Siria. Mire israeliana sul Golan

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Fulvio Beltrami

Fulvio Beltrami
Originario del Nord Italia, sposato con un'africana, da dieci anni vivo in Africa, prima a Nairobi ora a Kampala. Ho lavorato nell’ambito degli aiuti umanitari in vari paesi dell'Africa e dell'Asia.
Da qualche anno ho deciso di condividere la mia conoscenza della Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Rwanda, Kenya, Tanzania, Burundi, ed Est del Congo RDC) scrivendo articoli sulla regione pubblicati in vari siti web di informazione, come Dillinger, FaiNotizia, African Voices. Dal 2007 ho iniziato la mia carriera professionale come reporter per l’Africa Orientale e Occidentale per L’Indro.
Le fonti delle notizie sono accuratamente scelte tra i mass media regionali, fonti dirette e testimonianze. Un'accurata ricerca dei contesti storici, culturali, sociali e politici è alla base di ogni articolo.

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Mar 10

Siria. Mire israeliana sul Golan

Mercoledì 5 marzo 2014 l’esercito israeliano ha lanciato un'offensiva contro la Siria, occupando l’altopiano del Golan. L’attacco sarebbe stato effettuato per testare le difese siriane in previsione della anessione dei territori del Golan della Siria, dove sono stati scoperti importanti giacimenti di petrolio e gas

di Fulvio Beltrami

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Mercoledì 5 marzo 2014. Altopiano del Golan. Ore 6. L’esercito israeliano lancia quattro missili sulle colline al-Sateh e Al-Hamidiyeh dell'altopiano del Golan, in pieno territorio siriano.

Alle 7.10 reparti di fanteria e carri armati israeliani oltrepassano la frontiera ed ingaggiano combattimenti contro l'esercito siriano.

Bilancio ufficiale: 11 feriti tra i quali 4 civili. Le autorità siriane non specificano eventuali morti.

Nello stesso giorno l’esercito israeliano si ritira e si attesta sulle posizioni originarie lungo la frontiera di Israele. 

L’obiettivo militare sarebbe stato un gruppo di miliziani di Hezbollah, il partito islamico libanese alleato alla Siria e Iran che negli anni Ottanta si è opposto con le armi alla occupazione israeliana del Libano ed ha causato il fallimento dell'ultimo tentativo di invasione di Tel Aviv del 2006.

Secondo quanto riportato da Ansa, l’esercito israeliano intendeva neutralizzare dei miliziani Hezbollah che stavano sistemando un non specificato “ordigno” presso i reticolati del settore nord delle alture del Golan.

Questa versione dei fatti è stata proposta dal governo israeliano ma non trova alcuna conferma da parte di Damasco. Difficile constatare la presenza di miliziani Hezbollah per mancanza di osservatori indipendenti. 

 “Questa aggressione evidenzia il coinvolgimento Sionistico nel supporto dei gruppi terroristici che si oppongono al governo Siriano e prova oltre ogni ragionevole dubbio, l’esistenza di una coordinazione israeliana della ribellione, in particolare i gruppi terroristici che stanno per essere sconfitti dal eroico Esercito Arabo Siriano.

Lo Stato Maggiore afferma che questa aggressione non scoraggerà l’esercito a proseguire la liberazione dei territori occupati dai gruppi terroristici stranieri.”, afferma l’agenzia stampa siriana SANA a seguito delle informazioni ricevute dal ministero della Sicurezza Interna.

L’attacco di mercoledì scorso è l’ultima delle provocazioni militari che Israele ha attuato contro la Siria fin dall'inizio della guerra civile, nel 2011. Vari raid aerei sono stati attuati nel 2013 con l’intento di impedire presunti forniture di armi ai Palestinesi.

L’attacco sembra convalidare le proteste siriane fino ad ora sottoposte al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al Segretario generale Ban Ki-Moon e al Comitato Anti Terroristico delle Nazioni Unite, senza ricevere risposte in merito.

Secondo vari osservatori internazionali, compreso lo Statunitense Christof Lehmann Direttore del sito di informazione NSNBC International e attivista per i diritti umani, l’attacco dell'esercito israeliano aveva l’obiettivo di testare la capacità difensiva dell'esercito siriano in previsione di un'annessione dei territori siriani dell'altopiano del Golan. La presenza di miliziani Hezbollah sarebbe una mera giustificazione ufficiale.

Conferme di questi sospetti sono state indirettamente fornite dal governo israeliano.

Lo scorso febbraio il ministro israeliano degli Affari Esteri: Avigodro Lieberman ha affermato pubblicamente che Israele intende rivendicare la sovranità dell'intero altopiano del Golan, rivendicazione inserita all’interno delle trattative di pace con la Palestina. “Il Golan è parte integrante di Israele”, afferma Libeberman sostenendo che il progetto di annessione sarebbe stato condiviso e approvato dagli Stati Uniti.

Sempre nel febbraio 2014 il primo ministro Benjamin Netanyahu ha visitato i ribelli siriani curati presso l’ospedale di campo militare nella zona israeliana del Golan. Il ministro Netanyahu ha elogiato questi “Combattenti per la Libertà”, per la maggior parte militanti di Jabhat al-Nusrah e Liwa al-Islam gruppi terroristici affiliati ad Al-Qaeda.

