sono i Paesi occidentali. Lo scontro tra democrazia, civiltà e terrorismo si sta consumando in Siria, Iraq, Afghanistan, Yemen, Somalia, Mali, Nigeria, Kenya, Libia. Il terrorismo salafista è in difficoltà non per l’intervento degli eserciti occidentali ma grazie all’impegno della coalizione anti terroristica medio orientale guidata da Iran e Russia. In Africa dalla coalizione militare dell’Africa Occidentale composta da Nigeria, Ciad, Niger e Camerun e dalla AMISOM la forza di pace africana impegnata in Somalia e composta da Kenya, Etiopia, Burundi, Sierra Leone, sotto comando dell’Uganda. Sono anonimi soldati arabi e africani che cadono sul campo di battaglia della guerra globale contro il terrorismo. I soldati occidentali (quei pochi presenti in questi teatri di guerra) stanno dietro la linea del fronte dando “consigli” e supporto di “intelligence”...

Le riposte occidentali al terrorismo e la guerra globale provocata fanno emergere con forza il sospetto che il terrorismo e l'estremismo islamico siano creature occidentali, nuovi strumenti di oppressione e di controllo delle risorse naturali in Medio Oriente e in Africa. Per risolvere il problema del terrorismo occorre andare ad intaccare le logiche imperiali occidentali che lo provocano e creano le condizioni ideali per i gruppi terroristici. Parliamoci chiaro. Il principale alleato occidentale in Siria contro Assad è il DAESH, il gruppo terroristico più fanatico e barbaro!

Osservo disgustato le accuse dei Paesi occidentali e dell’Arabia Saudita rivolte al Qatar di promuovere il terrorismo islamico. Ci ci siamo forse dimenticati che la barbara monarchia feudale di Riad è il principale finanziatore di Al Qaeda e DAESH? Abbiamo dimenticato che le democrazie occidentali chiudono tutti e due gli occhi sulle attività eversive saudite nel mondo (forse anche il 9/11) in cambio di petrolio e di poter vendere milioni di dollari in armi che vengono regolarmente utilizzate contro le popolazioni inermi dello Yemen e di altri Paesi arabi? E che dire della Francia che ha creato un asse Parigi-Riad-Doha per operazioni eversive congiunte in Africa?

La lotta contro il terrorismo deve essere combattuta nei nostri Paesi, obbligando i nostri governi ad una radicale inversione delle attuali politiche estere aggressive e irrispettose della vita umana. La necessità di ottenere a tutti i costi risorse naturali a buon mercato deve essere sostituita dal concetto di commercio equo dove ogni attore guadagna, è vincente. Cominciamo a domandarci perché Paesi che applicano nel Terzo Mondo scambi commerciali Win Win (tutti vicitori) non sono obiettivi del terrorismo, per esempio la Cina.

In ultima analisi (per quanto dolorosa e provocatoria possa sembrare) il terrorismo salafista può essere sconfitto solo se obblighiamo i nostri governi ad abbandonare la loro supremazia e la loro sete di minerali e petrolio altrui a prezzi ridicoli senza alcun impatto positivo sulle economie e sulla occupazione in Occidente. Il prezzo del greggio è ai minimi storici creando serie difficoltà economiche ai Paesi produttori africani, medio orientali e sud americani. Avete notato una diminuzione del prezzo del carburante quando fate rifornimento alle vostre auto? Forse, ma l’unica certezza sono i profitti riscontrati dalla multinazionali del settore. Multinazionali responsabili di corruzione e disastri ambientali nel Terzo Mondo.

Una rivoluzione democratica e pacifica ma determinata rivolta verso i governi occidentali si rende necessaria. Una rivoluzione che li costringa ad accettare le normali e civili regole di convivenza tra popoli e Nazioni. Occorre esigere una politica estera basata non sulla forza delle armi ma su accordi commerciali convenienti e giusti. Una politica estera trasparente dove gli errori non sono occultati o spudoratamente negati, ma pagati dai politici e dai ministri che li hanno commessi. Occorre terminare l’onda lunga dell’odio razziale e religioso che i media occidentali diffondono senza che i governi intervengano e nonostante gli sforzi di Papa Francesco di rafforzare il dialogo tra Popoli e Religioni. Occorre pretendere la fine del controllo di massa delle nostre vite private, delle nostre conversazioni telefoniche o messaggi sui social media.

Occorre ristabilire la dignità umana sia verso i cittadini occidentali che verso i nostri fratelli arabi, mussulmani, asiatici, sudamericani. Occorre rivalutare l’immigrazione smettendola di associarla a problematiche di sicurezza interna ma comprendendo che l’immigrato (sia esso mussulmano o di altre religioni) è fonte di ricchezza culturale ed economica. Una verità basica che ogni studente ugandese conosce fin dalle scuole elementari.

Occorre in sostanza promuovere una rivoluzione culturale e politica pacifica che metta in seria discussione le politiche occidentali, che costringa i governi europei e americani a rispettare i loro cittadini, gli immigrati, gli altri Paesi. Se non fermiamo la folle politica occidentale di supremazia mondiale basata sulle armi, la forza, la violenza e la rapina, le vittime dell’ondata terroristica abbattutasi in Gran Bretagna potrebbero risultare un nulla dinnanzi alle nubi di terrore che stanno per raggiungere l’Europa. Non è ancora tardi. Possiamo ancora convincere con la forza delle masse democratiche i nostri governi a rispettare i valori umani, pilastri della nostra civiltà ma negati ai mussulmani, agli africani, ai sudamericani, agli asiatici, che in fondo sono considerati bestie e nemici dai nostri governi. Questa è la sfida storica per sconfiggere il terrorismo internazionale!

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