Verso le elezioni europee: ma quale Europa?

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intervista a mirko de carli

Verso le elezioni europee: ma quale Europa?

Riprendiamo a parlare di Europa in vista delle elezioni di primavera

di Gianluca Valpondi

Mirko De Carli, coordinatore per il nord Italia de Il Popolo della Famiglia
Mirko De Carli, coordinatore per il nord Italia de Il Popolo della Famiglia

1. Comincio col fare la parte del “complottista paranoide”. Vladimir Solov’ev, che non era proprio uno sprovveduto ma anzi è stato definito il san Tommaso d’Aquino d’Oriente, nel suo celebre e profetico “Racconto dell’Anticristo” immagina a capo dei futuri Stati Uniti d’Europa nientepopodimeno che l’Anticristo stesso. Ci dobbiamo preoccupare? È un monito da tenere presente, al di là di inutili paranoie?

Intanto buon anno a tutti gli amici che ci leggeranno e a te, caro Gianluca!

Solov’ev è una delle mie letture preferite ed era anche una lettura molto apprezzata di un grande “principe” della chiesa che mi ha formato e plasmato nella mia vita e nel mio impegno politico, che è il Cardinale Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna.

Credo che il pensiero di Solov’ev sia di un’attualità incredibile, accompagnato dal suo pensiero sull’Anticristo.

Credo che purtroppo oggi ci siano poteri forti, internazionali, che dominano anche l'est europeo pronti a distruggere la persona, la famiglia e la vita e, purtroppo, lo fanno utilizzando il potere attraverso le leggi e il denaro.

Soros, come più volte ho ripetuto, e grazie a Dio ci sono governanti che lo stanno bloccando e contrastando come l’Ungheria di Victor Orban, ne è la rappresentazione perfetta: si usano il potere e i soldi per promuovere politiche e campagne mediatiche a favore della persona come individuo, della persona non come soggetto bensì come un mero oggetto insieme ad una visione di consumismo individualista disarmante, contrari al primato della famiglia e al matrimonio formato da un uomo e una donna, contrari ad una società che fa figli anziché una società come quella attuale che governa flussi migratori per sostituire antropologicamente i figli non nati o abortiti dell'Occidente; quindi, assolutamente, Solov’ev racconta e spiega, in anticipo ed in maniera visionaria, la nostra attualità.

2. Pare proprio che per un nuovo umanesimo in Europa il futuro sia nelle radici. Quali apporti dalle radici greco-romane e da quelle giudaico-cristiane dell’Europa per questa nuova sintesi umanistica? L’Europa o sarà cristiana o non sarà? O ci può essere, e quale, un altro futuro per l’Europa?

Sicuramente occorre ripartire dal primato della politica sulla finanza, come ho detto più volte, e prima fra tutto rimettere al centro l'aspetto delle radici identitarie rispetto all’opportunismo finanziario.

Le nostre radici greco-romane-giudaico-cristiane, come diceva San Giovanni Paolo II, sono un punto necessario e imprescindibile per riaprire il processo della Costituzione europea, che secondo me è prioritario.

Per riprenderle occorre riattualizzarle oggi, e credo che sia necessario e indispensabile comprendere che da queste “profonde radici” dobbiamo raccogliere il primato dell’umanesimo cristiano: cioè una società che mette al primo posto la famiglia, la persona e la vita, favorendo un nuovo umanesimo che promuova nell'Unione europea e negli stati che la compongono politiche a favore della famiglia che fa figli, politici che controllino i flussi migratori di oggi - per compensare il vuoto lasciato dagli europei che non fanno figli - investendo, invece, nei giovani che credono nel formare una famiglia.

Io credo che il Cardinal Biffi abbia sempre attualizzato e centrato il tema: o l'Europa riscoprirà il suo essere cristiana o non ci sarà più un’Europa, saremo una colonia di altri poteri più forti e distanti, come vediamo le logiche e le dinamiche degli investitori cinesi o arabi che, appunto, cominciano già a considerare l'Occidente come un luogo di investimento anziché il contrario.

3. Secondo non pochi osservatori internazionali questa Europa a matrice franco-tedesca non potrà mai rappresentare l’Europa dei popoli perseguendo un autentico bene comune europeo. Davvero non c’è nessuno in Francia e Germania che possa prendere il testimone di Schumann e Adenauer? Bisogna aggirare l’ ”ostacolo” franco-tedesco o conquistarlo alla buona causa? O entrambe le cose?

