di Erre Bi
DAMASCO | Anche per migliaia di bambini siriani oggi è suonata la campanella che segna come sempre il rientro tra i banchi di scuola. Di solito la ripresa delle attività didattiche non è mai accolta come una buona notizia dagli studenti che preferirebbero, di gran lunga, restare il più lontano possibile dai banchi, ma quest’anno è diverso. Per i bambini siriani si tratta di un pallido ritorno alla normalità, alla vita quotidiana. Nei giorni scorsi le minacce, sempre più pressanti, di un imminente attacco militare degli Stati Uniti contro il regime di Assad avevano fatto presagire lo slittamento dell’avvio dell’anno accademico, invece gli spiragli aperti dalla strada diplomatica hanno permesso a molti istituti della capitale di iniziare in tempo le lezioni.
I MILITARI LIBERANO LE SCUOLE | A Damasco, a cominciare dalla mattina di ieri, i militari hanno lasciato molti edifici scolastici, che da settimane erano stati adibiti in caserme. La maggior parte dei soldati sono stati trasferiti fuori, un segno evidente che il governo del presidente Bashar al-Assad non teme più di essere nel mirino Usa. L’accordo tra Stati Uniti e Russia in base al quale il presidente si è impegnato a distruggere il suo arsenale chimico sta già dando i primi suo frutti.
I RIFUGIATI NEI PAESI VICINI | Le strade di Damasco hanno ripreso a vivere, quelle più importanti sono state addirittura intasate dal traffico. Lungo le vie si vedono gli studenti con in mano i libri. Ma sono anche in molti quelli che non hanno risposto all'appello perché fuggiti nei Paesi vicini. Dopo due anni e mezzo di conflitto un'escalation della violenza, tante famiglie hanno deciso di scappare e di far frequentare fuori le scuole ai propri figli.
IL DRAMMA DEI BAMBINI | La situazione non è facile. Secondo il Presidente dell’Unicef Italia Giacomo Guerrera «Il conflitto in Siria ha creato una delle più gravi crisi umanitarie nel mondo. La vita di oltre quattro milioni di bambini all’interno e fuori della Siria è annientata dal conflitto in corso: un’intera generazione è a rischio. In Siria, il crescere continuo delle violenze e la distruzione di servizi e beni di sussistenza essenziali compromette la vita dei bambini che ne sono vittime. È in atto una guerra ai bambini. Una guerra che ha costretto e costringe molti di loro a lasciare le proprie case abbandonando la scuola, gli amici e i parenti, gli affetti più profondi. Un milione di bambini sono stati costretti a fuggire dal paese e sono attualmente rifugiati in Libano, Giordania, Turchia, Iraq ed Egitto; 740.000 di essi hanno meno di 11 anni. Oltre tre milioni sono coinvolti in modi diversi dal conflitto all’interno dei confini nazionali. Le cicatrici fisiche ed emotive di questo conflitto li accompagneranno per molti anni a venire» .
Lunedì 16 settembre 2013
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