di Maria Antonietta Centoducati
Una strada nuova e diversamente agganciata alla realtà dell’arte, quella progettata da Sergio Bevilacqua.
Sociologo da 45 anni allo studio della società umana e italiana in particolare, Bevilacqua esordisce giovanissimo all’Università di Bologna con alcune lezioni davanti a centinaia di studenti su "Il significante artistico", presso il corso di Sociologia Generale del suo maestro, il sociologo dell’arte italo-svizzero Pietro Bellasi.
Sergio Bevilacqua viene da una famiglia attiva nel mondo dell’arte della piccola ma sorprendente città di Reggio nell’Emilia. La casa di famiglia è frequentata da personaggi dell’arte locale: il padre è amico del grande collezionista d’arte novecentesca Maramotti, erede sia di Luigi Magnani Rocca che di forte consonanza col Gruppo 63, ha frequentato Ezio Comparoni alias Silvio d’Arzo in un cenacolo letterario prima della sua morte. Nelle stanze del "Grattacielo", dove vive, si vedono il tenore Ferruccio Tagliavini, i pittori Manfredi, che ritrae i suoi genitori, e Gandini che ne affresca il salone, lo scultore Grassi, il pittore Cavicchioni, l’altro pittore Tamagnini e molti altri personaggi del mondo dell’arte. Sergio procede per la strada di queste frequentazioni artistiche e, sempre giovanissimo, frequenta l’artista Isabella Tirelli da cui ha un figlio. Frequentando l’ambiente artistico reggiano, quasi carbonaro in una città di grande materialismo agricolo e industriale, con il fratello Pietro, l’amico scrittore Giorgio Messori e altri fanno a loro volta cenacolo letterario e artistico: nell’accolita, Luigi Ghirri, il maestro del concettuale in fotografia, Corrado Costa, poeta e scrittore cofondatore del Gruppo 63 (a Reggio nel ’64 dopo la kermesse d’esordio palermitana), il critico e storico dell’arte Achille Bonito Oliva, estimatore della Tirelli, il pittore Omar Galliani, lo scrittore Pier Vittorio Tondelli, lo scrittore Daniele detto Ciuci Benati e il fratello Davide, pittore e docente di pittura a Brera. Si addentrano nel magma artistico del Gruppo 63, frequentando l’abitazione di Adriano Spatola e Giulia Niccolai, con la loro "poesia visiva", e comunicatori di cultura con riviste d’avanguardia come Tam-Tam. Dal ventre della famiglia dei burattinai Sarzi, nasce intanto il Teatro delle Briciole, altro crocevia creativo che apre orizzonti teatrali e, dopo la conoscenza con il regista Giuliano Vasilicò, deceduto recentemente, frequenta Bruno Stori e Letizia Quintavalla, attori, animatori e registi, il regista teatrale Gigi Dallaglio e Otello, Gigliola e Mauro Sarzi.
Inizia così la sua lunga strada verso la sociologia dell’arte: Bevilacqua, sull’onda delle grandi novità che dal dopoguerra si affollano nell’arte e nell’estetica degli anni ’60 e ’70, cerca un suo specifico. E mentre i suoi amici dell’adolescenza si addentrano nel mondo della produzione artistica, egli, senza perdere il contatto ideale e mentale con quel mondo, si rende conto che l’arte non può essere da lui vissuta in profondità se non si capisce la società, la civiltà o la cultura: così, della scuola di Francoforte, diventata poi americana, con Marcuse profeta di una nuova visione del mondo, divora la Teoria Estetica di Adorno e ne cerca un’attualizzazione. Ecco avvenire l’attrazione fatale con la ricerca di Pietro Bellasi, all’Università di Bologna, e la partenza per un lungo cammino peraltro originale ed estesissimo, che lo porterà ad affrontare clinicamente imprese economiche, pubbliche amministrazioni, progetti di sviluppo economico, famiglie e uso del tempo libero in società, ma anche religione, comunicazione, salute e sanità, diritto e istituzioni. Avviene intanto anche la moltiplicazione delle sue esperienze di sociologo, indirizzate all’arte: grazie a Bellasi, frequenta a Parigi nel 1978 Jean Baudrillard e Jacques Lacan, il salotto degli Zivy, Gilles Deleuze e Felix Guattari. Poi Enrico Baj, col quale mantiene un rapporto di amicizia fino alla sua morte. Incontra poi e frequenta il direttore artistico delle più grandi collane d’arte del dopoguerra, Luciano Raimondi, amico di Lucio Fontana, da cui apprende i segreti della divulgazione dell’arte.
L’operare diffuso sul territorio italiano dovuto alle sue attività di sociologo lo mette in contatto con le moltissime e diversificate manifestazioni dell’arte locale italiana, in particolare di fine ‘800 - inizio ‘900, ancora caratterizzato dall’esperienza di prevalente maniera macchiaiola e colorista, sul tratto impressionista ormai acquisito. Lo studio della fotografia, grazie alle suggestioni raccolte anche dal Ghirri, lo portano, poi, molto più avanti, nel 2014, alla realizzazione di un primo lavoro estetico sul concettuale in fotografia. È solo l’inizio di un progetto di ampio respiro, la fondazione di una "Teoria sociologica dell’estetica", che innovi finalmente la visione di Adorno: Bevilacqua radicalizza l’aspetto sociatrico, cioè dell’arte come componente funzionale del sistema sociale, in particolare sul lato della sua imprescindibile natura di sistema aperto e all’opposto della sua componente macchinica, di sistema chiuso. In tal senso, attua una rivoluzione copernicana nell’estetica, portando il concetto di arte dal versante dell’artista a quello del fruitore: per lui l’arte è dentro chi la sperimenta e il lavoro a monte di artisti, critici, studiosi, comunicatori e mercanti serve per scoprire l’arte ove unicamente si trova, cioè nei sensi e nella mente del fruitore. Altra dimensione prevalente è l’attenzione al Sistema dell’arte, inteso come sottosistema sociale e caratterizzato da processi di circolazione semiologica, che veicolano i significanti artistici verso il fruitore. La vicinanza di questa visione con la vorticosa attività di comunicazione e di mercato dell’arte, la fa riconoscere a molti come particolarmente opportuna alla diffusione del collezionismo e numerose testate pubblicano le sue riflessioni.