Il limite della visione che, purtroppo, negli ultimi decenni si è realizzato e cioè di un'Europa a trazione franco-tedesca è che non c'è la dimensione mediterranea. Questa è un'Europa che raccoglie solo le istanze dei paesi del Nord e non le istanze dei paesi del Mediterraneo, che vedono nell'Italia - e non solo per motivi geografici, ma storici culturali e politici - il paese di riferimento.

L'Europa è nata, non a caso, dall'accordo tra questi tre grandi paesi: Francia, Germania e Italia con Schumann, Adenauer e De Gasperi, e non è un caso perché tutte le istanze del continente erano rappresentate.

Oggi mancano le istanze del mediterraneo ed infatti si sta rendendo l'Europa più debole, infatti subiamo l'effetto dei flussi migratori per questo, vediamo una buona fetta dell’Europa, quella del sud, che subisce i danni di politiche miopi riguardo le esigenze dei paesi mediterranei.

Forse questo è un errore che stanno commettendo Francia e Germania, la Merkel se ne sta rendendo conto in ritardo e con molte inadempienze.

Ci auguriamo che, contestualmente alle prossime elezioni europee e all’auspicabile cambio di rotta delle istituzioni europee, cambino rotta anche i leader di Francia e Germania.

4. Dove va il Ppe? Cosa rappresenta il candidato Webber? Una svolta?

Il Ppe ha cambiato rotta nel senso che ha candidato per la presidenza della Commissione Webber capogruppo al Ppe, tedesco di estrazione bavarese dell'area alternativa alla Merkel della Csu tedesca.

Webber è un volto politico che ha messo al centro del proprio programma il tema identitario delle radici europee, il tema dei flussi migratori attraverso il primato della regolamentazione dei confini rispetto ad una irregolarità permanente degli accessi dei migranti in Europa.

Il tema dell'identità coniugato alla gestione netta e precisa dei flussi migratori, credo che rappresenti già una svolta importante, che va nella direzione giusta.

Non a caso questo candidato è stato anche votato, sostenuto e promosso dai paesi dell'est Europa come Fidez di Orban.

5. Un punto a favore della Francia, rispetto al problematico invecchiamento generale della popolazione europea, sono forse le sue politiche famigliari con gli incentivi alla natalità. Meglio dell’Italia?

La Francia ha un regime fiscale e una serie di politiche economiche che vanno nella direzione giusta, perché sostengono la natalità e aiutano e incentivano la famiglia che fa figli.

Quoziente familiare, misure che favoriscono la conciliazione del rapporto lavoro/famiglia, misure a favore della donna-madre ed incentivi alla natalità davvero significativi.

La Francia ha capito una grande lezione: il Pil ha aumenti significativi di crescita solo se si torna ad avere una società che fa figli. Questo è il punto.

La Francia non ha attivato queste misure per fattori ideologici o per puro ideale, conosciamo bene il laicismo imperante nel territorio francese; lo fa per mera riflessione economica, come molte volte ho ripetuto: anche Trump, da uomo intelligente, ha compreso i numeri e la lezione di economisti e sociologi, come Bauman, che ci hanno ripetutamente spiegato che una società che non fa figli è una società che non ha futuro.

6. Emmanuel Macron: amico o nemico dell’Europa?

Emmanuel Macron è il primo nemico dell’Europa, un falso amico, perché si è proposto come paladino difensore dell’Europa contro i populisti ed invece è il primo che la sta distruggendo perché la sta sradicando dalle sue radici.

Rappresenta il Frankenstein europeo, una costruzione realizzata dai poteri forti che hanno guidato e guidano, ahimè, l'unione europea per cercare, attraverso un archetipo mediatico di contrastare l'avanzata dei populisti, rappresentando, al contrario, una ricetta politica ed economica peggiore dei populisti.

Ormai anche i francesi se ne sono resi conto e le grandi contestazioni dei gilet gialli sono rappresentative di questo malumore, e credo che Macron non sarà riconfermato alla presidenza della Repubblica Francese e sicuramente in Francia si aprirà una “questione” importante, una sfida per ridare cuore (come diciamo noi del Popolo della Famiglia) alle istituzioni europee ed il primato alla politica rispetto alla finanza anziché cedere alle demagogie dei populisti che a parole sono affascinanti, ma con i fatti si sono dimostrati peggiori anche della politica di questa Europa.

