di Gianluca Valpondi
1. Eccoci dunque, caro Mirko, al terzo round (visto? Ti ho rubato l’espressione). Come dicevamo, le cose si imparano nel dia-Logos; in effetti la verità è sempre in qualche modo dialogica, addirittura Tripersonale. Riprendiamo dunque il dialogo. Ho come l’impressione che Merkel e Macron, percepita una certa loro fase calante, abbiano pensato di “fare comunella” o di “fare cricca”, per tenersi un po^ su, per rilanciarsi, per darsi – come dire? - una spinta, un’accelerata. Ma la Merkel sta con Weber o con Macron?
Angela Merkel ha un unico solo obiettivo: essere al centro del ring della politica europea e internazionale sempre e comunque.
In questo senso negli anni del suo governo ha sempre fatto prevalere gli interessi della Germania rispetto a quelli dell'Unione Europea.
Il patto di Aquisgrana è un altro tassello nel suo articolato puzzle teso a rafforzare la leadership tedesca nel quadro economico globale.
Rinsaldando sempre più l'essere locomotiva industriale d'Europa, sfruttando le evidenti debolezze del governo francese, porta la Germania ad essere sempre più la vera “proprietaria” del progetto europeo.
C'è solo un piccolo grande problema: più si impoveriscono le economie europee, principali compratrici dei prodotti tedeschi, più la Germania aprirà trame commerciali extraeuropee, che indeboliranno sempre di più l'Unione europea mettendola sempre più sotto scacco rispetto alle esigenze economico-finanziarie tedesche.
2. “Ce lo chiede l’Europa”, dicono gli euroentusiasti; “tutta colpa dell’Europa”, così gli euroscettici. Tu sei scettico o entusiasta?
Sono realista e pragmatico. Le due fazioni, quella scettica e quella entusiasta, hanno evidenti limiti entrambe: rappresentano posizioni ideologiche che non affrontano alla radice i problemi dell'Unione europea.
Essere realista significa comprendere che la vera questione alla base della crisi del progetto europeo è rappresentata dal gap democratico e di sovranità popolare delle istituzioni di Bruxelles e Strasburgo.
Essere pragmatici vuol dire proporre una modifica dei Trattati costitutivi dell’Unione europea, dando pieni poteri legislativi al Parlamento europeo e passando all’elezione diretta dei componenti della Commissione europea, riducendo ai minimi termini il ruolo e i poteri dei capi di stato e di governo dell'Unione.
In due parole: sovranismo europeo.
3. Ne hai parlato più volte, cosa intendi per “piano Marshall per l’Africa”? A noi chi ci ha fatto il piano Marshall ci ha lasciato anche le basi militari. Per difenderci ovviamente, ne siamo grati.
Il piano Marshall per l’Africa, monitorato e guidato dall'Unione europea stessa, è l'unica strada percorribile per bloccare definitivamente i flussi migratori in entrata in Europa e ricollocare le quote di migranti clandestini presenti nel nostro continente.
Garantire con certezza un lavoro e una casa a queste persone nel loro paese d'origine, fermando definitivamente le attività delle multinazionali occidentali che depauperano gli autoctoni delle loro risorse naturali, è l'unico modo per chiudere l'emergenza migratoria e ovviare al grande problema della corruzione dei paesi sviluppati nei confronti dei regimi dittatoriali che affamano i loro popoli costringendoli a fuggire in massa.
Presenza militare? Se necessaria per garantire l'effettiva realizzazione del piano Marshall e per rompere il sistema di corruzione internazionale presente in questi paesi: naturalmente sotto l'egida delle Nazioni unite.
4. “Migranti economici” e “richiedenti asilo” (o “rifugiati” o “profughi”...): questa distinzione sembrerebbe la panacea di tutti i mali dei flussi migratori in Europa. Eppure esiste tutta una “zona grigia” e si potrebbe aggiungere, alle due sopra, la categoria “rifugiati economici” o “profughi economici” o “richiedenti asilo economico”. A questo aggiungiamoci pure il reale bisogno in Europa di manodopera giovanile. Una realtà, dunque, piuttosto complessa: la sfida della complessità?
La sfida della complessità consiste nell'affrontare i problemi epocali in maniera semplice e non semplicistica.
Le regole internazionali e nazionali ci sono, occorre applicarle con rigore e serietà per dirimere la questione della migrazione economica. Sarebbe sufficiente seguire il modello ungherese: divieto di immigrazione economica legiferato a livello costituzionale, inserendo la prospettiva (già dibattuta ampiamente in Europa con il parere favorevole anche della Commissione europea) della definizione annuale di quote di migranti in entrata nei vari Paesi concordate, per esempio da noi, con Confindustria e i sindacati.
5. Qualcuno - dalle parti, per esempio, de La Civiltà Cattolica – invoca giustamente un “nuovo ordine mediterraneo”. Quale il ruolo dell’Europa in questo crocevia di tre continenti?
L’Europa da sempre svolge un ruolo cruciale nel Mediterraneo.
Se la prospettiva di un piano Marshall per l'Africa può essere determinante per la definizione di quote di migranti economici, Stato per Stato a livello comunitario, sicuramente l'Unione europea potrebbe riportare lo scenario mediterraneo al centro del dibattito internazionale, realizzando un modello di sviluppo sostenibile capace di offrire una prospettiva di benessere anche alle popolazioni più povere del mondo presenti in Africa.
6. Questione ucraina: cosa dovrebbe fare l’Europa? Rilanciare l’Europa “a due polmoni” (orientale e occidentale) o sbilanciarsi verso l’Atlantico?
Sulla questione Ucraina sarebbe necessaria un'azione di partenariato internazionale tra Unione europea, Stati Uniti d'America e Federazione Russa.
L'allargamento della Nato è una prospettiva antiquata e oltremodo dannosa per l'Europa. Occorre invece far sì che gli stati provenienti dall'ex Unione Sovietica, e disponibili ad un percorso di integrazione europea, mantengano rapporti diplomatici ed economici anche con la Federazione Russa al fine di tutelare le minoranze etniche presenti e di evitare ulteriori escalation militari come già avvenuto in passato.
7. Elezioni europee così “calde” come quelle di questa primavera non si erano forse mai viste prima. Questo non significa che le idee siano chiare. Il Popolo della Famiglia ha già abbozzato un programma elettorale? Quale?
Per le elezioni europee il tema cardine del programma de il Popolo della Famiglia sarà quello di “riconsegnare” la sovranità popolare alle famiglie europee che da troppo tempo vedono dominante una logica finanziaria e speculativa delle istituzioni di Bruxelles rispetto ad azioni concrete di sostegno all'economia reale.
Ridurre il deficit di democrazia del Parlamento e della Commissione europea è una priorità assoluta oltre a quella del superamento del Trattato di Maastricht per offrire agli Stati membri maggiori leve di bilancio, capaci di ridare ossigeno ad economie in crisi a causa dell'attuale recessione tecnica in corso.
Lunedì 11 febbraio 2019
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