Inizia così, agli albori del terzo millennio, un’altra fase, un profondo viaggio di tipo operativo nel mondo delle arti. Produce arte e performance a sua volta, pubblica opere di varia composizione artistica e frequenta sempre di più il mondo della comunicazione artistica e degli artisti. Tra le sua amicizie, si aggiungono, a quelle ormai antiche, tra gli altri Marino Iotti, da lui identificato come caposcuola del Manierismo Astratto, William Tode e Marie Angel sua moglie, Massimiliano Galliani, figlio di Omar, che purtroppo ci ha lasciato da poco, lo scultore e pittore Mario Pavesi, il pittore Ruggero Savinio, figlio di Alberto e nipote di Giorgio De Chirico, Alberto Guareschi figlio di Giovannino e moltissimi personaggi del sistema mondiale e italiano dell’arte, tra cui Philippe Daverio e Vittorio Sgarbi, i direttori dei principali Musei, come, tra gli altri, Eike Schmidt degli Uffizi, Karole Veil nipote di Peggy Guggenheim, Gabriella Belli direttrice storica del sistema museale veneziano. Tra i mercanti, con le diverse loro propensioni e storia, ecco la conoscenza personale di Stefano Contini, Cortina e Venezia, e di Giorgio Marconi a Milano. Tra gli altri, Fortunato D’Amico, intelligente curatore, e moltissimi altri personaggi dell’arte, artisti, critici e curatori.
Già professore di Sociologia Generale e Sociologia dell’Arte all’Università Cattolica LUMSA di Roma, tra le diverse attività della sua storia nel mondo dell’arte, eccone alcune:
Ha scritto per diverse testate su: Geminiano Cozzi ceramista, Cinema LOBAL e Hollywood, il regista David Lynch, Il Catullo d’oro del Cinema LOBAL, Wayne Mc Gregor Danza alla Collezione Maramotti, La luce in don Mc. Cullin, Il fotografo Donato Fusco, Dialogo con Marco Biondi sulla fotografia, AAA – Arte, Amicizia, Amore cercasi, Glam-art l’arte del glamour, Perennale eternità dell’arte, Mostra di Rita Lattanzi sfasciacarrozze e sesso, Venezia-Venezuela d’arte, Arte Sacra a Biella, Brian May e il Pop, Joan Baez nel 2000, Festival della Musica leggera a Venezia? , Alessandra Amoroso, Bigazzi Night, Hydrogen Festival a Piazzola sul Brenta, Norma di Bellini, Carmen di Bizet, Concerto Carreras alla Scala di Milano, Elisir d’amore di Donizetti, Andrea Chenier di Giordana, Fidelio di Beethoven, don Giovanni di Mozart, Ratto del Serraglio di Mozart, Gioconda di Ponchielli, Bohème di Puccini, Butterfly di Puccini, Festival Puccini 2015, Tosca di Puccini, Turandot di Puccini, Rossini Opera Festival dal 2016 al 2020, Barbiere di Siviglia di Rossini, Italiana in Algeri di Rossini, Otello di Rossini, Salomè di Strauss regia di Lavia, Lombardi alla Prima crociata di Verdi, Traviata di Verdi, Boccanegra di Verdi, Attila di Verdi, Le Trouvere di Verdi, Macbeth di Verdi, Un giorno di regno di Verdi, Aida di verdi, I due Foscari di Verdi, La forza del destino di Verdi, Luisa Miller di Verdi, Nabucco di Verdi, Un ballo in maschera di Verdi, Messa d Requiem di Verdi, Festival Verdi 2015-2020, Verdi Off 2016-2020, Tristan und Isolde di Wagner, il pittore Antonio Corpora, Mostra arte Essenziale Collezione Maramotti, Banksy a Milano, Cy Twombly, Enrico Baj, Gaitonde alla P. Guggenheim Collection, Graffiti writers e legalità, Julian Schnabel, Gustav Klimt, Marco Lodola, Massimo Antonaci, Schiavone al Museo Correr, Orientalisti a Reggio Emilia, Polke Venezia e Mosca, Pop art in Italia, Marino Mazzacurati, Antonio Ligabue, Walter Marin, Barry X Ball, Giulio Massa, Lorenzo Burani, Mario Pavesi Anelito, Mario Pavesi Crocefisso, Luigi Rigoni un attore maledetto, L’ironia di Paolo Rossi.
Sergio Bevilacqua è titolare di una rubrica di sociologia dell’arte, Cui Prodest, sulle testate La Voce del Trentino e La Voce di Bolzano. È in corso di finitura il suo volume: "La Sociologia dell’Arte: il terzo millennio dell’estetica" che sarà pubblicato da IBUC Edizioni nel 2021.
Martedì 29 settembre 2020
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