Brics Bank. La notizia tanto attesa

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Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Lug 21

Brics Bank. La notizia tanto attesa

Con la creazione della Brics Bank si rompe il monopolio finanziario dell’Occidente con gran gioia dei paesi del sud del mondo emarginati e sfruttati. E questo dovrebbe essere solo il preludio della fine del monopolio del dollaro, secondo gli esperti. L’America reagisce raddoppiando i finanziamenti nelle ricerche di armi futuristiche

di Fulvio Beltrami

brics

È ufficiale. I paesi emergenti avranno una propria banca per controbilanciare lo strapotere finanziario del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Trattasi della Brics Bank, un solido istituto finanziario con un capitale iniziale di 100 miliardi di dollari e una riserva di valuta estera tra le più grandi del mondo. L’iniziativa era sul tavolo dal 2010 ma vari problemi tecnici e diplomatici da risolvere hanno ritardato la realizzazione del progetto. Brics Bank sarà attivata nel 2016. Il capitale iniziale è assicurato dai cinque stati membri: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, che deterranno il 55% del capitale e da joint venture finanziarie internazionali per il restante 45%. Per i primi cinque anni le sedi centrali saranno in Cina e India e successivamente in Brasile e Russia. La nuova banca avrà un indirizzo meno politico e più «business oriented» rispetto alle classiche istituzioni internazionali sorte dopo le rovine della Seconda Guerra Mondiale.

Come Banca Mondiale e Fmi, anche la Brics Bank seguirà strategie ben definite e sarà lo strumento finanziario per l’apertura di nuovi mercati per il blocco economico Brics. La differenza consiste nell’orientamento economico di questa banca volto a soddisfare le esigenze dei paesi del terzo mondo e i paesi in via di sviluppo con il preciso obiettivo di sottrarli dalla zona di influenza occidentale. Un obiettivo facilmente raggiungibile in quanto risponde alle esigenze di finanziamento dei paesi del sud del mondo. “La Banca Mondiale e il Fmi sono colpevoli di aver offerto un aiuto irresponsabile al sud. Incoraggiano l’aumento del debito estero per offrire il cappio già insaponato alle multinazionali occidentali che entrano nei mercati emergenti con la stessa fama atavica di rapina e ricchezza che contraddistinse il colonialismo spagnolo nell’America Latina. È una salutare notizia quella della creazione di un terzo istituto finanziario. Diminuirà lo strapotere degli istituti finanziari occidentali e garantirà gli interessi dei paesi emergenti come l’Uganda”, spiega Salima Namusobya direttore dell’associazione Initiative for Social & Economic Rights (Iniziativa per i Diritti Sociali ed Economici) con sede a Kampala.

La Brics Bank rientra in una precisa strategia che i paesi del Brics hanno deciso di contrapporre all'aggressività internazionale di Europa e Stati Uniti e al monopolio finanziario tecnologico occidentale. L’obiettivo della prima fase è stato recuperare il gap tecnologico con l’Occidente. Nel 2014, tolto un pugno di multinazionali soprattutto americane, la maggior parte della tecnologia è made in Sud, grazie agli sforzi congiunti di Russia e Cina. La seconda fase è quella di creare un istituto finanziario alternativo e competitivo. La terza fase è di distruggere il monopolio del dollaro introducendo un sistema di cambio valute che ruoti su almeno tre o quattro monete internazionali: Dollaro, Euro, Yan, Rublo. La quarta fase è incoraggiare il sorgere di nuovi blocchi economici in Africa, Asia e America Latina e di avviare la rivoluzione industriale in Africa. La quinta fase è ottenere la leadership delle istituzioni internazionali quali Nazioni Unite, OMS, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio.

Una leadership che rispecchi il peso internazionale di questa nuova realtà economica. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno stanziato oltre 8 milioni di dollari per le ricerche di armature-divise futuristiche denominate esoscheletro, tipo Iron Man l’eroe dei fumetti Marwell. Le ricerche saranno affidate alla Lokjeed Martin, Google, ad un pugno di società IT di Sillicon Valley e ad esperti di effetti speciali di Hollywood. L’obiettivo è quello di rendere invincibili i Marine. Non è la prima volta che il Pentagono tenta di realizzare esoscheletri da Guerre Spaziali. Nel corso dell’ultimo decennio il ministro della Difesa americano ha sprecato milioni di dollari per prototipi che non hanno mai funzionato. Le nostre generazioni sono spettatrici di uno scontro epocale tra due scuole di pensiero totalmente contrapposte. Da una parte quella occidentale basata su una costante minaccia militare e una palese strumentalizzazione di democrazia e diritti umani, decidendo in quali paesi applicare questi concetti e in quali no.

Dall’altra abbiamo un blocco di paesi emergenti di cui tre hanno subìto il colonialismo (Brasile, India e Sud Africa) e due il tentativo di annientamento genocidario durante la seconda guerra mondiale: Cina e Russia. Lontani da rivendicare vendette o accettare lo scontro militare, questi paesi sono intenzionati a conquistare il mondo attraverso il commercio e la finanza. Mentre l’Europa è intenta a tenersi faticosamente unita e gli Stati Uniti si stanno dissanguando in guerre e nuovi armamenti, i Brics conquistano il mondo in modo silenzioso e conveniente per tutti. Con la crisi economica imperante in Italia non sarebbe male iniziare ad aprire scuole per apprendere russo e cinese. Potrebbero risultare il business del futuro. Una spruzzatina di Swahili non farebbe male.

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