Il filosofo e l'ingegnere

Il filosofo e l’ingegnere

Il blog intende mettere in evidenza i risvolti filosofici delle tecnologie attuali più rivoluzionarie e mostrare come molte di queste tecnologie siano state anticipate dal pensiero dei filosofi antichi, in modo da riavvicinare il “classico” allo “scientifico”, il “tecnico” all’“umanistico”, termini che la cultura contemporanea considera radicalmente opposti, ma che parecchi secoli fa costituivano le due metà di una stessa mela.

Mario Abbati

Mario Abbati
Mario Abbati è nato a Roma nel 1966. Laureato in Ingegneria Elettronica e poi in Filosofia, ha trovato nella scrittura una dimensione parallela a quella di professionista nelle tecnologie dell’informazione.
Ha pubblicato i saggi “Ipercosmo, la rivoluzione interattiva, dai multimedia alla realtà virtuale” e “Manifesto del movimento reticolare”; la raccolta di racconti “La donna che ballava il tango in senso orario”; il romanzo, “Il paradiso delle bambole”.

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Apr 6

Il filosofo e l'ingegnere

Le ragioni di un equivoco

di Mario Abbati

La Scuola di Atene

Ci sono due aspetti di me che quando li cito in pubblico suscitano immancabili la stessa reazione di sorpresa mista a sdegno: il segno zodiacale, di fronte al quale soprattutto il pubblico femminile grida allo scandalo additandomi come il più abietto e inaffidabile degli esseri umani; e la carriera universitaria, il fatto cioè che un tizio legittimamente registrato all’anagrafe abbia frequentato nella stessa vita la facoltà d’ingegneria e quella di filosofia, come se stessimo parlando del diavolo e l’acquasanta.

Essendo del tutto incompetente in materie astrologiche non sono in grado di risalire alle origini della sfiducia generalizzata verso il mio segno zodiacale, ma sul secondo aspetto sì, ho voglia e soprattutto buoni elementi in mano per sostenere che la cultura settoriale, che separa il classico dallo scientifico, l’umanistico dal tecnico, insomma, chi è filosofo da chi è ingegnere, è uno degli effetti più funesti del cosiddetto progresso; che anzi, parecchio tempo fa, i due mondi convivevano in pace e armonia: chi era filosofo era anche scienziato e nessuno si scandalizzava di fronte a questa verità cristallina.

Tutti i filosofi greci, dai presocratici naturalisti a Platone e Aristotele, oltre a elaborare teorie più o meno astruse per rispondere alle domande fondamentali dell’esistenza umana, erano anche e soprattutto uomini di scienza: Talete pur non essendo medico sosteneva che siamo fatti d’acqua; Zenone coi suoi paradossi intuiva il calcolo infinitesimale e la teoria della relatività; Platone nel Timeo inventava la realtà virtuale con due millenni d’anticipo rispetto all’era dei computer. Personalità poliedriche che si ripetono anche nei secoli successivi: Leonardo da Vinci e la maggior parte degli artisti fiorentini del 1400-1500 erano filosofi neoplatonici; Cartesio, Pascal, Leibniz, Newton si studiano sia sui testi di filosofia che su quelli di matematica e fisica.

È fra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, con l’Illuminismo prima e il Positivismo dopo, che inizia l’era dei compartimenti stagni, non solo per la cultura in generale che da allora in poi viene incanalata in due solchi paralleli, quello tecnico e quello umanistico, ma soprattutto per i meccanismi del pensiero. Se prima dello spartiacque il nostro cervello agiva come un tutt’uno sulle singole parti, da un certo punto in avanti l’unità primordiale si spacca in due opposti inconciliabili: l’emisfero sinistro contro l’emisfero destro, la ragione calcolatrice contro l’immaginazione poetica, lo scienziato contro l’artista; a più alto livello, il mascolino contro il femminino, l’occidente contro l’oriente.

Certo, obiettano molti, se non fosse stato per la scienza moderna, quella che si regge sulla ragione dimostrativa e sul principio di causa-effetto, l’uomo non avrebbe mai messo piede sulla Luna e non esisterebbero i telefoni cellulari. Ma chi c’impedisce di credere che se avesse trionfato il pensiero totale dei greci adesso non potremmo navigare lo spaziotempo da una galassia all’altra, o teletrasportarci dal punto A al punto B come nei film di Star Trek?

L’idea di fondo di questo blog è proprio questa: da una parte illustrare le fantastiche intuizioni dei filosofi antichi, dall’altra mettere in evidenza i falsi miti di scienza e tecnologia attuali, per ritrovare il giusto equilibrio fra emisfero sinistro ed emisfero destro del cervello, perché nessuno storca più il naso di fronte a chi è filosofo ma anche ingegnere.

Alla prossima puntata, Buona Pasqua!

Oops... dimenticavo: sono dei Gemelli.

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