7. Un aspetto positivo della Germania di oggi, in prospettiva europea?

Un aspetto positivo della Germania, di svolta, a guida Angela Merkel, è stato il discorso della Cancelliera al parlamento europeo a chiusura dell'anno 2018, in cui affermava la necessità di un esercito di difesa comune europeo, del controllo sui confini e di instaurare un percorso di riflessione sui trattati fondativi dell’Europa, di dare una piena e completa funzione legislativa al parlamento europeo.

Credo che la svolta ci sia stata nell’aprire, in Germania, una riflessione significativa sulla gestione dei flussi migratori, definendo delle quote necessarie concordate con il mondo dell'impresa e con il mondo delle associazioni di categoria, per creare armonia anche in funzione di una corretta e giusta integrazione.

8. La Germania sta coniando una moneta metallica da 5 Euro valida solo entro i confini tedeschi. Ma cos’è sta storia? Furbi loro o fessi noi? Esiste ancora la possibilità per gli Stati dell’Ue di emettere titoli di credito tipo“biglietti di Stato”, moneta elettronica o moneta a valenza fiscale, oltre a monete metalliche di valore superiore a 2 Euro?

La Germania purtroppo sta soffrendo - e pochi commentatori italiani lo riportano - del problema di questo euro, e lo soffrono soprattutto le realtà maggiormente produttive e penso alla Baviera, dove appunto la Csu ha preso una “scoppola” elettorale non indifferente alle ultime elezioni regionali.

Purtroppo il problema è che questo Euro non aiuta e non funziona nemmeno per le aree produttive più importanti della Germania; il fatto di utilizzare questa moneta ad uso interno è un'azione studiata per dare maggiore sviluppo al mercato interno perché purtroppo la Germania sta pagando le conseguenze di avere un mercato interno che non riesce a compensare il calo di acquisti nel mercato europeo, che rappresenta il primo buyer dei mercati tedeschi.

Questa logica di rendere più “consumistico” l'euro attraverso la moneta dei cinque euro in metallo: si cerca di rendere il mercato interno più competitivo per colmare le difficoltà dei paesi europei che sono crollati, ahimè, proprio per l'euro gestito in questo modo.

9. Le politiche di austerità dell’Ue costituiscono certamente un problema, legato al funzionamento della moneta unica. Ma non credi che ci sia anche un problema di allocazione delle risorse, di indirizzo della spesa pubblica dei vari Stati verso investimenti realmente produttivi? E i due problemi non sono in fin dei conti inestricabilmente, e direi “fisiologicamente”, interconnessi? Non c’è forse un nesso necessario tra economia, etica e ontologia, che in qualche modo la politica deve cercare di esprimere fattivamente e operativamente?

Assolutamente sì, il problema non è legato alle risorse che si devono spendere e si devono investire, lo abbiamo detto riguardo alla manovra finanziaria realizzata dal governo giallo-verde in Italia.

Il problema non era lo sforamento del rapporto Deficit/Pil, anzi, noi siamo stati i primi a contestare e criticare con forza il trattato di Maastricht in quanto non attuale e sbagliato nei numeri e nella sostanza, oggi.

Il problema è il come vengono spesi e destinati questi soldi. Se pensiamo alle risorse diminuite rispetto alle proposte iniziali allocate per reddito di cittadinanza e quota cento, sicuramente sarebbe stato meglio indirizzarle per un taglio di quelle che sono le imposte sulla famiglia e l'impresa familiare e per la realizzazione e messa a regime del quoziente familiare con particolare attenzione alle famiglie monoreddito, dando incentivi forti come il reddito di maternità alle donne che scelgono di fare le mamme a tempo pieno e che quindi sarebbero la risposta concreta ad un Paese come l’Italia, che risente massicciamente e tragicamente di quel grande problema economico e sociale dell'occidente che è l’inverno demografico.

10. Sovranità nazionali e sovranità europea: analogie e differenze con gli Stati Uniti d’America.

Noi lo abbiamo sempre detto e ribadito: siamo per la Sovranità europea perché oggi c'è necessità ed urgenza di dare reale potere ai cittadini nelle decisioni che vengono prese dalle istituzioni europee.

