di Sergio Bevilacqua
“Umano e/è immenso” è la chiave d’interpretazione della mostra di arti visive a cura de I percorsi dell’Arte di Doriana Della Volta, che si svolge dal 21 al 24 luglio 2023, in Via della Maestranza 35 a Ortigia, la bella isola che fa parte della città di Siracusa.
Umana è al Vita e anche la Morte, e questa ha colpito proprio in queste ore il nostro artista Pippo Spalla, una presenza ineludibile per chi lo ha vissuto come persona e per chi continuerà a viverlo come artista di grande respiro.
In coincidenza con il grande concerto dei Negramaro, al Teatro greco la sera del 21, la mostra prende spunto da uno dei brani più celebri della ottima band salentina in tour italiano, “Umano è Immenso”, ma mette un dubbio: l’umano è davvero immenso o c’è dell’immenso anche fuori dall’umano? Il buon senso e la scienza dicono che la soluzione è la seconda, ma la filosofia attacca nuovamente e sposta l’idea dal fatto alla sua percezione: esattamente come nell’arte, l’umano dona senso all’immenso. Allora, l’immenso preesiste o è frutto dell’umano? Ecco che arriva l’arte… a incoraggiare l’accezione dei Negramaro.
L’arte è umana ed è incontenibile. L’arte non ammette confini. L’arte viaggia dentro e fuori di noi. Con rabbia, con amore, con altruismo, con orgoglio, con fatica, con dolore, con sacrificio, con gioia, con ascesi, con sorpresa.
L’arte ci sfida, ci comanda, ci affascina, ci strega come Medea, sul cui personaggio mitologico, emblema delle astuzie della magia, nei giorni della mostra è aperta a Siracusa una importante esposizione, avvenuta al seguito del cartellone di giugno del Teatro greco, dedicato al teatro classico, così come luglio, non senza le prevedibili critiche, è dedicato ai concerti pop e rock. E, rimanendo sulla metafora classica, l’arte ci fa innamorare come Euridice fa a Orfeo.
L’identità dell’artista di oggi ritorna all’origine, con lo scioglimento di tutti i codici. Tutto è possibile, e si regge sul rapporto tra chi guarda (noi stessi) e chi propone come visione il suo “tenersi stretto, stretto in tasca il mondo”. Visione e non vista, arti visive con o senza supporti tecnologici, così come create, come nate e come attuali. Con o senza visori da realtà virtuale, occhiali psichedelici (gli anni ’60), complicità neurologiche come in Matrix, intimi aiuti psicotropi… se qualcuno proprio vuole, perché no? Why not, diceva Toby Heys, il direttore della ricerca artistica dalla più grande realtà accademica dell’arte digitale, a Manchester oggi. Certo, l’apertura caratteristica del sistema dell’arte può portare dall’empireo all’inferno, oggi soprattutto. Ma ci può essere poesia ovunque, come dimostra la Divina Commedia, così come ovunque può esserci il nulla.
Come evitare il nulla, come impedire a Orfeo di essere la causa irrefrenabile della scomparsa dell’amor suo, dell’arte? Manifestando, mostrando, cercando e proteggendo quell’ennesimo che si lascia rapire, perché lì è il suo bene, la sua catarsi.
Il fruitore si affaccia e riconosce l’opera che fa per lui, che lo lega in un rapporto d’un certo amore che abita il sistema dell’arte, ove se ne celebra il matrimonio (e il patrimonio). L’immenso che sta dentro l’umano/arte è un lavoro di accumulazione, di fantasia, d’illuminazione, estemporanea o elaborata in anni, “per poi ridarlo un giorno solo a te”, dice il testo dei Negramaro: proprio a lui, a quel fruitore.
Il ciclo d’arte in Italia è naturale più che altrove e opera nel corpo dell’artista italiano, sollecitato dal turbine della varietà: sono tantissimi e fortissimi i modelli presenti in questa sottile striscia di terra interrotta da stretti e distretti. L’eccellenza del disegno, le sollecitazioni globali e destrutturanti s’incontrano con l’alluvione semiologico, un passato recente di contemporary d’altrove e una attualità secolare di collegamenti da documentare: tutto ciò opera per lo sviluppo di quell’essenza estetica figlia della varietà dirompente dello Stivale e della sua meravigliosa insularità.
Ed è la formula di questa mostra, l’amore per il fruitore: “A te (fruitore) che non sei parte dell’immenso, ma l’immenso che fa parte solo di te”.
La curatrice Doriana Della Volta dice della mostra: “Umano e/è immenso di Ortigia è lo specchio dell’arte italiana. All’estremo dello Stivale, rispetto a Taggia dove i miei Percorsi dell’Arte hanno ottenuto un grande successo, abbiamo la conferma della speciale qualità dell’arte corrente italiana. Dopo la ottima esperienza ripetuta a Seborga, nell’entroterra ligure, l’ottima iniziativa de La Via Lattea a Venezia durante l’ultima Biennale dell’Arte e in attesa di altri emozionanti programmi anche nei borghi storici italiani, gli artisti de I Percorsi dell’Arte continuano a rappresentare un insieme di grande riferimento per l’estetica odierna delle arti visive in Italia”.
Intanto a Ortigia, a pochi minuti dal Teatro greco, dove l’immensità della tragedia classica di Medea si accosta in quei giorni alla suggestione dei Negramaro, decine di artisti visivi de I Percorsi dell’Arte, pittori, scultori, mosaicisti, fotografi danno il loro contributo al tema.
Ed ecco i loro nomi: ALBERANI SARA, ARDUCA GIUSEPPE, BONACINI PAOLA, BORGIA TERESA, CARAMAZZA ALBINO, DAGI, CATALANO ANNA, ESPOSITO LAURA, FORMAGGINI LUCIANA, GARIO ORNELLA, GIUFFRIDA ENZA, GIOMBARRESI ROSETTA, LANCIA AMADIO, LICCIARDELLO PINA, LOMBARDI ADELINA, LO VERSO GIACOMO, NICOLIS ALBINO, OREFICE GIORGIO, PISACANE ANGELO, SANTONICOLA PATRIZIA, SICIGNANO CIRO, SPALLA PIPPO, ThvART THEA.
Il programma della mostra vede le seguenti attività:
Una occasione per ricordare la eternità dell’Arte, che elude la decadenza biologica dell’uomo e farà vivere, come già i grandi artisti del passato che tutti ricordiamo per la importanza dei loro contributi, anche il caro Pippo Spalla.
Martedì 18 luglio 2023
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