di Sergio Bevilacqua
Bravo, bravissimo Andrea Sartori: un entusiasmo vero, senza alcuna ironia, caro lettore malevolo... Link a un suo post Facebook (https://www.facebook.com/share/p/5KBzE4nrQ7uJFMAb/): ha sciato come Alberto Tomba, Gustav Thoeni, Zeno Colò (avrei dovuto dire Ingemar Stenmark, il profeta dello sci, ma "sciava" in svedese) su fatti e concetti di estrema difficoltà storica e morale. Giustamente, da grande intellettuale, pregiatissimo filosofo, raggiunge, con la velocità massima consentita dal web, concetti che richiederebbero tantissima pratica di campo per essere altrettanto conclamati per altra via.
Come i miei avveduti interlocutori e lettori sanno, l'altra via è quella della esperienza pratica, la conversione del metodo sperimentale alle condizioni aleatorie dei sistemi aperti, anche in generale alla gnoseologia delle Scienze Umane: e si ottiene con la clinica, prassi di campo dove la metodologia organalitica, evoluzione della madre primordiale, l’Osservazione partecipante, induce un salto epistemologico.
La moderna strada alla filosofia che percorre magistralmente Sartori è invece una grande arte, dove la parola produce catarsi nel suo legarsi con la meditazione di ciascuno, cioè con le vischiosità semiologiche delle catene significanti presenti nella Mente umana, che è propria di ogni mente umana, ma che, per essere significativa nel processo filosofico, è anche proprietà, in un certo senso, di tutti e dell'Uomo.
Cioè Antropologia.
Ogni Arte è Antropologia.
Ma tra le Arti, quella che più si rivolge direttamente all'Uomo è la Filosofia, perché opera su ciò che non si intende coi Cinque sensi, cioè la Meditazione (probabilmente la dimensione più importante del Sesto senso, davanti a intuito, premonizione, effetti telepatici e altri esoterismi).
Dosare informazione, equilibrio valutativo, efficacia espositiva, effetto semantico, per raffigurare ciò che dentro il cervello dei più ha già senso, per allargarne e riordinarne con le parole i concatenamenti ("lavoro" del concetto, prodotto principe della filosofia) è arte sublime, che nulla ha da invidiare alla pittura, alla musica o alla grande cucina.
Bravo bravo bravo, il Filosofo Moderno, che usa magistralmente il web e che va ben oltre ciò che sa, come accade alla vera Arte.
Andrea Sartori, poi, ha come cifra caratteristica l’utilizzo di una visione diacronica antropologica che libera la Storia dai retaggi ideologici. Un esempio? Ecco un passo del post al link sopra, dove Sartori scrive di Falcone e Borsellino: “Sulla questione Malpensa avevo scritto che, a livello di personaggio storico, Berlusconi non può reggere il confronto con personaggi come Leonardo, Galileo, Colombo o Marconi cui sono dedicati altri aeroporti. Ma qualcuno mi ha fatto notare che, a livello puramente storico, nemmeno Falcone e Borsellino, cui è intitolato l'aeroporto di Palermo, hanno la statura storica di quegli altri. Vero. A livello puramente storico il discorso non fa una grinza. Ma c'è un ma grande come una casa. Falcone e Borsellino sono due eroi. È un altro ordine di grandezza che va oltre. La loro figura impone rispetto per ben altri motivi: quei motivi che la Chiesa definisce "virtù eroiche". Si tratta di motivi di ordine etico. Prendiamo Matteotti. A livello puramente storico è una figura che non regge il confronto con quella del suo carnefice: l'impronta lasciata da Mussolini nella Storia è indubbiamente superiore. Ma a livello morale ovviamente non c'è paragone ed è giusto intitolare a Matteotti vie e piazze. Certo, se non fosse morto in quella maniera il suo nome sarebbe stato dimenticato (un deputato come tanti) è così Falcone e Borsellino: ci sono stati tantissimi magistrati. Ma quella morte, l'averla scelta consapevolmente (n.d.r.: credo che sia proprio vero!), cambia le carte. Quella forza morale Berlusconi, che mi era anche simpatico, non ce l'aveva nemmeno per sbaglio. Anzi, sul capitolo mafia ci sono ombre imbarazzanti.”
Andrea Sartori ha ragione su Falcone e Borsellino e, per dirlo, uso il piano sociatrico, quello che mi è proprio, che non è quello di Sartori, e garantisco da sociologo clinico che… mi sono guardato intorno per lustri (...).
Per la Giustizia è meglio un magistrato morto o un magistrato vivo? Io dico che è meglio un magistrato vivo. Perché un magistrato morto dimostra di sicuro di essere stato pericoloso per il crimine, e questo lo si sapeva già... Ma solo la morte lo sancisce senz'ombra di dubbio, non in quanto evento doloroso e dannoso organizzativamente per chi lo subisce, ma in quanto evento impegnativo strategicamente PER CHI LO COMPIE. La morte dei Nostri eroi è il segno della loro grandezza di singoli esseri umani. Ma anche della loro inanità di fronte a una organizzazione spregiudicata e potentissima come la Mafia siciliana-globale.
Perché Sartori dice "Eroi" e invece non dice Grandissimi Magistrati? Perché inquadra implicitamente il fenomeno della Giustizia nell'opposizione alle Organizzazioni criminali nella loro appropriata dimensione, quella socio-organizzativa, ove il singolo (anche se Eroe) poco può.
Il limite di Falcone è Borsellino “è” (ancor’oggi…) che 2 non “bastò”. Occorreva il 20, il 50, il 100...
E la loro Morte è figlia di questa consapevolezza e limite, non del loro operato da magistrati: per questo sono Eroi ma resteranno nella Storia forse come martiri senza escatologia.
Insomma, Eroi e martiri, forse, ma non Santi, come vorrebbe certa falsa retorica, santificando così il fallimento strategico della lotta alla Mafia, esattamente il risultato che la Mafia desiderava con quegli omicidi.
Falcone e Borsellino stavano per svelare che l’azione giudiziaria poco può: essa può soltanto affidarsi alle evidenze, mentre per la malapianta le evidenze sono solo un accidente della propria esistenza. La esistenza della malapianta non coincide con i suoi frutti avvelenati e con i rami che li portano (i reati e l’organizzazione operativa), e nemmeno con il tronco (la macrostruttura, come vedemmo forse con il ”maxiprocesso”): sono le radici che la nutrono, sono le radici che vanno estirpate, volendolo fare (e potendolo fare!).
E qui il problema non è più competenza delle forze dell’ordine e nemmeno della magistratura. Il problema è politico, Politico con la P maiuscola, della volontà Politica di affrontare seri progetti di turn-around culturale e civile per intere società umane. E, ormai forse, anche di estensione globale.
Tanto da diventare un problema di politica planetaria, globale, olistica.
Ciò che Sartori sottintende è esattamente questo. Perciò Andrea Sartori è un grande filosofo di oggi e merita questo Elogio.
Sabato 20 luglio 2024
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