Per questo motivo ragioniamo nella logica di un parlamento che abbia un effettivo potere legislativo e non con un prevalente potere consultivo come avviene oggi; una Commissione europea che sia espressione di un'azione di Governo e rappresentativa della volontà del popolo e quindi del parlamento; e siamo anche per una nuova Costituzione europea che metta al centro le nostre radici greco-romane e giudaico-cristiane.

Siamo a favore degli stati uniti d’Europa, come avviene in America, un'Europa che si occupi di politica estera e di difesa, e un'Europa che lasci le politiche economiche e fiscali in mano ai singoli stati all'interno di un quadro generale di sistema condiviso che però non vada a toccare le autonomie dei singoli stati che hanno differenze storiche e culturali evidenti che vanno rispettate.

11. Brexit: un commento.

La Brexit è l'esempio più eclatante di questo “mal di pancia” dei cittadini europei rispetto a questa Europa, che si evince dalla tipologia di referendum.

Tutto nacque con la sconfitta, nel referendum francese, dell’Europa rispetto alla proposta di costituzione europea della commissione guidata da Giuliano Amato e Valery Giscard d’Estaing.

Oggi siamo arrivati a far uscire uno dei principali protagonisti degli stati dell'Unione europea e credo che questo sia un sintomo che dovrebbe allarmarci e portarci a fare una rivoluzione, riportando al centro le motivazioni dei padri fondatori per cui nacque l'Europa.

Invece, ancora oggi, giochiamo intorno ad un tema meramente finanziario anziché affrontare il vero reale problema di democrazia e quindi di Sovranità Europea delle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo.

12. Serve ancora la Nato?

Credo che la Nato sia più uno strumento di pressione politica, oggi, che di necessità storica.

È superata dai tempi e dalla storia, questo conflitto tra Russia e America penso sia nei fatti superato e che andrebbe superato anche nella mediaticità pubblica. Noi credo che abbiamo bisogno, come continente europeo, di un dialogo positivo, costruttivo e fattivo con la Russia, ma anche a livello internazionale, per sconfiggere nemici potenti e pericolosi come il terrorismo islamico internazionale, credo che occorra che tutti i Paesi che hanno al centro una visione di pace e di bene per i popoli si uniscano e lottino contro azioni pericolose e veramente problematiche a livello globale come sono quelle dello Stato islamico, dell’Isis.

13. Russia, Stati Uniti, Cina: come vedono l’Europa? La preferiscono unita o frammentata? Sempre in prospettiva europea, su quali punti ci possiamo felicemente incontrare, appunto come europei, con queste tre super-potenze mondiali? E con i paesi cosiddetti “sottosviluppati” o in via di sviluppo, con il sud del mondo? Con i paesi islamici e/o islamisti?

Sia la Russia che gli Stati Uniti d'America sono i primi avversari dell'unione Europea perché un'Europa debole va a loro vantaggio, vuol dire un’Europa possibilmente frammentata che possa essere conquistata o da una parte o dall'altra dalle due Superpotenze internazionali.

Per questo dovremmo avere l'orgoglio e la voglia di costruire ancora, in maniera più solida e strutturata, il progetto europeo non ragionando secondo le logiche finanziarie che durano il tempo che trovano, vedi la crisi Ucraina; promettendo soldi ai paesi che vogliono entrare in Europa per poi deluderli, presentandosi poi come già avvenuto per i paesi dell'est, un porsi europeo molto simile a quello della “vecchia Mosca dell’Unione Sovietica” (citazione di Victor Orban, premier Ungherese). E invece noi dovremmo lavorare per far sì che sia la loro vera casa politica con un primato di democrazia, di libertà e di reale Sovranità in Europa di questi stati che entrano a farne parte.

La Russia e l’America, dunque, la vogliono frammentata per poterserla spartire e noi non dovremmo permettere questo, diventando uno dei principali attori internazionali, dato che abbiamo tutti i numeri alla mano che ce lo consentono, sia come potenza economica e sia come ricchezza di storia, cultura e identità; mettere in pratica una sorta di trait d’union facendo da punto d'incontro tra le due superpotenze Russia e America, e cercando di creare anche un rapporto sistematico e organizzato con l'altra superpotenza che è la Cina, sempre più dominante con il passare dei decenni.

Giovedì 3 gennaio 2019

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