Crisi Ucraina. Le multinazionali europee contrarie alle sanzioni contro la Russia

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Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Mag 5

Crisi Ucraina. Le multinazionali europee contrarie alle sanzioni contro la Russia

La minaccia di nuove sanzioni contro la Russia ventilata dal presidente Barack Obama scatena la protesta delle multinazionali europee. Perderemo gli investimenti con gravi ripercussioni sull'occupazione, dichiarano. Al coro si unisce anche la Eni

di Fulvio Beltrami

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Le ultime dichiarazioni del presidente Barack Obama riguardo la crisi in Ucraina non lasciano spazio a interpretazioni. In caso di fallimento delle trattative a Ginevra il governo americano prenderà in esame la possibilità di imporre nuove e più radicali sanzioni contro la Russia, riporta venerdì scorso il Financial Times. La riunione tra Russia, Unione Europea, Stati Uniti e Ucraina è prevista per giovedì 8 maggio a Ginevra.

Alla dichiarazione del presidente Obama il mondo imprenditoriale sembra aver reagito negativamente. Molte multinazionali quali la inglese Bp e la tedesca Basf avvertono i rispettivi governi che altri sanzioni contro la Russia rischiano di danneggiare seriamente i loro investimenti con una pesante ricaduta sull’occupazione. Al coro si aggiunge anche la nostra multinazionale petrolifera Eni, che definisce le sanzioni un non sense. Il 30% delle importazioni di gas del Eni provengono dalla Russia. Non diversa la situazione della multinazionale petrolifera inglese Bp che detiene il 20% della compagnia di stato russa Rosneft. Il 16 aprile scorso il direttore generale della Bp: Bob Dudley ha rassicurato gli azionari che la Bp manterrà i suoi investimenti in Russia.

Gli Stati membri dell’Unione Europea sono uniti nella scelta di imporre sanzioni alla Russia. La risposta è no. Sono disposti a morire per l’Ucraina. Non penso proprio. Non non siamo gli Stati Uniti. Non abbiamo fonti alternative per l’approvvigionamento di gas come hanno loro. Quindi ogni mossa verso le sanzioni contro la Russia danneggerà le nostre economie. La maggioranza dei paesi europei sono ancora deboli dopo la recente crisi economica”, dichiara Antonio Tajani, Commissario dell’Industria dell’Unione Europea.

Il disappunto delle principali multinazionali europee si aggiunge a quello già evidenziato dalla lobby industriale americana contraria alle decisioni dell’amministrazione Obama, capitanata da William Reinsch, presidente del US National Foreign Trade Council (il Consiglio Nazionale americano per il Commercio Estero).

La lobby contraria alle sanzioni contro la Russia è formata dai mastini dell’economia americana quali Pepsi Cola, General Electric, Ford Motor, Boeing. Multinazionali che normalmente sono in grado di influenzare la politica interna ed estera della Casa Bianca.

Prevedibile un’unione di intenti delle multinazionali americane ed europee tesa a mitigare le bellicose intenzioni dei rispettivi governi. Un fattore che gioca tutto a vantaggio del Cremlino.

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