di Sergio Bevilacqua
Nei teatri che riaprono al pubblico c’era ovunque ansia e un regime non trionfalistico, perché l’ombra del virus ancora aleggia, con le sue varianti non meglio intese, e così l’esperienza della riapertura già provata l’anno scorso che dovette essere negata con altre chiusure…
Ricordo con tristezza l’aria di sospensione che si respirò all’ultimo spettacolo del Comunale di Bologna, la bellissima Butterfly del regista Michieletto di domenica 23 febbraio 2020. con la Kasyan nei panni di Butterfly/Cio-cio-san… E la gioia di Anna Maria Meo per il rientro tra le mura del Regio di Parma, chiamato “casa”, poi costretto di nuovo alla chiusura… Insomma, ci sono stati fatti che non hanno consentito che questa riapertura fosse del tutto esente da patemi.
Ma oggi, forse, un poco di ottimismo non guasta: le vaccinazioni procedono, con il passo sicuro di Figliuolo, e la rotta segnata dal timoniere Draghi sembra rassicurante.
Per cui possiamo passare alla cronaca, dei miei teatri preferiti:
Il Regio di Parma ha scelto di avviare intanto le attività estive nello spazio esterno del Parco della Musica e, insieme alla sorella Filarmonica Toscanini, ha lì proposto un programma interessante, basato su un’opera, il don Pasquale, ottima regia di Pierfrancesco Maestrini e ottima anche la scenografia, ove le voci fanno onore alla musica di Donizetti e i costumi brillano. Inoltre, ha attuato la presentazione del Festival Verdi 2021, sempre calibrato e importante da quando Anna Maria Meo guida la solida istituzione culturale parmigiana, su cui farò un articolo a parte.
La Scala di Milano annuncia una grande stagione 2021-2022; come sempre autorevole e ambrosiano il sindaco e presidente Giuseppe Sala, in crisi, sembra, di consenso, ha presentato lunedì 31 maggio il programma sottolineandone gli aspetti storici civili e pandeconomici, che nulla hanno però tolto alla città gioiello italiana, europea e mondiale, del lavoro e dalla cultura. Dominique Mayer, nuovo Sovrintendente, elogia il consiglio di amministrazione e conferma la qualità del lavoro condotto insieme, mentre avvia il doveroso ringraziamento a tutti, sponsor e interlocutori operativi. 13 titoli per la lirica in cartellone, 5 opere entro l’anno, di cui 3 di Rossini, tutte attentamente realizzate, causa pandemia, con attenzione a dimensioni e contatti all’interno dei corpi artistici. Ben nove le produzioni originali Chailly, direttore musicale della Scala, si sofferma sulla scelta, anzi “conseguenza” di Macbeth, regia di Davide Livermore, che chiude il trittico semi-giovanile di Verdi, dopo Giovanna d’Arco e Attila degli anni passati.
La Fenice di Venezia aprirà con classe e intelligenza chiamando sul palcoscenico il capolavoro operistico beethoveniano Fidelio, e poi allungando il passo con Le Baruffe goldoniane nella realizzazione operistica di Giorgio Battistelli, nuova produzione con il sostegno di Marsilio in memoria del mio caro amico Cesare De Michelis che ha curato l’edizione dell’opera omnia goldoniana. Seguiranno Verdi con Lombardi alla prima crociata, Faust di Gounod, “Griselda” di Vivaldi, in benemerita prosecuzione del ciclo ormai annoso di valorizzazione delle opere vivaldiane, “Peter Grimes” di Benjamin Britten, coraggioso allestimento originale feniceo, la grande “Madama Butterfly” per la regia di Alex Rigola, amatissima, “Apollo et Hyacintus” di Mozart undicenne, “La fille di régiment”, nuovo allestimento. Grande stagione.
Il Carlo Felice di Genova, primo nella riapertura, ha rimesso in scena un bell’Elisir d’amore del 1998, con scenografie di Emanuele Lele Luzzati, sempre suggestive, che sottolineano l’elegante ironia di Donizetti condivisa dall’importante e originale artista, che segna un altro passo avanti nel recupero di identità iconica della cultura ebraica, con la sua enorme produzione editoriale, sia di illustratore che di autore che di scenografo per teatro e cinema. Attendiamo la stagione invernale.