Nel giugno 2013 un ufficiale Austriaco del UNDOF la missione Onu di Osservazione dell'Altopiano del Golan, ha informato il quotidiano palestinese Al-Manaar che il supporto di Israele alla ribellione siriana era mirato all'annessione della parte del Golan che ancora si trova in Siria.

L’ufficiale ha rivelato al quotidiano palestinese l’esistenza di operazioni congiunte tra l’esercito israeliano e i gruppi terroristici islamici stranieri che combattono il governo di Damasco.

Le operazioni non si limiterebbero all’assistenza in armi, munizioni e servizi di Intelligence. Secondo l’ufficiale austriaco soldati israeliani avrebbero partecipato attivamente nei combattimenti contro l’esercito regolare in territorio siriano.

L’altopiano del Golan è collocato tra Israele, Libano, Siria e Giordania. Nel 1923 la Gran Bretagna cedette alla Francia la parte nord ovest del Golan, inglobando, come compenso, adiacenti territori siriani e libanesi. In questa compra vendita tra le due potenze europee la Siria perse i territori denominati Damasco Vilayet, regione prima sotto il controllo dell'Impero Ottomano e successivamente della Francia.

La disputa sul Golan si riaccese nel 1949 quando Israele rivendicò l’intero altopiano presentando carte coloniali britanniche antecedenti all’accordo del 1923 tra Parigi e Londra.

Durante la Guerra dei Sei Giorni, l’esercito siriano riuscì a conquistare la parte israeliana del Golan per essere immediatamente respinto al di là della frontiera. Nonostante una controffensiva israeliana i territori nord ovest rimasero sotto il controllo della Siria.

Una missione di osservazione delle Nazioni Unite: UNDOF fu creata nel 1974 per supervisionare gli accordi di pace istituendo una zona neutra al confine tra Israele e Siria conosciuta come UNDOF Zone.

L’attacco israeliano del 5 marzo nella zona nord ovest del Golan è la prima violazione ufficiale della pace con la Siria registrata dal 1974. L’esercito israeliano è riuscito a oltrepassare la frontiera nonostante la presenza di 1.000 Caschi Blu nell’area dove si sono svolti i combattimenti.

Secondo gli osservatori UNDOF un precedente incidente di sicurezza si verificò nel 2012 quando l’esercito siriano schierò sul confine con Israele carri armati, postazioni di artiglieria e reparti di fanteria per impedire le infiltrazioni terroristiche. Nel 2013 la maggioranza di queste forze furono spostate all’interno del Paese per rafforzare le offensive contro la ribellione.

Dagli anni Settanta Israele ha iniziato il programma di colonizzazione del Golan. La regione era governata da un'amministrazione militare fino al 1981 quando il governo israeliano prese il controllo attraverso la promulgazione della legga: Golan Heights Law che di fatto sanciva la annessione dei territori contesi. Atto condannato dalle Nazioni Unite (Risoluzione n. 497).

Purtroppo Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Germania non riconobbero nella legge un tentativo di annessione del Golan da parte di Israele contrario alla Carta delle Nazioni Unite e della Convenzione di Ginevra.

Dal 1989 al 2010 la popolazione israeliana nei territori occupati del Golan, è raddoppiata: da 10.000 a 20.000 abitanti sparsi in 32 cittadine. Il programma di insediamenti segue la stessa logica di quello in Palestina. In contemporanea agli eterni ed infruttuosi negoziati di pace l’occupazione delle terre da parte dei coloni mira a creare una presenza israeliana di fatto e rafforzare le rivendicazioni territoriali nelle zone doso sono sorti gli insediamenti.

L’interesse israeliano sul Golan, compresi i territori nord ovest della Siria, è dovuto dalla scoperta di due milioni di barili di petrolio effettuata negli anni Novanta dalla INOC (Israel National Oil Company).

Durante l'amministrazione Yitzhak Rabin i permessi di esplorazione e sfruttamento furono sospesi per favorire le negoziazioni di pace con la Palestina.

Nel 1996 Benjamin Netanyahu autorizzò i primi lavori di esplorazione della INOC nella parte del Golan occupata da Israele.

Nel 2012 il ministro israeliano delle Infrastrutture Nazionali: Uzi Landau firmò un contratto di sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Golan con la multinazionale del New Jersey: Genie Energy Ltd.

Il contratto comprenderebbe anche i giacimenti di gas recentemente scoperti e sarebbe esteso al territorio del Golan che si trova ancora in Siria.

Sabato 8 marzo l’esercito siriano ha lanciato un'offensiva nel nord ovest del Paese, compresi i territori del Golan, riconquistando la città di Zareh. L’offensiva è stata attuata nel chiaro tentativo di impedire ulteriori raid militari israeliani.

Dopo i fallimenti dei negoziati di pace di Ginevra 2 l’esercito siriano continua a registrare successi sul terreno.

Offensive militari sono state lanciate nelle prossimità di Damasco, presso la città di Yabroud, e nella regione di Rima Farms controllata dal gruppo terroristico al-Nusra.

Combattimenti si registrano presso la città di Douma e nelle aree di Khan al-Sheih e Zakiya.

Secondo quanto annunciato dal governo di Damasco la ribellione supportata da Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Qatar, Arabia Saudita e Turchia si troverebbe in forti difficoltà. Le offensive dell'esercito regolare e le divisioni interne avrebbero costretto i vari gruppi ribelli a posizioni difensive.

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