L’Arena di Verona apre il festival 2021 con una doppia Prima: Cavalleria Rusticana insieme a Pagliacci, e Aida. In cartellone anche Turandot, Traviata, Nabucco, Requiem di Verdi ma da non perdere la IX di L. V. Beethoven; vedere inoltre Il Festival Arena di Verona nel 2021. Verona centro dell'intera civiltà italiana | Reteluna Italia .
Il Comunale di Bologna, teatro di sacri affetti, ha in questi giorni Bohème in cartellone, per la regia del grande Graham Vick, il quale ne spinge i tratti ironici, propri del romanzo d’origine, Scènes de la vie de bohème di Henry Murger, ove Mimì prende un poco in giro gl’intellettualismi del gruppo di amici tra cui l’amato Rodolfo, cosa che si perde nel libretto di Illica e Giacosa; nell’autunno ecco però profilarsi Il Barbiere di Siviglia di Rossini, poi Adrian Lecouvreur di Cilea e La Cenerentola del maestro pesarese Rossini.
Il Comunale di Modena propone un Rigoletto con Stefan Pop nei panni del Duca di Mantova: nella città del grande Pavarotti, il bravissimo Stefan è pronto a dare battaglia per conquistare l’investitura a suo successore. Come physique du role c’è, e anche una certa somiglianza lo potrebbe facilitare. È giovane e la voce può, in modo naturale, migliorare ancora: ha dalla sua la passione e la serietà dell’impegno artistico, lo studio e anche una notevole stabilità personale, con una moglie di grandi qualità ora in attesa del loro primo figlio. Ha già una bella esperienza internazionale, e io credo in Pop: mi aspetto presto l’investitura ufficiale a neo-Pavarotti da parte della critica. Vediamo se il comunale di Modena gli troverà il giusto e meritato spazio nel cartellone autunno-inverno.
Il Rossini Opera Festival a Pesaro ci aspetta con alcune belle opere, tra cui Il signor Bruschino, Elisabetta Regina d’Inghilterra, il Moise et Pharaon e il Requiem, sempre conditi da concerti e dal proverbiale saggio dei giovani ne Il viaggio a Reims.
Al Teatro Valli di Reggio Emilia spicca Monteveri, tra “Il ballo delle ingrate” e “Combattimento di Tancredi e Clorinda”, bella iniziativa di sicuro, anche se un poco azzardata in questa epoca di primo risveglio. Ma, con tali vicini, non è facile fare un cartellone distintivo, e questo allestimento made in Cremona, non può essere frainteso con dilettantismo. Cremona è la città di Monteverdi (e di Stradivari) e sui suoi miti non scherza. Infatti lo spettacolo è molto bello, poetico e ben costruito. Inutile tergiversare su una questione di gusto e di diffusione: la musica del ‘600 è musica del ‘600. Ha i suoi cultori, ma se non ci si riferisce a questi ultimi, come deve fare un grande teatro cittadino, occorre trovare i modi per darle un tocco di contemporaneità e renderla friendly: bene, qui l’operazione è riuscita al 90%, che è forse il massimo possibile. Capisco l’obiezione esasperata di un monteverdiano conservatore che, alla fine dello spettacolo del 6 luglio, ha attaccato con veemenza loggionesca la regia di Simone Derai donando colore, oltreché disappunto. Trovo invece fuori luogo l’intervento del direttore Cantù, a reprimere quasi fisicamente quella manifestazione, che in teatro è appropriatissima ed è semplice segno di libertà.
Nell’estate lirica della Reggia di Colorno, pochi chilometri fuori Parma, la regia di Eddy Lovaglio propone per martedì 13 luglio un Elisir d’amore con la presenza in scena dell’attrice Maria Antonietta Centoducati a rallegrare ulteriormente, con la sua bravura di commedia, anche se non manca alla Centoducati qualità tragica e drammaturgica, come sancito dal recente primo premio Sipario per la sua sceneggiatura su Henri Matisse.
Ecco qua, una carrellata di ciò che succede e in parte anche succederà nell’opera in questi mesi e luoghi. Fate le vostre scelte e… andate a teatro!
Mercoledì 7 luglio 2021
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